Teatri in Comune, assegnata la gestione triennale di Quarticciolo, Tor Bella Monaca e Villa Pamphilj

Teatri in Comune, assegnata la gestione triennale di Quarticciolo, Tor Bella Monaca e Villa Pamphilj

Aggiudicate le assegnazioni del bando di gara rivolto ai Teatri in Comune di Roma Capitale, che individuano i gestori della programmazione artistica e culturale e dei servizi connessi agli spazi del Teatro Biblioteca QuarticcioloTeatro Tor Bella Monaca e Teatro Villa Pamphilj, per il triennio 2020-22.

Sono affidatari per il Teatro Biblioteca Quarticciolo l’Associazione culturale E.D.A. e Spell Bound; per il Teatro Tor Bella Monaca l’Associazione culturale Seven Cults e Teatro Potlach; per il Teatro Villa Pamphilj l’Associazione culturale Teatro Verde – N.O.B. e Scuola popolare di musica Donna Olimpia. Per la prima volta, l’affidamento triennale permetterà di programmare e gestire i tre spazi della rete dei Teatri in Comune per un periodo più esteso rispetto alle precedenti assegnazioni. Il triennio avrà, infatti, termine il 31 dicembre 2022.

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Roma Capitale e Teatro di Roma sostengono insieme la rete dei Teatri in Comune, consolidando una collaborazione reciproca, sempre più stretta e sinergica, e che metta in diretta connessione le sale dello Stabile capitolino – Argentina, India, Torlonia e Lido – con i tre spazi teatrali diffusi sul territorio cittadino.

«Nel viaggio attraverso Roma che il nostro teatro intende compiere, sono importanti i Teatri in Comune, luoghi di irradiazione di energie artistiche e culturali – commentano il presidente del Teatro di Roma Emanuele Bevilacqua e il direttore Giorgio Barberio Corsetti – Siamo felici di aver realizzato con la nostra Amministrazione un bando che dà la possibilità di programmare e gestire i Teatri in Comune per tre anni. Il nostro obiettivo per il prossimo triennio sarà caratterizzato dalla sinergia tra tutti i teatri che compongono la rete, nel rispetto delle specifiche identità e missioni. La volontà è di aprirsi verso la città, di stimolare la partecipazione di pubblici diversi attraverso progetti ed eventi che, dalle storiche sale del Teatro Argentina e del Teatro India, coinvolgano anche i Teatri in Comune, i quartieri dove sono collocati, contribuendo a diffondere l’arte del teatro e renderla pervasiva su tutto il territorio romano».

Mbira: la cultura africana nella musica e nella danza di Roberto Castello. Il 4 novembre al Teatro Quarticciolo di Roma

Mbira: la cultura africana nella musica e nella danza di Roberto Castello. Il 4 novembre al Teatro Quarticciolo di Roma

Quanto ha contribuito l’Africa a renderci quelli che siamo?
Per molti secoli europei e arabi hanno esplorato, colonizzato e convertito ogni angolo del pianeta. Oggi tante culture sono perdute e quella occidentale è diventata per molti versi il riferimento universale. Impossibile dire se sia un bene o un male o sapere se i colonizzati prima della colonizzazione fossero più o meno felici. Sta di fatto che il mondo è sempre più piccolo e meno vario, pieno di televisioni che trasmettono gli stessi programmi e di negozi identici che vendono prodotti identici dalla Groenlandia alla Terra del Fuoco, dalla California, a Madrid, a Riyad a Tokio. Ma spesso nel processo di colonizzazione capita che il conquistatore cambi irreversibilmente entrando in contatto con la cultura dei conquistati.

Di questo prova a parlare Mbira, un concerto per due danzatrici, due musicisti e un regista che – utilizzando musica, danza e parola – tenta di fare il punto sul complesso rapporto fra la nostra cultura e quella africana. Lo spettacolo, a cura di Roberto Castello andrà in scena il 4 novembre 2019 al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma. Ingresso gratuito (maggiori informazioni).

