Jérôme Bel nasce nel 1964 a Montpellier. A 19 anni scopre il mondo della danza al Festival d’Avignone, assistendo a Nelken di Pina Bausch e Rosas danst Rosas di Anne Teresa de Keersmaeker. Decide così di iscriversi al Centre National de Danse Contemporaine presso Angers e una volta diplomato riesce a lavorare per varie compagnie ed artisti, tra cui Angelin Preljocaj o la Compagnie L’Esquisse di Joëlle Bouvier e Régis Obadia. Nel 1994 debutta in qualità di coreografo con un pezzo per due danzatori intitolatoNom donné par l’auteur, ponendo le basi di quello che poi si delineerà come il suo stile, la non-danza – corrente artistica nata in Francia nei primi anni ‘90 che prevede la creazione di pezzi in cui il movimento è associato a pratiche più teatrali e performative quali la lettura, le arti plastiche, musica, film, video proiezioni.
Nel primo progetto coreografico come nel successivo, dal titolo Jérôme Beldel 1995, la danza sembra scomparire a favore di un’analisi delle sue convenzioni e dei suoi codici, esplorando il corpo del performer alla stregua di un oggetto. È solo nel suo terzo progetto coreografico, Shirtologiedel 1997, che lo stile performativo multimediale della non-danza si definisce chiaramente, non che si tratti di un artista a cui piacciono le etichette.
L’opera
Pensiamo allora a Shirtologie come un gioco umoristico tra persone e immagini, un esperimento su un nuovo modo di connettere il performer e il pubblico, attraverso la poetica di un racconto e l’azione quotidiana di sfilarsi una t-shirt, sublimata sul palcoscenico.
In un’intervista del 2012 per il Tate Modern, in occasione della ripresa della performance, il coreografo racconta l’origine della sua creazione. Per l’esibizione precedente a Shirtologie aveva previsto la nudità completa dei performer, quindi decide che il lavoro successivo si sarebbe concentrato in qualche modo sui costumi. Trova nella t-shirt grafica la forma di outfit più contemporanea, capace inoltre di portare con sé un’ideologia. Dopo un’interminabile sessione di shopping durata tre mesi – tutti i capi utilizzati durante la produzione sono infatti ready-made – mette in ordine il bottino di magliette per creare una narrativa, come un attore che scrive la propria drammaturgia.
La perfomance consta di tre parti, tre momenti diversi in cui il gioco sembra azzerarsi per poi ripartire durante la sezione successiva. È bene sapere che, originariamente, le tre parti servivano da break tra due performance più lunghe dell’artista.
Prima parte| Il Countdown
Frédéric Seguetteè l’unico interprete in scena, già apparso negli altri lavori del coreografo e con il quale instaurerà di lì in avanti un rapporto di collaborazione molto proficuo.
Il performer, sotto un fascio di luce fredda in jeans e felpa bianca, sotto la quale si celano altri strati di capi, si guarda i piedi. Inizia a spogliarsi di una maglietta alla volta, e alla terza che recita 99% angel il pubblico già ride. Si scopre subito il gioco di uno strip-tease per niente erotico, come lo stesso autore lo definisce, un conto alla rovescia dettato dai numeri stampati sulle t-shirt.
La didascalia diventa autonoma, non più coadiuvante di qualcosa, non più solo sottolineatura, ma testo unico e protagonista, insieme al corpo e alle azioni del performer. Il meccanismo di ricerca del fil rouge è assolutamente lasciato nelle mani dello spettatore, che non si limita a guardare passivamente l’azione performativa ma vi partecipa scoprendo gli enigmi dietro le associazioni di immagini e parole.
Alla fine della sezione, il performer è ormai rimasto a torso nudo, e lo si vede per la prima volta non sfilare ma indossare una maglietta, che illustra una gabbia toracica.
