“Futuri Maestri” in scena all’Arena del Sole
Lo spettacolo fa parte di FUTURI MAESTRI, un progetto multidisciplinare del Teatro dell’Argine, con 9 sere di spettacolo, una mostra, 5 eventi speciali, per formare i FUTURI MAESTRI. Emilia Romagna Teatro Fondazione e Arena del Sole sono tra i partner del progetto.
Per maggiori informazioni, vai al sito del progetto.
Un gioco di cori che si inseguono, di voci che si rincorrono, di coreografie che portano l’azione sui palchi e in platea, di parole nate dal lavoro che i drammaturghi professionisti del Teatro dell’Argine hanno fatto con i giovanissimi partecipanti nel corso di un anno di laboratorio teatrale: una pratica di teatro condiviso, un ambizioso lavoro di ascolto e di partecipazione attiva.
Si è cominciato a discutere di cinque parole (amore, crisi, lavoro, guerra, migrazione) con bambini, bambine e adolescenti allo scopo di dialogare, giocare e restituire in forma teatrale gli esiti di quel gioco, di quel dialogo, di quell’ascolto. In un percorso di teatro i cui protagonisti siano bambini o ragazzi, il teatro paradossalmente, viene dopo. Oppure viene insieme a tutto il resto, ma dissimulato nel piacere di una pur regolata libertà di espressione, in uno spazio affrancato dalle convenzioni imposte dalla quotidianità della scuola o della famiglia.
Ma poi è subentrato il teatro, per dare senso a quella libertà. È a questo punto che sono venuti in aiuto i testi della tradizione ed è l’utopia del cambiamento ad aver guidato il filo della drammaturgia di Futuri Maestri, e la scelta dei testi entro cui racchiudere le infinite suggestioni suscitate da un percorso che dura da almeno due anni. Sono stati presi a prestito testi della tradizione teatrale che svolgono quell’utopia sotto forma allegorica: utopie di città e ambienti sociali dai contorni “favolosi”, irreali: come l’Inferno di Mistero buffo di Majakovsij, la Città dell’oro di Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Brecht, la Numanzia del trattamento mai tradotto in film di Porno-teo-kolossal di Pasolini, la Nubicuculia degli Uccelli di Aristofane, incorniciate dalla Tebe appestata dell’Edipo re di Sofocle e dalla Luna discarica di oggetti e ossessioni del mondo umano, nel “fantastico” episodio di Astolfo sulla luna dell’Orlando furioso di Ariosto.
Ognuno di questi testi, riscritti secondo le sollecitazioni dei ragazzi, rappresenta nella drammaturgia la tappa di un viaggio intrapreso da un gruppo di bambini e adolescenti (ogni tappa fa riferimento alle cinque parole di partenza: amore, crisi, lavoro, guerra, migrazione). La città di appartenenza di questi giovani e giovanissimi è preda di una malattia che inibisce i sogni, una peste maligna le cui vittime sono unicamente gli adulti. Così il nostro gruppo di imperfetti (in questa indefinitezza, sta la loro possibilità di cambiamento) decidono di andarsene, alla ricerca di un antidoto che possa guarire gli adulti e che li porta a visitare varie città, da cui sono necessariamente costretti a fuggire per i vizi e le corruttele incontrate. Ma questo viaggio non sarà invano: da ogni città essi riportano un insegnamento, delle parole da mettere nel proprio bagaglio di esperienze. Sarà poi nell’ultima tappa che i ragazzi troveranno l’antidoto tanto cercato: ed è, ancora una volta, la peste. La peste dell’energia, che trasmette per contagio la passione e l’ardore: la peste del teatro, insomma. Ed è appunto in un teatro che il percorso termina, là dove era cominciato: perché tutto questo viaggio iniziatico è inscritto dentro la convenzione di un copione che il gruppo di “impuri” può decidere di accogliere o di rigettare. Perché magari ci sono parole più urgenti, pensieri più brucianti di quelli scritti per loro, messi loro in bocca da una compagnia teatrale che ha deciso di realizzare uno spettacolo i cui protagonisti sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze.
Al culmine dello spettacolo, entrano nell’azione nove maestri del nostro tempo, uno diverso per ogni sera di rappresentazione: piccoli grandi eroi del nostro quotidiano, uomini e donne comuni che hanno deciso di alzarsi e agire, di dare un contributo forte ed esemplare al nostro presente nei più diversi campi, dalla medicina al giornalismo, dall’accoglienza ai migranti alla legalità. I nove maestri hanno preparato per i giovani presenti una loro lettera, ispirata a uno dei cinque temi chiave del progetto (amore, guerra, lavoro, crisi, migrazione) e contenente cinque parole che i Futuri Maestri possono portare con sé nell’avvenire.
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