Una palestra in cui allenare il proprio senso civico. Il progetto Legalità di Compagnia Sesti/Contini

Mag 21, 2025

La Compagnia Sesti/Contini, ensemble umbro attivo a livello nazionale, ha approntato il proprio percorso artistico e curatoriale allo scavo di tematiche sociali e civili, riservando particolare attenzione al coinvolgimento e alla sensibilizzazione delle giovani generazioni.

In tale processo, nel 2019 la compagnia ha dato vita a Ionica – spettacolo pluripremiato che allarga e diffonde il discorso intorno alla legalità e alla lotta alla mafia – e nel 2024 ha rivitalizzato quest’indagine avviando il progetto “Ionica Young Orchestra” che, a seguito di un periodo di formazione, affida la cura dell’aspetto sonoro delle pièce a studenti e studentesse degli istituti a indirizzo musicale. In Ionica, la musica è un elemento drammaturgico di grande rilievo, per questo la partecipazione di allieve e allievi ha un significato profondo: equivale ad aprire il processo creativo alle artiste e agli artisti di domani e, contestualmente, a fare di quel processo una palestra in cui allenare il proprio senso civico.

Ne abbiamo parlato con Alessandro Sesti, co-fondatore della compagnia e direttore artistico del Festival Strabismi.

Come è nata l’idea di “Ionica Young Orchestra”?

L’idea del progetto “Ionica Young Orchestra” arriva, un po’ per caso e un po’ perché l’abbiamo fortemente desiderato. Lo spettacolo Ionica ha alle spalle diversi anni di vita e nel tempo ci siamo resi conto che le migliori risposte in termini di pubblico arrivavano soprattutto da parte delle giovani generazioni.
Abbiamo a lungo ragionato su come coinvolgere dei giovani in maniera attiva, non volevamo accontentarci di proporre lo spettacolo nelle programmazioni rivolte al teatro ragazzi. Proprio in quel periodo siamo entrati in contatto con Alessandro Gallo, direttore artistico del Teatro delle Briciole di Parma, che ci propose di adattare le parti musicali dello spettacolo affinché potessero essere eseguite da ragazze e ragazzi delle scuole medie a indirizzo musicale di Enna. Così, a ottobre 2024, ha visto la luce la prima edizione di “Ionica Young Orchestra” e data l’accoglienza e l’entusiasmo dei partecipanti, abbiamo capito che non dovevamo, anzi, non potevamo fermarci.
Abbiamo così proposto il progetto in alcune scuole della nostra regione e ha incontrato l’interesse dell’I.O. De Gasperi – Battaglia di Norcia e dal I.C. Pietro Vannucci di Città della Pieve.
Il punto fondamentale di questo lavoro è l’unione di tre elementi particolarmente stimolanti per i giovani delle scuole.

Il primo è l’esperienza diretta del teatro attraverso un dispositivo non strettamente legato allo stare in scena come attori e la scoperta da parte di studenti e studentesse che lo studio della musica che stanno portando avanti a scuola, potrà avere anche altre applicazioni concrete nel loro futuro. Il secondo è l’approfondimento della “musica d’insieme”, in questo caso applicata appunto a uno spettacolo teatrale e non protagonista assoluta di un’esibizione. Ciò porta i partecipanti a sperimentare una nuova possibilità anche in ottica professionale, con un pensiero rivolto al loro futuro. Il terzo, che forse ritengo il più importante, è la scoperta della lotta alla criminalità organizzata che alcuni cittadini portano avanti. Non ho usato il termine scoperta a caso: moltissimi studenti e studentesse che ho incontrato, non solo durante questi progetti, non sanno nemmeno dell’esistenza dell’Associazione Libera e di tutte le sue fondamentali e necessarie azioni, non hanno informazioni in merito alla criminalità organizzata sia essa mafia, camorra o ‘ndrangheta. Molti non hanno mai sentito parlare di figure come Peppino Impastato, figuriamoci di un testimone di giustizia come Andrea Dominijanni, protagonista della storia di Ionica.

Attraverso questo progetto, riusciamo a portare una formazione intorno al tema della legalità e della lotta alle mafie, introducendo una consapevolezza nei giovani fino a quel momento assente, non per loro colpa, ci tengo a sottolinearlo. Inoltre, in questo momento storico, specialmente in Umbria è fondamentale portare avanti un progetto del genere, proprio per ricordare che la ‘ndrangheta è anche qui nella nostra regione: basti pensare al recente processo denominato “Quarto Passo” che ha visto la condanna di circa 30 imputati a un totale di 280 anni di carcere per le accuse di truffa, estorsione, usura, furto, riciclaggio con l’aggravante dell’associazione di stampo mafioso. Queste condanne certificano la presenza della ‘ndrangheta nel nostro capoluogo di regione ed è necessario, oggi più che mai, fornire ai giovani gli strumenti per riconoscere come opera questo cancro sociale chiamato mafia.

Il laboratorio che proponete agli studenti e alle studentesse intreccia competenze teatrali e musicali con un approfondimento critico sulla legalità e sulla lotta alle mafie. In che modo avete strutturato il percorso formativo?

Il percorso è piuttosto lineare. Prima di tutto Debora Contini e Federico Pedini, musicisti e ideatori delle musiche originali di Ionica, adattano le musiche e ne riscrivono le parti per gli strumenti studiati nella scuola con cui andiamo a collaborare.
Le giovani e i giovani musicisti in formazioni iniziano le prove d’orchestra insieme ai loro insegnanti per alcuni mesi prima di incontrarci.
Successivamente, iniziano le prove dello spettacolo in cui Debora e Federico, oltre a suonare, dirigono gli studenti e le studentesse. In parallelo iniziamo degli incontri di formazione intorno alla tematica della lotta alla mafia e, in particolare, alla storia del testimone di giustizia Andrea Dominijanni. Questo approfondimento mi fornisce l’occasione di raccontare loro i giorni trascorsi a Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, quando ho condiviso la vita con Andrea, vivendo di fatto ciò che vive un libero cittadino quando finisce sotto scorta di massimo livello, “colpevole” di aver denunciato la malavita locale.

