Dove tutto è stato preso di Bartolini/Baronio: abitare per esistere

Dove tutto è stato preso di Bartolini/Baronio: abitare per esistere

«Il Teatro è il luogo ove si gioca a fare sul serio» aveva affermato Luigi Pirandello in Trovarsi, la commedia in tre atti da lui scritta nell’estate del 1932. Spazio ideale dove si fa sul serio giocando, dove possono essere esplorate le possibilità della sfera sociale e le parti del sé, il Teatro non avrebbe modo di esistere se un generale senso di appagamento, di pienezza della vita, fosse già in atto. Ma è proprio su quelle crepe dell’umana esistenza che spunteranno nuovi germogli. In quell’attimo, cesserà di esistere l’attore per lasciare posto alla persona. E viceversa.

Dove tutto è stato preso - Bartolini/Baronio
Dove tutto è stato preso – Bartolini/Baronio

Tamara Bartolini e Michele Baronio sono due artisti, una coppia e una compagnia omonima, che raccontano e portano in scena la vita, la loro idea di teatro. Ci conducono nelle loro stanze, tra i loro oggetti. Con vortici di parole, storie e ritratti di loro, di noi. La formazione artistica nasce nel 2009 al Centro Internazionale La Cometa e si evolve attraverso laboratori, masterclass e spettacoli con diversi registi e importanti personalità della scena contemporanea e del teatro tradizionale. Dieci sono stati gli anni di esperienza e di lavoro con la compagnia diretta da Roberta Nicolai, Triangolo Scaleno Teatro. Hanno partecipato alla creazione del festival Teatri di Vetro, a OFFicINa, ZTL e altri eventi culturali, occupandosi di scrittura, pedagogia e regia.

Passi_una confessione è lo spettacolo che ha debuttato nel 2015 e che ha vinto il premio di produzione Dominio Pubblico Officine. L’ultimo lavoro, Dove tutto è stato preso, ispirato al romanzo Correzione di Thomas Bernhard, ha vinto il bando CURA 2017 (Residenza IDRA e Armunia) e la sezione Visionari 2018 del Festival Kilowatt. Nello stesso anno, Bartolini/Baronio sono stati tra i vincitori del bando di sostegno alla produzione Fabulamundi con un progetto di mise en espace tratto dal testo Tout entière di Guillaume Poix, tradotto da Attilio Scarpellini. In contemporanea con il debutto di Tutt’intera, nell’ambito di Primavera dei Teatri 2019, è avvenuto anche quello di 9 Lune- lo spettacolo itinerante in alcune abitazioni private di Sansepolcro, in programmazione al Festival Kilowatt. Nello stesso anno sono stati presenti anche al Romaeuropa Festival con 16,9 KM – Home Concert Esercizi sull’abitare, un progetto sul tema della casa. 

Due sono gli spettacoli che sono andati in scena al Teatro India di Roma, dal 18 al 23 febbraio: Tutt’intera è il primo del dittico. Una drammaturgia costruita sulla vita di Vivian Maier, fotografa americana divenuta celebre post-mortem. Erano centocinquantamila i negativi delle foto che la Maier aveva scattato nel corso degli anni. Non erano stati sviluppati in precedenza per sua volontà, ma sono stati conservati in scatoloni che li hanno custoditi fino alla morte dell’artista. Dove tutto è stato preso, la seconda opera, invece, è una creazione firmata Bartolini/Baronio. Si tratta di una narrazione sulla casa e sull’abitare un luogo che è concreto e insieme astratto. In particolare, si racconta di una casa da acquistare: un casolare con giardino, con la terra tutt’intorno dove far crescere un albero. Un concetto, un desiderio, un sogno che, moltiplicati tante volte, diventano un’infinità di abitazioni. 

