Ho passato i primi anni di vita con un bisnonno centenario che mi faceva da baby-sitter. L’italiano non l’ho imparato subito e non mi piaceva neanche tanto parlarlo. Preferivo quella lingua che non era dialetto ma una lingua solo nostra, perché Jose usava delle parole che erano fuori moda da molto tempo ed era uno degli ultimi a conoscerle. Aveva una cassettiera tutta per sé piena di albicocche marce, caramelle e altre sorprese. All’ospizio si è innamorato di nuovo come un ragazzino e ha limonato con la sua fidanzata senza neanche un dente in bocca.
È morto di morte naturale a 101 anni, ma avrebbe potuto tirare tranquillamente fino a 102, ma ormai aveva raggiunto il suo obiettivo e non gli interessava continuare.
Al suo funerale non ha pianto nessuno, non ci sono riuscito nemmeno io nonostante l’impegno, non perché fosse uno stronzo ma perché è arrivato a un’età in cui la maggior parte di noi sono morti e sepolti e decomposti da un pezzo.
Per me questo testo è importante perché è scritto nella lingua di quando avevo 5 anni. È importante perché parla di un sentimento inspiegabile, che trovi nascosto in provincia, che provano la domenica pomeriggio quelli che sono tagliati fuori da tutto.

Anno di stesura: 2014

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Numero pagine: 10

Numero personaggi: 4

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Testo già rappresentato: SI

Vincitore del Premio "Corti teatrali in lingua veneta" 2014

SINOSSI

Una domenica pomeriggio dove non si sa cosa fare.
Bepi muore a tavola, con la sigaretta in mano, dopo aver mangiato.
Sta aspettando i suoi uomini, Sisso e Scienza, per mettere in atto la rivoluzione: tagliarsi fuori dal resto del mondo e non avere più niente a che spartire con nessuno.
Quando Sisso e Scienza arrivano e lo trovano senza vita, vanno in preda al panico. Solo lui conosceva il piano.
A confonderli ancora di più, c’è la mamma di Bepi, una vecchia ormai svanita. Pensano che il modo migliore sia uscire di casa e tagliare la terra intorno a loro con un coltello. Ma non sono sicuri di niente, se non della difficoltà di tagliarsi fuori da tutto.

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