Mbira è il nome di uno strumento musicale dello Zimbabwe ma anche il nome della musica tradizionale che con questo strumento si produce. “Bira” è anche il nome di una importante festa della tradizione del popolo Shona, la principale etnia dello Zimbabwe, in cui si canta e balla al suono della Mbira. Mbira è però anche il titolo di una composizione musicale del 1981 intorno alla quale è nata una controversia che ben rappresenta l’estrema problematicità e complessità dell’intrico culturale e morale che caratterizza i rapporti fra Africa ed Europa. Mbira è insomma una parola intorno a cui si intreccia una sorprendente quantità di storie, musiche, balli, feste e riflessioni su arte e cultura che fanno da trama ad uno spettacolo che, combinando stili e forme, partiture minuziose e improvvisazioni, scrittura e oralità, contemplazione e gioco, ha come inevitabile epilogo una festa. Mbira offre un pretesto ideale per parlare di Africa e per mettere in evidenza quanto poco, colpevolmente, se ne sappia, nella convinzione che il gesto più sovversivo oggi sia quello di ricordare che, prima di affermare certezze, in generale sarebbe saggio conoscere l’argomento di cui si parla. Il teatro borghese nasce per i teatri, la musica pop per gli stadi. Progetti come Mbira nascono invece per tutti quei posti in cui c’è voglia e bisogno di distrarsi, divertirsi e stare bene senza necessariamente smettere di pensare o di porsi domande sul proprio ruolo e sul proprio rapporto con gli altri.

Mbira inaugura FuturaMemoria, una nuova Rassegna sui temi dell’inclusione e della memoria prodotta da Spellbound con la direzione artistica di Valentina Marini, che dal 31 ottobre al 28 novembre 2019 vede protagonisti molti luoghi del Municipio V di Roma, dal Teatro Biblioteca Quarticciolo a La Pecora Elettrica, dal Centro Anziani Villa Gordiani al Mercato Iris, da La Cantina di Dante al Mercato Villa Gordiani. L’iniziativa è parte del programma di Contemporaneamente Roma 2019 promossa da Roma Capitale-Assessorato alla Crescita culturale e realizzato in collaborazione con SIAE.

Fuori Programma, festival internazionale di danza contemporanea. Focus sulla quarta edizione

Fuori Programma, festival internazionale di danza contemporanea. Focus sulla quarta edizione

È l’evento estivo che ha celebrato la danza contemporanea a Roma, valorizzando le produzioni più interessanti. Giunto alla sua quarta edizione, anche quest’anno è arrivato puntuale come una brezza di innovazione e di cambiamento. Stiamo parlando di Fuori Programma, il Festival Internazionale con la lungimirante direzione artistica di Valentina Marini, alla quale è stata conferita la carica sociale di presidente dell’AIDAP (Associazione Italiana Danza Attività di Produzione) per il triennio 2019-2021.

Alcuni dati numerici descrivono meglio la dimensione delle novità della programmazione. Due sono i teatri di Roma che si alterneranno, dal 27 giugno al 7 settembre, in una staffetta simbolica. Il Teatro Biblioteca Quarticciolo ha dato l’avvio e concluderà il 6 e il 7 settembre la kermesse. Un punto di riferimento di aggregazione sociale, non solo logistico, per gli spettatori e gli artisti che si sono esibiti fino all’8 luglio. Il Teatro India, invece, ha ospitato nella sua sede i quattro spettacoli in calendario dal 10 al 27 luglio. Tre sono state le performance in site specific; le peculiarità dei luoghi open space hanno fornito uno scenario unico alle emozioni condivise. Piazza del Quarticciolo e Parco Alessandrino sono gli spazi urbani dove sono stati realizzati e presentati al pubblico Derivazione n.5 di Salvo Lombardo, il 27 giugno, e Variation n.1 di e con Camilla Monga, Pieradolfo Ciulli e Filippo Vignato,l’8 luglio. In un contesto più intimo e circoscritto, quello dei moduli abitativi dell’area del Quarticciolo, il Festival si concluderà il 6 e il 7 settembre con Anima di Emanuele Soavi. 

