Parola d’ordine? Collaborazione! L’esperienza di Antonino Pirillo e Giorgio Andriani

Parola d’ordine? Collaborazione! L’esperienza di Antonino Pirillo e Giorgio Andriani

Rispetto alla coralità della loro direzione artistica del Teatro Biblioteca Quarticciolo, Antonino Pirillo e Giorgio Andriani si sono resi artefici di una virtuosa decostruzione dell’idea di direzione artistica “intesa come competenza di una singola figura, per aprirla a visioni diversificate che operano in sinergia”. Quali sono le azioni da mettere in pratica nella realizzazione di questo nobile intento? I fondatori dell’Associazione Cranpi ci hanno rivelato il loro segreto, espresso da una parola solo apparentemente di uso comune.

Antonino e Giorgio, da quasi otto anni condividete un percorso professionale dedicato alla produzione e alla comunicazione delle performing arts. Come si sono incontrate le vostre strade?

G. La nostra collaborazione è precedente a questi ultimi 8 anni di assidua collaborazione. Ci siamo conosciuti circa 13 anni fa, mentre lavoravamo per la stessa Compagnia. Io mi occupavo della produzione, Antonino della comunicazione e dell’ufficio stampa, condividendo questo percorso per circa tre anni.  In questo contesto abbiamo vissuto un’esperienza che ci ha permesso di testare una nostra più stretta collaborazione – che allora ci sembrava solo una pallida possibilità – partecipando creativamente alla realizzazione di una rassegna di drammaturgia contemporanea focalizzata su testi inediti internazionali. Da lì abbiamo deciso di creare qualcosa di nostro e non per un bisogno puramente imprenditoriale, piuttosto avevamo più bisogno di dedicare tempo, energie e soprattutto tutta l’esperienza maturata negli anni precedenti, in un progetto in cui potevamo identificarci maggiormente da un punto di vista creativo. Così è iniziata la nostra avventura con Cranpi.

Dal 2015, Cranpi è un vero e proprio laboratorio di produzione e promozione di spettacoli di drammaturgia contemporanea, una realtà virtuosa che dal 2021 è sostenuta anche dal Ministero della Cultura. Quali sono, però, le maggiori difficoltà riscontrate nella produzione di drammaturgia contemporanea e quali, invece, i riscontri?

G: Tutti i nostri progetti nascono da una necessità, cioè da un incontro con artiste e artisti con cui decidiamo di sceglierci, più che da un’esigenza meramente produttiva. Non c’è ombra di dubbio che diverse difficoltà nascano da questa scelta, tuttavia, fu il nostro primo progetto produttivo, La classe di Fabiana Iacozzilli, ad avere la storia più travagliata. Nel 2016 avevamo avviato un lavoro di indagine artistica e drammaturgica, ma anche produttiva, intorno a questo spettacolo. Come accade per la maggior parte dei giovani progetti, anche questo spettacolo aveva partecipato a diversi premi e concorsi, arrivando sempre o in finale o a una menzione speciale. Ovunque ricevevamo la medesima risposta: il nostro progetto avrebbe meritato la vittoria, ma non sarebbe stato adatto al mercato italiano. Non ci siamo fatti demoralizzare, attirando l’attenzione di Maura Teofili, che ha pensato di dare un’occasione a La classe nel suo Anni Luce a Romaeruropa Festival.

A. Abbiamo dunque debuttato nel 2018 al Romaeuropa Festival e da lì sono successe tante cose. Nello specifico di questo spettacolo, quindi, la co-produzione con il Teatro Vascello, successivamente la vittoria di In-Box nel 2019, le candidature e la vittoria del premio Ubu nello stesso anno per il miglior progetto sonoro, la partecipazione a Primavera dei Teatri di Castrovillari nel 2019, che ha poi in un certo senso consacrato a livello di critica e di pubblico questo spettacolo. Ci chiedono ancora repliche per il 2024, quindi di fatto è ormai diventato quasi un classico di Fabiana Iacozzilli | Cranpi. Questo è un unicum, rispetto alla drammaturgia contemporanea, che invece soffre di diverse problematiche, a partire dall’assenza di spazi dedicati; per fortuna ci sono direttori di festival teatri e Circuiti teatrali illuminati in grado di creare spazi e opportunità.

E voi avete trovato la vostra strada al Teatro biblioteca Quarticciolo. Come siete approdati a una delle borgate storiche di Roma?

G. Io e Antonino non siamo romani, quindi anche l’opportunità di occuparci di un teatro pubblico e in particolare al quartiere Quarticciolo è stata una sfida che abbiamo raccolto, nonostante non conoscessimo bene il tessuto urbano e sociale. Ci siamo subito immersi in questo contesto studiandone e vivendone le potenzialità e le mancanze, la vitalità e le problematiche. Inizialmente la gestione è iniziata con una collaborazione che non prevedesse la nostra direzione artistica; tuttavia, dalla fine del 2019 abbiamo pensato che se avessimo voluto portare avanti un lavoro specifico e funzionale avremmo dovuto avere una corrispondenza anche dal punto di vista artistico, quindi nel 2020, insieme a Valentina Marini, Valentina Valentini e Federica Migliotti, con un nuovo bando di assegnazione abbiamo ottenuto l’affidamento della direzione artistica oltre che gestionale del Teatro Biblioteca Quarticciolo.

A. Come diceva Giorgio, io sono calabrese, però trovatomi al Quarticciolo mi sono sentito subito a casa, in empatia con un quartiere che chiede di essere studiato, compreso, mai giudicato. È sorprendente riuscire a stabilire una relazione con un posto che non è quello di nascita, ma che piano piano lo diventa. Non bisogna, però, pensare al Quarticciolo come un teatro di quartiere, come d’altra parte non bisogna pensare che sia un teatro come qualsiasi altro teatro cittadino. Cerchiamo pertanto di restituire questa specificità attraverso una programmazione nella quale risuoni il contesto e le sue domande, nei temi per esempio. Anche la campagna di comunicazione è pensata ad hoc coinvolgendo addetti ai lavori e cittadini del quartiere e del Municipio V in una narrazione comunitaria e ironica.

