da Redazione Theatron 2.0 | 13 Lug 2018 | Uncategorized
Sai chi sei. Sai cosa vuoi. Sai che puoi fare di più. Bene! Cosa puoi inventarti, allora, per uscire dal mare dell’anonimato e conquistare un pubblico che meriti? Siamo in Italia, non a Broadway dove fai tre provini al giorno. C’è di buono che… si, siamo in Italia e siamo solo 60 milioni (circa); mica come i quasi 200 milioni degli Stati Uniti!
Fortunatamente la tecnologia ci viene in aiuto: abbiamo i treni ad alta velocità e frequenza, cellulari che registrano in HD, reti Internet capillari che ci permettono di essere ovunque e subito. Non abbiamo proprio scuse per tirarci indietro dal gridare al mondo che esistiamo e che facciamo il mestiere più bello del mondo. E possiamo farlo economicamente dal divano di casa! Dal 2008 ad oggi sono tanti i colleghi che hanno conquistato il pubblico del Web, approdando poi al cinema e alla TV. Alcuni li definiscono egomaniaci, i tempi li hanno consacrati come youtuber e webstar; ora li chiamiamo “Influencer”, cioè quella precisa categoria umana che ha surclassato benzinai ed astronauti nelle fantasie di bambini e ragazzini.
Tuttavia, molti attori vedono i social come un nemico dell’arte, altri all’opposto come un prisma per riflettere la propria luce. Da Yutube al defunto Vine, passando per il sempreverde anche se un po’ ingiallito FB, o il guerriero Instagram, come veicolare al meglio la propria materia artistica senza fare troppi errori?
Perché SI: i casting usano i social per reperire informazioni sugli attori.
Fidiamoci allora di Benton Whitley – casting americano per il teatro e per il grande schermo – che afferma quanto sia fondamentale avere una buona presenza on line, consigliando di fare attenzione a:
- Negatività e sproloqui
- Gli inciuci
- I contenuti aggiornati

Tina Cipollari e Gianni Sperti, due capisaldi dell’inciucio all’italiana.
In poche parole a tutto quello che di appealing c’è sui Social.
Dunque: abbandonata la tentazione di “fare rumore”, ecco che si presenta un’altra questione. Infatti una cosa è avere una presenza professionale sui social network, altro è costruire online una figura professionale affidabile e utile (a noi e agli altri). A tal riguardo i dubbi non mancano. E a ben vedere non si hanno tutti i torti.
Allora oggi voglio provare a far luce su alcuni di questi quesiti con l’aiuto di amici attori, casting e influencer. Gli ho chiesto:
- Quali dovrebbero essere i primi passi da muovere on line?
- Che tipo di contenuti promuovere?
- Con quale frequenza dovrei creare contenuti?
- Quali domande dovrei chiedermi durante il processo?
- Sarò ancora preso sul serio come attore?
- Quali sono i vantaggi di avere successo sui Social?
- Quali sono gli aspetti negativi del successo su Web?
- Come faccio a sapere se quello che ho postato è giusto?
- Come posso portare la mia “influenza” al livello successivo?
# ZERO – PAROLA D’ORDINE: ONESTÀ
La prima cosa su cui dovremmo interrogarci è la nostra natura. Lavorare su la nostra essenza, su quello che veramente ci diverte, o ci appassiona, ci coinvolge, fa sì che saremo sempre onesti. È questa la base da cui partire, anche e soprattutto nella nostra proposta attoriale. Il web premia l’onestà, per quanto sciocca, imbarazzante o assurda possa essere.

Focalizza la tua essenza. La tua verità sarà quello che permeerà tutti i tuoi contenuti e che ti differenzierà dagli altri.
PROVA A… Perché non inizi dalla condivisione di una tua competenza (anche non artistica), sforzandoti di essere quanto mai coinvolgente ed empatico. Ho fatto questo esercizio recentemente durante un laboratorio condotto da Davide Iodice (ragazzi, se riuscite vivete un’esperienza con Iodice, Manfredini o Borrelli!!!) e popolato di anime belle. Il risultato è stato a tratti stupefacente e rivelatore, a tratti commovente. In tutti i casi ha permesso a molti di noi di riscoprire un lato assopito del proprio carattere. In fin dei conti si tratta di fare pratica con le emozioni, in modo da renderle condivisibili ed accessibili.
“Ti piace esibirti e ti piace <inserire qui il tuo interesse>. Esegui entrambi allo stesso tempo accendendo la fotocamera e includendo il pubblico nel tuo progetto”, ecco cosa dice Denise Simon (casting americana fortissima sui minori).