Varcare la porta d’ingresso della sala B del teatro India di Roma, coincide con l’avvio di un’esperienza, l’inizio di un viaggio. Ogni spettatore, forse senza accorgersene, entrando ha incontrato un uomo e una donna. I due dividevano lo stesso cuscino, sdraiati a terra. Il primo contatto con Dove tutto è stato preso, lo spettacolo di e con Tamara Bartolini e Michele Baronio, avviene così. Sono loro? Siamo noi? È una casa? La forma poteva essere quella di un interno, ma anche dell’esterno di una stanza. La percezione è di entrare in un tableau vivant, in un quadro già predisposto: la scena aperta, con un albero metallico, stilizzato, su cui erano state appese tante piccole canottiere bianche da bambino, tutte uguali. Tanto è bastato per immergersi in un momento in divenire, senza interruzione di continuità tra il fare sala e l’avvio dell’azione scenica. Dopo, il buio. 

Dove tutto è stato preso - Bartolini/Baronio
Dove tutto è stato preso – Bartolini/Baronio

Declinando la parola teatrale, il quotidiano, il caos, Michele Baronio ha sovrapposto il racconto al vissuto. Il suo monologo riporta alla mente le parole di Silvano Petrosino, docente di Filosofia all’Università Cattolica di Milano: «Grazie alla casa il soggetto esce dal flusso caotico della vita, prende le distanze dalle urgenze e dai pericoli e si concede un tempo e uno spazio per sé».

Cos’è casa? Tamara Bartolini e Michele Baronio lo chiedono a loro stessi, a noi. È la memoria collettiva? È il luogo delle nostre relazioni, positive o negative? Il disordine che diventa immagine? Come quella riprodotta in scena con le costruzioni dei bambini. Di tanti colori, sparpagliate e assemblate. Tante piccole case che formano una città-piattaforma, attraversata da strade costruite con fili di luce. È la capacità dell’uomo di immaginare ciò che non esiste. Ciò di cui parla Zygmunt Bauman a proposito del sentirsi liberi: «[…] nella  misura in cui l’immaginazione non supera i desideri reali e nessuno dei due oltrepassa la capacità di agire». 

Bartolini/Baronio, come ha sostenuto Martin Heidegger prima di loro, rilevano che l’uomo esiste abitando. Prendendosi cura di sé, degli altri, dello spazio che lo circonda, determinando un’idea di mondo ordinato e costruendone un modello. E poiché l’uomo è abitato dall’interiorità, quel paradigma di realtà esplode sul reale. Lo spiega bene una definizione del filosofo e psicanalista Jacques Lacan: «Il mondo è ciò che va, il reale è ciò che non va». Prima o poi ognuno di noi, artista o meno, dovrà affrontare le difficoltà che comporta il rimanere ancorati alle illusioni del vivere. La quotidianità che non è reale. Il miraggio di sembrare indispensabili alla nostra stessa morte. Tutto questo è condensato proprio in una battuta di Donata Genzi, nella commedia Trovarsi di Pirandello: «E questo è vero. E non è vero niente. Vero è che bisogna crearsi, creare. E allora soltanto ci si trova».

Teatri di Vetro. Festival delle arti sceniche contemporanee

Teatri di Vetro. Festival delle arti sceniche contemporanee

Teatri di Vetrofestival delle arti sceniche contemporanee per la direzione artistica di Roberta Nicolai, presenta il progetto Oscillazioni dal 13 al 19 dicembre al Teatro India di Roma, punto di arrivo di un percorso progettuale iniziato nel mese di settembre che compone e caratterizza la dodicesima edizione del festival. Oscillazioni nasce dal desiderio di indagare e ridefinire la relazione tra palcoscenico e platea con una particolare attenzione alla processualità della creazione scenica. È una proposta plurale. Cinque sezioni tematiche per dialogare con la creazione contemporanea e ingaggiare spazi e contesti territoriali. Oscillazioni è il senso del tutto, declinato e sotteso, che trova proprio al Teatro India, al termine di un lungo percorso, concretezza, azzardo e realizzazione.

