WHITENOISE_02
MILK OF DREAMS
BAGNACAVALLO
Milk of Dreams.
Dormo sul treno che da Roma va
a Bagnacavallo, Romagna:
1309 km di aria composta
18 ore di tempo stampato.
Dormo, perché ho sonno.
Dormo, perché così arrivo subito.
Il viaggio è già terminato
chiusi gli occhi tutto finisce
(come nel gioco d’infanzia che funziona sempre:
regola semplice effetto dirompente).
Bagnacavallo
piccola e romagnola
città di riviera e acque:
il freddo mare del Nord a filo
il grande fiume che sta
canali-tagliatelle, tantissimi, distesi a essiccare.
Che figata andare al mare quando gli altri lavorano
Che figata fumare in spiaggia con i draghi che volano
Che figata non avere orari né doveri o pensieri
Che figata tornare tardi con nessuno che chiede “dov’eri?”
Con i piedi nell’acqua giro
(acqua bianca, bagnata di latte)
inzuppato tra vie strette e slarghi improvvisi.
Chiedo informazioni per orientarmi
ma sono le due del pomeriggio
non c’è nessuno.
. . .
Toh
Piazza Nuova
spazio doganale chiuso di notte aperto di giorno
stipato di merci tra le file dei magazzini,
muri ordinati di mattoni rossi e comignoli industriali.
Giganti del mare che dormono le navi enormi ormeggiate
dopo essere state a Londra, Amsterdam, Oslo, Copenaghen
dormono anche loro, come dormivo io,
per accorciare i tempi del viaggio.
Sono confuso
qualcosa non torna.
La Romagna è gelida e Bagnacavallo
sembra avere una latitudine sbagliata
una longitudine meno stiracchiata.
Ma io ho freddo in continuazione – penso –
da ottobre ad aprile indosso sempre maglie termiche
con le mani troppo fredde.
Lo confesso
io non corro mai
se non per due ragioni: scappare o scaldarmi.
Un po’ per entrambe allora
adesso corro
un po’ per scaldarmi
un po’ per schiarirmi le idee
lasciandomi Piazza Nuova alle spalle.
Corro nella Romagna
finché arrivo fuori.
. . .
Fuori nella campagna podere Pantaleone
è Pianura Padana con alberi e animali:
pioppi neri e bianchi, aceri campestri, farnie, olmi, salici e ciliegi.
Smetto di correre,
mi posso riposare.
Ascolto tutti gli uccelli
(lodolaio, usignolo, cuculo, assiolo)
tutti tranne l’upupa che ignoro volontariamente,
troppo lugubre lei
appollaiata sulla cima dell’immensa Elbphilharmonie,
la sala concerto di Bagnacavallo
fatta di vetro perché ricordasse una vela issata o un’onda
[potete raggiungerla, senza corse,
prendendo la linea gialla U3 della metro].
Rifletto molto, credo,
penso a come sarebbe bello se/
L’upupa però insiste da dieci minuti, vuole farsi sentire da me.
Alla fine ci riesce e mi mette l’ansia addosso:
ho un appuntamento, quasi dimenticavo, in centro.
La lascio da sola, tanto lei continua a cantare.
Dove sei? L’estate comincia adesso
Ma tu vuoi correre
c’è l’Apocalisse in centro.
Segui le luci della città
pace agli uffici alle università.
Beviamoci su che qualcosa qui non funziona.
. . .
Bagnacavallo (RA), via Luigi Carlo Farini 23.
Non mi pare, no, non sono in ritardo,
Renata mi aspetta dentro per l’appuntamento.
Però voglio essere sicuro, come lo vorrebbe un nevrotico,
controllo e ricontrollo
il nome della via
il numero civico
la foto dell’esterno della Bottega dello sguardo che c’è su Internet
controllo e ricontrollo
il tempo, l’ora e il punto
il nome sul campanello (Gotthold Ephraim)
il cognome sul campanello (Molinari).
La mano bussa
sulla porta di legno color latte,
mentre i piedi sotto sono sempre più bagnati
la testa annebbiata
e Bagnacavallo in Romagna
diventa Amburgo in Germania.
Perché Renata è una di quelle persone
che sa trasformare i luoghi,
e non so
forse
magari sto immaginando un mondo che non esiste
uno di quelli che non possiamo permetterci
di ritrovare davvero nella realtà.
DLIN DLON
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