Un’altra delle vostre virtù risiede nella capacità di coltivare rapporti lavorativi di lunga data, arrivando a costruire una rete artistica florida e virtuosa. Secondo voi oggi avere alle spalle una rete solida come la vostra può fare la differenza? E soprattutto, come si crea oggi una rete?

A. Tutte le relazioni che siamo andati a costruire negli anni sono state sempre molto lente, ma frutto di una sincera attenzione e di una lealtà che operatori e artisti hanno riconosciuto. La nostra rete è nata da una stima reciproca con gli operatori in maniera naturale, con la voglia di realizzare dei progetti insieme. Powered by REf, ideato da Maura Teofili, raggruppa molti partner romani e laziali da Carrozzerie | n.o.t ad ATCL, da Periferie Artistiche a 369gradi: un progetto che dà la possibilità concreta a giovanissimi artisti/compagnie under 30 di portare avanti la propria ricerca.

G. Da tre anni ospitiamo all’interno della nostra programmazione la rassegna Condivisa co-realizzata con Fortezza est, che è un altro spazio necessario nel quartiere Torpignattara, con cui abbiamo sentito una affinità per il nostro interesse alla drammaturgia contemporanea. Molte altre sono le collaborazioni a livello cittadino e nazionale, grazie alle quali scopriamo nuove compagnie, intessendo un rapporto di condivisione artistica. Condividere con gli artisti e non esserne semplicemente produttori, fa sì che la relazione con l’artista diventi una collaborazione artistica produttiva.

Quali sono i progetti in cantiere?

A. Siamo lieti di parlare di un progetto in particolare, perché quest’anno abbiamo vinto il bando biennale dell’Estate Romana 23/24. Dal 14 luglio avrà luogo tra l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo e il Goethe-Institut il frutto di questo lavoro, il festival multidisciplinare Sempre più Fuori. Si tratta di un programma molto vasto. Si parte così da evergreen contemporanei come gli spettacoli MDLSX di Motus oppure Teatro naturale? Io, il couscous e Albert Camus del Teatro delle Ariette, Sex Machine di Giuliana Musso, Save the Last Dance for Me del coreografo Leone d’Oro Alessandro Sciarroni o ancora l’installazione Precipitazioni sparse, che l’artista Bruna Esposito ha presentato alla Biennale di Venezia 2005, per arrivare a formati multimediali di artisti emergenti quali SO HUMAN-La mia vita da pianta, la digital audio performance sui temi ambientali nel quartiere a cura di Arterie, Autoritratti in tre atti, la lecture performance dell’artista sordo Diana Anselmo del collettivo Al.Di.Qua. Artists., l’associazione di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo con corpi disabilitati, Every Burns, il concerto della compositrice e cantautrice R.Y.F, e This is a Male Nipple. Am I Censored Enough?,la mostra fotografica sulla censura del corpo femminile sui social di Irene Tomio.

In collaborazione con Biblioteche di Roma la presentazione poi del romanzo Premio Strega nel 2015 La ferocia di Nicola Lagioia (in dialogo con Francesca De Sanctis), accanto a quella del volume Lost in Translation. Le disabilità in scena, che ripercorre le storie del rapporto tra disabilità e arti performative della giovane ricercatrice Flavia Dalila D’Amico.

Sempre più fuori prevede anche la proiezione (sottotitolata per la comunità sorda) di un cult del cinema italiano come il memorabile ritratto di un’Italia di fine anni ’70, Le vacanze intelligenti, di Alberto Sordi; un dj-set di musica elettronica con Silvia Calderoni; il laboratorio riservato ai danzatori Save The Last dance for me  e quello per studenti e abitanti del Municipio II Radio Frammenti; una visita guidata all’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo in LIS, promossa negli appositi canali grazie all’ENS e alla collaborazione con l’associazione Al.Di.Qua. Artists., consulente in materia di accessibilità. 

Infine in entrambe le location è previsto uno stand enogastronomico a cura dello storico ristorante di Centocelle La Cantina di Dante che propone piatti rivisitati della cucina romana.

G. Abbiamo sentito la necessità di creare una nuova sinergia, integrandoci in un tessuto urbano diverso, e godendo della possibilità di portare fuori quello che facciamo ogni giorno a teatro. Abbiamo anche in questo caso curato un rapporto di stima reciproca e apertura con una nostra spettatrice affezionata, Julia Draganović, direttrice dell’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, un luogo meraviglioso percepito come una roccaforte nel deserto. Ed ecco che al suo bisogno di aprire le porte della sua realtà, abbiamo abbinato il nostro di uscire dal seminato e intraprendere un nuovo progetto artistico.

A livello produttivo, continuano le collaborazioni con artisti con cui collaboriamo da diversi Fabiana Iacozzilli (a novembre a Romaeuropa Festival verrà presentata la “Trilogia del Vento”: “La classe”, “Una cosa enorme” e l’ultimo capitolo dal titolo, in prima nazionale, “Il grande vuoto”); Andrea Cosentino; Federica Migliotti; Paola  Di Mitri e Davide Crudetti (sempre a Romaeuropa Festival presenteremo “Da qui in poi ci sono i leoni” una videoistallazione con la partecipazione dell’artista Alfredo Pirri). Grazie al nostro interesse per la creatività emergente, abbiamo iniziato nuovi percorsi con la giovanissima compagnia napoletana Putéca Celidònia che ha debutto con Felicissima Jurnata a Primavera dei teatri) e Greta Tommesani (attualmente in allestimento con Ca-ni-ci-ni-ca che debutterà ad Anni Luce/REf).

Si può dire che anche per “Sempre più fuori” la parola d’ordine è “collaborazione”. Ma dopo averne parlato diffusamente in questa intervista, sapreste darmene una definizione?

A. Produrre in Italia oggi significa spesso mettere al mondo figli solo per poter dimostrare di essere fertili. Noi, invece, abbiamo sempre cercato di essere produttori creativi, affettuosi e sapienti, ed è quello che spesso insegniamo in diversi workshop in giro per l’Italia. Per noi collaborazione è confronto e il confronto con l’artista è importante perché per portare avanti un progetto è necessario riconoscersi in ciò che si produce. Né io, né Giorgio interveniamo direttamente sulla parte artistica, però porre delle domande, insinuare un tarlo nella mente creativa dell’artista e sentirsi parte attiva del progetto è indice di una relazione sana e alla pari.