Per approfondire, prova a dare uno sguardo a questo suo articolo.
#1. QUALI DOVREBBERO ESSERE I MIEI PRIMI PASSI?
Innanzitutto, è necessario creare gli account; in secondo luogo è necessario renderli interdipendenti. Bada bene ad una cosa però: non tutti i social sono uguali. Ognuno ha le sue peculiarità, format che funzionano di più o di meno, orari e giorni in cui gli utenti sono più attivi.
In questo caso il primo passo è porsi un obiettivo. Rispondi onestamente al perché senti la necessità di condividere una parte di te con il Web. Ciò che ne seguirà diventerà la tua strategia di personal branding coerente, che ti aiuterà a generare valore.
Butta un occhio a questo articolo d’introduzione al mondo del personal branding e dei Social.
Una domanda alla quale ti troverai a dover rispondere è “pseudonimo si, pseudonimo no”. Ovviamente dipende da quale sarà l’obiettivo da raggiungere e l’ambiente in cui deciderai di muoverti. Quello che posso dirti è che, in questo momento, il pubblico sembra fidarsi di più di nomi e facce più che di “alias”.
PROVA A… Butta giù una lista di 5 persone che segui sui Social. Se non ti ricordi come si chiamano, scrivi “quello/a che fa/dice questo…”
Alla fine controlla i nomi che non ricordi su Internet. In questo modo avrai un piccolo campione – se così possiamo chiamarlo – di nomi che per te hanno funzionato (perché li hai ricordati in qualche modo) e delle cose che a te interessano e che potrebbero interessare un tuo ipotetico pubblico. Da questa prima fase dovresti riuscire a tirare fuori: NAMING – CORE – TONE OF VOICE. In poche parole come vuoi essere riconosciuto, quale abilità stai mostrando e quale atmosfera vuoi ricreare (ironica, demenziale, emotiva, quotidiana, etc.) Quello che mostrerai sarà tuo figlio e parlerà della tua personalità e creatività.
#2. CHE TIPO DI CONTENUTI PROMUOVERE?
Le fasi precedenti rispondono in parte a questa domanda. Non esiste una regola su cosa generare per il Web. Esiste un momento, un modo e un pubblico. Se i tre ingredienti si incontrano nasce un contenuto efficace; contrariamente bisognerà fare qualche aggiusto strada facendo. L’importante è non gettare la spugna.
All’inizio sarà difficile trovare come parlare, come porsi, cosa tagliare a montaggio e cosa tenere (soprattutto nel caso di un progetto tutto tuo). Prova! Al massimo cambi strada. Puoi pubblicare un monologo o un dialogo periodicamente; puoi fare lo stesso ma riadattando le battute; puoi far recitare ai tuoi gatti le battute di Trainspotting; dare consigli su come truccarti in scena o studiare un copione… puoi fare quello che vuoi. Non esiste posto più bello (e terribile) del Web.
Certo: alcune cose (come gli animali e gli scherzi) funzionano più di altre, ma tu hai il tuo obiettivo! Vi ricordate del ridoppiaggio eccezionale di Fabio Celenza? È divertente, professionale e ha fatto grandi numeri.
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=CMKHQxvV7r8[/embedyt]
#3. CON QUALE FREQUENZA DOVREI CREARE VIDEO?
Idealmente, per costruire davvero una base di fan dovresti aggiungere ogni giorno un contenuto di qualità ai tuoi Social. Se ciò non è possibile, poiché alcuni tipi di video impiegano molto più tempo di produzione rispetto ad altri, e il pagamento dell’affitto è sempre la nostra spada di Damocle, non aggiungere contenuti solo per il numero.
Privilegia la qualità, perché sarà un tuo tratto distintivo.
Trova una routine che possa essere sostenibile per te. In questo io stessa ero partita bene: postavo un articolo completo una volta a settimana e due pillole, per un totale di tre pubblicazioni settimanali diversificate per ogni social. S/fortunatamente mi sono un po’ persa per la strada, ma spero di recuperare. Ricorda che ogni canale ha la sua specificità: le storie di Instagram sono brevi e più semplici.
PROVA A… Butta un occhio a come gestiscono una settimana di contenuti gli attori che ami o i gruppi Youtube based come The Jackal (e i singoli profili), iPantellas, i Casa Surace e i Soldi Spicci. Un buon modo per creare un piano editoriale efficace è proprio guardare al percorso di coloro che sono venuti prima di te. Vedi cosa ha funzionato per loro e provalo. Come dice il mio “sommo maestro” Paolo Fox, “Non credete. Verificate!”
