TITOLO DELLA TESI > ARCHITETTURE DEL COMICO NELLA COMMEDIA DELL’ARTE
ISTITUTO>UNIVERSITÀ DI ROMA LA SAPIENZA – FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA
AUTRICE > SARA PASCOLINI
INTRODUZIONE DELL’AUTRICE:
L’idea di questa tesi di laurea nasce da un colpo di fulmine per la Commedia dell’Arte. Avevo appena iniziato il mio percorso di Laurea Specialistica in Discipline dello Spettacolo quando inaspettatamente mi sono imbattuta in un laboratorio di recitazione, incentrato sullo studio delle maschere della Commedia dell’Arte e tenuto da Claudio De Maglio presso il Teatro Ateneo dell’Università la Sapienza. Un’esperienza straordinaria, un amore nato per caso e vissuto nei muscoli e sulla mia stessa pelle. Concluso il laboratorio, proseguendo il mio percorso di studi, mi sono chiesta come poter portare la passione nata per questa forma di teatro, antica eppure così attuale, nel mio lavoro di tesi. La risposta è arrivata attraverso l’incontro con uno dei docenti del corso di laurea, che ho scelto poi come relatore: il Professore Roberto Ciancarelli. Da un primo scambio di idee la ricerca per la mia tesi si è prolungata lungamente, come una sorta di caccia al tesoro, alla ricerca di indizi che mi aiutassero a fare chiarezza e a rintracciare quello che si potrebbe definire un enorme elefante nella stanza; visibile a tutti ma talmente grosso da non poter essere riconosciuto davvero: la questione dell’origine della Comicità nella Commedia dell’Arte. Tutti gli autori citati e studiati per raccogliere gli indizi ed arrivare a vedere questo enorme elefante parlavano molto delle zampe, della proboscide, della pelle rugosa, ma non dell’elefante in sé. Fuor di metafora: sebbene esistano numerosi trattati contemporanei alla Commedia dell’Arte stessa o dei nostri tempi, che analizzano le tipologie di scene comiche, la struttura, i temi ricorrenti, non esisteva alcun lavoro che analizzasse quali fossero i meccanismi messi in atto dai comici per divertire il pubblico. Così, studiando dapprima i trattati teorici antichi, moderni e contemporanei (Da Aristotele a Bergson, passando per Cicerone e Pirandello), poi le raccolte di materiale scenico dei Comici dell’Arte ed infine affidandomi allo studio meticoloso di quattro Commedie trascritte interamente sul finire della parabola di questa particolare forma di spettacolo, sono riuscita a tirare le mie conclusioni ed ad individuare quelle che erano (e che molto spesso sono) gli espedienti che rendono comica una vicenda e che, a partire dall’antichità classica fino ad arrivare ai giorni nostri, ci fanno ridere e sorridere. In fondo,come dice Umberto Eco : “Il comico è una faccenda difficile, a capirlo si è risolto il problema dell’uomo su questa terra”. Da parte mia, senza la presunzione di aver risolto alcun problema dell’umanità, spero di aver aggiunto un piccolo tassello alla ricerca sulla Commedia dell’Arte che è ancora misteriosa e forse per questo così affascinante ed ispirante.
Sara Pascolini nasce a Roma e fin da piccola nutre una grandissima passione per l’arte. Crescendo, dopo essersi diplomata al liceo Classico, si iscrive al Corso di Laurea Triennale in Moda e Costume, concludendo il suo percorso con una tesi riguardante la messa in scena del balletto Sogno di Una notte di Mezza Estate con coreografia di G. Balanchine. Successivamente decide, seguendo l’amore nato per le arti dello spettacolo, di proseguire il percorso specialistico proprio in questa disciplina e si laurea con il massimo dei voti in Saperi e Tecniche dello Spettacolo presso la facoltà di scienze Umanistiche dell’Università La Sapienza di Roma. Unendo l’amore per lo spettacolo a quello per l’arte decide poi di seguire un corso professionale per Trucco Cinematografico, Teatrale e correttivo presso l’Accademia Studio 13, sempre a Roma. Attualmente lavora come truccatrice per clienti privati e fotografi. Fa parte dell’Associazione culturale Nereides Danze Antiche, in qualità di danzatrice nel corpo di ballo Ninfe Nereidi e dell’Associazione Culturale Cane Nero con cui organizza eventi di animazione culturale e gioco di ruolo dal vivo.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
TITOLO DELLA TESI > LE MOLTEPLICI TRADIZIONI DELL’ATTORE D’OPERA CINESE ISTITUTO > UNIVERSITÀ DI ROMA LA SAPIENZA – FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA AUTRICE > EUGENIA FAUSTINI
INTRODUZIONE DELL’AUTRICE:
Il lavoro della mia tesi è partito dall’esigenza di voler approfondire, da un punto di vista teorico e anche concreto, l’essenza del mestiere dell’attore oggi. Affascinata da un mondo solo all’apparenza così lontano ed esotico, ho visto nell’elaborato finale del mio percorso universitario alla Sapienza di Roma l’occasione unica di poter studiare un linguaggio scenico particolare e variegato come quello dell’Opera tradizionale cinese. Vedere il presente cercando di prefigurarsi che cosa ci attende nell’immediato futuro, significa prendere coscienza del proprio passato, anche quello dell’altra parte del globo. È per questo che ho deciso di iniziare la tesi partendo da una generica introduzione storica dell’argomento, cercando il più possibile di affrontarla tramite la lente di ingrandimento attoriale, fin quando le fonti me lo hanno permesso. Ho successivamente preso in esame il caso specifico di quello che è forse l’attore tradizionale cinese più importante: Mei Lanfang. Attraverso la sua figura, che abbraccia buona