Il potere dei ventenni. Maura Teofili  racconta Powered by REf

Il potere dei ventenni. Maura Teofili racconta Powered by REf

Powered by REf

Inserirsi in quell’età di passaggio che va dai venti ai trent’anni fornendo strumenti e conoscenze per affrontare le complesse dinamiche del palcoscenico. È questo lo spirito di Powered by REf, l’opportunità messa in campo dal Romaeuropa Festival per la seconda volta nell’ambito della sezione Anni Luce dedicata alle giovani generazioni. 

Una proposta che risponde a diverse mancanze: sicuramente quella di un budget produttivo per chi è ancora agli esordi ma anche di percorsi formativi che permettano di orientarsi in un mondo complesso, non solo dal punto di vista artistico ma anche tecnico e organizzativo. Insomma una finestra per affacciarsi sul mondo dei professionisti grazie alla collaborazione di numerose realtà radicate sul territorio: Carrozzerie_n.o.t, 369gradi, ATCL – Circuito Multidisciplinare del Lazio, Spazio Rossellini, Periferie Artistiche – Centro di Residenza Multidisciplinare Regione Lazio e Teatro Biblioteca Quarticciolo

La curatrice della sezione Anni Luce e coordinatrice del progetto è Maura Teofili, una figura importante per la scena artistica romana in particolare per quanto riguarda la formazione e il sostegno alla creazione. È infatti co-direttrice di Carrozzerie_n.o.t, spazio indipendente che, dopo numerose difficoltà, sembra poter finalmente riprendere le attività. 

Nel frattempo abbiamo chiesto a Maura Teofili di illustrarci meglio quest’opportunità offerta dallo storico festival internazionale di arti performative – la call scade il 20 luglio.

Quali sono le novità rispetto all’edizione dello scorso anno?

Quest’anno la proposta è più strutturata, tutti i partner coinvolti si sono impegnati per fornire risorse importanti. Riusciremo ad assicurare quindici giorni di residenza retribuita ai progetti vincitori grazie al Centro di residenza della Regione Lazio, con un intero teatro a disposizione e più tempo per lavorare sulla proposta. Ci sarà un percorso di affiancamento con un tutor tecnico che permetterà di affrontare il palcoscenico a cui si aggiungeranno degli incontri per spiegare le basi della contabilità a cura di 369gradi. Abbiamo previsto poi delle fasi di feedback artistico con la partecipazione di tutti i partner, affinché i gruppi possano elaborare e rendere accessibili agli altri le loro idee. 

Lo scorso anno questo tipo di confronto è avvenuto al margine di quanto previsto dalla call, stavolta lo abbiamo reso parte integrante dell’opportunità. Gli spettacoli dei gruppi vincitori saranno presentati al Romaeuropa ma quello non sarà il momento finale, sarà solo un passaggio nel percorso di messa in scena. Quell’esperienza permetterà un confronto a partire dal quale i progetti si consolideranno poi nella seconda fase di residenza, a cui seguirà la presentazione finale. 

Credi che il mondo delle arti performative sia attualmente accessibile alle giovani compagnie?

Le occasioni per accedere al settore sono limitate, bisogna implementarle per sfondare quella «soglia». Romaeuropa accoglie artisti molto importanti, ma proporre un’opportunità come Powered by REf serve a dimostrare che è fondamentale creare possibilità di incontro e relazione per ascoltare le voci delle giovani generazioni. In generale la sezione Anni Luce sta diventando un laboratorio, l’intenzione del direttore artistico Fabrizio Grifasi è di andare a cercare il potenziale che c’è tra i giovani, con la possibilità di intercettare anche quelle che sono delle primissime volte. È importante ascoltare quello che i ragazzi e le ragazze hanno da dire, anche se è ancora acerbo bisogna coglierne le possibilità di sviluppo e aiutarli a realizzarle.

Sei soddisfatta del percorso che hanno svolto i progetti vincitori dello scorso anno?

Sì, siamo molto contenti di come si sono sviluppati i progetti, quello di Secteur in.Verso — una compagnia italo-francese composta da tre ragazze — sarà ospitato nella prossima edizione di Anni Luce. È uno spettacolo che mette a fuoco il rapporto tra essere umano e ambiente in chiave ecologica, con una grande preparazione teorica alle spalle. Le ragazze state molto mature nel trovare autonomamente altri partner che le sostenessero, sia in Francia che in Italia. Anche gli altri progetti però non sono stati abbandonati, continua un’attenzione e un dialogo per aiutarli ad individuare occasioni di crescita e formazione che sono importanti affinché capiscano anche cosa non vogliono dire, cosa non vogliono fare, quali sono i linguaggi che non li riguardano. 

Cosa vorresti vedere da parte degli artisti che si presenteranno quest’anno?

Io mi accingo all’attesa dei progetti con uno spavento entusiasta, ho grande fiducia e spero sempre di trovare una proposta che mi inchiodi alla sedia e che non mi lasci alternative. In questo momento però credo che dobbiamo renderci conto che un anno e mezzo lontani dalle scene, con l’impossibilità di vedere teatro e di alimentarsi, avrà un effetto sui giovanissimi. Spero di essere presa in contropiede dalle richieste, di trovare qualcosa di inatteso. Abbiamo l’occasione di dialogare nuovamente con il pubblico in una modalità che non è più neutra, la situazione ha sviluppato un’attenzione maggiore anche sui contenuti. La tempesta è appena passata, forse stiamo vivendo gli strascichi. 

Ci ritroviamo in una terra molto fertile a livello di tematiche, ma il tempo di elaborazione è ancora da venire. In questo spazio lo sguardo degli artisti — e non parlo solo dei giovani naturalmente — può inserirsi in maniera imprevedibile. Forse non riusciremo ancora quest’anno a vedere spettacoli che si interrogano su questi temi, ma mi aspetto che tutto ciò agirà nei progetti presentati, anche se parleranno di argomenti che non hanno connessioni specifiche, perché saranno portate e vissute dagli spettatori. È un contesto che rende il dialogo molto concreto e contemporaneo e sarà importante per i linguaggi futuri, perché ci sarà un grande bisogno di aiuto per rielaborare tutto quello che è accaduto.

