Ripartiamo dalle stelle. Intervista a Michele Pagliaroni di Urbino Teatro Urbano

Ripartiamo dalle stelle. Intervista a Michele Pagliaroni di Urbino Teatro Urbano

Urbino Teatro Urbano
Urbino Teatro Urbano

In un momento delicato, come quello post-pandemico, scegliere di ripartire da una proposta culturale incentrata sul territorio e sul ripensamento comunitario dello spazio è un atto coraggioso. Giunto alla terza edizione, Urbino Teatro Urbano, che si svolgerà dal 10 al 17 luglio, ha scelto di sfidare l’incertezza causata dall’emergenza sanitaria, puntando su una ricca offerta spettacolare e formativa.

Accanto al festival si svilupperanno altri percorsi, come lo spin off UTU #Piazze, tra i comuni della Valle del Metauro e del Montefeltro, il corso di alta formazione Fai il tuo teatro, tenuto dai più importanti professionisti del settore, e il protocollo GoDot, unico in Italia, pensato ad hoc per gestire gli eventi dal vivo in tempo di pandemia. In questa intervista, il direttore artistico Michele Pagliaroni  racconta organizzazione e obiettivi di Urbino Teatro Urbano.

Nonostante i rallentamenti causati dalle pandemia, Urbino Teatro Urbano riparte con una proposta ricca e molto varia. Cosa ha significato per voi scegliere di organizzare questa terza edizione del Festival? A quali difficoltà avete dovuto far fronte?

È stata una scelta condivisa che abbiamo preso già nel mese di Marzo. Avevamo compreso fin da subito che sarebbe stato molto complicato, vista anche l’incertezza sulle normative  molto diffusa durante la quarantena. Ci è risultato immediatamente chiaro che organizzare un festival quest’anno sarebbe stato difficile e costoso. Abbiamo iniziato occupandoci dell’aspetto organizzativo, successivamente di quello progettuale e artistico. Dalle prime visioni sulla gestione dello spettacolo dal vivo in tempo di pandemia, è emersa l’idea del protocollo GoDot a cui abbiamo lavorato con una serie di partner importanti che abbiamo la fortuna di avere a Urbino. GoDot è il primo protocollo poetico per lo spettacolo dal vivo che proveremo a utilizzare, in maniera prototipale, a Urbino Teatro Urbano. La difficoltà principale che stiamo affrontando a livello organizzativo è di ordine burocratico. I costi della sicurezza sono aumentati esponenzialmente e, soprattutto, abbiamo dovuto effettuare un’approfondita formazione dello staff, per prepararlo a gestire l’emergenza, attraverso dei laboratori online e delle call con degli specialisti della sicurezza sul lavoro. Questa è stata la parte più estenuante. L’obiettivo è mostrare al pubblico il meno possibile queste difficoltà che, però, di fatto esistono.

Il Festival sarà suddiviso in 4 percorsi differenti dedicati ad artisti, pubblico e operatori con un’intensa programmazione volta alla valorizzazione del territorio. Attraverso quali azioni si attiverà questo scambio con la comunità?

Ogni aspetto del festival è legato a doppio filo con la comunità. Tutte le nostre attività hanno una ripercussione sul territorio. Con il percorso Fai il tuo teatro abbiamo invitato circa 30 compagnie, per un totale di 120 allievi che saranno presenti al festival. Due alberghi, che sarebbero rimasti chiusi durante l’estate, hanno aperto appositamente per offrire accoglienza a queste persone. Si è creato così un indotto per il territorio, svuotato per l’assenza degli studenti la cui presenza è caratteristica peculiare della nostra città e del nostro progetto essendo un centro teatrale universitario. Circa 50 studenti sono tornati a Urbino proprio per lavorare con noi. UTU #Piazze è uno spin off del nostro festival, pensato per far continuare il lavoro sul territorio anche dopo la fine di Urbino Teatro Urbano: sono previste 10 repliche di una serie di spettacoli nei piccoli borghi della provincia di Pesaro e Urbino. In questo modo si creano ricchezza e cultura anche nei comuni limitrofi. Abbiamo poi fatto in modo di far confluire direttamente nel festival il lavoro degli allievi di Fai il tuo teatro, come avverrà ad esempio con la classe di scenotecnica che costruirà un palco di legno modulabile e trasportabile che useremo per gli spettacoli. 

Urbino Teatro Urbano
Michele Pagliaroni – direttore artistico Urbino Teatro Urbano

Come funziona il Protocollo GoDot? Come ne è avvenuta l’adozione anche da parte di altri festival?