#4. QUALI DOMANDE DOVREI PORMI DURANTE TUTTO IL PROCESSO?
Non smettere di farti domande, proprio come fai sul tuo essere da attore. Quali sono i miei obiettivi a breve termine? Quali sono i miei obiettivi a lungo termine? Sono in grado di raggiungerli? In caso contrario, cosa posso cambiare per migliorare le mie possibilità? Che cosa funziona bene e cosa ha bisogno di miglioramento? Il mio contenuto è professionale e di alta qualità?
Questo elenco di domande ti aiuterà a rimanere in pista e ti fornirà un modo coerente per valutare il tuo percorso, fuori e dentro i social.
#5. SARÒ ANCORA PRESO SUL SERIO COME ATTORE?
Questa è una domanda atavica. E la risposta è controversa. Quello che ho potuto capire io è che chi nasce sul Web ha difficoltà, in effetti, ad uscirne.

Non c’è da sentirsi ridicoli o si serie B se si lavora per il Web. Si tratta di uno strumento che fa molti più numeri dei tradizionali mezzi di comunicazione. Non importa il mezzo, ma il messaggio.
Io penso che i tempi siano leggermente mutati: l’integrazione tra le piattaforme è sempre più effettiva, non esiste più un unico modo di fruire contenuti video e, certe volte, alcune cose fatte per il Web superano in qualità quelle dello streaming domestico. In attesa delle risposte di chi ha una fan base solida, provo a rispondere così.
Se stai cercando di promuovere la tua carriera di attore, tutto si riduce al branding e alla professionalità. YouTube, Vimeo (che ti permette anche di fa scaricare il tuo CV) e lo stesso FB sono grandi piattaforme per promuovere il tuo demo reel, singole clip o intere serie web online; inoltre sono accessibili a un vasto numero di persone in tutto il mondo.
Certo: per sviluppare la tua carriera di attore, i social non dovrebbero essere la tua unica piattaforma di lavoro, ma creare contenuti di qualità e condividerli non ti impedirà di essere preso sul serio come attore.
#6. QUALI SONO I VANTAGGI DEL SUCCESSO SUI SOCIAL?
Come con qualsiasi piattaforma, la tua voce sarà amplificata. Se riuscirai nel tuo intento potresti diventare un “influencer” e sarà prezioso un tuo parere. Ecco perché potresti trovarti nella condizione di recensire prodotti, provarli gratuitamente. Potrebbe essere una bella opportunità per portare avanti i tuoi valori e di far luce su cause o problemi che ti stanno a cuore.
#7. QUALI SONO GLI ASPETTI NEGATIVI DEL SUCCESSO SU WEB?
Riassumo con due parole: haters e troll. Dovrai imparare a gestire il fatto che l’anonimato del Web rende gli utenti meno educati, per usare un eufemismo. Non sarà facile controllare la rabbia e la frustrazione che deriveranno dal leggere i commenti offensivi o negativi. L’altro svantaggio di rendere i tuoi contenuti liberi e facilmente accessibili sul Web è che potresti essere plagiato, ma questo è il problema eterno della proprietà intellettuale.
Le ultime due domande vorrei venissero esaurite da chi ha maggiore competenza di me, perciò rimando al prossimo articolo in cui le star risponderanno a questi quesiti. Se avete altre domande da fare loro, scrivete a Tips 4 Actors o alla redazione di Theatron. Per me sarà solo un onore fare da portavoce.
Nel complesso, il successo Web richiede dedizione e coerenza. La gestione del tempo non è affatto secondaria; bisogna essere consapevoli di quanto tempo si ha e di quanto tempo si necessita per creare i propri contenuti. Solo così si può decidere se investire le proprie risorse in questa avventura.
Qualche consiglio più tecnico nel prossimo articolo. Intanto attendo i vostri pareri e domande.
Voi ricordate sempre di
Stay Tipper & Go Deeper!
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La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
da Redazione Theatron 2.0 | 17 Apr 2018 | Uncategorized

Ciao Tipper, in primo luogo mi scuso per la latitanza degli ultimi mesi. Ho vissuto un periodo molto affascinante e faticoso, dal quale ho tratto qualche riflessione, che ovviamente voglio condividere con te. Ragionando sul titolo, ho iniziato a ripetermi in testa qualche gioco di parola. La prima cosa che ho pensato rimettendomi a scrivere i tip è stato Actress Life – hashtag noto e abusato – seguito da Life for an actress. Live as actress. Actress alive. Live for life. Subito dopo mi è tornata in mente una canzone di Amalia Gré, artista che probabilmente continua a piacere solo a me (ma questa è una illazione, anche se non so che fine abbia fatto).
