In un articolo del 1894, Born-again Italian opera, il drammaturgo irlandese, George Bernard Shaw (1856 – 1950), futuro premio Nobel (1925), nel compiacersi per l’esito di Manon Lescaut, esprimeva il suo apprezzamento nei confronti di Giacomo Puccini, capace di far riacquisire al genere del melodramma nuova linfa e autorevolezza.
Se Manon Lescaut è andata in scena poche settimane fa, la stagione 2017/2018 si aprirà con un altro capolavoro del genio toscano, assente al San Carlo dal marzo 1975: La fanciulla del West, andata in scena per la prima volta il 10 dicembre 1910, a New York, con Arturo Toscanini sul podio. L’occasione permette al San Carlo di ricordare il grande direttore d’orchestra Italiano, nell’anno in cui si sono celebrati i 150 anni dalla nascita (1867-1957).
Il 2018 proseguirà poi con un anniversario imprescindibile, quello per i 150 anni dalla morte di Gioachino Rossini (1792 – 1868), direttore artistico del Real Teatro di San Carlo, dal 1815 al 1822. Proprio al periodo napoletano risale il Mosè in Egitto, azione tragico-sacra in tre atti, composta nel 1818, in programma nella versione rivista dall’autore nel 1819 (comprensiva dell’aggiunta della Preghiera Dal tuo stellato soglio, che permise all’autore di avere una maggiore fortuna rispetto all’edizione precedente), dal 15 al 20 marzo 2018.
Rossini ricorrerà anche nella stagione dei concerti (ad esempio nell’appuntamento del 16 marzo, in cui il Quartetto d’Archi del San Carlo eseguirà la Sonata a quattro n. 6 in do maggiore, per 2 violini, violoncello e contrabbasso); in contemporanea numerosi approfondimenti e un nuovo percorso espositivo verrà inaugurato a MeMus (Museo e Archivio Storico del Teatro di San Carlo). Se a Toscanini verrà dedicata l’opera inaugurale, non mancheranno momenti riservati a Tullio Serafin, di cui ricorrono i 50 anni dalla morte (1878-1968). A Jeffrey Tate (1943 – 2017), recentemente scomparso e direttore musicale del Teatro di San Carlo dal 2005 al 2010, viene invece dedicata la stagione 2017/2018.
La citazione iniziale di George Bernard Shaw fa riaffiorare alla memoria le vicende narrate nel Pigmalione, opera che ispirò il musical My Fair Lady su musica di Frederick Loewe (1901-1988) -di cui ricorreranno i 30 anni dalla scomparsa- per la prima volta in scena al San Carlo, che conterà la partecipazione straordinaria di Raina Kabaivanska nel ruolo di Mrs. Higgins.
Anche Il Cappello di paglia di Firenze di Nino Rota sarà una prima sancarliana, nell’allestimento proveniente dal Maggio Musicale Fiorentino. Molti sono gli autori ed i capolavori del Novecento che emergeranno sia nel repertorio sinfonico (ad esempio Aleksandr Nevskij, op. 78 di Sergej Prokof’ev del 1938; Il castello di Barbablù di Béla Bartók del 1911 ed ancora il Concerto per violino e orchestra n. 2 sempre di Bartók e Sette Romanze su poesie di Alexandr Blok per soprano e strumenti di Dmitrij Šostakovič del 1967, e poi ancora Sequenza VIII per violino di Luciano Berio e, Sei Capricci per violino di Salvatore Sciarrino, per citare solo alcuni degli appuntamenti più significativi) che in quello operistico (Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Dmitrij Šostakovič del 1932; L’Amour des trois oranges di Sergej Prokof’ev del 1919), un Novecento che traghetterà alla contemporaneità, con la prima assoluta di Eternapoli di Fabio Vacchi, con la partecipazione di Toni Servillo, il 16 febbraio.
Ad intessere il fil-rouge di questa stagione non sono solo le incursioni nel Novecento, ma le citazioni delle opere del grande repertorio (La bohème, La Traviata, Tosca, Rigoletto, alcune in nuove produzioni che ne rinnoveranno il fascino), e ancora nell’affrontare la grandezza della Scuola napoletana con Il Siroe re di Persia di Leonardo Vinci e Don Checco di Nicola De Giosa.

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