Dieci le compagnie e gli artisti che hanno caratterizzato l’edizione 2019 di Fuori Programma. Quattro le nazionalità presenti “on stage”: Italia, Germania, Francia, Spagna. Paesi che hanno una tradizione importante e che sono proiettati verso il futuro, nella costante evoluzione coreografica dei codici linguistici della danza. 
Un luogo di formazione e ricerca il Daf, Dance Art Faculty, con i suoi locali che hanno ospitato il 31 luglio la restituzione al pubblico del lavoro di creazione affidato ad Emanuel Gat. Un progetto laboratoriale denominato Summer Intensive. Cinque giorni durante i quali una selezione di professionisti, giovani danzatori in procinto di muovere i loro primi passi e studenti hanno potuto conoscere e sperimentare la metodologia e il lavoro creativo, perfezionati in 25 anni di attività, del coreografo israeliano naturalizzato francese.  L’opening di Fuori Programma è stato un momento vissuto in uno spazio pubblico, lontano dalle poltrone di velluto rosso. Con il profumo un po’ retrò di Mamma Roma e della vita di borgata, della città eterna vista dalla periferia. L’anelito di quella poetica neorealista e di quell’immaginario che forse non è cambiato nonostante le trasformazioni del contesto di riferimento e dei suoi abitanti. Là dove si ritrovano quei giovani ragazzi padre che, come cantava Enzo Jannacci, sanno di essere “peccatori per questa società”. E le loro compagne che fanno conversazioni di gruppo, tra donne, mentre i loro bambini sono liberi di scorrazzare in bicicletta. All’interno di ogni quartiere sopravvive, come una maledizione, la condizione sociale per cui quelle persone e quegli abitanti possono essere in balia del destino, ma difficilmente si lasceranno piegare dalle avversità. È così che la danza urbana di Salvo Lombardo, con Derivazione n.5, si è integrata e innestata nel cuore popolare del Quarticciolo trasformandosi in una festa di quartiere. Non poteva esserci un’inaugurazione più significativa e aderente con la realtà, nel segno dell’apertura e della riflessione sul territorio. La visione artistica di Lombardo, aperta al dialogo e alla comprensione, si manifesta spontaneamente attraverso l’azione di recupero di un’identità culturale. La stessa che il Teatro Biblioteca Quarticciolo esercita da anni. Una struttura che è nata dalla trasformazione di un ex mercato di quartiere ed è diventata un polo di ricerca e di aggregazione. 

Il primo luglio è andato in scena After the party – A duet  for one dancer. Anteprima nazionale e coproduzione tra la Thomas Noone Dance, Sat! Teatre Barcelona e Fuori Programma Festival. Uno spettacolo, il racconto tra un danzatore e il suo alter ego, un pupazzo senza nome, con diverse suggestioni, tracce di poesia e frammenti di storie. Narra l’incontro con Duda Paiva, maestro di teatro di figura ad Amsterdam, e con André Mello, creatore artigiano di marionette. Il tanto atteso ritorno di Noone alla danza, dopo un periodo di inattività, c’è stato. Con una nuova fisicità e con il coraggio di affrontare le sfide poste in essere dalla curiosità umana. Quasi sottotraccia c’era, infine, il tema del viaggio attraverso una serie di residenze effettuate in diversi paesi. 

After the party - Thomas Noone
After the party – Thomas Noone

Variation 1 è un piccolo gioiello di composizione istantanea. Creata ad hoc per Fuori Programma Festival, in collaborazione con Bolzano danza, fa parte dello spettacolo Golden Variations. Una performance in site specific che l’8 luglio è iniziata ancora prima che il pubblico raggiungesse il luogo, la destinazione finale. Attraversando in gruppo Il Parco Alessandrino ognuno dei presenti ha conosciuti le sfide e le opportunità di quello spazio urbano. Un’area silvestre che si estende ed è compresa tra via Molfetta, via del Pergolato dell’Alessandrino e via di Tor Tre Teste. Camilla Monga, Pieradolfo Ciulli e Filippo Vignato hanno esplorato le infinite possibilità dei movimenti. Dalle ripetizioni meccaniche alla morbidezza fluida ed espressiva. Hanno interagito con la natura incontaminata e con la musica proveniente da uno strumento apparentemente insolito come il trombone. La sua estensione, i colori e le sfumature sono state analizzate ed approfondite dalla creatività e dall’abilità di Vignato, in quello che è stato un tributo alle storiche Golden Variations Eseguite da Glenn Gould e Steve Paxton. 