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=UvdpNxFT8ro[/embedyt]
Io cammino di notte da sola è la canzone, ed in effetti rappresenta un buon riassunto di quello che penso e che ho vissuto, oltre ad essere un buono spunto per un repetition game (ma anche questa è un’illazione). Breve riassunto degli ultimi 64 giorni: un debutto in una commedia, due spot – che sarebbe meglio definire corti web, un ruolo in una serie, un debutto nazionale con una produzione inedita della mia compagnia, un ruolo da protagonista in un film saltato, alcuni provini e tanti mezzi presi e persi. Totale ore di lavoro (non retribuite e senza copertura assicurativa): 580; limite decibel raggiunto con i litigi in produzione: 130dB; persone incontrate-incrociate-superate: circa 82; ore di sonno: non pervenute; totale caffè consumati: non pervenuto; totale litigi in famiglia: non pervenuto.
La domanda quindi nasce spontanea. Cosa significa vivere da attore? Stamattina leggevo un articolo su uno dei portali di riferimento anche per i miei contenuti, sul quale era riportato “Acting is a desease”. Ora, senza farla così tragica la verità è una e indiscutibile: sebbene molte persone abbiano la passione di recitare, la realtà di essere un attore professionista è inconcepibile dall’esterno. Una volta che si prova ad assumerla come professione, ci sono altri fattori che si intromettono, come mangiare o pagare l’affitto, o dover fare i conti con genitori o partner delusi. Ed ecco che tornano le parole della canzone: “Io cammino di notte da sola, poi piango poi rido e aspetto l’aurora. Ed è una vita d’artista, così altalenante, ma quello che creo è importante per me”.
Ecco allora alcuni consigli su come affrontare le problematiche più frequenti di questo mestiere, così bello e contemporaneamente così provante.
1. IO CAMMINO DI NOTTE DA SOLA
Ovvero come affrontare la solitudinev
Fare l’attore di carriera è un mestiere di grande solitudine.
Quando sei coinvolto in una produzione lunga, la situazione più favorevole è che tu lavori sempre con le stesse persone a strettissimo contatto per un tempo più o meno lungo. Queste persone diventano i tuoi amici, i tuoi confidenti, i tuoi compagni.
Finita la festa, gli amici se ne vanno e ognuno per la propria strada.
Se, come me, lavori spesso ma a sbocconcellate su set brevi, i contatti sono più fugaci. Arrivi la mattina presto, ti prepari, giri e saluti. Fine. Come Pic: rapido e indolore.
A questo (sempre come nel mio caso) si devono aggiungere una manciata consistente di prove, magari a margine di una giornata di riprese.
Rientro stimato a casa propria per le 23:30 circa. Il tuo partner dorme, tuo figlio di 15 mesi no; poco importa, tanto giusto il tempo di ingurgitare qualcosa e sei già nel mondo dei sogni con tuo figlio che ti salta sulla pancia.
Sabato e domenica, in scena. Gli amici escono, ma non per venire a vedere te (a meno che non sia coinvolta in una grande produzione, e/o non possano farsi un selfie con qualcuno o davanti a qualcosa di importante).
Dall’altro lato, anche dopo un lungo periodo di lavoro, rientrare nella normalità può essere destabilizzante. Ricordo sempre le parole di una mia buona amica, in merito alle dinamiche di gruppo: “Se ci sei esisti!”, che in soldoni vuol dire essere presente sempre all’interno del gruppo di amici, per poter contare sul fatto di avere amici.
Insomma, apri la porta di casa e ti trovi a dover fare i conti con un domani di nuovo incerto, ma con un pizzico di stanchezza in più.
Il mio consiglio per evitare le scene da film in cui la protagonista cammina per strada con il volto solcato da romantiche lacrime, magari sotto la pioggia, mentre tutto attorno risuona qualcosa tipo “Moon River” è questo: ricordati che la tua vita è fuori, è intorno, non solo dentro il tuo mestiere. È un mantra che fatico a ripetermi, ma è l’unica soluzione.
Coltiva i tuoi rapporti veri. Basta un messaggio, una telefonata, una visita inaspettata, ma fallo. Quando il lavoro gira bene è facile perdersi; difficile è ritrovarsi nei momenti bui. Amici e famiglia sono i nostri più grandi alleati per costruire una carriera solida e lunga.