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Per questa edizione il festival è stato suddiviso in blocchi progettuali: TDV12 ha inaugurato con la sezione Trasmissioni, realizzata a Tuscania (VT) dal 17 al 22 settembre, ha poi proseguito con il FYMMEC Focus Young Mediterranean And Middle East Choreographers 2018 che si è svolto all’Accademia Nazionale di Danza e all’Angelo Mai di Roma il 26 e 27 settembre. Con Composizioni ha realizzato al Teatro del Lido spettacoli che hanno coinvolto bambini, cittadini, rifugiati e con Elettrosuoni ha proposto una giornata di immersione nella musica elettronica sperimentale a Bisca/Circolo del Parco, per approdare infine a Oscillazioni al Teatro India.

41 rappresentazioni, 14 tra laboratori, seminari, stage rivolti a bambini, rifugiati, amatori, professionisti, cittadini. I 20 artisti di TDV2018: Fanny&Alexander/Chiara Lagani, Salvo Lombardo/Chiasma, Leviedelfool, Piccola Compagnia Dammacco, Dehors/Audela, Simona Bertozzi/Nexus, gruppo nanou, Opera bianco, Cie MF, Sonenalè/Riccardo Fusiello, Enea Tomei, Meno infinito, Franz Rosati, Simone Pappalardo/Alberto Popolla/Josè Angelino, Acre, Alessandra Cristiani, Giuseppe Muscarello, Synchromia, Mithkal Alzghair, Seifeddine Manai.

Ad aprire il festival il 13 dicembre è Salvo Lombardo_Chiasma con Opacity#2 – in replica il 14 dicembree a seguire la compagnia Fanny&Alexander/Chiara Lagani con I libri di Oz. Il 14 dicembre la compagnia Opera Bianco presenta il progetto Primi appunti coreografici per il progetto Jump!. Il 15 dicembre va in scena La buona educazione di Piccola Compagnia Dammacco con la collaborazione di Serena Balivo, nella stessa giornata si affianca a La buona educazione, in totale autonomia artistica, la creazione OASI Comizio sui valori di Enea Tomei. Sempre il 15 Opera bianco ingaggia una pluralità di soggetti – un performer, un critico, una matematica e un clown – nel dispositivo performativo che indaga la radice della ricerca della compagnia. Il 16 dicembre è ancora la volta di Piccola Compagnia Dammacco con Invisibile, si prosegue con la danzatrice e coreografa Simona Bertozzi che porta in scena due progetti: Urto e Flow on river infine Sonenalè presenta al pubblico Lo spazio delle relazioni. Il 17 dicembre si susseguono Opera Bianco con Grand Mother, Dehors/Audela con Tanto non ci prenderanno mai e gruppo nanou con Resa Alphabet. Il 18 dicembre ancora in scena Fanny Alexander con L’altro mondo, a seguire gruppo nanou con Relazione Alphabet; dalle ore 21.00 la compagnia Leviedelfool con Yorick un Amleto dal sottosuolo. La serata di chiusura del 19 dicembre vede coinvolti Salvo Lombardo, Levidelfool, gruppo nanou e Simona Bertozzi

Continua l’11^ edizione di Teatri di Vetro con 6 appuntamenti dal 10 al 14 ottobre a Centrale Preneste

Continua l’11^ edizione di Teatri di Vetro con 6 appuntamenti dal 10 al 14 ottobre a Centrale Preneste

Continua l’11^ edizione di Teatri di Vetro con 6 appuntamenti di danza e teatro dal 10 al 14 ottobre a Centrale Preneste.

Martedì 10 ottobre, alle ore 21, andrà in scena Salvo Lombardo con Lucia Cammalleri e Daria Greco nella performance “Casual Bystanders”, una coreografia ispirata a un processo di archiviazione di gesti “non straordinari” ricavati dai frammenti cinetici, gestuali e verbali di passanti intercettati in spazi pubblici.

A seguire, alle 22,30,R.OSA – 10 esercizi per nuovi virtuosismi” della coreografa Silvia Gribaudi con Claudia Marsicano, finalista premio UBU 2016 come nuova attrice under 35. R. OSA è un “one woman show”, ispirato alle immagini di Botero, al mondo anni ‘80 di Jane Fonda e al concetto di successo e prestazione che, con ironia dissacrante, porta in scena l’espressione del corpo della donna e del ruolo sociale che esso occupa.

