
Il funerale in onore di Carlo Quartucci – deceduto all’alba del 31 dicembre 2019, all’Ospedale San Giovanni di Roma dove era ricoverato da circa un mese – , ha luogo venerdì 3 gennaio alle ore 12 alla chiesa della Natività, in via Gallia (vicino al numero civico 162), a Roma.
Carla Tatò ha scelto questo luogo perché nel 1959 Carlo vi debuttò con Aspettando Godot di Samuel Beckett. Allora il sacerdote era Don Gino della Torre, un prete di sinistra, aperto alle arti. Il funerale vuole essere anche una festa “in amicizia hic et nunc” e un “buon viaggio a Carlo” tutti insieme amici, familiari e compagni d’arte e di vita scenica, persone che hanno affiancato, collaborato, apprezzato e vissuto il lungo e intenso percorso artistico improntato alla ricerca, che per Quartucci è stata sempre una continua sfida di coraggio e un continuo viaggio di scoperta.
“In fondo ‒ amava ripetere ‒ non mi interessa definire cosa sia teatro. Mi interessa incontrare sguardi artistici che stravedono”. Per cinquant’anni Carlo Quartucci ha viaggiato nel teatro senza mai definirlo ma interrogandone il senso e sperimentandone le forme, con un vitalità ludica e visionaria profondissima, una energia travolgente e instancabile.
Siciliano, figlio d’arte, poi brillante studente di architettura, amante di Van Gogh e Malevic, è nel 1964, accanto ai primi compagni di viaggio Claudio Remondi, Rino Sudano, Leo de Berardinis, regista di un memorabile Aspettando Godot a Genova. Seguono Cartoteca, Zip Lip Lap… (insieme a Giuliano Scabia e Lele Luzzati), alla Biennale di Venezia nel 1965, Majakovskij & compagni, quindi l’inizio della intensa collaborazione con Jannis Kounellis a partire dai Testimoni, e poi Lavoro teatrale (sempre alla Biennale nel 1969), quindi il suo straordinario lavoro in radio e in televisione negli anni Settanta, la collaborazione con Roberto Lerici, con Primo Levi, con Giulio Paolini. Carlo Quartucci ha attraversato intensamente gli anni di avvio del Nuovo teatro italiano, in una continua interrogazione sul suo significato, sperimentando forme e mettendo in discussione radicale ruoli, luoghi e l’intero apparato teatrale.
Quando poi nel 1971 compra un Camion e lo dipinge di bianco e inizia il suo percorso in giro per l’Italia, inizia un nuovo viaggio: Camion carica e scarica teatro. Non realizza spettacoli, opere chiuse; compie azioni. E l’azione può consistere nel trasloco di materiali, nel caricare e scaricare oggetti, persone, pezzi di teatro da una piazza all’altra delle periferie urbane o dei paesi di campagna: un barbiere, un attore, un teatro di pupazzi. Sul Camion dal 1973 c’è anche Carla Tatò. E tantissimi altri artisti, compagni, amici, in giro per l’Italia, nelle periferie delle città, in un movimento perpetuo.
Il 1981 vede la nascita del progetto “La zattera di Babele“, dove il regista insieme a Carla Tatò, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Roberto Lerici, Germano Celant, Rudi Fuchs, raduna a Genazzano scrittori, cineasti, attori di teatro, pittori, ecc. con l’obiettivo di dar vita a una rappresentazione e a un linguaggio interdisciplivare dove far confluire e interagire varie forme d’arte. È il periodo degli spettacoli portati in giro per l’Europa, quali Comédie Italienne (1981), Didone e Funerale(1982).
A Berlino, nel 1984, Quartucci darà via al progetto su Kleist con le rappresentazioni dei suoi spettacoli teatrali: Pentesilea, Canzone per Pentesilea (già rappresentata a Bologna nel 1983), Rosenfest Fragment XXX. Mentre a Vienna nel 1986 il regista allestirà il Nach Themiscyra.
A cominciare dal 1986 il progetto “Zattera di Babele” si trasferisce a Erice in Sicilia, dove viene allestito un laboratorio permanente (“Le giornate delle arti”) sul nuovo modo di intendere il linguaggio dell’arte teatrale, esteso ormai ad altri settori artistici. Nascono sotto questo nuovo auspicio interdisciplinare La favola del figlio cambiato (1987), I giganti della montagna (1989) di Pirandello, Primo amore di Beckett (1989), Il giardino di Samarcanda (1990); Tamerlano il Grande di Marlowe (Berlino 1991), Antigone di Sofocle (rappresentato a Segesta nel 1991), Macbeth di Shakespeare (1992) e Il cerchio d’oro dei Macbeth (1993), Ager sanguinis (1995) e Medea(1989 e 1998) di Aurelio Pes.
Del 1998-2001 sono i progetti Il cerchio d’oro del potere e La favola dell’usignolo in cui verranno coinvolti Quartucci e gli artisti di “La zattera di Babele”. Nel 2002 Carlo Quartucci viene insignito della laurea honoris causa dal DAMS dell’Università Torino.

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