2. E SI POTEVANO MANGIARE ANCHE LE FRAGOLE
Ovvero dei sensi di colpa

I sensi di colpa che appesantiscono la tua scelta artistica, rallentano solo il tuo passo.
Tempo fa il regista di un film di cassetta mi confessò che aveva nel cast un’attrice di nome e che era in difficoltà perché non riusciva a gestirla. Lei aveva partorito da due mesi ed era in piena depressione post partum.
Dall’altro lato c’è la mia più umile e limitata esperienza. In questi ultimi 64 giorni, più volte mi è capitato di non riuscire a vedere mio figlio per molti giorni consecutivi; con il mio compagno sono arrivata a discutere spesso a causa della mia prolungata assenza; non ho fatto la spesa per più di un mese.
Il senso di colpa più grande, però, è sempre relativo al risvolto economico. Perché alla fine della giostra, ti siedi a tavolino e sai che non potrai concederti più di uno o due giorni di stacco (definirlo relax è troppo). Un grande sforzo che serve a malapena a coprire qualche spesa e, verosimilmente, a contrarre qualche altro debito. Ma come si dice? I debiti allungano la vita!
In questo scenario, la mia soluzione è forzarsi un po’. Imporsi disciplina, per ritagliarsi un po’ di spazio per sé. Sarà un tempo da prendersi per osservare, studiare, accantonare, far decantare e magari creare.
3. UN ANTICO IDIOMA CHE NON SAI DECIFRARE.
Ovvero dell’attesa e della lotta contro la paura
Gaber diceva “No, non muovetevi. C’è un’aria stranamente tesa e un gran bisogno di silenzio. Siamo tutti in attesa.”
È un verso che mi aiuta tanto, perché spesso finisco un lavoro e vado mentalmente alla ricerca di un altro lavoro. Per paura di uscire dal giro, per paura di restare senza soldi, per paura di dimenticare quello che so fare.
Poi è successo che ho sbagliato. Non tutti i lavori fanno bene, non tutti i lavori sono utili, non tutti i lavori arrivano al momento giusto.
Un lavoro fatto male è più dannoso dello stare un po’ di tempo senza lavorare.
La mia soluzione è creati una piccola alternativa che non ti distolga troppo dalle necessità attoriali. Impiegarsi in qualcosa che possa andare bene per brevi periodi, o che si possa gestire da casa. Alternativamente puoi proporti come sottoaiuto di qualcosa in produzioni teatrali o cinematografiche. Spesso torna utile. Ancora, candidati come spalla ai casting… non paga, ma insegna tanto.
Libero dalla morsa del devo lavorare a tutti i costi, la tua carriera ti assomiglierà di più. Ne sono quasi certa!
Inoltre condurre consapevolmente la propria vita attoriale, ti renderà anche più sereno difronte a scelte e rinunce.
In buona sostanza si tratta di avere la forza di difendere un po’ il proprio lavoro e (perché no) la categoria.
4. QUANDO TI ADDORMENTERAI CON LE SCARPE SUL LETTO
Ovvero della stanchezza.
È indubbio che questo mestiere, come tanti, ti possa mettere spesso alla prova. Ci sono giorni in cui vorresti fermarti, gridare e fare un concorso pubblico.
Non è la verità. Il lavoro che fai è imposto da quello che sei e poco puoi forzare la tua natura. Ha più senso fermarti (ok), respirare e accogliere questa stanchezza. Può darsi che tu stia muovendo tanti passi in una direzione poco utile, o semplicemente che tu abbia bisogno di riposarti.
Allora torna a fare qualcosa che ti piace, con persone che ti fanno stare bene. Potresti prendere l’abitudine di segnare su un taccuino “cose che vorrei fare quando avrò il tempo”. Avrai la sensazione di non stare con le mani in mano e, contemporaneamente, farai qualcosa per ricaricarti. Geniale!
[Nei cambi di stagione prenditi anche un integratore. Male non fa!]
Insomma, la vita da attore non è sempre piacevole, anche se l’uomo della strada pensa l’esatto opposto. Non è detto che arrivino i red carpet o le copertine dei giornali, potremmo non vincere mai nessun riconoscimento. Ci sono giorni in cui si fa veramente fatica, ma facciamo il mestiere più bello del mondo. Vivere bene i giorni bui, con onestà, fa parte del gioco e ogni gioco ha delle regole. Poche, semplici e banali regole per uscire dal flusso e godersi la meraviglia della contemplazione di un momento.
Vale la pena!