La quinta edizione del Festival Fuori Programma: la rinascita “fuori” dal palco

La quinta edizione del Festival Fuori Programma: la rinascita “fuori” dal palco

«Se cerchi l’inferno, chiedi agli artisti» la voce ferma è quella di Roberto Zappalà che racconta, si muove, osserva da uno dei quattro angoli della pedana centrale, essenziale e bianca, all’interno dell’Arena che sorge a pochi passi dal Gazometro di Roma.

Fuori Programma
Lava Bubbles -Compagnia Zappalà Danza. Ph Piero Tauro

«Se non trovi gli artisti sei già all’inferno». Zappalà è il coreografo e il direttore artistico della omonima compagnia di danza, fondata nel 1989 a Catania. La città che con la sua Piana circonda il vulcano Etna, insieme con i monti Nebrodi e il Mar Ionio. 

A lui l’onore di inaugurare la quinta edizione di Fuori Programma, il Festival internazionale di Danza Contemporanea, prodotto da European Dance Alliance/Valentina Marini Management con il contributo di Roma Capitale, in collaborazione con il Teatro di RomaTeatro Nazionale, Teatro Biblioteca Quarticciolo e V Municipio. Il debutto è avvenuto il 28 luglio, al Teatro india di Roma, nell’ora che volge al tramonto, con lo spettacolo Lava Bubbles

Zappalà rievoca le suggestioni di un’eruzione magmatica che può essere interpretata come un fenomeno naturale, un mistero antico, un viaggio simbolico all’interno di tanti sguardi. Occhi che accolgono le contaminazioni, i contenuti.

I pensieri rapidi, impalpabili come le bolle. Sfere fragili che si dissolvono, come cenere e lapilli, così è  la vita degli uomini. Un soffio che, in una frazione di tempo, riproduce la quotidianità e poi finisce. La vita, la morte sono rispettivamente la ripetizione o la cessazione di quel respiro. Un anelito che incorpora il materiale e l’immateriale, nell’evoluzione di ogni storia, di ogni corpo. 

Due percussionisti al centro della scena creano una rete sonora, suonando live per tutta la durata dello spettacolo, diventando parte integrante della performance. Uno alla volta, le danzatrici e i danzatori entrano nello spazio scenico, provenienti da direzioni diverse, rispettando la sacralità del luogo. Ognuno di loro sembra ripetere il rituale nipponico di accedere e camminare a piedi nudi sulla superficie di un tempio, di una casa o di un tatami. 

Nove performer, protagonisti con i loro corpi differenti per struttura, morfologia e caratteristiche cromatiche. Sono Maud de la Purification, Filippo Domini, Marco Mantovani, Sonia Mingo, Adriano Popolo Rubbio, Fernando Roldan Ferrer, Valeria Zampardi, Joel Walsham ed Erik Zarcon. Il linguaggio scenico, i codici della danza, il lavoro sul corpo sono elementi di indagine, come un trattato di antropologia sociale. Persone che entrano in relazione tra di loro, con i luoghi, e diventano contenitore e contenuto.

La coreografia di Lava Bubbles  è concepita in funzione di uno sguardo circolare, il movimento dei danzatori non asseconda un punto di vista frontale. Il moltiplicarsi degli sguardi possibili è la logica e la forza dello spettacolo. La visuale sconfinata favorisce un incremento delle possibilità drammaturgiche. Le unioni, le rotture, i conflitti del genere umano. Le oscillazioni e l’imponderabilità della vita.

L’imprevisto è la parola chiave che caratterizza la seconda serata di Fuori Programma. Il secondo appuntamento, affidato alla scrittura coreografica di Fabrizio Favale, si trasforma in una inedita e originale versione solista di “Lute”. 

Fuori Programma
“Lute” – Daniele Bianco. Ph Piero Tauro

La creazione per due danzatori de Le Supplici, per improvvisi motivi di salute di Vincenzo Cappuccio, diventa il solo act di Daniele Bianco. A lui l’onore e l’onere di proporre al pubblico di Fuori Programma la geometria delle sequenze coreografiche, un po’ di quel sogno scintillante, di quelle storie fantastiche che caratterizzano la drammaturgia, l’estetica e la visione artistica di Fabrizio Favale.

Forse l’immagine più bella che rimarrà impressa nella memoria degli spettatori sono le simmetrie tra cielo e terra, la corrispondenza tra il volo dei gabbiani nel cielo e le traiettorie disegnate a terra, sulla superficie della pedana, da Daniele Bianco.

Chiude la terza serata del Festival Last Space, opera concepita e coreografata da Marco Di Nardo per Frantics Dance Company. Arriva a Roma da Berlino, con la sua crew  composta da Juan Tirado, Carlos Aller e, per la musica dal vivo, da Andrea Buttafuoco-Molotoy. L’obiettivo è quello di incorporare urban dance, tecniche di improvvisazione e danza contemporanea. 

Un macro progetto strutturato come una trilogia. Il primo capitolo, Last, ha debuttato nel 2017 nell’ambito del Festival berlinese Tanztage che si è svolto negli spazi del teatro indipendente Sophiensaele. Last Space,  il secondo capitolo, è stato creato a Chania, la città gioiello dell’isola di Creta, in Grecia, in collaborazione con il Chania Dance Festival.

Dalla versione indoor è nata una variante open space che ha vinto il secondo premio all’International Coreographic Competition di Hannover, svoltosi dall’1 al 6 giugno 2020. La transizione dal chiuso dei teatri agli spazi esterni ha determinato l’adattamento della performance allo stile della strada e dell’ambiente urbano. 

Fuori Programma
Last Space – Frantics Dance Company. Ph Piero Tauro

A Fuori Programma, lo spazio scenico è centrale e, in assenza di pedana o di un palcoscenico, la performance assume il carattere di un’esperienza vissuta in comune. Proprio perché il piano di riferimento è lo stesso, così come il livello di coinvolgimento emotivo. Last Space è sudore, polvere, materia, movimenti sincronici nello spazio, suoni elettronici, emozioni, empatia.