Seconda parte | Dance or Die
Le scritte sulle prime due magliette preannunciano un cambio, un nuovo capitolo che sta per iniziare. Lo spirito è più narrativo, sembra di ascoltare una fiaba i cui tasselli vanno pian piano componendosi. Per la prima volta il performer usa la voce, per leggere le parole trascritte sulla maglietta, o per cantare le note di uno spartito di Mozart stampato sotto il suo mento. Le parole sulle t-shirt sembrano adesso dare ordini, ammonimenti, anticipazioni di quelle che saranno le mosse successive del performer, in un continuo gioco con il pubblico.
Terza parte | United Colors
La performance si chiude con la più breve tra le tre sezioni. Niente più scritte, si gioca di cromie, varie sfumature di blu e azzurro che si susseguono sul tronco del performer, per poi finire con una citazione alla cultura pop del fast-fashion che non fallisce mai nel far sorridere il pubblico.
La ripresa integrale è del luglio 1999 durata: 25 minuti in 3 parti performer: Frédéric Seguette pubblico: è necessario che il pubblico riesca a vedere perfettamente cosa è scritto sulle magliette indossate dal performer spazio: lo spazio minimo richiesto è 2x2m luce: un cerchio di luce bianco sul performer suono: nessun suono previsto
Nasce in provincia di Siracusa nel 2000 e affianca la maturità classica allo studio in ambito performativo frequentando l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa e la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano, dove ad oggi frequenta il corso Danzatore e persegue uno studio personale circa la storia della performance digitale e le sue future declinazioni. Il suo primo studio coreografico Else_or the january blues debutta a giugno 2021 in occasione del Festival Dominio Pubblico – La città agli Under 25 negli ambienti di Spazio Rossellini a Roma.
Cinematica Festivalsi ispira al concetto di image-mouvement del filosofo Gilles Deleuze per indagare nelle diverse forme d’arte la “messa in movimento” dell’immagine e quindi dell’immaginazione e percezione dello spettatore. Insieme alla programmazione che prevede proiezioni video e cinematografche, spettacoli, esposizioni, installazioni e laboratori, il festival vuole convogliare nuove tendenze della sperimentazione audiovisiva e performativa, con una forte attenzione alla radice corporea e percettiva.
Il filo conduttore della VIII edizione che si terrà ad Ancona (Italia) a metà giugno, è ‘TOUCH ME’. Non possiamo evitare il pensiero della pandemia mondiale causata da COVID-19 e anche se non vogliamo sottolineare gli aspetti difficili di questo periodo, desideriamo sfidare l’artista a essere creativo anche se in una situazione di blocco temporaneo, trovando il modo di essere in contatto, nonostante l’allontanamento sociale. La call è aperta a spettacoli, performance anche digitali e installazioni audiovisive che indaghino la relazione corpo/nuove tecnologie rispetto al TOCCO e al senso del TATTO, sia in senso metaforico che reale.
In questo tempo dove sperimentiamo il distanziamento fisico con estrema difficoltà, siamo parallelamente gettati nella babele comunicativa digitale, come possiamo quindi usare la corporeità nella relazione con i media digitali per cercare di “toccare” le persone e provocare una risposta sensibile e percettiva? Pensiamo a forme di coinvolgimento organica e multimediale che non siano stordenti ma mettano in discussione il senso del tatto e il tocco provando a tracciarne dei confini esplorativi. Lo spettacolo/proposta può anche essere presentato in forma esplorativa, di studio qualora venissero utilizzate tecnologie particolarmente innovative. In questo caso l’artista deve essere disponibile a una lecture o un Q&A in concomitanza della presentazione del lavoro.
DESTINATARI
Artisti di qualsiasi età e nazionalità (anche in forma associata) nelle diverse sezioni sottoindicate con un curriculum all’attivo di almeno tre anni di esperienza professionale (post formazione).
SEZIONI
PERFORMANCE: spettacoli di danza, teatro e/o musica con relazione innovativa e poetica corpo e nuove tecnologie (sensori, AI, mapping, smartphone, etc) corpo e immagine, site specifc o con forte interazione con il pubblico (one to one). Gli spettacoli possono anche essere pensati per la fruizione digitale, in tal caso indicarlo chiaramente.
