W AM I is still a question. Una performance dalle domande aperte

Ott 7, 2024

Articolo a cura di Sara Raia

Cosa resta al termine di una performance? Una tela tinteggiata di nero, abitata da un corpo che traccia la propria versatilità. Un gesto semplice dichiara la soggettività interpretativa: la parola viene affidata alla pittura. 

È così che l’artista multidisciplinare Nunzia Picciallo dà prova con W AM I is still a question, nell’intimità dello Spazio Korper di Napoli, di una singolare qualità di movimento sperimentando, attraverso il proprio corpo, la possibilità di oltrepassare la settorialità delle pratiche performative. Facendo dialogare insieme danza e pittura, la performer giunge alla rappresentazione di ciò che spesso, oggi, si dimentica: la naturalezza. Lo si evince dai passi istintivi, lontani dall’artificio pre-strutturato, di Picciallo e lo si nota, ancora, nel modo di spogliarsi degli abiti indossati, come a disfarsene, mettendo in risalto una corporeità che nella nudità giunge alla piena sincerità rappresentativa. 

Inizialmente la performer è di spalle al pubblico, seduta sulle proprie ginocchia. In silenzio e nel silenzio inizia a danzare, quasi nascondendo piccolissimi movimenti. Lo sguardo di chi osserva spera di incontrare il suo e attende fino a quando una luce blu al centro della scena cambia l’atmosfera, permettendo di scrutare un corpo malleabile, impeccabilmente fluido, energico, dinamico. La danzatrice inizia, delicatamente, a portare la vernice nera sul proprio corpo nudo che fungerà da pennello per la tela posta in fondo alla scena. Lentamente Nunzia Picciallo cambia colore al bianco, il suolo viene tracciato dalla danza, l’opera che ne risulta guarda all’astrattismo, con la libertà come motore primario.

La performer porta in scena una gestualità atavica, gli istinti primordiali uniscono il tempo della scena e quello della platea in una linea di continuità tra passato e presente. Nunzia Picciallo documenta col proprio corpo ciò che avviene nell’hic et nunc e lo sradica dal momentaneo per espanderne la durata. Il corpo crea e parallelamente archivia le istanze di un io in movimento. La performance colpisce per la rappresentazione magnetica del metodo Gaga e per la capacità di porre in dialogo danza e pittura. Affascina lo schema performativo:  l’utilizzo dello spazio, la maestria nel dare tono e forma al contorno, le scelte musicali, la padronanza del corpo e di movimento. Una performance ben orchestrata nelle sue diverse parti, destinata a crescere, ad armonizzarsi sempre più nell’incontro con il pubblico.

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