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da Redazione Theatron 2.0 | 3 Gen 2018 | Uncategorized
Questo 2018 voglio iniziarlo con una riflessione sulla paura e su come affrontarla per liberare la tua creatività e il tuo talento.
Vi siete mai chiesti perché molti attori sono buddisti? Ad un certo punto tra fine anni ’90 e la prima decade del 2000 era un continuo “outing” di celebs (e meno) che dichiaravano di aver trovato nella Pratica il balsamo ai propri demoni. Lasciando nell’Olimpo i vari Richard Gere (precursore e iper-buddhista), Tina Turner, Geri Halliwell (che ha a sua volta fatto convertire Robbie Williams), Orlando Bloom e… ebbene si, Roberto Baggio, anche io ho incontrato nel mio cammino diversi colleghi che hanno abbracciato discipline orientali. Inizialmente li guardavo negli angoli dei teatri, a gruppetti di 5 o 6 persone, in attesa del loro turno tra cinquecento altri candidati ad un provino, mentre recitavano tutti insieme e ad alta voce il Nam-myoho-renge-kyo. “Fanatici!” pensavo.
Successivamente ho avuto modo di collaborare con un’attrice del Maestro De Simone. Anche lei buddista ma, a prescindere da questo, quello che colpiva era la luce che ti investiva anche solo quando entrava nella stanza. “Dono di Dio!” pensavo io. Lei invece cercò di farmi capire quanto il Buddismo in questo le fosse stato d’aiuto.
Ora ti starai domandando il perché di tutto questo preambolo. Ebbene, ecco la mia versione dei fatti. Ogni attore desidera essere apprezzato. Ogni attore lavora per dare alla gente ciò che vuole. Ogni attore mette in mostra le sue fragilità. Pochi attori sanno convivere tranquillamente con questo. L’essere giudicati, l’assumersi la responsabilità di una scelta che potrebbe non farci prendere un ruolo, sono dinamiche emotive che conosciamo bene e non importa se siamo allievi o attori di carriera. Il tarlo ci sarà sempre. A questo aggiungiamoci la vita “normale”. Quando sono rimasta incinta volevo fuggire. Mi sono sentita spesso finita. Avevo paura che si sarebbero dimenticati di me, che non avrei lavorato mai più e che avrei dimenticato quello che sapevo fare. Ero talmente concentrata su di me, che dimenticavo la grande possibilità che mi si stava offrendo.
Stacco. Interno. Teatro. Roma. Pochi minuti prima che si aprisse il sipario, sentii nel buio delle quinte “Possiamo mai soffrire così ogni volta?”. Era il primo attore. Con una carriera di profilo internazionale e una serie (non fiction!) in onda in quei giorni.
Torniamo a noi: io non sono Buddista, ma ecco che torna il concetto – buddista, appunto – di non attaccamento al mondo pieno di drammi (sia dentro che fuori scena) e di una vita da recitare, invece che da vivere. Troppo IO e troppo poco NOI. Troppo IN e troppo poco OUT. Insomma, c’è tutto un Mondo intorno a noi!

Allora ecco che, in questo primo vagito di 2018, prendo in prestito un po’ qua e un po’ là ispirazioni pseudo spirituali e filo orientaleggianti per trovare la strada della semplicità e soprattutto della libertà nel nostro lavoro. Accettiamo il fatto di essere destinati a provare un senso di incertezza e dubbio. Dopo tutto, “di umanità si tratta”. È il nostro lavoro veicolare emozioni e, se è vero che “Il pericolo non viene da quello che non conosciamo, ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è”, allora siamo deontologicamente tenuti a scendere nella nostra vita emotiva.
Se la paura e i nostri dubbi personali ci impediscono di essere creativi ed espressivi, di assumerci dei rischi e di godere del nostro lavoro, dobbiamo occuparci di loro e imparare a gestirli. Ecco pochi consigli:
IMPARARA AD ARRENDERTI
Ciò a cui resisti, persiste. Ciò a cui ti arrendi può essere affrontato in modo più efficace. Il più delle volte siamo noi stessi l’ostacolo più grande da superare. Non il Casting, non la sceneggiatura, etc. Ogni tanto prova a concederti la possibilità di non controllare tutto. È decisamente liberatorio.
> Prova questi semplici esercizi per imparare a gestire l’ansia da controllo in 6 passi
FOCALIZZA IL PERCHÈ
Purifica i tuoi pensieri e le tue azioni. Come? Vai alla radice della motivazione. Spesso invito i miei amici ad interrogarsi nella “stanza buia” dentro di sé. Lì non abbiamo pubblico o giudizio, se non noi stessi. E lì possiamo concederci allo sforzo di sincerità dovuto.