AUDIOVISIVO: opere audio e/o visive, digital art e V/R experience, cinema sperimentale e videoarte.
ISCRIZIONI
Inviare entro la mezzanotte del 20 aprile 2021 alla mail cinematicafestival@gmail.com:
una scheda del lavoro
video integrale e trailer video dell’opera
2 foto della performance/installazione
cv dell’autore e/o dei performer con 1 foto ciascuno
scheda tecnica
Assicurati di avere tutti i materiali richiesti prima di inviare l’iscrizione. Segnalare se disponibili alla versione live streaming o a rimodulare il lavoro qualora ci fosse l’impossibilità di presentare gli spettacoli con il pubblico. Tutti i lavori inviati dopo la data fissata non saranno presi in considerazione. Entro il 15 maggio 2021 solo agli artisti selezionati sarà data apposita comunicazione.
RISULTATI E CONDIZIONI
La direzione artistica del festival selezionerà, a suo insindacabile giudizio, le performance e le installazioni che potranno entrare a far parte del programma 2021 del festival. I lavori selezionati saranno presentati, dietro pagamento di un cachet pattuito con l’organizzazione del festival, ad Ancona a metà giugno 2021. Nell’incertezza dovuta alla pandemia da Covid 19 l’organizzazione si riserva di modulare sia il periodo festival che la programmazione rispondendo alle direttive sanitarie nazionali e regionali.
COPYRIGHT
Sottoponendo l’opera, il partecipante accetta che possa essere presentata al Festival e che il materiale possa essere pubblicato sul sito del festival o ceduto alla stampa per finalità di promozione. Si autorizza il Festival Cinematica e l’Associazione organizzatrice (Ventottozerosei) ad archiviare il materiale e a renderlo accessibile tramite il sito web del Festival. Tutti i diritti sulle immagini del progetto resteranno all’artista. L’Organizzazione è inoltre autorizzata a documentare tramite registrazioni audio video o immagini lo svolgimento della manifestazione in ogni sua fase.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Quattro linguaggi si incontrano, e offrono il proprio contributo ad una creazione “time & site specific”, nata al tempo dell’isolamento, ma diventata via via un cantiere di ricerca articolato e complesso. Una storia (di Simone Giorgi) di solitudini che si rincorrono da una parte all’altra delle pareti, sul filo di grandi brani di repertorio (Ludwig van Beethoven) o di musiche scritte per l’occasione (da Fabio Massimo Capogrosso).
Ecco lo spunto per la ricerca coreografica di Saul Daniele Ardillo intorno al corpo di danzatori, che sono isolati da un’epidemia nella primavera del 2020, ma potrebbero esserlo in qualsiasi primavera della loro (e nostra) vita. The Other Side andrà in onda il 25 giugno ore 21,15 su Rai5. Sotto lo sguardo e al ritmo del montaggio di Valeria Civardi, con le suggestioni di un’opera pittorica di Luisa Rabbia, evocativa e materica al tempo stesso.
La Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto di Reggio Emilia e La Toscanini di Parma lavorano insieme nei mesi di maggio e giugno per una “(video)creazione musicale e coreografica” con i danzatori della compagnia e i musicisti della Filarmonica Arturo Toscanini. Questa nuova “creazione a distanza” parte dall’esperienza di ‘1 meter Closer’, prodotta in aprile e presentata da Rai 5 nella Giornata mondiale della danza, il 29 aprile.
“Quello con la Toscanini è un dialogo già iniziato, che ci interessa particolarmente – spiega Gigi Cristoforetti, direttore della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto – In questo periodo non stiamo facendo quasi nulla di ciò che avevamo previsto. Un disastro dal quale non ci facciamo piegare, e ne approfittiamo per approfondire dimensioni artistiche alle quali teniamo moltissimo, per le quali non c’era mai tempo. La videodanza, in particolare – aggiunge- ci permette di rapportarci con nuovi pubblici, e il dialogo interdisciplinare è una delle scommesse più importanti della contemporaneità”
“Per questo sono particolarmente felice che Ravenna Festival, nostro partner stabile – spiega ancora- ci accompagni nel momento in cui dobbiamo rimandare la prima del ‘Don Juan’ (che era prevista in giugno al Teatro Alighieri di Ravenna), e che anche la Collezione Maramotti sia nostro complice, aggiungendo un linguaggio e un’artista al progetto”, conclude Cristoforetti.