Il primo degli spettacoli che il 10 luglio è andato in scena presso il teatro India di Roma, Concerto Fisico, è una composizione, una partitura fisica e vocale che racconta la storia di Balletto Civile. Un gruppo, nato nel 2003, fondato da Michela Lucenti, durante una lunga residenza artistica all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico di Udine. Nella performance è contenuta la storia personale della fondatrice e della sua compagnia, mediante ricordi ed emozioni che riaffiorano lasciando emergere anche delle trasformazioni dovute all’azione del tempo.

Erectus compagnia Abbondanza/Bertoni si
Erectus compagnia Abbondanza/Bertoni si

La compagnia Abbondanza/Bertoni si è esibita il 21 luglio con Erectus. È il secondo episodio del progetto Poiesis, dopo La morte e la fanciulla/Franz Schubert e prima di Pelleas e Melisanda/Arnold Schoenberg. Una trilogia compiuta nell’arco di tre anni, dal 2017 al 2019. L’idea che muove l’opera è quella di trasformare musica e corpi in suono da vedere, così come è stato dichiarato da Michele Abbondanza e Antonella Bertoni. Funzionale per questa esplorazione è stato il genere free jazz con le sonorità e le suggestioni di un album storico del 1956 di Charles Mingus: Pithecanthropus erectus. Marco Bissoli, Fabio Caputo, Cristian Cucco, Nicolas Grimaldi Capitello sono i quattro danzatori. Nella totale libertà dei loro corpi nudi e attraverso l’amalgama di percorsi diversi tra di loro, come Ying e Yang hanno mescolato i codici della musica e della danza. Esplorando le diverse forme e sensibilità del maschio del XXI secolo è stata riscoperta la matrice insita in ognuno di noi. Attraverso una serie di immagini e di videoproiezioni l’umanità e la bestialità sono state messe a confronto. Le evoluzioni fisiche e la ricerca dei movimenti hanno svelato l’anima animale in un comune percorso esistenziale fatto di fatica e sudore.

Quella del 24 luglio è stata una serata doppia che ha unito in un simbolico abbraccio la Spagna con l’Italia. Ad aprire è stato Equal Elevations, un progetto realizzato per il Museo Nacional de Arte Reina Sofía di Madrid. Ispirato ad “Equal-Parallel: Guernica-Bengasi” l’opera del 1986 di Richard Serra, scultore minimalista statunitense e videoartista contemporaneo. Il coreografo Marcos Moreau apre gli orizzonti e si affaccia con le sue visioni artistiche su due eventi storici. Il primo è il bombardamento della città basca di Guernica, avvenuto circa ottant’anni fa e che ispirò il celeberrimo quadro di Pablo Picasso. Il 26 aprile 1937, era un lunedì e come sempre era giorno di mercato. Fu il primo bombardamento a tappeto della storia, iniziò alle 16 di pomeriggio e durò circa tre ore. Il secondo è l’attacco aereo americano di Tripoli e Bengasi del 1986 in risposta all’attentato, attribuito a terroristi libici, nella discoteca La Belle Club di Berlino, frequentata da militari statunitensi. Moreau si muove tra un’indagine sullo spazio e le relazioni di similitudine del tempo. I danzatori-statue diventano sculture viventi sperimentando la leggerezza e la gravità.

Future man- Spellbound Contemporary Ballet

Future man, la nuova creazione di Spellbound Contemporary Ballet, volutamente è stata presentata al pubblico di Fuori Programma sotto forma di studio performance, a firma di Mauro Astolfi. Un assaggio, un momento di condivisione con il grande pubblico del Teatro India, prima del completo allestimento tecnico che sarà ultimato in autunno immediatamente dopo il debutto della nuova produzione al Grand Theater de Luxembourg a settembre. Quella che è stata rappresentata è la tipologia di un uomo che vive in sospensione. Il presente per lui è caratterizzato da una forma di controllo ossessivo e di distacco. Il passato viene invece rifiutato o negato, ma è qualcosa che ciclicamente ritorna. Il futuro è un mix di speranze e paura.