Chiediti onestamente e senza giudicare le seguenti domande:
- Sto andando sul palco o davanti alla telecamera per i giusti motivi?
- Sono lì per avere lodi, per ottenere la parte, o per sentirmi talentuoso invece di perseguire semplicemente il mio obiettivo?
- Le mie motivazioni sono un po’ più egocentriche di quelle che mi piace ammettere e quindi mi sto proteggendo senza nemmeno rendermene conto.
SEMPLICE È BELLO
“Guarda l’altro negli occhi e dì la verità” ecco cosa sei chiamato a fare in quanto attore. Dobbiamo esistere, respirare, ascoltare, e perseguire un obiettivo. Il resto è un utile corollario.
Non smetterai per questo di interrogarti su te stesso, ma potrai liberare la tua creatività. E se hai dubbi su una strada o su una scelta attoriale… praticala! Il risultato parlerà per te. Se una cosa funziona, funziona e basta. Come si dice: la pratica vale più della grammatica.
Ricorda che recitare equivale a to play o a jouer?
> Qui qualche riflessione sul rapporto tra creatività e semplicità
L’UNIONE DÀ LA FORZA
Per il resto, l’unico consiglio che posso darti ancora è impara ad essere la metonimia dell’attore. Siamo una parte fragile di un tutto bellissimo e cattivo. Insieme cresciamo, insieme possiamo allenarci, confrontarci e migliorarci. Alla fine è un mestiere che facciamo per gli altri e allora è giusto scendere in comunione con questi altri. Fa finta di essere in Jumanji. È un gioco, quindi divertiamoci, ma ad altro coefficiente di rischio. E allora rischiamo!
Un post un po’ più filosofico per questo inizio d’anno, ma certe volte è giusto fermarsi un attimo. Io riparto dalla paura, che sento come un grande limite. Se ti interessa, sulla pagina di Tips 4 Actors parlo spesso di questo argomento.
Spero di esserti stata utile. E, come sempre, Stey Tipper & Go Deeper!
Alla prossima settimana.

> SEGUI LA PAGINA TIPS 4 ACTORS
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da Redazione Theatron 2.0 | 15 Dic 2017 | Uncategorized
Essere un attore e non fare l’attore è una strada lunga. I giusti incontri e consigli ci possono far fare dei bei salti in avanti. Nessuna scorciatoia, solo qualche giro di motore un po’ più alto per macinare dei metri più velocemente. Prendo spunto da un recente listicle di Michael Abercromby su Stage Milk per condividere le 7 “lezioni” che avrei voluto imparare prima:
# 1 SEI UNICO
Questa è una delle cose più difficili da comprendere. Davvero! Tutti vogliamo essere unici, e tutti pensiamo di esserlo, ma cosa significa usare la nostra specifica unicità ai fini attoriali? È questo il quesito. Perché si tratti di una strategia poco efficace, ce lo spiega in poche parole proprio Michael Abercromby. “Troppo spesso gli attori a inizio carriera cercano di emulare un altro attore più famoso o cambiano il loro stile per adattarsi a uno stampo a cui pensano di appartenere. Questo è un errore enorme. Supponi di essere abbastanza fortunato da sembrare, per esempio, Margo Robbie. Supponiamo che tu possa comportarti come Margo Robbie e al provino spacchi. Sai chi avrà quel ruolo? Margo Robbie. Perché lei è l’originale e tu sei la copia”.
Il risultato? Nel peggiore dei casi una forma vuota, nel migliore tanto shopping, parrucchiere e infinite discussioni con gli amici/colleghi. Bisogna ricordarsi che le tendenze e le mode cambiano continuamente. Quindi sii solo tu. È pesante aspettare il tempo che arrivi il ruolo fatto proprio per noi, ma se siamo troppo occupati ad essere qualcun altro, perderemo l’occasione per fare quello che sappiamo fare meglio: essere noi stessi.
Vedi sulla Pagina FB COME SCOPRIRE LA NOSTRA UNICITÀ ATTORIALE

# 2 LA NATURA PARLA
Va bene mettersi alla prova. Va bene cercare di entrare nel profondo del personaggio. Va bene calarsi in panni che non vestiremmo mai. In fondo recitare non è questo?! Ma c’è un ma! Sfortunatamente agli inizi di carriera sarà più facile prendere piccoli ruoli. Sto parlando di “AMICA 1”, “CASSIERA” o “POLIZIOTTO”. In questi casi i tempi di lavorazione saranno, probabilmente, molto stretti e lavorare sul personaggio potrebbe addirittura essere controproducente. Nella maggior parte dei casi siete scelti perché siete già giusti e la vostra energia naturale è giusta. Cercare di fare troppo può sabotare un piccolo ruolo e potenzialmente infastidire la squadra che ti circonda, nella peggiore delle ipotesi, finirai per essere modificato. Salva la performance vincitrice dell’Oscar per quando hai il supporto, tempo, regista e denaro per farcela.