“L’occasione di collaborare con la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto infatti è capitata in un momento particolare, anche se l’idea di farlo, a lungo raggio, era già stata avviata mesi prima – ribadisce Alberto Triola, sovrintendente e direttore artistico de La Toscanini – Il progetto mette in gioco energie creative in senso stretto. Insieme alla compagnia di danza partecipano tre nostri musicisti e oltre l’omaggio a Beethoven, presenta anche la musica di Fabio Massimo Capogrosso (nostro compositore in residenza per questa Stagione) con un’opera appositamente pensata”.
“In tempo di isolamento, la nuova creazione accoglie per poi sprigionare una forte tensione che si trasforma nella tensione armonica di un’anima chiamata a trovare e a trovarsi con tutte le altre voci coinvolte, musicisti, danzatori e pubblico”, conclude Triola.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
É intitolato Mycrosistems il nuovo progetto di Equilibrio Dinamico, compagnia fondata e diretta da Roberta Ferrara, nata nel 2011 per offrire concrete possibilità di formazione e tirocinio per giovani danzatori del Sud Italia. Dal 2014 la compagnia, con sede operativa a Bari, si apre alla collaborazione di un piano di produzione e distribuzione diretto da Vincenzo Losito. La mission della compagnia è da subito la volontà di un repertorio versatile, eclettico e trasversale con prime italiane a firma di coreografi e direttori di caratura internazionale.
Microsystems nasce dalla collaborazione con il Maestro Benedetto Boccuzzi, nell’intento di investigare ambienti sonori molto diversi fra loro compressi in uno spazio ridotto dove tutto accade all’istante fino a collassare. In reazione al blocco delle attività, causato dall’emergenza sanitaria, questo progetto si basa sulla volontà di intraprendere uno studio e renderlo fruibile come oggetto di studio stesso. Il Maestro ha composto inediti Microsystems per ciascun danzatore che ha potuto sperimentare liberamente le partiture, definendone la personale ricerca. Le performance di Beatrice Netti, Camilla Romita , Nicola De Pascale, Salvatore Lecce, Serena Angelini , Silvia Sisto e Tonia Laterza sono sette microcosmi che girano attorno alla musica. Fondendosi in un unico elemento, in un solo corpo. Il risultato di ciascuna ricerca è un oggetto di studio in perpetuo cambiamento, reso fruibile attraverso delle riprese video.
In questa intervista, Roberta Ferrara racconta genesi e obiettivi di Microsystems.
Il vostro nuovo progetto è intitolato Microsystems. Da dove si origina la necessità di dare vita a nuovi spazi di creazione artistica?
Credo che ogni artista necessiti di momenti di quiete per riflettere ed entrare in ascolto di sé stesso. Abbiamo accolto questo tempo come un momento di cambiamento prezioso e necessario per raffinare la nostra poetica. Da direttore ho pensato subito che fosse un ottimo momento per suggerire ai miei danzatori di dedicarsi all’ascolto e alla ricerca personale. Microsystems è un’idea nata dal Maestro Benedetto Boccuzzi, un progetto che ho subito accolto. Il M° Boccuzzi ha due qualità in comune con Equilibrio Dinamico: ecletticità ed entusiasmo. Le parole d’ordine per portare avanti questa iniziativa sono state qualità e ascolto. Per chi vive il mondo dell’arte, è necessità naturale dare vita a nuovi spazi di creazione.
Il blocco delle attività causato dalla pandemia, vi ha portato a sperimentare metodi alternativi d’indagine creativa privilegiando l’idea di studio. In che misura questo percorso di ricerca può essere fruibile per il pubblico come oggetto di studio?
