Una vecchia profezia: Resurrexit Cassandra

Ago 29, 2023

Articolo a cura di Francesca Lupo

Si aspetta il tramonto, gli ultimi arrivati prendono posto. Lentamente la montagna che si scorge dall’antico teatro di Segesta, scenografia naturale, scompare nel buio. Un cane randagio solca il palcoscenico ancor prima di Sonia Bergamasco, unica interprete della pièce: si fa un giretto sul telo bianco che è stato disteso per terra, superando i serpenti in legno come ostacoli, provocando il riso tra gli astanti. La rassegna del Segesta Teatro Festival, diretta da Claudio Collovà, ospita il 25 e il 26 agosto Ressurexit Cassandra del regista belga Jan Fabre. Bergamasco dona voce alle parole che Ruggero Cappuccio, drammaturgo e regista campano, redige in versi. Con il sottofondo sonoro del compositore belga Stef Kamil Carlens, la sacerdotessa troiana viene riportata in vita nell’antico teatro greco, edificato nel III secolo a.C. nella provincia di Trapani.

Sonia Bergamasco avanza sul desertico telo bianco, dimora di numerosi cobra di legno, suo animale sacro. Un ampio vestito nero e un grande velo la ricoprono interamente mentre presta il suo labiale alla voce registrata di Cappuccio che recita il prologo. Perfettamente al centro del palcoscenico il biondo dei suoi capelli e la carnagione chiara della sua pelle si stagliano nel buio della notte e dei tempi. Cassandra torna in vita questa notte, per un breve lasso di tempo che viene scandito da cambi d’abito in scena e celebri canzoni dei Beatles. La traccia audio in sottofondo porta con sé musica e parole, le urla della distruzione di Troia, vecchie registrazioni di uomini celebri nella Storia, i minuti del mondo che scorrono. 

Il tempo di Cassandra è lo stesso del pianeta Terra. Con ancora indosso il lungo vestito nero, le parole pronunciate da Bergamasco ci raccontano un enorme corpo in putrefazione, che si estende su tutto il globo. Per tornare a comunicare con noi essere umani si svuota i polmoni dalla terra che sino ad ora l’ha ricoperta, sputandola via; la saliva che scivola nella sua bocca riecheggia sull’archetto. Ritrova le sue membra sparse nel sottosuolo e finalmente Cassandra, che a tratti sembra Gea, rivela di essere risorta per un motivo ben preciso.

Sono più d’uno i racconti sulle doti profetiche della sacerdotessa troiana. Quello più celebre la vede vittima delle attenzioni del dio Apollo, che le dona il potere del vaticinio chiedendole in cambio di giacere con lui. Cassandra si rifiuta ma viene punita: il dio le sputa sulla lingua, maledicendo le sue parole che così non verranno mai credute. La sacerdotessa vede radere al suolo la sua casa dalla furia greca, che profana il suo corpo e la sua famiglia sino a condurla ad Argo, dove Agamennone la rende sua concubina. La sacerdotessa predice la tragedia anche nel palazzo dove ora è prigioniera, ma nulla potrà contro la gelosia di Clitennestra che la uccide. I versi di Cappuccio rendono Cassandra un’anima in pena, né morta né viva il suo spirito vaga sulla Terra, non ha pace neanche la sua carne profanata. 

Torna sui palcoscenici del mondo intero per chiedere la grazia, di essere liberata, di morire finalmente. Cassandra chiede esclusivamente di essere ascoltata dal genere umano perché i suoi occhi maledetti hanno scorto un futuro terribile. Non la fine di Troia, non quella della stirpe degli Atridi: ma la nostra fine. Dei tempi, degli elementi, delle cose, delle idee, di tutti noi. La fine è vicina, il genere umano ucciso dal suo cambiamento climatico, dalla sua crisi ideologica, dalla sua indifferenza. Riusciremo a salvare Cassandra?

La ricchezza degli abiti e la grazia dei movimenti non celano il tratto inquietante del personaggio; come se da un momento all’altro dovesse scorgersi la sua natura in putrefazione, il segno del tempo sulle sue spoglie carnali. Accarezzando i numerosi cobra intorno a lei ne trattiene la natura e durante il vaticinio ripropone il guizzo delle spire con il suo corpo. Invasata mostra i denti come una serpe che sta per attaccare non risparmiando un solo particolare della tragedia destinata. La voce è potente, accorata e tuonante ma non può che spezzarsi in alcuni momenti dell’assolo, per l’emozione di interpretare un’ennesima figura femminile portatrice di tutti i mali della stirpe umana.

Resurrexit Cassandra ha il suo esordio nel 2019 e come prima interprete Stella Höttler, storica attrice di Fabre, che recita le parole sempre di Cappuccio in tedesco. Adesso è Bergamasco a portare il testimone e questa volta senza il solito telo che alle sue spalle proietta in video la sua figura, sostituito dal paesaggio naturale del teatro greco. Il pubblico accoglie commosso la fine del monologo, un forte applauso sentito la inonda. Il testo non manca d’essere contemporaneo. Ancora una volta si rievoca il passato per comunicare il presente, il mito è senza tempo e quindi sempre attuale. Non c’è luogo migliore delle rovine di Segesta per essere ancora una volta travolti dalle profezie di Cassandra. E non bisogna di certo raggiungere la città più vicina per trovare le tracce di un futuro apocalittico. 

Sull’autostrada per raggiungere il sito archeologico divampano già ben due incendi. Dai finestrini del pullman che scorta gli spettatori al teatro si nota un paesaggio desolato pieno di vegetazione bruciacchiata sino alle radici ormai nere. L’aria è pregna di un forte odore di fumo, ma già da settimane sembra condannare tutta l’isola. La desolazione che promette Cassandra è già qui, proprio in questo teatro. E il perfetto in cui è declinato il verbo resurgere del titolo è inquietante, dà l’idea di una occasione già sprecata, di un vecchio telegiornale. Perché tutt’intorno ancora brucia e continua a bruciare.