Aggregando sonorità e movimenti si realizza la fusione alchemica tra musica e danza. Per ogni battito al minuto, un impulso del corpo. Onde sonore, passi di danza, intere sequenze si propagano nello spazio dell’Arena. La dinamica delle azioni dei performer investe la situazione calma, statica degli spettatori.

Marco Di Nardo, Juan Tirado e Carlos Aller spingono al massimo l’intensità del momento, la percezione soggettiva del tempo. Raggiungono il climax spezzando la monotonia della ripetizione. Sfiniti, con i vestiti logori e macchiati dagli sforzi della fatica, ma sorridenti e visibilmente soddisfatti. Conclude la prima parte del Festival, il live set Musique d’ameublement, la musica elettronica di Andrea Buttafuoco incontra il violoncello di Carmine Iuvone e la tromba di Domenico Rizzuto.

A Valentina Marini, direttrice artistica di Fuori Programma, abbiamo rivolto una breve intervista che conclude il racconto sul Festival.

C’è una riflessione che vuoi condividere come ricordo conclusivo della tre giorni?

Sicuramente un senso di grande pienezza, di appagamento e soddisfazione. Il fatto di aver organizzato le attività all’esterno ha dato un altro colore al Festival, grazie anche al tempo favorevole e alla bellissima location. Il sostegno del pubblico è stato determinante. La cosa che mi ha colpito è proprio l’ondata di spettatori, una “gentile bassa marea.

Un’onda di persone, piacevolmente affascinate, che si sono lasciate coinvolgere,con una partecipazione veramente spontanea. L’ambiente all’aperto favorisce una condivisione di piacere in una dimensione di naturalezza. Quello che rimane alla fine, a livello di sensazioni, contrasta e bilancia in positivo tutti gli sforzi immensi fatti prima, durante la preparazione del Festival.

Due poli opposti: l’ipotesi di rimandare di un anno la quinta edizione del Festival, a causa dell’emergenza sanitaria, e la gioia del miracolo, l’inaspettata opportunità. Come hai affrontato tutto questo?

Io sono stata sicuramente una tra quelli che non hanno sostenuto la ripartenza per come è stata normata e gestita. Le restrizioni erano e sono tante e tali da rendere quasi impossibile lo svolgimento delle normali attività. I sentimenti sono stati molteplici e contrastanti, a ciò si sono aggiunti i ritardi nelle conferme, da parte degli enti pubblici, circa la loro eventuale partecipazione a copertura della manifestazione.

Tutto ciò si è tradotto in stress, fatica, incertezza. Abbiamo riformulato i programmi due volte perché tutto quello che avevamo immaginato e pensato, non era realizzabile per motivi differenti. Questo ha generato spesso un senso di frustrazione.

Tra l’impossibilità iniziale, lo sblocco parziale delle attività e il “via libera”, c’è stato un disagio profondo e una piccolissima percentuale di grande soddisfazione dovuta alla gioia di condividere con gli artisti alcuni momenti particolari e, soprattutto, quella ondata di partecipazione di un pubblico che ha sempre più voglia  di ritornare a fruire di attività culturali. Abbiamo lavorato in una condizione di affanno, con una sovrapposizione di problematiche, di contraddizioni di fare e disfare che in misura  proporzionale prevalgono per quantità e durata temporale.

Tre serate, tre idee di danza, tre coreografi con i loro danzatori. Quale pensiero ha guidato la programmazione?  C’è una suggestione che ha stimolato la linea di questa edizione, una convergenza di pensieri e persone?

Ci sono sempre delle convergenze. Il primo disegno del Festival è stato cestinato per questioni legate alla mobilità internazionale o al contatto sulla scena. Riscrivere un programma non è facile perché bisogna tener conto  di questioni come il budget, il distanziamento, la territorialità che quest’anno è stato uno dei criteri di valutazione più dirompenti. Non si poteva immaginare di far muovere artisti o gruppi da molto lontano.

Il ventaglio di scelte era limitato a una serie di proposte che rispondevano maggiormente ai requisiti. In più si è aggiunta quest’anno, la necessità di immaginare la programmazione all’esterno. Originariamente il Festival aveva luogo negli spazi al chiuso. Questa dimensione all’aperto del Teatro India, non era qualcosa che avevo previsto e per come la vedo io la programmazione è legata ai luoghi che vengono attraversati. Se cambia lo spazio, cambiano anche le suggestioni e l’immaginario dello spettacolo in quel luogo.

Il fil rouge è stato ribaltare completamente l’idea di programmazione che avevo ipotizzato inizialmente, lavorando in una sorta di fusione con l’ambiente naturale, in una dimensione di prevalente naturalezza. Da qui la decisione di lavorare al tramonto con una programmazione che fosse meno artificiale possibile dal punto di vista dei supporti esterni. Una grandissima pedana, spoglia, dove i corpi dei danzatori potessero fondersi con l’esterno e dove la luce naturale fosse giustificata dalla drammaturgia. Questo è stato per me il criterio di scelta, soprattutto per armonizzare gli spettacoli con l’ambiente circostante.

Cosa è possibile anticipare della seconda parte del Festival?

La seconda parte sosterrà ancor di più il tema della dimensione all’aperto e della fusione con l’ambiente esterno, naturale. Diversamente dalla sezione di luglio dove è stata prevalente la fissità, l’immobilità all’interno dell’Arena del Teatro India, in autunno attraverseremo in diverse direzioni e in diverse aree, il parco Alessandrino e il quartiere Quarticciolo.

Sarà un contesto diverso e itinerante, anche in questo caso in fasce orarie che sono colorate e abbellite dal tramonto. Saranno dei percorsi artistici, un altro modo di vedere lo spettacolo dal vivo. Sono dei formati che rispettano i parametri organizzativi e che valorizzeranno il territorio e le periferie. Si lavorerà senza il palcoscenico, sfruttando i set naturali.