Studiare significa osservare attentamente, esaminare, sforzarsi di fare qualcosa che possa essere condivisibile con un pubblico che, in questo caso, è in rete e perciò rintracciabile in tutto il mondo. Provenendo da studi umanistici mi è sempre interessato assaporare quello che precede un’opera finita. Mi innamoro del processo creativo perché mi lascia in sospeso, dando al pubblico la possibilità di creare una strada fatta di immaginazione e sensazioni dirette che, in questo caso, possono scaturire da uno schermo. In quanti sguardi o paesaggi ci perdiamo quando guardiamo un film o una semplice clip? Il Maestro Boccuzzi ha composto personalmente 7 musiche per ogni danzatore. Ogni traccia diventa un tappeto sonoro in cui il danzatore si rifugia per sperimentare uno spazio che si fa vivo attraverso una poetica personale.
Microsystems prevede una forte interazione tra composizione musicale e composizione coreografica, lasciando ampi margini di espressione individuale ai danzatori che hanno preso parte al progetto. Come nasce la collaborazione con il Maestro Benedetto Boccuzzi e come si traduce nell’immagine video questo lavoro?
Il M° Boccuzzi ha collaborato con noi lo scorso anno per una produzione firmata dal coreografo ospite Riccardo Buscarini, nella quale il Maestro suona live, al pianoforte, 50 minuti di musica classica. Le musiche composte per Microsystems sono di origine elettronica, dimostrando una duttilità che appartiene contemporaneamente al Maestro e alla nostra compagnia. Necessitiamo di danzatori versatili e consapevoli. Nei video è tangibile come una musica elettronica, apparentemente astratta, possa prendere una forma, una sostanza, un volume che nasce da un connubio tra spazio sonoro e spazio fisico. Questi brevi video rappresentano per noi una piccola gemma; segnano il possibile inizio di un progetto parallelo che potrebbe divenire una costante nei prossimi anni: ossia lasciare che i danzatori si cimentino in brevi creazioni in cui sviluppare un’identità e una poetica proprie.
Equilibrio dinamico nasce con la volontà di offrire possibilità di formazione a giovani danzatori del Sud Italia. In che modo potrà essere portata avanti questa missione in un momento così delicato per tutto il settore artistico?
Affronto ogni missione come se stessi guidando una barca a vela: bisogna essere attenti a dominare il vento! Ho imparato che i cambiamenti fanno parte del ciclo naturale delle cose, l’importante è che da questi cambiamenti scaturisca un miglioramento. In questo periodo di lockdown ho studiato, ho ascoltato, mi sono posta molti quesiti su come fronteggiare questo mutamento e arricchirmi di nuovi strumenti che, inevitabilmente, il settore artistico ad oggi richiede. Abbiamo lavorato senza sosta, perché dietro a una creazione, un progetto, una qualsiasi idea si muovono tante figure. La prima cosa che ho ritenuto indispensabile è stata riformulare il team. Ora più che mai il gioco di squadra è necessario per rielaborare idee, mantenendo la qualità del lavoro artistico come priorità.