Mercoledì 11 ottobre alle ore 21, Fanny&Alexander porteranno in scena “Da parte loro nessuna domanda imbarazzante”, tratto da L’amica geniale di Elena Ferrante edito da Edizioni E/O. Nella prima parte dello spettacolo Chiara Lagani e Fiorenza Menni presenteranno al pubblico dei brani tratti dal primo romanzo della celebre autrice, nella seconda, le interpreti ispirate dai versi della poetessa polacca Wislawa Szymborska intraprendono un viaggio interiore in cui l’identità delle due donne si sovrappongono.

Debutterà in prima nazionale giovedì 12 ottobre, alle ore 21,In your Face” di Ateliersi, una riscrittura della commedia Trovarsi di Pirandello. Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi in questo spettacolo indagano l’attitudine di alcune persone a scandire la propria relazione con gli accadimenti del reale attraverso i social, evidenziandone il carattere esilarante in uno stream dialogico ininterrotto tra le chat e i performer.

La tensione verso la riscrittura dei classici, filone della nuova edizione del Festival, si avverte in “Don’t be afraid”, in scena venerdì 13 ottobre alle ore 21. Lo spettacolo liberamente ispirato al poema di Stéphane Mallarmé L’aprés midi d’un faune, è coprodotto da C&C Company, Teatri di Vetro e Residenza Idra, con la collaborazione di Hun Mok Jung e l’interpretazione di Carlo Massari.

A chiudere gli appuntamenti della settimana, sabato 14 ottobre, alle ore 21, Oscar De Summa porta in scena “La sorella di Gesucristo”, terzo capitolo dell’acclamata “trilogia della provincia”. Un racconto che rivela una storia tanto semplice quanto terribile: la violenza subita da una donna e la sua vendetta. Lineare e scorrevole, strutturato secondo una forma classica, De Summa si districa attraverso l’ironia, per una comprensione più emotiva e consapevole che razionale.

 

Programma:

Centrale Preneste | Via Alberto da Giussano, 58, 00176 |Roma

10 ottobre

ore 21 | Casual Bystanders | Salvo Lombardo

ore 22.30 | R.osa | Silvia Gribaudi

11 ottobre

ore 21|Da parte loro nessuna domanda imbarazzante | Fanny&Alexander /Ateliersi

12 ottobre

ore 21| In your Face | Ateliersi

13 ottobre

ore 21| Do not be afraid | C&C Company

14 ottobre

ore 21| La sorella di Gesucristo | Oscar De Summa/ La Corte Ospitale

 

PROGRAMMA COMPLETO > http://www.teatridivetro.it/

11^ edizione del Festival Teatri di Vetro: oltre 40 spettacoli tra teatro, danza e musica, distribuiti in 9 spazi e in 2 mesi di programmazione

11^ edizione del Festival Teatri di Vetro: oltre 40 spettacoli tra teatro, danza e musica, distribuiti in 9 spazi e in 2 mesi di programmazione

Oltre 40 spettacoli tra teatro, danza e musica, distribuiti in 9 spazi e in 2 mesi di programmazione, animeranno l’11^ edizione del Festival Teatri di Vetro, una tra le più importanti rassegne italiane di arti sceniche contemporanee che si svolgerà dal 21 settembre al 12 novembre a Roma.

L’11^ edizione consolida le collaborazioni con il Teatro Vascello, Centrale Preneste, Fondazione Volume! Carrozzerie n.o.t., le librerie Tuba e Giufà e ne stringe di nuove con il Teatro del Lido di Ostia, il Teatro Brancaccino, il Conservatorio Statale O. Respighi, l’Accademia Nazionale di danza e l’Università degli Studi di Roma Tre – Roma Tre Radio.