parte del Novecento, non solo ho avuto modo di apprendere tecniche attoriali e metodi in buona parte sconosciuti, ma, grazie anche a fonti dirette poco note per lo più tradotte in inglese quando si è fortunati, ho potuto anche analizzare un fondamentale passo della cultura cinese: l’apertura verso l’Occidente. I preziosissimi incontri storici fra il performer cinese e le personalità più significative del teatro e del cinema nostrano, come Charlie Chaplin, Stanislavskij, Brecht e Ejsenstein, illuminano uno degli obiettivi primari del mio lavoro: il dialogo fra culture diverse, il confronto e lo scambio continuo, nutrono il cuore pulsante del teatro, che, nonostante le apparenze esteriori della realizzazione scenica, resta il medesimo nelle sue finalità e nei suoi principi cardine. Nella terza parte dell’elaborato ho voluto esplorare ciò che invece è oggi il teatro tradizionale cinese, cosa vuol dire più in generale mettere in scena tradizioni secolari negli anni 2000, come si approcciano gli attori oggi a questo mestiere, che significato assume il passato nel presente, come si trasforma e verso che cosa tende. Ho intervistato perciò una performer cinese acclamata in tutto il mondo: Tian Mansha, attualmente vice direttrice della Shanghai Theatre Academy; dando così una panoramica il più possibile ampia su come oggi si è modificata l’arte attoriale, quali sono le tecniche e i metodi che un attore deve apprendere per fare il suo lavoro al meglio e che qualità dovrebbe avere, interrogandoci anche su cosa il pubblico contemporaneo desidera vedere a teatro.
Eugenia Faustini nasce ad Arpino il 18/02/1992. Consegue il diploma presso l’Accademia Nazionale d’Arte drammatica Silvio d’Amico nel triennio 2014-2017 con lo spettacolo Studio da Le Baccanti di Emma Dante. All’interno del suo percorso accademico ha avuto modo di confrontarsi con diverse realtà di fama nazionale ed internazionale, fra cui: Thomas Ostrmeier, Emma Dante, Arturo Cirilo, Giorgio Barberio Corsetti, Massimiliano Civica, Lorenzo Salveti e molti altri. Conclusi gli studi calca il palcoscenico con La damnation de Faust di Berlioz, per la regia di Damiano Michieletto al teatro dell’Opera di Roma. Gli studi antecedenti all’Accademia le hanno conferito la licenza di teoria e solfeggio musicale presso il conservatorio Licinio Refice nella classe di pianoforte e ha maturato un profondo amore per la danza, praticando stili differenti: dal classico al Lindy Hop, dal moderno al Charleston, al Jazz, conseguendo gli esami fino al sesto grado in Modern Theatre, rilasciati dalla Imperial Society of Teachers of Dancing (ISTD) di Londra. Nel 2018 porta in tour per l’Italia Studio da Le Baccanti di Euripide, per la regia di Emma Dante. L’amore per il teatro come forma d’arte totale, la spinge ad intraprendere un percorso di ricerca sull’attore-performer cinese, che incarna in sé tutti gli elementi teatrali, conseguendo, nello stesso anno, la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo presso l’università La Sapienza, con la tesi Xiqu: le molteplici tradizioni dell’attore d’Opera cinese, con votazione 110, arrivando in semifinale alla XIV Edizione del Concorso Europeo per il Teatro e la Drammaturgia Tragos nella sezione tesi di laurea.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Se è vero che il teatro è una lente d’ingrandimento con cui osservare la società, non può che passare dalle tavole di un palcoscenico anche la potenza innovatrice della tecnologia che investe la vita quotidiana, penetrando insistentemente anche nel dibattito artistico.
Quello del contatto tra teatro e new media è un tema che ha dato vita a particolari forme di ibridazione, energizzando la creatività artistica e stimolando la nascita di importanti studi di settore. Mutati metodi di recitazione e particolari modalità di interazione con il pubblico, sono il fulcro dell’approfondimento che la facoltà di Spettacolo del Dipartimento SARAS dell’Università La Sapienza di Roma promuove attraverso il ciclo di incontri «L’attore tra teatro, cinema e new media». L’iniziativa si inserisce all’interno del progetto didattico Per un teatro necessario, rivolto ai giovani delle scuole superiori, dell’università e a tutti coloro che sono interessati alle forme del teatro, e si propone di riunire i saperi pratici con quelli teorici e di attivare un processo di “coscientizzazione”, attraverso il quale «vedere» e «fare» tornino a essere i poli di una rinnovata cultura teatrale.
Ogni mese, studenti, docenti, operatori e pubblico dialogheranno con alcuni protagonisti della scena per meglio comprendere il lavoro dell’attore e le sue trasformazioni nei diversi contesti in cui si applica. Il ciclo è stato inauguratoda Elio Germano e Omar Rashid, ideatori de La mia battaglia-Segnale d’allarme VR, interessante esperimento di spettacolo teatrale fruito in Virtual Reality.
Lunedì 17 febbraio 2020, alle ore 16.00, in Aula Levi, presso le Ex Vetrerie Sciarra (Via dei Volsci 122) sarà la volta di Michele Riondino. Attore formatosi presso l’Accademia d’arte drammatica «Silvio d’Amico», interprete e regista teatrale, che ha preso parte a numerosi progetti cinematografici e televisivi, Riondino presenzierà al secondo appuntamento di «L’attore tra teatro, cinema e new media» coordinato dai docenti Guido Di Palma e Marco Andreoli.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
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