BIOGRAFIA DI ROBERTA FERRARA
Roberta Ferrara è artista freelance; il suo bagaglio artistico si struttura nel tempo tra Italia ed estero, grazie ad uno studio di più linguaggi e tecniche, necessari per avviare un processo creativo e di scoperta. Roberta dirige, dal 2014, la sua compagnia di repertorio Equilibrio Dinamico e il suo progetto educational Ed Ensemble nel Sud Italia. I suoi lavori sono stati selezionati in festival internazionale come Masdanza, FIDCMX, Cortoindanza, Network Danza Urbana XL e Vetrina della Giovane Danza D’Autore Anticorpi XL, Premio InDIVENIRE, BallettGala Staatstheater Bremerhaven, Solo Coreografico, Lucky Trimmer, Sid Festival Seattle, Solo Tanz Theater Festival dove riceve il premio migliore coreografa e premio residenza dal direttore artistico R. Fernando, Staatstheater Ballet Augsburg. Le sue produzioni sono state ospitate in festival e stagioni di danza internazionali tra cui Italia, Città del Messico, America, Albania, Kosovo, Belgio, Germania, Croazia, Singapore, India, Giappone, Corea, Brasile, Romania; nel 2019 l’ Experimental Film Virginia le ha prodotto il suo primo dance short film ‘And Still She Gives’ con anteprima ufficiale in NYC. Roberta è un artista indipendente, docente e coreografa ospite per diverse istituzioni e compagnie tra cui Scuola Statale di Berlino, English National Ballet School, Conservatório Internacional de Ballet e Dança, Portogallo, Morikawa Dance Academy, Giappone, Elan Ballet, India, Balletto di Calabria, Balletto di Siena, Eko Dance Project, Italia, ODT International, Singapore, Korea Ballet House, Seoul, Staatstheater Ballet Augsburg, Germania e Teatrul De Balet Sibiu, Romania.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Alain El Sakhawi, danzatore e video artista, “francese ed europeo del sud” come lui stesso ama definirsi, esplora la videodanza nel docufilm Giardino Zen. Passando da Buster Keaton a Quentin Tarantino, da Wim Wandekeybus a Mats Ek, dagli esordi del muto alla tecnologia 3D, racconta il percorso creativo e articolato ricco di contaminazioni, richiami e ispirazioni cha ha dato forma all’immaginario della videodanza.
Giardino ZED è anche il titolo del progetto ospitato da ZED Festival Internazionale di Videodanza, prodotto e organizzato da Compagnia della Quarta in coproduzione con Cro.me Cronaca e Memorie dello Spettacolo, COORPI, Laboratorio Aperto Modena.
Giardino ZED è uno spazio virtuale di riflessione sulla videodanza, un luogo di scambio in cui far incontrare esperti e creativi del settore, un archivio disponibile on line, uno strumento di approfondimento su una pratica eclettica e in rapida evoluzione. Il progetto si affianca al naturale percorso di ZED Festival Internazionale Videodanza, che ha la volontà di creare a Bologna un centro permanente, un punto di riferimento italiano che possa accogliere idee, progetti, artisti da tutto il mondo per indagare, promuovere, insegnare, distribuire e produrre contenuti artistici in video. Con il contributo di ospiti di rilievo, Giardino ZED racconterà lo stato dell’arte della videodanza da più punti di vista prendendo in considerazione i diversi settori della formazione, della ricerca, della divulgazione, della promozione, distribuzione e produzione.
A partire dal 13 maggio, settimanalmente, si alterneranno sui canali social video interviste della durata di circa dieci minuti, brevi contenuti culturali per raccontare in maniera libera e consapevole passioni, problematiche, visioni e prospettive future. Tra gli ospiti di Giardino ZED compariranno Paulina Ruiz Carballido e Ximena Monroy Rocha (Agite y Sirva Festival Itinerante de Videodanza – Mexico), Chrysanthi Badeka (Grecia), Alain El Sakhawi (Francia/Italia), Pierre Cattan (Small Bang – Francia) e Michel Reilhac (Mélange) , Prof.ssa Elisa Guzzo Vaccarino (critico e storico della danza, autrice per le televisioni culturali), Enrico Coffetti (Cro.me – MI), Lucia Carolina De Rienzo (COORPI – TO), Martine Dekker (Cinedans – Amsterdam), Samuel Retortillo (Fiver Festival – Madrid), Simone Salomoni (Vrums – Virtual Reality Art Rooms – Italia), Gwendaline Bachini (LaCri – Francia).
Tutte le puntate saranno trasmesse sui canali social di ZED Festival Internazionale Videodanza e sull’app gratuita DanzaDove, successivamente saranno disponibili in forma di archivio consultabile gratuitamente sui siti di ZED Festival Internazionale Videodanza, Compagnia della Quarta, Cro.me Cronaca e Memorie dello Spettacolo e COORPI.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
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