“Guarda indietro, guarda avanti” è l’incipit di questa nuova edizione, il filo conduttore che lega gli spettacoli in programma in un’unica riflessione sulla storia, tra creazione contemporanea e movimento a ritroso in direzione dell’origine. Uno sguardo che per poter guardare avanti, si rivolge all’indietro, e che si esplicita al tempo stesso in riletture critiche e nell’impegno degli artisti in processi di innovazione e superamento.

 

SETTEMBRE: Il focus sulla danza araba e l’istallazione di Salvo Lombardo

Dal 21 al 23 settembre presso la Fondazione Volume! sarà visibile l’istallazione performativa B-SIDE di Salvo Lombardo e Isabella Gaffè, un ciclo di documenti visivi e sonori che ripercorre parte di un processo di archiviazione di gesti “non straordinari” di passanti nello spazio pubblico. Una sperimentazione creativa proposta anche in ambito coreografico e dal titolo Casual Bystanders in programma il 10 ottobre presso il Centrale Preneste.

La riflessione sulle tracce del passato nel presente è al centro del FOCUS YOUNG ARAB CHOREOGRAPHERS / Italy 2017 che vede il coinvolgimento di tre giovani coreografi arabi in tournè in Italia, in scena alle Carrozzerie not a Roma il 22 settembre. Mounir Saeed (Egitto), con What about Dante, Bassam Abou Diab (Libano) con Under the flesh e Hamdi Lakhdher (Dridi) (Tunisia) con Tu meur(s) de terre, rielaborano i segni della tradizione e la pongono in dialogo con la propria ricerca coreografica.

OTTOBRE: Tutto TEATRO

Viene intercettata la tensione alla riscrittura dei grandi classici con Macbettu della compagnia Teatropersona/Teatro di Sardegna che andrà in scena il 2 ottobre al Teatro Vascello, interpretato in sardo da soli uomini, come vuole la tradizione del teatro elisabettiano; il 14 ottobre a Centrale Preneste un altro testo classico: Riccardo III e le regine di Oscar De Summa/La Corte Ospitale.

Il fortunato spettacolo Da parte loro nessuna domanda imbarazzante di Fanny&Alexander e Ateliersi prende avvio da L’amica geniale di Elena Ferrante, affondando nel rapporto tra la storia individuale delle due donne e della loro amicizia e la storia di un paese travagliato dalle sue contraddizioni e metamorfosi. In your face di Ateliersi, Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi indagano l’attitudine di alcune persone a scandire la propria relazione con gli accadimenti del reale attraverso i social evidenziandone il carattere esilarante in uno stream dialogico ininterrotto tra le chat e i performer.

Fonti letterarie e fonti teatrali diventano materia di indagine in Dove tutto è stato preso di Bartolini/Baronio, ispirato a Correzione di Thomas Bernhard in cui lo sguardo rivolto al passato diventa necessario punto di slancio per porre domande sulla costruzione di futuro, in scena al Brancaccino.

In programma sempre al Brancaccino, il testo vincitore del bando 2016/2017 di NdN Network drammaturgia Nuova: Opera sentimentale di Camilla Mattiuzzo messa in scena dalla compagnia Angius I Festa feat Woody Neri.

Con Aspettando# Io non ho mani che mi accarezzino il viso di Biancofango verrà presentato uno studio sui testi di Santa Giovanna dei Macelli di Brecht e Woyzeck di Bűchner.

 Hundred Toasts di Anita Wach è una celebrazione della repubblica e della libertà nel tempo di crisi della democrazia. Affonda invece nella storia della Rivoluzione russa, 1917 Core di Erosanteros, una lettura-concerto per ridare vita alle parole di poeti che hanno cantato la Rivoluzione e restituire la gioia dell’avvento di un tempo talmente nuovo da lasciare senza fiato.

Leviedelfool in Heretico_dopo questo apparente nulla, metterà in scena, il 30 ottobre al Teatro Vascello, sette capitoli che demistificano il linguaggio della religione cristiana traducendo dogmi e culto in un linguaggio scenico che intreccia danza, visione e parola.