Tic on line: programma di iniziative digitali dei Teatri in Comune

Tic on line: programma di iniziative digitali dei Teatri in Comune

Prende il via TIC ON LINE, un progetto di iniziative digitali condiviso dai Teatri in Comune – Teatro Biblioteca QuarticcioloTeatro Tor Bella MonacaTeatro Lido di Ostia e Teatro Villa Pamphilj – l’articolata rete di spazi per lo spettacolo parte del Sistema di Teatro Pubblico Plurale, coordinato dal Teatro di Roma e promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale.

L’incertezza del tempo presente ha bisogno di un rinnovato slancio in grado di sperimentare creatività differenti, affinché il distanziamento fisico non diventi anche culturale. Mutare, reinventarsi, rinnovare linguaggi, formati e modalità sono tratti distintivi del fare teatro. Su questa linea si è articolata la programmazione on line dei TiC, che ha come obiettivo il consolidamento di percorsi di inclusione sociale e culturale che puntano alla sperimentazione di nuovi linguaggi artistici per immaginare un futuro insieme alle comunità di riferimento.

Letture, interviste, musica dal vivo, progetti inediti per il web, interventi teatrali, tutorial, video, attività per piccoli e ragazzi, e tanti appuntamenti live compongono questo cartellone di proposte virtuali, tutti fruibili attraverso i canali social dei quattro Teatri (Facebook, Instagram e siti web), e inseriti nella programmazione digital #TdROnline del Teatro di Roma, aderendo alla campagna #iorestoacasa e al programma #laculturaincasa di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale.

Un percorso necessario a tenere viva l’attenzione di artiste/i, operatrici/ori, maestranze; ma soprattutto una ripartenza rivolta ai propri spettatori e aperta a nuove fasce di possibili utenti.

Di seguito riportiamo la presentazione delle iniziative attraverso le parole dei direttori artistici.

TEATRO BIBLIOTECA QUARTICCIOLO

In un momento storico importante, in cui l’assenza, la distanza e l’immateriale sono la sostanza del tempo che trascorriamo, la sfida che si vuole lanciare è quella di sperimentare e offrire creazioni multimediali. TBQvoices, online dal 5 maggio 2020, nasce da un’idea di Valentina Valentini come trimestrale del Teatro Biblioteca Quarticciolo e prevede due edizioni, sul web – in italiano e in inglese – e stampato su carta, solo in italiano. Uno strumento per riflettere su questioni che ci “pungono” al presente, un presente che incrocia e intercetta la distanza del passato attraverso le voci di artiste/i, performer, curatrici/ori, studiose/i.  Sotto la spinta dell’emergenza Covid-19 la webzine è stata ampliata per ospitare il palinsesto del TBQ che affiancherà anche in futuro le sue attività live. Si tratta di un dispositivo di comunicazione capace di creare spazi di immaginazione e relazione, non riempitivi dello “stare in casa” del fruitore, né compensativi di altre esperienze, ma pensati ad hoc per il web. Siamo convinti che la fruizione online delle diverse forme artistiche non possa sostituire la diretta esperienza della fruizione teatrale; che gli spettatori del TBQ non coincidano né siano interscambiabili con i fruitori del palinsesto TBQvoices, ma al contempo che si possano attrarre nuovi fruitori, soprattutto giovani che hanno una frequentazione abituale con le piattaforme web. Resta centrale la vocazione del TBQ alla creazione di comunità, all’ascolto del territorio che lo ospita accanto all’attenzione per i linguaggi del contemporaneo. In questo senso il palinsesto TBQvoices coniuga formati sperimentali e pluridisciplinari. Gli appuntamenti, con programmazione settimanale, prevedono rubriche di teatro; documentari; progetti storici di videodanza accanto a produzioni recenti, nate e concepite per il digitale, accompagnate da approfondimenti critici; una rassegna sui video d’autore dedicati ad artisti video commentati da studiosi (tre a Bill Viola, due a Giacomo Verde, uno a Studio Azzurro e uno a Mario Martone); TBQlab, progetto di ricerca e sperimentazione di creazioni rivolto a giovani artisti; una rassegna letteraria che apre lo sguardo a romanzi sulle periferie delle città in dialogo con gli autori; Vocali in orbitaVoci in podcast di una scuola a distanza a cura di Luca Lotano, un progetto radio che mette in connessione diverse realtà di accoglienza nel Lazio realizzato tramite gli smartphone per tenere viva la lingua italiana dei rifugiati e richiedenti asilo. Particolare cura è riservata alla programmazione di Teatro ragazzi che nasce da testimonianze, desideri e suggerimenti degli insegnanti e dei genitori del Municipio V: video didattici sugli spettacoli delle ultime stagioni del TBQ, con interventi di studiosi di Teatro Ragazzi e interviste al cast; La scatola dei ricordiuna sorta di “scatola virtuale” che bimbi e ragazzi delle scuole possano riempire di “pensieri e desideri”; Tutti in carrozza! Storie e filastrocche per viaggiare con la fantasia, per raccontare la magia delle storie e della poesia per i più piccoli; Letture teatrali in lingua inglese a sostegno della didattica a distanza.  

