Per ragionare sul binomio teatro e scuola può essere utile partire da una riflessione sulle funzioni del teatro, mettendole in relazione ai cambiamenti del panorama sociale.
Era il 1967 quando al Convegno per un Nuovo Teatro tenutosi a Ivrea venne offerto al dibattito dei partecipanti Elementi di discussione per un convegno sul Nuovo Teatro, uno scritto redatto da Giuseppe Bartolucci, Ettore Capriolo, Edoardo Fadini e Franco Quadri.
Tra i punti del documento due dense pagine sono assegnate al tema dell’ ”Acquisizione di un pubblico nuovo attraverso nuove strutture organizzative”.
Gli autori aprono la disamina interrogandosi sulle motivazioni del deterioramento del concetto di “teatro come servizio pubblico” e concentrandosi sul vasto movimento di sviluppo all’interno del corpo sociale.
Tra le cause: la progressiva differenziazione dei livelli di cultura; la capillarizzazione dei servizi culturali e dei canali di diffusione; l’esasperazione delle differenze economiche e culturali tra zone industrialmente sviluppate e zone socialmente ancora depresse; l’irruzione di un pubblico giovanile con preparazione culturale superiore a quella del passato.
Fatti che sospingevano una radicale riforma di struttura nei teatri a gestione pubblica, con l’arretramento del concetto di “teatro come servizio pubblico”, in favore di una penetrazione effettiva del teatro nel corpo sociale.
La necessità, dunque, era quella di collegarsi con nuovi canali di diffusione e distribuzione, legati alle varie forme di vita associativa sviluppatesi nei diversi ambienti culturali, dal lavoro alla scuola.
L’obiettivo era abbattere la ricettività indifferenziata con cui i teatri a gestione pubblica e privata percepivano il proprio pubblico, senza tenere conto delle sue caratteristiche espressive e dei suoi modi di vita individuale e associata, oltre che delle condizioni reali della società.
Sono passati 56 anni. Che tipo di presenza ha assunto il teatro nella società odierna? E qual è, oggi, la sua funzione in relazione a questa stessa società?
Se queste domande vengono trasposte sull’annosa questione del coinvolgimento di nuovo pubblico e dell’avvicinamento delle nuove generazioni al teatro, il binomio teatro-scuola fa immediatamente capolino.
Si è parlato largamente di educazione del pubblico. Un pubblico da istruire, da addestrare al gusto per il teatro. E se invece di “educazione” si provasse a parlare di “accesso”?
Sganciandoci per un momento dall’aspetto artistico – se è vero che la funzione sociale, politica del teatro è indiscutibile, così come indiscutibile è la sua natura di strumento pedagogico in grado di incidere profondamente sulla crescita della persona nella sua interezza cognitiva e civica, valorizzarne la presenza nelle scuole significa invertire la tendenza all’incontro incidentale.
E qui ritorniamo all’accessibilità. Non si può affidare alla responsabilità dei giovani l’incontro con il teatro. Ai giovani, piuttosto, occorre fornire la possibilità di incontrare il teatro, non contando sul sensazionalismo emotivo dell’infatuazione e dell’innamoramento ma sulla necessità del teatro in quanto, appunto, strumento.
Ecco il grande merito di iniziative come Concentrica Open School, progetto di Torino Open Lab e Teatro della Caduta che muove su due importanti traiettorie: l’apertura del mondo della scuola al teatro e viceversa; l’arricchimento del teatro stesso – e del fare artistico – attraverso lo sguardo delle nuove generazioni.
Gli studenti e le studentesse sono coinvolti nell’organizzazione, ideazione, comunicazione di una rassegna culturale che prevede la fruizione di spettacoli di compagnie professionali direttamente negli ambienti scolastici, con un’apertura alla cittadinanza tutta.
Giunto alla sua decima edizione, dopo aver toccato tre istituti torinesi (IIS Avogadro; Convitto Nazionale Umberto I; Liceo Berti), con più tappe distribuite nel corso dell’anno scolastico, Concentrica Open Shool è stato riconosciuto dal Ministero come buona prassi e inserito nell’ottava edizione del Catalogo “La scuola che impresa” che raccoglie le buone prassi di Alternanza/PCTO messe in campo dagli Istituti di scuola secondaria superiore che partecipano al programma di assistenza tecnica di Anpal Servizi.
Mediante questo progetto, per gli studenti incontrare il teatro non significa sedersi in poltrona e sonnecchiare ma scoprire cosa vuol dire fare, pensare teatro, quali sono le sue implicazioni lavorative, quali orizzonti professionali vi si celano, di quali figure è composto il sottobosco di professionisti e professioniste che collaborano alla realizzazione di uno spettacolo. Spettacolo che scoprono essere la punta dell’iceberg di un sistema che s’irradia in plurime direzioni.
A seguito di un periodo formativo che rifugge la frontalità in favore di un’esperienza pratica e intensiva, gli studenti e le studentesse diventano organizzatori, comunicatori, videomaker, acquisendo competenze, imparando a lavorare in squadra. In questo modo, gli studenti diventano diretti promotori della cultura teatrale presso i propri coetanei, il corpo docenti, le famiglie, la città.
Al termine del percorso condotto dai direttori artistici Massimo Merlin Betti e Lorena Senestro e dai formatori di Teatro della Caduta (Francesco Giorda, Simone Rosset, Ornella Rosato, Marco Bianchini) – in occasione degli spettacoli in cartellone della rassegna – gli studenti e le studentesse aprono le porte della propria scuola e ne diventano i padroni e le padrone di casa. Attraverso una visita performativa, il pubblico viene invitato a relazionarsi con un nuovo modo di guardare alla realtà scolastica. La prospettiva da adottare è finalmente quella degli stessi adolescenti che vivono la scuola e che la raccontano secondo le proprie visioni, i propri desideri, le proprie difficoltà.
Si finisce così per favorire un dialogo intergenerazionale che diventa scambio proficuo per una rinnovata e reciproca comprensione.
Non da ultimo, i ragazzi e le ragazze fanno esperienza di sé e di sé in relazione agli altri, solidificando la propria individualità e la propria capacità di essere sociali.
Ecco il teatro come strumento. Ecco il suo valore pedagogico. Ecco la sua funzione sociale.
Ecco perché teatro e scuola è un binomio ancora possibile.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.