 

Tutta DANZA

In Questo lavoro sull’arancia, la compagnia TIDA si interroga sulla natura del dispositivo scenico a partire da dinamiche di potere, di violenza, del rapporto sadomasochistico che ricorda Arancia meccanica.

T.I.N.A. (There is no alternative) prima nazionale di Giselda Ranieri/Aldes, è un dialogo giocato sul filo tra reale e visionario, un confronto tra personale e sociale con sconfinamenti ironici e onirici, una donna che prova a definirsi tra mille puntini di sospensione. Sempre prodotto da Aldes, Album di Stefano Questorio parte da un concetto di base semplice e rigoroso: coreografare un intero album di un gruppo rock come se fosse musica per balletto, un Lago dei Cigni la cui materia sonora è in questo caso un’opera dei Suicide, duo punk newyorkese degli anni 70.

In alcune opere è l’universo poetico a muovere il gesto artistico verso la società: in R.OSA_dieci esercizi per nuovi virtuosismi di Silvia Gribaudi attraverso un’ironia dissacrante porta in scena l’espressione del corpo della donna e del ruolo sociale che esso occupa.

Nell’ottica di ricerca verso nuove sperimentazioni e riscrittura dei classici andranno in scena: Cigno di Loredana Parrella e Cie Twain, Don’t be afraid da L’aprés midi d’un faune una coproduzione C&C, Teatri di Vetro e Residenza Idra con la coreografia di Hun Mok Jung e l’interpretazione di Carlo Massari, lavori che testimoniano la tensione degli artisti verso l’origine della loro stessa arte, l’urgenza di appropriarsi di un’aurora da cui il teatro e la danza hanno segnato nuovi inizi.

D’animanimale di Paola Bianchi e Ivan Fantini, azione per corpo e voce nato dal libro animanimale dello stesso Fantini e del pittore Andrea Chiesi, è un intreccio tra teatralità, danza e arte pittorica

 DANZA E MUSICA AL TEATRO DEL LIDO DI OSTIA

Dal 3 al 12 novembre il Festival si sposta al Teatro del Lido dove andranno in scena i giovani coreografi under 35: Yoris Petrillo con Nothing To Declare; Cie MF/Maxime & Francesco presenti con due lavori Chenapan e la versione urbana di Re-garde, Claudia Rossi Valli e Tommaso Monza/Natiscalzi DT con Lo Schiaccianoci_Opera Fantastica in Atto unico per ensemble di danzatori e tappeto elastico. Dehors/Audela inaugurano la collaborazione con il musicista Simone Pappalardo nello spettacolo Più Nel Bosco Non Andremo? Simone Zambelli con Non Ricordo; Arianna Rodeghiero con In between e Anna Giustina con reRality.

La sezione musicale è incentrata su elettronica e elettroacustica e vede la collaborazione con il Conservatorio O. Respighi di Latina. Dalla contaminazione tra elettronica e sonorità del clarinetto di Call to mind di Breaking Wood/Walter Paradiso, alla jam-session dei Meno Infinito che in Meno Vetro dialogano in improvvisazione con altri musicisti; dall’elettronica sperimentale dei Granato, all’orchestra elettroacustica composta da dieci allievi dei Conservatori O. Respighi di Latina e A. Casella de L’Aquila diretta da Simone Pappalardo per il concerto Fields; dalla rilettura pluridisciplinare della figura di Cassandra nella poesia sonora Winterreise di Cipitelli-Sbordoni-Schiavone-Vinella, alle ricerche di Novi Sad, artista greco programmato in collaborazione con Plunge; dal suono immersivo delle composizioni sonoro-drammaturgiche degli allievi del Conservatorio O. Respighi di Latina, a Singularity di Outpostlive/Vjit, un racconto audio video di un viaggio senza tempo, che attraverso una ricerca su basi scientifiche ripercorre la storia dell’Universo.

PER ULTERIORI INFORMAZIONI: http://www.teatridivetro.it/