Varietà si propone di affrontare il tema della verità come processo di elaborazione delle immagini catturate dallo sguardo e filtrato attraverso l’occhio fantasmatico della televisione, confondendo le due tipologie di visione, entrambe a loro modo corrotte e corruttibili dalla possibilità di una costruzione della realtà mai aderente al “vero”, semmai tendente ad una delle “plausibili verità”. La televisione è figlia della modernità, che demolisce e ricostruisce continuamente sè stessa agli occhi del mondo. L’universalità del linguaggio televisivo e la diffusione (mai interrotta) di un “americanesimo” di massa (di cui l’Europa si nutre da sempre) permettono a questo testo di muoversi su un terreno culturalmente e socialmente ibrido e adattabile ai contesti più disparati. La spettacolarizzazione del dolore, il reality come intrattenimento sorvegliante e il business esoterico passano sui canali delle televisioni di tutto il mondo, cambiando lingua, identità, pubblico e cultura, mantenendo però inalterata la costante fondamentale: l’attrazione, il fascino, quel mix di eros e pathos che tengono gli occhi di ogni spettatore possibile incollati ad uno schermo.

Anno di stesura: 2020

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Numero pagine: 39

Numero personaggi: 8

R

Testo già rappresentato: NO

SINOSSI

Un televisore acceso al centro di una stanza. Tutto ciò che avviene si svolge all’interno e all’esterno dello schermo, in una dimensione frattale del tempo che riorganizza continuamente il presente in funzione di quello che i personaggi agiscono davanti alla televisione come attori o spettatori oppure entrambe le funzioni allo stesso tempo. Nel primo frammento un uomo e una donna parlano della tragica morte di tre bambini, seduti sempre più scomodamente in poltrona come fossero in uno studio televisivo e nei termini di un’intervista fra una conduttrice e un ospite, forse fra un carnefice ed una vittima. Nel secondo frammento una signora anziana dai tratti indefinibili si prende cura di tre bambini finché i genitori non rientrano a casa e la accusano di una cattiva gestione dei minori e di inadeguatezza rispetto al suo ruolo di “nonna”, gettandola in una crisi d’identità irrisolvibile. Nel terzo frammento il televisore è sintonizzato sul programma di una cartomante che riceve una serie di telefonate in diretta, tra le quali alcune che sembrano turbarla e seguirla anche al suo ritorno a casa, come ombre di un passato che non vuol essere dimenticato. Ogni frammento partecipa dell’altro, in un movimento che segue la variabilità e imprevedibilità dello zapping televisivo (dalla cronaca quotidiana al dolore in diretta nazionale passando per il reality e la farsa commerciale) e che pone in una relazione contraddittoria il luogo fisico del salotto con quello fantasmatico rappresentato sullo schermo, confondendo continuamente il principio di realtà e il concetto di verità.

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