Quando lo abbiamo messo a disposizione, essendo completamente gratuito anche per le altre realtà che decidono di adottarlo, siamo rimasti colpiti dalla risposta ricevuta. È stato richiesto da oltre 40 festival in tutta Italia e addirittura da un circuito teatrale di New York, da uno spagnolo e dal Ministero della cultura dei Paesi Baschi. Questo ci ha fatto capire che sarebbe stato uno strumento utile all’organizzazione e da lì siamo partiti per immaginare la proposta artistica. Chiediamo a chi ci contatta di compilare un modulo attraverso il quale conoscere la realtà in cui verrà applicato il protocollo. Non intendiamo GoDot come una soluzione definitiva per tutti i problemi, ma è certamente un mezzo in più per gestire i flussi di pubblico. Questo avviene tramite un’infografica pensata ad hoc per lo spettacolo dal vivo da ISIA. GoDot è articolato in una segnaletica interattiva che richiede a chi la utilizza l’intervento diretto e la partecipazione al gioco. Ci sono una serie di indicazioni che fanno riflettere sull’utilizzo dello spazio, ad esempio, invitando al rispetto delle normative sanitarie. L’altra parte di cui si compone GoDot è WOM DiAry, un’app nata per il tracciamento del covid e ripensata per essere utilizzata come implementazione di questa segnaletica a terra. Per cui, se si installa l’applicazione e si è nel luogo di spettacolo, tramite una call to action le possibilità poetiche della segnaletica aumentano. Riporto un esempio: durante il festival andrà in scena la conferenza-concerto Rock around the moon del planetologo Ettore Perrozzi, che in origine prevedeva delle proiezioni su un maxischermo. Insieme agli artisti, abbiamo deciso di non utilizzare il maxischermo e, per rendere più sostenibili le spese del festival, quelle diapositive verranno sugli smartphone di chi avrà deciso di installare WOM DiAry. È anche un modo per dividere il pubblico e fargli scegliere l’esperienza più consona alle sue esigenze: alcuni spettatori potranno godere dello spettacolo senza l’interferenza della tecnologia, altri potranno fruirlo in una dimensione 2.0, con un’implementazione di contenuti multimediali che verranno inviati sullo smartphone, tramite l’applicazione.

Fai il tuo teatro è un percorso di formazione dedicato ad artisti e addetti ai lavori che coinvolge importanti professionisti del settore, pensato per offrire strumenti utili per la ripartenza. A proposito di ripartenza, oltre alla formazione, verso quali criteri ritieni necessario orientare il nuovo assetto dello spettacolo dal vivo?

Sicuramente sulla formazione del pubblico e degli addetti ai lavori e sulla coscienza professionale di categoria. Occorre ripensare dei paradigmi fondamentali che riguardano anche i grandi centri del potere culturale e che possono essere innovati solo se gli strumenti per fare cultura vengono distribuiti dal basso. Questo è quello che fa Urbino Teatro Urbano, offrendo una formazione totalmente gratuita e una serie di competenze utili a strutturare una proposta di offerta culturale concreta e adatta al proprio territorio. Se si parla di teatro popolare d’arte, bisogna partire dal basso e, a nostro avviso, l’unico modo per farlo è attraverso la formazione. Le classi principali del percorso di progettazione, in seno ai laboratori, sono quelle incentrate proprio sulla formazione del pubblico, una con un grande saggio del teatro italiano che è Giorgio Testa di Casa dello spettatore insieme a Giuseppe Antelmo, e l’altra coordinata da Franco Cordelli. Bisogna partire da una professionalizzazione che non può ammettere incertezze. 

GoDot, un protocollo per lo spettacolo dal vivo nella Fase 2

GoDot, un protocollo per lo spettacolo dal vivo nella Fase 2

Dal 15 giugno potranno ripartire le attività di spettacolo dal vivo, rimane però l’incertezza su come coniugare concretamente le esigenze dello spettacolo con le norme anti contagio, soprattutto in merito alle gestione dei flussi di pubblico. Una proposta arriva dal festival Urbino Teatro Urbano: si chiama GoDot ed è il primo protocollo pensato e sviluppato ad hoc per lo spettacolo dal vivo in fase 2, un progetto che vuole concretizzare le recenti norme in materia sanitaria, favorendo la fruibilità dell’evento performativo.

GoDot è ideato dal CTU Cesare Questa – Centro Teatrale dell’Università di Urbino e dallo staff del festival UTU – Urbino Teatro Urbano con la collaborazione dei Dipartimenti di Scienze Pure e Applicate, e di Economia, Società, Politica dell’Università di Urbino, di ISIA Urbino (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) e di DIGIT srl e con il sostegno di Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Comune di Urbino, Provincia Pesaro-Urbino, Regione Marche, AMAT (Associazione Marchigiana Attività Teatrali), Consorzio Marche Spettacolo e imprese del territorio. 

Cos’è GoDot?

