Operaestate Festival. Intervista alla direttrice artistica Rosa Scapin

Operaestate Festival. Intervista alla direttrice artistica Rosa Scapin

Bassano del Grappa è un’allegra e solare città che sorge nella provincia di Vicenza ed è famosa oltre che per la Grappa, il Ponte e Antonio Canova, anche per lo storico Festival Operaestate. La kermesse tiene compagnia ai bassanesi per tutta l’estate e vanta oltre 80 titoli di spettacoli e si divide in quattro sezioni principali: Operaestate Danza, Operaestate Teatro, Operaestate Musica e Operaestate Lirica. La scena più innovativa di danza, musica e teatro contemporaneo è racchiusa nella sezione B.motion. Tra fine agosto e inizio settembre di ogni anno, subito dopo la sezione danza, comincia il fermento per B.motion teatro: operatori, attori, registi e spettatori sono chiamati a raccolta per vedere le nuove proposte della scena contemporanea, per incontrarsi, discutere e animare il Teatro Remondini e il Garage Nardini, i principali spazi utilizzati dal Festival.

Abbiamo intervistato Rosa Scapin, direttrice artistica e generale del Festival, sull’edizione 2018 di B.motion teatro.

• Qual è la parola chiave dell’edizione di B.motion di quest’anno?

Il concetto chiave che lega tutto il festival Operaestate e le tre sezioni di B.motion è “dei Conflitti e delle Civiltà”. Siamo partiti dal fatto che il 2018 è l’anno Europeo del Patrimonio Culturale ed è anche l’anno in cui si celebra la conclusione del centenario della prima Guerra Mondiale. Non ci siamo concentrati sui fatti di 100 anni fa ma da lì abbiamo preso spunto peer riflettere sui moltissimi conflitti che agitano i nostri tempi. Anche B.motion teatro si è uniformato a questa linea e così abbiamo scelto o sollecitato le compagnie invitate (alcune delle proposte sono coproduzioni o nuove produzioni) verso questo tema.

• A proposito di produzioni e coproduzioni, alcune giovani compagnie sono state adottate e accompagnate nel loro percorso da Operaestate mentre altre sono nuove per Bassano.

Le linee di percorso per il teatro sono diverse, ovvero, ci sono compagnie che scegliamo di accompagnare nelle loro produzioni e ci sono progetti che provengono dalle reti partecipate del Festival. Ad esempio ospitiamo una o due compagnie vincitrici del bando In Box, rete di cui facciamo parte: quest’anno abbiamo Bahamut con lo spettacolo It’s app to you. È anche il caso dello spettacolo Intimità di Amor Vacui, segnalato al premio Scenario, di cui facciamo sempre parte.

Poi ci sono compagnie come Stivalaccio Teatro di cui abbiamo seguito la precedente evoluzione all’interno della commedia dell’arte. Quest’anno ci avevano manifestato il desiderio di virare verso la farsa contemporanea con una nuova drammaturgia quindi abbiamo creato con loro un percorso di coproduzione che prevede la presentazione di uno studio in questa edizione di B.motion e, in seguito, una residenza lunga al Garage Nardini che prevedrà anche una serie di sessioni di feedback da parte nostra.

• Vedi fermento, crescita o staticità nel panorama italiano teatrale contemporaneo?

B.motion di questa edizione è per noi un momento di passaggio. Dobbiamo riflettere su che cosa vogliamo far vedere del nuovo teatro italiano e internazionale. Il fermento c’è sempre. Ci sono però delle distorsioni terrificanti in Italia: è più difficile oggi rispetto a qualche tempo fa per una compagnia giovane innovare i linguaggi perché la virata che avrebbe dovuto esserci rispetto a chi programma non c’è stata. Continuando a valere molto di più la versione quantitativa da quella qualitativa, dovendo quindi rincorrere i numeri, non si ha la possibilità, se non in minima parte, di prendersi un rischio e, sostenere i giovani e i nuovi linguaggi, è sempre prendersi un rischio. Di conseguenza, a mio avviso, l’evoluzione è verso un down piuttosto che un up. Anche per noi quindi è un momento di passaggio perché dobbiamo definire quali possano essere le migliori strategie per contribuire a questo cambiamento. Senz’altro vogliamo impegnarci più a fondo nelle immissioni di energie diverse e nei continui confronti internazionali.

• L’audience development che state facendo in B.motion è molto forte anche rispetto ad altre realtà di festival nazionali. Quali iniziative state sperimentando e qual è la risposta del pubblico?

Stiamo cercando di cambiare pelle perché ne sentiamo l’esigenza. Le due progettazioni sulle quali stiamo investendo, in modo non omogeneo, sono la danza e il teatro. Sulla danza abbiamo investito e progettato molto, abbiamo miscelato progetti internazionali con progetti nazionali, abbiamo costruito reti e siamo andati incontro alle platform internazionali. Con B.motion danza abbiamo raggiunto circa 9000 presenze in 5 giorni. Nella danza i progetti di audience development sono molto più avanzati, sono la nostra punta di diamante, abbiamo fatto delle progettazioni europee e abbiamo sviluppato un’attività di formazione continua che dura tutto l’anno.

Sul teatro è stato fatto molto meno quindi l’impegno che vogliamo prendere è quello di mutuare buone pratiche che abbiamo sperimentato nella danza e riversarle anche negli altri ambiti – teatro e musica – perché i meccanismi sono gli stessi, i pubblici possono essere diversi ma si possono anche incrociare. La strategia sarà quindi quella di mutuare buone pratiche già sperimentate, mutuarne di nuove se il contesto lo richiede, coinvolgere comunità interne ed esterne a Bassano. Nella settimana di B.motion danza è stato incredibile come si potessero sentire in città tutte le lingue: operatori e artisti internazionali si mischiavano con in pubblico di Bassano e del Triveneto.

 

Intervista di Valentina Dall’Ara