Lo Stabile di Torino si conferma Primo Teatro Nazionale nell’assegnazione dei contributi FUS

Lo Stabile di Torino si conferma Primo Teatro Nazionale nell’assegnazione dei contributi FUS

Sono state pubblicate sul sito web della Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo del MiBACT le assegnazioni del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) per l’anno 2017.

Con un contributo di 2.714.158 euro, in crescita di 177.561 euro (pari al 7% che è l’aumento massimo previsto) rispetto all’esercizio precedente, il Teatro Stabile di Torino si conferma come il Teatro Nazionale più finanziato dal FUS, considerato che il Piccolo di Milano gode di una legge speciale.

Grande soddisfazione esprimono il Presidente Lamberto Vallarino Gancia e il Direttore Filippo Fonsatti: «Il sensibile aumento del punteggio qualitativo e quantitativo assegnato allo Stabile e il conseguente incremento del contributo FUS nella misura massima consentita dalle norme vigenti premia il livello artistico del nostro progetto, la capacità produttiva, gli indici occupazionali, l’ampia partecipazione del pubblico – affermano i vertici dello Stabile – e costituiscono le migliori premesse per il prossimo triennio».

Altrettanto positivo il risultato conseguito dal festival Torinodanza, organizzato dal Teatro Stabile, che ha ottenuto 114.576 euro di contributo FUS, anch’esso in crescita del 7% rispetto al 2016, consolidando la manifestazione torinese quale primo festival italiano di danza.

Tale riconoscimento giunge nel giorno dell’inaugurazione dell’ultima edizione del festival firmata da Gigi Cristoforetti, cui va il ringraziamento più sincero per il grande lavoro svolto in questi anni.

«La capacità di attrarre sul nostro territorio 2.828.734 euro di contributi ministeriali oltre a 776.244 euro di fondi europei – concludono Vallarino Gancia e Fonsatti – si deve anche al cofinanziamento delle amministrazioni locali, Città di Torino, Regione Piemonte, Città di Moncalieri, e degli altri soci privati dello Stabile, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT, che con il loro convinto sostegno garantiscono al Teatro lo svolgimento ottimale delle funzioni pubbliche a favore della comunità e il posizionamento ai vertici della scena nazionale e internazionale».

Nasce l’ Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona

Nasce l’ Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona

Il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale sostiene da tempo l’importanza del teatro come opportunità di integrazione, condivisione e coesione ed è proprio in quest’ottica di teatro inclusivo, impegnato ad operare in aree disagiate della società, che ha deciso di accogliere e sviluppare un progetto di Gabriele Vacis, Roberto Tarasco e Barbara Bonriposi dotandosi, grazie al sostegno della Regione Piemonte e della Compagnia di San Paolo, di una nuova funzione e dando vita all’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona.

A partire da 2017, infatti, un nuovo dipartimento all’interno dello Stabile – considerato anche dal MiBACT quale progetto pilota a livello nazionale – realizzerà attività, laboratori, seminari, performance e “ambienti” dedicati alla cittadinanza, concentrandosi, in una prima fase, sulle comunità dei migranti presenti nell’area metropolitana di Torino e sul territorio piemontese.

«Questo progetto consolida il posizionamento dello Stabile al centro del contesto in cui opera – dichiarano il Presidente del Teatro Stabile Lamberto Vallarino Gancia e il Direttore Filippo Fonsatti – nella profonda convinzione che il teatro sappia rafforzare il senso di appartenenza ad una comunità, favorire la coesione sociale e la condivisione di valori identitari, accogliere e includere le differenze. L’Istituto di Pratiche Teatrali e il progetto Migranti – continuano Vallarino Gancia e Fonsatti – contribuiscono a creare una “competenza di cittadinanza” e sono complementari all’iniziativa Un posto per tutti che, eliminando ogni barriera di accesso, consente anche alle classi svantaggiate e ai meno abbienti di partecipare alle nostre attività ricevendo gratuitamente un abbonamento alla nostra stagione».

«Da sempre – scrivono i curatori del progetto – il teatro impiega le proprie tecniche oltre lo spettacolo: lo psicodramma, la musicoterapia, la danza come antidoto alla nostra vita statica, l’animazione nelle periferie più degradate, sono consuetudini diffuse e ormai popolari. Si impiega la narrazione in campo medico e il gioco teatrale nella gestione delle disabilità… Tutte queste pratiche si fondano sulla consapevolezza di sé, degli altri, del tempo e dello spazio, che è alla base del teatro di ogni tempo. Oggi c’è molta più gente che fa teatro, che danza, di quanta non vada a vederli teatro e danza. Grandi registi e grandi attori hanno ispirato queste strade del teatro da più di un secolo. E oggi accade che molti artisti non percepiscano più l’azione sociale come un dovere civile o una benevola elargizione. Il coinvolgimento del cittadino, della persona, nel lavoro artistico è ormai la poetica di molti attori, drammaturghi, registi. Il nostro presente tecnologico produce forme a getto continuo: l’arte non è più solo creazione di forme ma anche inclusione. L’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona, nasce per comprendere questa articolazione del teatro».