Dopo alcuni giorni di prove realizziamo una replica mattutina per tutto l’istituto, cui segue sempre un dibattito post spettacolo e una pomeridiana per le famiglie dei giovani coinvolti, aperta anche alla cittadinanza. Dopo queste prime due felicissime esperienze in zona, attendiamo di poter replicare il processo anche in altri istituti, sperando che nascano sempre più progetti di sensibilizzazione su questa tematica.

Il progetto “Ionica Young Orchestra” annovera tra i propri meriti anche quello di consentire una riflessione su uno dei nodi del sistema spettacolo. In un settore che vede l’iperproduzione come principio ordinatore, è raro trovare spettacoli che, come Ionica, contino un alto numero di repliche.  La possibilità di calcare più volte un palcoscenico rafforza l’esperienza spettacolare e contestualmente dona un respiro più ampio all’incontro con il pubblico, stabilendo un profondo grado di relazione. Se Ionica ha travalicato il confine performativo e oggi esiste anche in una forma progettuale, forse lo si deve anche alla vita che questo spettacolo ha saputo conquistarsi…

Uno dei miei primi maestri mi disse: “Purtroppo gli spettacoli muoiono proprio quando iniziano a vivere”. All’epoca non capivo il perché, poi col tempo compresi cosa volesse dire. Non voglio star qui ad elencare le storture del “sistema spettacolo”, li conosciamo benissimo e ora si sono aggravati con l’ingresso di questi ministri incapaci di leggere il presente, conoscere il passato e immaginare il futuro. A volte mi chiedo cosa abbiamo fatto di male per meritarci quella scadente telenovela di serie B dell’ex ministro o assistere ai viaggi lisergici dell’attuale. Anche perché vorrei ricordare che mentre assistiamo a questo scempio, il settore cinema e il settore teatro oltre a essere in attesa, sono letteralmente in ginocchio. C’è una cosa che mi fa riflettere però, certamente. Ionica ha avuto e ha tutt’ora una vita felice, ci ha aperto tante strade e ha ottenuto diversi riconoscimenti e premi, ma la sua forza sta nella nostra adesione umana al tema che affronta e non nascondiamolo, nella sua “spendibilità”.

Nel nostro Paese, ogni anno, nascono centinaia, forse migliaia di nuovi spettacoli, ma spesso sono lavori che non rispondono a un’esigenza artistica, alla ferita che brucia nell’artista e che lo spinge ad affrontare una determinata storia anziché un’altra. Quando ciò accade, lo si nota subito. L’argomento che affronta Ionica è un qualcosa che vibra sottopelle in ogni italiano poiché quando si parla di ndrangheta, di mafia, si attraversano gli orrori che hanno sconvolto e cambiato per sempre il nostro Paese. Spettacoli come questo – ma me ne vengono in mente molti di colleghi che hanno affrontato con grazia tematiche complesse come violenza di genere, bullismo, inquinamento – credo siano necessari, con buona pace di chi reputa ridondante questo aggettivo in relazione al teatro.

Ora, è ovvia la mia vocazione per il teatro sociale, ma reputo un simile tipo di lavoro necessario più di qualunque classico, perché la nostra società è in trasformazione e nel momento in cui gli artisti smettono di osservare il presente l’arte muore. Credo che se in questo mercato iperproduttivo si investisse un po’ di più in operazioni con una ricaduta formativa, sia essa sociale o puramente artistica, e un po’ meno nelle grandi produzioni mainstream, forse vedremmo più giovani avvicinarsi al teatro.
Alla troppa produzione e alle difficoltà di distribuzione, si stanno però aggiungendo dei problemi ancora più pericolosi. Oggi stiamo assistendo, da parte dell’attuale Governo e quindi del Ministero di interesse, a un tentativo di sostituzione del significato della parola “cultura” e temo ci stiano riuscendo.

A proposito di futuro. Quali sono i prossimi appuntamenti di Compagnia Sesti/Contini, quali i sogni nel cassetto?

Dunque, come già sai il nostro sogno è aprire una pensione per cani e trascorrere il resto della nostra vita così. Scherzo, anche se non più di tanto. Come Strabismi, stiamo finalmente ricostruendo il nostro futuro immaginando una nuova edizione del Festival a Perugia. Oltre ai progetti che abbiamo descritto, stiamo preparando dei periodi di formazione teatrale che, a partire dall’autunno, che si terranno in diverse città dell’Umbria.

Come Compagnia, Debora ed io abbiamo avviato un percorso triennale con il Centro Teatrale MaMiMò e la Fondazione Solares/Teatro delle Briciole che produrranno quella che abbiamo denominato Trilogia del fallimento e che vedrà, come primo passo, la nascita di Raptus. Non voglio anticipare molto per il momento, se non che avrò la fortuna di avere in scena con me Ludovico Röhl, Debora Contini e Andrea Volpi, di poter lavorare ancora con l’illustratore Mattia Ammirati, il compositore Nicola “Fumo” Frattegiani e ovviamente con Marco Andreoli. Si tratta di un progetto che affronterà il tema della pressione sociale di cui siamo vittime ogni giorno e l’aumento dei casi di depressione che sta causando.

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