GoDot è un insieme di strumenti integrati ma modulabili, finalizzati a condividere pratiche virtuose per l’accesso ai momenti performativi dal vivo e a valorizzare il luogo che ospita l’evento, stimolandone il tessuto urbano, sociale, economico.

All’attuale stato di progettazione, il protocollo GoDot si compone dei seguenti elementi: 

A) Un kit originale di SEGNALETICA ORIZZONTALE E VERTICALE, disegnata ad hoc da ISIA in chiave teatrale e ludica, trasformando cioè un limite in un’opportunità poetica e drammaturgica. La segnaletica permette al pubblico e agli artisti di partecipare all’evento dal vivo mantenendo le distanze di sicurezza e rispettando le altre norme sanitarie, sia fornendo le informazioni necessarie, sia proponendo delle azioni ludiche per vivere l’esperienza in modo partecipato. La segnaletica di GoDotè studiata per incontrare le necessità di eventi e spazi diversi, essendo ampiamente personalizzabile, modulabile e integrata funzionalmente ai seguenti strumenti digitali.

B) Un sistema digitale basato su strumenti già ampiamenti diffusi (come Eventbrite) ai quali si potrà scegliere di affiancare altri strumenti digitali innovativi ideati da DIGIT srl, al momento in fase di sperimentazione, ma già censiti nell’ambito della strategia per la Sostenibilità e l’Innovazione Sociale (CAPSSI) della Commissione Europea: Digital Arianna (diAry) è un progetto del Dipartimento di Scienze Pure e Applicate di Urbino e sviluppato da DIGIT srl, Spin-off dell’Università di Urbino. diAry è un’applicazione mobile che consente di tenere traccia, sul proprio dispositivo, degli spostamenti e delle circostanze rilevanti ai fini del contenimento del contagio da COVID-19. Per fronteggiare la diffusione del virus è infatti essenziale risalire ai luoghi e alle persone frequentati durante il periodo di incubazione. I dati sono conservati esclusivamente sul dispositivo personale dell’utente, che può decidere liberamente di consultarli, esportarli ed eventualmente incrociarli con informazioni di pubblica utilità. L’app è già disponibile in versione beta tester gratuitamente sui principali store on line.

Il protocollo GoDot suggerisce di “premiare” la partecipazione all’evento dal vivo con delle agevolazioni (promozioni, sconti eccetera) offerte da esercenti e istituzioni che vogliono sostenere l’iniziativa come ristoranti, musei, librerie, negozi. Per poter usufruire di queste agevolazioni, sullo smartphone di ogni partecipante all’evento potranno essere assegnati dei “punti” chiamati   WOM (Worth One Minute) ossia dei voucher elettronici concepiti da DIGIT srl per riconoscere un valore alle azioni di partecipazione. Grazie ai WOM è possibile aggiungere un’ulteriore connotazione ludica alla partecipazione e  innescare una collaborazione fra gli organizzatori dell’evento e i servizi del territorio. Per chi non ha dimestichezza con gli strumenti digitali (o non possiede un cellulare abbastanza smart) è prevista la possibilità di sostituire i WOM digitali con dei talloncini cartacei.

GoDot, inoltre, fornisce le indicazioni per la realizzazione di una web app che consenta un’interfaccia utente ottimale per la fruizione di informazioni riguardanti l’evento tramite smartphone; inoltre GoDot prevede la possibilità di rendere attiva la segnaletica grafica attraverso una serie di funzionalità legate alla lettura dei QR Code.

Quando arriva GoDot?

Il progetto viene presentato a partire dal 18 maggio alle Istituzioni e soggetti privati che ne faranno richiesta, la versione beta verrà rilasciata a chi vorrà partecipare allo sviluppo del protocollo dal 10 giugno, in vista della riapertura dei teatri, GoDot verrà poi realizzato nella sua interezza dal 10 al 17 luglio a Urbino per il Festival UTU – Urbino Teatro Urbano. Dal 20 luglio verrà poi rilasciata GoDot 2.0 una versione aggiornata del protocollo che integrerà i risultati delle varie sperimentazioni sul campo.

GoDot è pensato come una risorsa di tipo partecipativo, destinata a migliorarsi continuamente in virtù dei feedback dei suoi utilizzatori. Proprio per questo motivo GoDot viene proposto gratuitamente attraverso una licenza di tipo Creative Commons ai festival, organizzatori, compagnie, associazioni, enti istituzionali e teatri che ne faranno richiesta.

GoDot è un sistema libero e gratuito, molto vicino ad un’idea di tipo Open Source: sarà quindi disponibile, scaricabile e personalizzabile gratuitamente da tutti i teatri, associazioni, amministrazioni interessate. GoDot avrà una struttura modulare e personalizzabile che consentirà il suo utilizzo nelle più diverse manifestazioni dal vivo (festival, concerti, fiere…).