TEATRAL MENTE #4 – Creativa e intelligente, Mente

Gen 29, 2017

Cari lettori, mi ero ripromessa che il prossimo articolo sarebbe stato talmente interessante da riuscire nel tentativo di ricevere il Vostro clementissimo perdono. Ma non preoccupatevi, ci sto lavorando! Si, questo vuol dire che l’articolo che state per leggere non vi cambierà la vita.

Però alcune ricerche che sto conducendo per la scuola di specializzazione mi hanno fatto pensare a cosa sia per noi la creatività, e quanto essa sia connessa allintelligenza. Vorrei proporvi la mia risposta, magari questa darà il via alle vostre personalissime ricerche a rigaurdo e la prossima volta che trasformerete un tovagliolo in una barchetta, magari, penserete anche a questo articolo.

Prima di cominciare i miei studi la concezione di creatività si limitava alla definizione che leggevo dal vocabolario, ovvero una capacità produttiva della mente, della ragione, o della fantasia in grado di dare vita a qualcosa di nuovo, o rivoluzionare una qualsiasi opera.
Dunque per me i geni creativi erano Leonardo Da Vinci, Jimi Hendrix, William Shakespeare e tanto altri conosciutissimi artisti.

Negli anni ho ampliato questa visione ed ho cominciato ad associare la creatività ad una più ampia sfera di persone, la cui fama non è così mondiale. La creatività è un “dono” a cui tutti noi abbiamo accesso, io credo, semplicemente ognuno di noi ne fa un uso differente, o la sviluppa più tardi, o la applica in piccole cose che “non fanno la storia”. Diventava creativo colui che raccontava una storia con un origami, colui che trasformava un uovo in un pulcino, o un anguria in un fiore, e tutti coloro che mettevano in azione l’immaginazione e con determinazione la facevano diventare reale, per l’appunto, creando qualcosa di unico. La creatività artistica, nello specifico, credo sia quella più palese da notare. Grazie all’espressione della creatività artistica, l’essere umano può plasmare oggetti e dare loro un significato che non avrebbero in natura di per sé. Così l’artista stende colori su una tela o trasforma un blocco di marmo in un «David», allo stesso modo in cui mia zia trasformava una mollica di pane in una rosa.
 

Studiando neuropsicologia ho scoperto che la creatività nasce dalla capacità associativa dell’emisfero destro di coniugare o trasformare i concetti remoti in idee nuove ed utili. Più o meno la stessa cosa che sta scritta sul vocabolario, ma con parole un po’ più difficili. Però ho scoperto anche che oggi le neuroscienze riescono a mettere in luce la propensione creatrice dell’uomo rendendola molto più che un dono, bensì “l’espressione paradigmatica della nostra natura umana”. Risulta quindi abbastanza facile avvicinare la definizione di creatività a quella di intelligenza. Nonostante i molteplici tentativi di formulazione di una definitiva descrizione dell’intelligenza, riusciamo ad indentificarla senz’altro come l’insieme delle facoltà cognitive ed emotive utili a risolvere problemi non ancora affrontati e quindi nuovi.

 

A questo punto mi viene da pensare che l’intelligenza, tra le facoltà come la memoria, il linguaggio, l’attenzione, inglobi anche la creatività, in quanto essa contribuisce in svariati modi alla risoluzione di problemi.  Grazie alla nostra capacità creativa riusciamo ad osservare le cose da una prospettiva più alta. Come se la nostra mente contemplasse, oltre alle strade tradizionali, un’illimitata lista di eccezioni magari più colorite e meno ortodosse che ci conducono alla meta, regalandoci persino il rischio di divertirci!

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