Sita Ostheimer ha chiuso i quattro appuntamenti sold out al Teatro India con un dittico, una coppia di creazioni originali, entrambe prime regionali: Us e Two. Potrebbe essere una precisa dichiarazione d’intenti: io e noi, io e tu. Dall’individuo all’interno del  gruppo, alla dimensione a due. Il singolo che, in una costante ricerca, divide lo spazio e il tempo in relazione ai suoi simili. E di come, all’interno di una coppia di amici, fratelli o amanti possono compiersi quelle piccole o grandi digressioni del proprio percorso. La coreografa tedesca, danzatrice e assistente di Hofesh Shechter, dal 2015 è concentrata sullo sviluppo di un personale lavoro artistico. Il suo è un processo di ricerca basato sull’interazione tra corpo, mente, spirito ed emozioni. Fondamentali risultano essere l’improvvisazione e il ritmo. È stata per la prima volta in tour in Italia con due tappe, prima a Bolzano Danza, il 25 luglio e subito dopo a Roma il 27.

Un quartiere in movimento con i suoi “luoghi del possibile”, tra danza e performance, al Teatro Biblioteca Quarticciolo.

Un quartiere in movimento con i suoi “luoghi del possibile”, tra danza e performance, al Teatro Biblioteca Quarticciolo.

Nell’ambito della terza edizione di Contemporaneamente Roma 2018, la programmazione culturale autunnale della capitale indirizzata all’innovazione, alla creatività e ai nuovi linguaggi del presente, è in corso la rassegna “Diffondersi (i luoghi del possibile)”. La sua finalità infatti è quella di riconvertire, di far conoscere e promuovere l’immagine e la realtà, la memoria storica e i luoghi del Quarticciolo, quartiere della periferia sud di Roma.

La mission è quella di riunire le generazioni in una consegna di testimonianze e di esperienze. Aprire e aprirsi, partendo dal territorio, dal micro al macro di una metropoli imponente e complessa come Roma. Spalancare le porte delle case, i bar, la Biblioteca, il Centro Anziani, il Circolo Bocciofilo per creare cultura e identità attraverso incontri di formazione, interviste, rassegne cinematografiche, laboratori teatrali e di danza, video e conferenze nei “luoghi del possibile” e del quotidiano.

La stagione danza del Teatro Biblioteca Quarticciolo è stata realizzata da Valentina Marini con la lungimiranza e la consistenza ricettiva che insieme permettono un’apertura verso il tempo presente. È stato un fine settimana di forte impatto, ricco di stimoli, di ricercAzione su corpi e anime, quello che ha avuto luogo sabato 17 e domenica 18 novembre.

Tre appuntamenti, tre idee articolate ed elaborate con partiture ed estetiche che hanno impreziosito la programmazione del cartellone. Due sono state le proposte della Compagnia Excursus | PinDoc: il debutto in prima assoluta di Due uomini sfiniti in double dill con Elegia (…about men).  L’altra proposta invece è stata Anima, performance presentata dalla Emanuele Soavi INcompany in prima nazionale.

Il coreografo e danzatore Emanuele Soavi è nato a Ferrara, dove ha frequentato l’Istituto d’Arte e ha respirato tutta la storia, la bellezza della sua città di origine. L’incontro con la danza risale all’età di dieci anni, ma la sua formazione professionale come danzatore avviene presso la scuola di Firenze del Balletto di Toscana. Ha fatto parte della compagnia del Teatro Opera di Roma, del Teatro la Fenice di Venezia, prima di entrare nel Theater Dortmund e, successivamente, nella compagnia Olandese Introdans.

Contemporaneamente è iniziata la sua attività di coreografo; ha firmato lavori per Teatri e Festival Europei e Internazionali. A Colonia, nel 2011, ha fondato la Emanuele Soavi INcompany, in partnership con Tanzarchive Köln, Gestik Department – Università di Colonia e ha avuto modo di collaborare con numerosi artisti di fama internazionale. Per la coreografia di “PANsolo” ha ricevuto il premio Città di Colonia come miglior artista e interprete.

Habit Cycle è la sua creazione realizzata per la ZHdK Zurich University of the Arts. Anima è l’ultimo quadro dopo Aurea, Paradisus e Lvmen. Un progetto plasmato e messo in atto insieme con Meritxell Aumedes, film-video maker residente a Berlino. È decisamente interessante vivere l’esperienza che inizia nel foyer del teatro Biblioteca Quarticciolo e prendere parte alla performance. Soavi e la Aumedes sono i protagonisti, i corpi e l’anima del progetto site specific. Due coppie formate da un uomo e una donna svolgono la duplice funzione di guide e performer.

