Pippo Delbono, dopo il successo al Teatro Argentina dello spettacolo teatrale Vangelo accolto con grande calore dal pubblico e dalla critica, torna ai Teatri di Roma. L’eclettico e poliedrico performer, attore, autore, regista di capolavori teatrali come Orchidee o Dopo la battaglia torna nella Capitale, ma stavolta col cinema, presentando il film Vangelo che verrà proiettato lunedì 19 Marzo presso il Teatro Argentina di Roma.
Con un approccio toccante e scomodo, Delbono si reca in un centro dove i profughi trovano asilo e condivide la loro quotidianità fatta di tempo sospeso tra dolorose memorie e incerto futuro. Poco alla volta i rifugiati si aprono al regista, gli raccontano le loro storie. Inizia così un rapporto di conoscenza che lo porta a immaginare di fare con loro quel “Vangelo” che la madre in punto di morte gli aveva chiesto di mettere in scena. Alla fine di quel “Vangelo” rimarranno solo alcuni momenti, ma soprattutto il fatto che su queste persone quelle parole riacquisteranno una loro forza originaria. Nel cammino si incroceranno poi le vite di questi uomini scampati all’esodo. E così l’idea di mettere in scena il “Vangelo” prende forma incarnandosi proprio nella vita di queste persone, inevitabili protagoniste di un tempo nuovo.
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Un estratto delle note di Pippo Delbono
«Sono a Napoli, davanti a Le sette opere di misericordia del Caravaggio. Non avevo mai visto prima questo quadro. È la prima volta che lo vedo nella mia vita. Il film è finito – racconta Pippo Delbono – Questo film nasce da una esperienza. Un’esperienza che è durata un anno e mezzo. L’esperienza di entrare in un luogo quasi per caso. Un campo di rifugiati. E da lì iniziare questo cammino del Vangelo. Guardo questo Caravaggio. I miei occhi sono attirati dagli squarci di luce sui piedi dei personaggi, che li fanno apparire forti, belli. E mi vengono in mente gli attori del film Vangelo. I loro volti, le loro espressioni. Ho trovato in loro degli attori straordinari, se attore vuol dire quasi un officiante, qualcuno che mi confronta col mistero della vita e della morte, col mistero dell’uomo, con la violenza, la tenerezza, la durezza, la forza, la fragilità. Ecco, questa è stata la cosa principale che mi ha fatto seguire questo cammino, la scoperta in queste persone di una rara capacità comunicativa.
Persone che normalmente percepiamo o come intrusi, invasori dei nostri spazi, o al limite come delle persone “poverine” da aiutare. Qui no, ho trovato qualcos’altro. Qualcosa che scoprivo giorno dopo giorno. Per questo sono stato lì, andavo, tornavo, dormivo spesso in quel luogo. Ho ascoltato le loro storie per lungo tempo senza mai filmare, anche perché mi sembrava un atto di violenza voler rubare qualcosa a loro per il “mio” film. E in questo incontro mi sono reso conto che loro sono ignoranti del nostro mondo e noi del loro. Non ci conosciamo. Una volta un ragazzo mi ha detto: “Pensavo che le stelle si vedessero solo nel mio paese.” E forse anche noi pensiamo che le stelle si vedano solo da noi. E poi mi sono ritrovato al montaggio non tanto per cercare di dare compimento a una storia scritta ma per cercare di capire che cosa era successo quando ero in mezzo a loro.
Passando del tempo in mezzo a loro avevo creato un rituale di comunicazione, silenzioso. C’eravamo forse spogliati, un po’, delle nostre certezze. Credo che questo sia stato il Vangelo. Un incontro. Mentre guardo questo quadro mi sono messo le cuffie con la musica del film, Sometimes I Feel like A Motherless Child, qualche volta mi sento come un bambino senza madre. Un bambino che piange perché ha perduto la madre. Mi sono trovato in questa esperienza in un momento di ferite, di vuoto, e un po’ come loro, sperduto. Ed eravamo diversi, molto diversi, ma in questo, nel profondo, uguali. Guardo questo Caravaggio dove ci sono tutte queste persone insieme, così diverse tra loro ma tutte in uno stesso vicolo, nella stessa zona d’ombra, e ognuno compie un suo atto di misericordia.
Ecco, è un po’ quello che penso, siamo tutti insieme, non possiamo fare a meno di stare con queste persone, e di provare a trovare un cammino insieme in questa nostra zona d’ombra. In questo tempo ombroso, dove non è chiaro chi deve aiutare chi. E chissà, forse alla fine il messaggio profondo di quel Cristo, scorporato da tutte le morali, le ideologie, i fanatismi, le menzogne, in questo incontro con loro ha ripreso per me una verità. “La verità ci renderà liberi” diceva quel Cristo, come loro, ribelle».
Pippo Delbono
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