TEATRO TOR BELLA MONACA

Il Teatro Tor Bella Monaca dopo l’iniziativa Caro Teatro ti scrivo, una rubrica sui social dedicata ai commenti e alle segnalazioni degli spettatori, presenta il Diario di un non intubabile di Alessandro Benvenuti che dal primo giorno del lockdown ha iniziato a scrivere, con la sua abituale ironia le sue riflessioni sulla forzata “quarantena” a causa del coronavirus. “All’inizio dell’emergenza che ha travolto le nostre vite – spiega Alessandro Benvenuti, Direttore artistico del Teatro Tor Bella Monaca – ho pensato ad un modo di comunicare affettuoso con i frequentatori del mio fan club su facebook e con tutti coloro che, da nord a sud, mi vengono a trovare in teatro per dirgli che l’uomo resiste, che continua a pensare e non si fa abbattere dalle avversità. Non Intubabile perché appartengo alla fascia di età che, in presenza di malati gravi in eccesso e posti letto in difetto, verrà lasciata fuori dai reparti di terapia intensiva. Un modo assai radicale per dire ‘Largo ai giovani’. Il Diario di un non intubabile sarà trasmesso tutte le domeniche alle 18 in diretta sulla pagina Facebook del Teatro e sugli account instragram e twitter; i video saranno disponibili, successivamente, sul sito e sul canale youtube.  Tanti i progetti in cantiere al Teatro Tor Bella Monaca alla luce del rinnovo triennale dell’affidamento che, adesso, hanno subito uno stop forzato a causa dell’emergenza. “Abbiamo intenzione, non appena sarà possibile – conclude Benvenuti – di aprire sempre di più il teatro agli artisti e alla città. Sono tanti i gruppi teatrali che ci guardano come un riferimento grazie alla possibilità di avere un rapporto franco e sincero. Da noi non ci sono burocratismi e attese lunghissime. Ormai il Tor Bella Monaca è considerato sempre più un punto di riferimento, uno spazio attrattore. Molte compagnie giovani si rivolgono a noi con nuove proposte, grazie anche alla possibilità di avere un accesso molto celere. Questi tre anni ci permetteranno di esaudire anche un sogno, che era poi di Filippo d’Alessio, quello di costituire una compagnia stabile del Teatro con attori professionisti. Era previsto il debutto in primavera con un mio testo Certi di esistere che avrebbe rappresentato la prima lunga tenitura in questo teatro. Adesso è tutto rimandato ma speriamo di poter archiviare presto questo difficile periodo, che sta mettendo a dura prova le nostre vite e il nostro comparto, e di poter riprendere la nostra attività con il debutto della compagnia stabile e la nostra ricca programmazione”.  

TEATRO DEL LIDO DI OSTIA

Dal 6 marzo 2020, anche il Teatro del Lido ha dovuto chiudere i propri cancelli al pubblico, agli artisti, ai tecnici, agli operatori, privando temporaneamente il territorio di un punto di riferimento socio-culturale importantissimo. Successivamente alla chiusura e al generale momento di smarrimento, è iniziata ad avanzare la necessità di proporre delle attività che potessero rendere reale, anche in questa particolare situazione, lo slogan scelto per la stagione 2020: Un ponte per i tuoi sogni. Sono stati immaginati una serie di eventi digitali che possano servire ‘da ponte’. Un raccordo che porti tutti verso un sogno più grande: rianimare la sala di via delle Sirene, nella convinzione che il teatro trovi la sua ragione più profonda nell’essere luogo fisico di ritrovo e condivisione per la comunità. Il web e i suoi strumenti saranno i ponti ‘informatici’ per colmare le attuali distanze tra il teatro e il suo pubblico e assieme per rimanere al fianco delle compagnie e degli artisti, che il Teatro del Lido avrebbe dovuto accogliere e che hanno visto svanire i propri impegni e con essi le proprie risorse economiche. Non lasciare indietro nessuno è il principio guida, per evitare il rischio che la spina dorsale dell’arte performativa si spenga, perché tornare indietro sarebbe molto difficile. Il programma e il calendario degli eventi non sono ancora definiti nel dettaglio, è possibile però anticipare tra le varie attività online: laboratori destinati all’infanzia e all’adolescenza; incontri con le associazioni del territorio, tavoli partecipati 2.0 attraverso la condivisione di esperienze, riflessioni e idee per affrontare insieme le nuove sfide all’orizzonte; mostre virtuali, che permettano di esplorare gli spazi espositivi del teatro con l’ausilio delle tecnologie digitali; appuntamenti legati al cinema, per riproporre via web il seguitissimo appuntamento con il cineforum a cura di Donato Di Stasi, organizzato dall’Associazione L’Occhio Estraneo; didattica a distanza per adulti/e, proseguendo online i cicli formativi iniziati negli spazi del teatro; una rassegna di pillole teatrali, con interviste veicolate attraverso dirette radio o podcast, realizzate in collaborazione con una webradio del territorio nata proprio a ridosso di questo periodo di emergenza. Convinti oggi più che mai che – come ci diceva il Maestro Andrea Camilleri -: “Il Teatro è il pronto soccorso dell’anima”. 

