Parolacce Sottovoce. Il difficile percorso di umanizzazione e integrazione

Parolacce Sottovoce. Il difficile percorso di umanizzazione e integrazione

 Parolacce Sottovoce

Parolacce Sottovoce

Al Teatro Trastevere di Roma è andato in scena Parolacce Sottovoce, scritto e diretto da Yasmine Bouabid. L’opera nata nel 2017, dal 2018 parte del progetto Accoglienze!, racconta la difficile integrazione di Mariem, una liceale di origini arabe, che vive ogni giorno sulla sua pelle la chiusura mentale del proprio nucleo familiare e l’ostilità feroce della società in cui è inserita.

Un tema, così delicato e contemporaneo quale quello dell’integrazione, viene portato sul palco adottando la prospettiva esistenziale di due adolescenti: Mariem e la sua amica Eva, una ragazza omosessuale vivace quanto sregolata. Benedetta Cassio, l’attrice che interpreta quest’ultima, ci espone quale sia il potenziale di questo testo: « L’umanizzazione di determinate figure è qualcosa in cui questo testo riesce in maniera semplice ed efficace: rendersi conto che i temi qui trattati sono universali e che anche il musulmano può essere razzista senza realizzare di essere lui, in primis, vittima del razzismo. »

Umanizzare il diverso: come se oggi fosse ancora necessario ricordare che chi è diverso da noi, per cultura o religione, non possa permettersi di condividere le nostre stesse ambizioni e speranze, le nostre paure e insicurezze per il futuro o, perché no, la nostra meschinità, la nostra maleducazione e la nostra venalità.

Parolacce Sottovoce è un’opera di Yasmine Bouabid, giovane drammaturga italo-tunisina che desidera raccontare una storia comune, attraverso il linguaggio e l’impulsività di un gruppo di giovani adolescenti, del quale fa parte anche Mariem, la protagonista interpretata da Eleonora Muzzi: «Credo che sia importante cercare attraverso il teatro di sensibilizzare le persone. Troppo spesso ormai è diventata abitudine incollare delle etichette, facendo di tutta l’erba un fascio. Nessuno più fa lo sforzo di capire se quella di fronte è una persona che merita, che vale o che può realizzare qualcosa, ma è più facile fermarsi al fatto che sia un immigrato. Sicuramente mi piacerebbe tanto che le persone che venissero a vedere questo spettacolo uscissero ponendosi poi delle domande; non so se ci riesco o ci riuscirò, ma sicuramente è una delle tante missioni che ho e che mi spingono a fare questo mestiere.»

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Etichette come quella che Mariem trova scritta nel bagno delle ragazze, che recita “Musulmana di merda”. Mariem è una liceale che vorrebbe fare della propria arte il proprio futuro, ma suo padre, interpretato da Mauro Tiberi, ha già scelto per lei: andrà a Marsiglia e farà medicina. La madre, interpretata da Simona Vazzoler, tace, limitata e limitandosi nel proprio ruolo di moglie devota. Mariem, man mano che frequenterà Eva, si troverà sempre più in attrito con la sua famiglia. Mauro Tiberi porta in evidenza come questa sia una condizione comune in una realtà come quella degli immigrati di seconda generazione:

«La protagonista di questo testo è un’immigrata di seconda generazione, che è un’entità sociale un po’ dimenticata qui in Italia, anche perché a livello politico o di cronaca, c’è altro di cui parlare, ma sulla quale invece questo testo punta i riflettori.

Parolacce Sottovoce racconta la condizione di chi è nato sul suolo italiano ma, al tempo stesso, è nato anche all’interno di una casa in cui le figure genitoriali sono molto forti, dove c’è una cultura molto presente e, soprattutto, una religione molto pressante; in questo senso, è interessante vedere nel personaggio di Mariem come questi due mondi si mettano in conflitto. Un conflitto che inizialmente è anche dolce, quasi non percepito da lei, ma che poi va sempre più in fondo alla questione. Trovo affascinante come queste due entità, come appunto quello dell’omosessualità e della ribellione e poi quello della famiglia e della responsabilità siano sempre vissute da un’adolescente.»

Negli spaccati di vita quotidiana, che possono sembrare tanto diversi per un velo, per una tunica o per una preghiera in casa, si riscoprono invece tutte le cose che ci accomunano come esseri umani. Yasmine Bouabid racconta di come la prima difficoltà fosse rappresentata dall’origine italiana degli attori e quindi su come si potesse al meglio rappresentare questa famiglia, senza risultare fuori luogo, per esempio con l’ausilio di un accento che li caratterizzasse. Simona Vazzoler mostra invece come un’iniziale perplessità si sia poi rivelata una risorsa fondamentale nella rappresentazione di questo nucleo famigliare, quasi ad avvalorare la tesi:

« È stato interessante andare ad immergersi in questa cultura nuova e sconosciuta: in questo Yasmine ha giocato ruolo fondamentale, non presentandola mai come nuova; infatti poi, andando bene a vedere le cose e lavorandoci, ci siamo accorti che il rigore di questi genitori, la loro chiusura mentale o la paura per il futuro di questa figlia che vuole fare l’artista è qualcosa che si riscontra in qualsiasi cultura.»

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Diversi, ma diversi rispetto a chi? Qui si ritorna all’umanizzazione e alla quotidianità rappresentata sulla scena. Eva lancia Mariem all’interno del proprio gruppo di amiche, ragazze lesbiche come lei, interpretate da Simona Vazzoler e da Ethel Fanti Ciupi, facendo riscoprire alla ragazza non solo le piccole trasgressione adolescenziali quali la sigaretta, l’alcool o la droga, ma anche una nuova leggerezza, un diverso modo di affrontare la vita e di vedere le cose. Fondamentale una scena in cui il padre di Mariem si rifiuta di guardare in televisione una manifestazione di omosessuali, poiché si tratta di individui contro natura; la figlia allora sottolinea come entrambi all’interno di questa società siano nella stessa condizione di emarginati.

Ci dice a riguardo Eleonora Muzzi: « Non c’è bisogno di andare dall’altra parte del proprio paese o all’opposto del proprio stile di vita per far uscire fuori il fatto che tra musulmani e omosessuali non c’è differenza, come sono diversi e come siamo tutti diversi. Per accettare il diverso non posso andare contro al diverso stesso. Come si sente diversa Mariem si sentono un po’ tutti diversi, ed è forse questa la caratteristica che ci rende umani e ci accomuna.»

Un finale agrodolce chiude la storia, come giusto che sia,  rappresentando in modo così fedele la nostra realtà. Parolacce Sottovoce è uno spettacolo che ha l’intento di rompere quelle barriere che quotidianamente ci poniamo o ci vengono poste davanti, come quella della lingua, dell’ideologia, della religione o della cultura, riflettendo come invece siamo tutti umani e per questo fallibili.