Lisa Kirsch e Achim Conrad sono i traghettatori non dell’Ade, ma dei luoghi di una realtà tangibile, fatta di materia e di tecnologia. Un gioco di contrasti viene presentato fin da subito. Due persone fisicamente presenti comunicano usando un codice linguistico fatto di suoni metallici e gutturali. Due smartphone sembrano quasi diventare una protesi del palato. La concretezza degli oggetti hi tech è funzionale per definire e rappresentare l’energia del soffio vitale, il mondo sensibile e quello intelligibile. L’anima è forse come la fibra ottica?

Diversi sono i livelli che si rivelano allo spettatore. L’uomo e la donna, guardano loro stessi nelle videoproiezioni che raffigurano un contatto, un’esplorazione e un’interazione fisica. Entrando e uscendo dai pantaloni e dalle maglie sembra quasi che si disegnino i confini tra realtà e sogno, tra vita e morte.

Anche gli spettatori entrano ed escono da qualcosa verso un altrove. Dal teatro, dall’interno, verso le strade e all’esterno. Laddove il traffico e le attività umane scandiscono una routine ordinata. Da un appartamento all’altro. Si entra in un soggiorno prima, in una camera da letto dopo e si esce da uno stato e da una condizione della mente.

I sensi e la percezione corporea vengono coinvolti per osservare gli oggetti, per ascoltare il rumore di una porta che si apre all’improvviso. Per assaggiare l’imprevisto di un brivido e percepire l’odore acre dei lilium (ricordo vago di una morgue), gli aromi delle candele accese, il tatto amplificato di un gesto involontario, volto a cercare l’appoggio che offre una parete. Come nel percorso di un viaggio, l’esperienza empirica permette di raggiungere la dimensione trascendentale. Il contatto dei corpi, alla fine della divagazione, diventa una sovrapposizione una scannerizzazione dove tendono a coincidere le forme, i generi, la materia e l’anima.

Excursus è un termine latino che indica una divagazione, una digressione. Rappresenta la capacità di tradurre i gesti in linguaggi coreografici, i movimenti in forme di espressione. La compagnia Excursus è stata fondata nel 1994 da Ricky Bonavita, storico danzatore e coreografo che divide la direzione artistica con Theodor Rawyler. È sostenuta dal 2000 dal MIBACT; il repertorio della compagnia è grande ed è orientato verso la creazione contemporanea. La ricerca che viene messa in atto con le loro produzioni tende a unire gli elementi simbolici con quelli onirici. Ispirandosi al quotidiano e alla realtà, viene analizzata e rappresentata la natura dei rapporti interpersonali.

Due sono state le composizioni presentate: Due uomini sfiniti con la coreografia firmata da Valerio De Vita il quale ha diviso la scena insieme con Emiliano Perazzini e Francesca Schipani su musiche di Huron, Olafur Arlands e Max Richter. La seconda è stata intitolata Elegia (…about men). La coreografia e la regia sono di Ricky Bonavita che è uno degli interpreti insieme con Valerio De Vita ed Emiliano Perazzini. L’editing sonoro delle musiche originali è a cura di Francesco Ziello, mentre le musiche di repertorio vanno da Chopin e Debussy fino a Rachmaninov.

Due ricerche distinte, ma non separate, mettono in luce i contrasti tra istinti ed emozioni, tra complicità e conflittualità. La drammaturgia si sviluppa nell’incontro e nelle relazioni di identità così diverse, ma altrettanto simili nel possedere un’anima che spinge ora verso l’alto, ora verso il basso.

Alla fine, lasciando il teatro, rimane in sospensione una prospettiva filosofica nel rapporto tra anima e corpo, tra il pensiero di Aristotele e la concezione di Cartesio, tra la teologia e le neuroscienze. Una conclusione approssimativa, al di là degli applausi, delle emozioni e del coinvolgimento vissuti in una domenica pomeriggio di novembre, con i pensieri che si sedimentano alla fermata dell’autobus, forse potrebbe essere quella che per parlare dell’uomo bisogna ineluttabilmente indagare sull’ anima, all’interno o all’esterno del suo corpo.