TEATRO VILLA PAMPHILJ

Prosegue la programmazione di Teatro Villa Pamphilj per i prossimi tre anni, e questa è una bellissima notizia. Il nostro pensiero artistico per il triennio 2020-2022 di programmazione è Prendersi Curadelle parole, del linguaggio, del pensiero. Ma anche delle persone, dei luoghi, dell’ambiente. E dei diritti, della Costituzione, della bellezza. Crediamo che “prendersi cura” sia la necessità prioritaria del tempo che stiamo vivendo: salvaguardare, proteggere, se necessario difendere le conquiste, i diritti umani e civili, la pace, il progresso sostenibile, la coscienza, il pianeta, il valore della cultura, la vita. Prendersi cura del Teatro, del pubblico, perché il Teatro è uno strumento fortissimo e irrinunciabile di conoscenza, aggregazione, coesione e poesia. Il periodo anomalo e sospeso che stiamo vivendo non ci permette l’incontro dal vivo, indispensabile per vivere l’esperienza teatrale e per non perderci, in attesa di poter stare di nuovo insieme, abbiamo ideato un programma settimanale on line (sui nostri canali social) di Teatro, Musica, Poesia, Arte varia, per tutte le età. Per i più piccoli due appuntamenti, il martedì alle ore 18 (dal 12 maggio) con A ME GLI OCCHI (E LE ORECCHIE) Favole e storie tra parole e immagini e SING-A-LONG, inglese e musica per piccolissimi, un progetto rivolto alla fascia 0-48 mesi e ai genitori con Diego di Vella e Livia Adinolfi. Due gli appuntamenti settimanali anche per la drammaturgia contemporanea, con le CONVERSAZIONI DI SCENA a cura di Giancarlo Sammartano e lL PALCOSCENICO DELLA LEGALITA’ – storie 2.0 un racconto in pillole dello spettacolo Dieci storie proprio così – Terzo Atto per non abbassare la guardia sulle atrocità compiute dalla criminalità organizzata e per non dimenticare le tantissime storie di riscatto (con Emanuela Giordano e CO2). Per la musica, il giovedì alle 18.30 con DIALOGHI MEDITERRANEI, incontri a distanza tra Stefano Saletti e gli artisti del Festival Popolare Italiano: Lucilla Galeazzi, Riccardo Tesi, Gabriele Coen, Gabriella Aiello, Jamal Ouassini e Luigi Cinque. La rassegna si concluderà il 4 giugno con l’intervista di Francesco Saverio Galtieri, Direttore della SPM Donna Olimpia a Stefano Saletti. Francesco Galtieri dialogherà inoltre sul metodo e la bellezza della musica (sotto tutti i punti di vista e a tutte le età) anche attraverso le Conversazioni Musicali (date da definirsi). Tra gli ospiti: Paolo Pecorelli, Fabrizio Cardosa, Linea Ensemble, Giusi Cataldo, Ada Montellanico, Annibale Rebaudengo, Giovanni Piazza, Patrizio Fariselli, Forum Nazionale per l’Educazione Musicale, Piccola Orchestra Torpignattara, Baraonna, Brag Trio di Alberto GIraldi, Enrico Strobino e con i musicisti dei corsi di alta formazione Orff-Schulwerk. Il venerdì alle ore 15, #JAZZHOME Il jazz non sarà messo in quarantenail diario di un musicista jazz nei giorni di isolamento in Italia a cura della batterista Cecilia Sanchietti, in collaborazione Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma. Per la didattica musicale, dal 15 maggioogni venerdì alle 18 DIDATTICA, che spettacolo!” un ciclo di incontri sul metodo “Musica in Culla” per la prima infanzia, con Paola Anselmi Beth Bolton, in collaborazione con il Festival di Amalfi. Ogni domenica alle ore 12, verrà pubblicata LA VIGNETTA di Fabio Magnasciutti: una vignetta dedicata all’arte, alla cultura, in questo periodo sospeso, per riflettere e sorridere con profonda leggerezza realizzata da uno dei più apprezzati disegnatori contemporanei. Questi sono alcuni dei protagonisti della stagione che, a modo loro, si racconteranno fornendo una guida all’ascolto e alla visione di quello che sarà lo spettacolo dal vivo, il concerto, la Rassegna, il Festival, la mostra, per il momento solo rimandato!

Teatro Biblioteca Quarticciolo: al via la nuova gestione con direzione condivisa e coordinamento scientifico

Teatro Biblioteca Quarticciolo: al via la nuova gestione con direzione condivisa e coordinamento scientifico

Pubblichiamo il comunicato stampa diffuso dal Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma in merito alla nuova gestione.

La programmazione artistica e culturale e dei servizi connessi agli spazi del Teatro Biblioteca Quarticciolo del circuito Teatri in Comune di Roma Capitale, per il triennio 2020-22, è stata affidata, tramite bando indetto dal Teatro di Roma, all’RTI costituito da E.D.A. e Spell Bound, con la direzione di Giorgio Andriani, Antonino Pirillo, Valentina Marini e con il coordinamento scientifico di Valentina Valentini. Entrambe le strutture vantano una lunga esperienza nella produzione culturale romana, nazionale e internazionale, e coinvolgono operatrici e operatori culturali che hanno ricoperto ruoli centrali nelle due ultime gestioni del Teatro Biblioteca Quarticciolo (2016-2017 e 2018-2019).

Per la prima volta è stato presentato un modello di direzione condivisa perché “elaborare, realizzare e verificare degli strumenti di co-abitazione alla base di un programma culturale comporta decostruire il ruolo della direzione artistica, intesa come competenza di una singola figura, per aprirla a visioni diversificate che operano in sinergia, assumendo una metodologia che abbia delle fondamenta scientifiche, nel senso di un metodo sperimentale per prova ed errore.” 

“Quindi di conseguenza il coordinamento scientifico è volto a garantire la coerenza del progetto rispetto ai parametri di natura estetica che lo strutturano; a guidare i processi operativi, dalla fase di elaborazione del progetto alla verifica in itinere dei risultati; a operare affinché l’intreccio di competenze settoriali arrivi ai fruitori sotto forma di una proposta organica; a estendere l’incidenza della programmazione di ‘Teatro’ nelle sue articolazioni e implicazioni culturali.”

Il blocco dei teatri, causa emergenza Covid-19, impone uno stop dell’attività di spettacolo dal vivo e un doveroso ripensamento di una differente fruizione della proposta culturale. Questa condizione emergenziale impone ancora di più la necessità di ricreare un centro per la discussione artistica affinché il TBQ diventi un punto di riferimento culturale della capitale, un luogo dove si rifletta e discuta su questioni del presente. In quest’ottica si intende promuovere la vocazione di un teatro attento alle differenti sperimentazioni drammaturgiche, del corpo, del suono, della vocalità, dei dispositivi tecnologici e letterari, con una programmazione che guardi alla città e alla produzione nazionale e internazionale, attraverso non solo spettacoli ma incontri, dibattiti, laboratori in pieno ascolto degli spettatori con i quali ricostruire il senso del fare teatro.

Continuo sarà il dialogo con le Associazioni del territorio e con le Istituzioni di Roma e nazionali come Teatro di Roma e Teatri in Comune, Biblioteche di Roma, Romaeuropa Festival, ATCL, Accademia di Spagna, Fabbrica Europa, In-box. Grazie alla collaudata sinergia con il Municipio V, il Teatro con le sue esperienze attraverserà altri luoghi del quartiere e del municipio come la piazza, le case, il mercato, la metro, il parco, il bar, la Biblioteca, la bocciofila, il centro anziani, i lotti.

A realizzare il progetto una consolidata squadra di lavoro che vede la programmazione Teatro curata da Antonino Pirillo e Giorgio Andriani, la programmazione Danza da Valentina Marini, la sezione Teatro ragazzi e il rapporto con le scuole da Federica Migliotti; le Relazioni esterne, Organizzazione e Promozione da Dalila D’Amico; l’Organizzazione da Dario Alberti; il reparto tecnico da Raffaella Vitiello e Antonio Belardi. A questa si integra la funzione di coordinatrice scientifica di Valentina Valentini.