In una piccola casa nel bosco, poco oltre un frutteto di pere, viveva un tempo una famiglia: madre, padre e tre figli. Proprio come in una fiaba oscura, una voce fuori campo introduce Uccellini, lo spettacolo portato in scena al Teatro Vascello dalla compagnia lacasadargilla a Romaeuropa Festival.
La didascalia descrive gli ambienti della piccola abitazione protagonista della storia, abbandonata poco alla volta da ciascuno degli inquilini, che tuttavia lascia lì il proprio dramma. La costruzione si presenta allo spettatore abitata solo da decine di uccelli impagliati con piccoli occhi di vetro e, in alcuni giorni, da qualche fantasma.
La natura e il tempo che passa sembrano intenzionati a riconquistare quei pochi metri che sono stati loro sottratti, almeno fino a che il fratello maggiore, Luka (Emiliano Masala), non decide di portare nella detestata ma carica di suggestione casa d’infanzia Anna (Petra Valentini), la sua nuova e ancora semisconosciuta fidanzata, per festeggiare il compleanno di lei. Luka non immagina di trovare lì, proprio in quel momento, suo fratello Theo (Francesco Villano).
Quello che per un fine settimana doveva essere il rifugio romantico di una coppia appena formata diventa, così, una trappola soffocante in cui Luka verrà costretto ad affrontare i ricordi che sta cercando di evitare, in special modo quelli relativi alla morte della sorella.
Lo spettacolo nasce dalla collaborazione della compagnia con la giovane drammaturga Rosalinda Conti. Il linguaggio dell’autrice risuona con elementi e suggestioni ricorrenti nel percorso artistico di lacasadargilla. In Uccellini, infatti, ritornano tematiche come il suicidio quale eredità e demone da combattere, ma anche l’infelicità della famiglia d’origine, radunata intorno alla tavola della sala da pranzo per fare i conti, infine, con i non detti.
D’altra parte, non è nuovo l’interesse di Conti per i legami “orizzontali” di sorellanza e fratellanza, per una volta privilegiati rispetto al rapporto con i genitori. Sull’opposizione tra Luka, professore universitario all’apparenza noncurante che cerca di proteggere quel che rimane della sua famiglia da un passato doloroso, e Theo, scrittore schivo e troppo emotivo ma insensibile alla sofferenza altrui, si costruisce l’impianto drammaturgico. L’incontro non programmato di Anna con il fratello minore mette in luce la mancanza di comunicazione fra lei e Luka.
Il palcoscenico sprofonda così in un silenzio che domina la prima parte dello spettacolo e che lacasadargilla gestisce con grande spontaneità. La scrittura di Rosalinda Conti – con il contributo cardine di una scenografia evocativa in cui i più minuziosi dettagli realistici coesistono con la dimensione onirica – trascina il salotto del dramma borghese al centro di un bosco.
Qui il naturale può sottrarre artificialità ai rapporti interpersonali, mentre gli spiriti che lo abitano mettono a tacere i convenevoli attraverso i quali Luka vorrebbe nascondere il suo segreto.
La foresta compenetra le mura semitrasparenti della casa d’infanzia, invade l’animo del pubblico in sala e dei protagonisti, mettendoli di fronte alla nota ma incomprensibile realtà biologica della morte. Le immagini – siano esse foto e video di volpi, uccelli, orsi e alberi o solo sagome confuse suggerite dalle allusioni degli attori o della voce fuori campo – concretizzano una sensazione fin troppo familiare.
Il dubbio che tormenta l’antropocene diviene centrale: è l’inquietudine generata dalla vicinanza con un mondo naturale, vivo ma inconsapevole di se stesso, a cui l’umano appartiene, come eccezione autocosciente, per breve tempo.
Come Luka, si può tentare di fuggire dal bosco, dal ritmo delle stagioni e delle ore del giorno, dall’atmosfera luttuosa che assume quando guardando nel fitto degli alberi ci si ricorda della propria caducità. Si può anche però, come scoprono gli stessi protagonisti, imparare a riconoscersi nella natura, a gioire della vita e a prendersi cura degli altri viventi, senza dimenticarsi di ascoltare gli spiriti.
Crediti
con Emiliano Masala, Petra Valentini, Francesco Villano
paesaggi sonori e ideazione spazio scenico Alessandro Ferroni
ambienti visivi Maddalena Parise
scene Marco Rossi
luci Omar Scala
costumi Anna Missaglia
suono Pasquale Citera
coordinamento artistico al progetto Alice Palazzi
assistente alla regia Matteo Finamore
assistente scenografa Francesca Sgariboldi
collaborazione alle immagini in ombra Malombra
foto di scena Claudia Pajewski
produzione La Fabbrica dell’Attore/Teatro Vascello
in coproduzione con Romaeuropa Festival, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
in collaborazione con AMAT & Comune di Pesaro, lacasadargilla, PAV Fabulamundi Playwriting Europe, RAM – Residenze Artistiche Marchigiane con il sostegno di ATCL / Spazio Rossellini
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