Per saperne di più: Attenzione al personaggio
# 3 NON GUARDARMI NON TI SENTO
All’inizio della mia carriera ho molto lottato con la mia voce. Non mi piaceva e gli altri mi dicevano sempre di alzare il volume, di portare di più, di diventare “grossa” in scena. Non grido, ho una tonalità diffusa a molte attrici e la cassa toracica di un gattino. Cominciai ad andare in paranoia. “Come posso a fare a farmi sentire di più?” era la domanda di rito in workshop e seminari. La risposta più pittoresca fu “Immagina di sputare in faccia a quello che sta seduto nell’ultima fila”. Non mi aiutò. Fortunatamente un giorno venne Danio Mafredini che mi folgorò con la respirazione intercostale; poi venne la conoscenza con Anna Marsicano – logopedista e direttrice del centro Voce & Dintorni, nuovo Centro di Didattica e Riabilitazione della voce artistica con sede a Napoli – che riuscì a farmela capire con una semplice cannuccia.
Segui gli esercizi su LA VOCE DELL’ATTORE sulla Pagina di Tips 4 Actors
# 4 LA VERGOGNA PUZZA
Se ho vergogna a mettermi in gioco non rischio, e se non rischio non mi espongo, e se non mi espongo non mi impongo. È una roba tosta da metabolizzare, per diversi motivi. In primo luogo non vogliamo fare figuracce o comunque non vogliamo rischiare di essere fraintesi se ci concediamo di sperimentare qualcosa che possa andare parecchio sopra le righe; in secondo luogo – almeno questa è la sensazione che ho io – il più delle volte all’attore non è concesso l’errore in fase di montaggio e prova. E così si alimenta (nelle menti deboli come la mia) la sensazione di inadeguatezza. Basta! La tua performance dovrebbe essere una collaborazione tra te e il regista. Smetti di pensare e inizia a donare. Se non stai dando niente, o stai facendo sempre la stessa cosa, non stai facendo il tuo lavoro.
# 5 STANCATI
Qualche tempo fa ebbi la possibilità di partecipare ad un meraviglioso laboratorio con Mimmo Borrelli. Tre giorni di full immertion sciamanica, con una performance finale di svariate ore, in cui eravamo tutti contemporaneamente e sempre in scena. Salto in avanti. L’anno scorso, incinta, andai a vedere una radio edit. di Roberto Latini. Cosa hanno in comune Borrelli, Latini e il mio pancione? La stanchezza! In entrambe le circostanze gli attori arrivavano alla fine della performance distrutti, ma felici. Lavorare con il freno tirato non ha un gran senso. Ci si diverte anche poco.
# 6 RISCALDA IL MOTORE
Trova la tua routine di riscaldamento, sia fisico, sia vocale. Ti aiuterà a mantenere sempre attivo e sano il tuo strumento attoriale, ma anche a trovare la giusta concentrazione per iniziare a lavorare o ad esibirti.
#7 RITMO NON È VELOCITÀ
Spesso ho sentito dire agli attori cose tipo “più ritmo in battuta”, “hai fatto sedere la scena”, etc. Il più delle volte questo l’ho visto tradurre con una corsa furiosa alla fine della battuta. Aiuto!!! Il ritmo non è velocità. Il più delle volte è assimilabile al livello di energia che abbiamo in corpo. Anche in questo caso, non parlo di stanchezza o di riposo, ma di quello stato di vitalità che emaniamo quando facciamo le cose. Cercate di lavorare su questa energia. La filosofia orientale è piena di spunti a riguardo. Trovate il vostro modo, qualunque sia, basta che funzioni (la mia sintesi assomiglia allo sforzo per fare la cacca). Provate… e ditemi se poi la gente non se ne accorge.
Insomma: la fortuna di una buona carriera attoriale, il più delle volte, è data dagli incontri e dai buoni consigli. Questi io li ho trovati molto utili. Spero possano aiutare anche voi. Fatemi sapere che ne pensate.
E come sempre…
Stay Tipper & Go Deeper
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