R.A.C. (regist_ a confronto) al tavolo permanente per lo spettacolo
Un anno fa, ad aprile, nasceva R.A.C., la prima Associazione di categoria per i registi e le registe teatrali in Italia. Il 22 marzo il Ministro della Cultura ha accolto la richiesta di R.A.C. di sedersi al tavolo permanente per lo spettacolo e il cinema. Matteo Alfonso ed Elena Gigliotti ci raccontano il lavoro svolto fino ad ora, perché R.A.C. è necessario in questo momento e gli obiettivi futuri dell’associazione.
R.A.C. (regist_ a confronto) è nata sotto forma di osservatorio critico il 19 aprile 2020, quando una ventina di registi ha deciso di creare insieme, nel cuore della pandemia da Covid-19, uno spazio in cui coltivare “il coraggio, l’etica, l’integrità professionale”. Cosa significano per voi queste parole?
E.G: Al cospetto di una crisi così complessa come quella che stiamo tuttora attraversando, un istinto di solidarietà e sopravvivenza ha fatto sì che un gruppo di regist_ si confrontasse sulle cause che hanno portato la categoria a un’assenza preoccupante dal mondo in cui agisce e opera, in modo particolare nell’ambito delle tutele e dei diritti.
Le/i regist_ di R.A.C. hanno finalmente guardato in faccia la solitudine che ha contraddistinto la categoria, e hanno trovato il coraggio di uscire allo scoperto, lo stesso coraggio necessario per parlare di etica, tema centrale del nostro confronto.
È in corso un’indagine approfondita su un sistema etico sostenibile, curato da un tavolo di lavoro che ha già messo a disposizione un’attenta analisi della situazione presente, ma ciò che possiamo garantire sin da subito è la definizione della categoria attraverso responsabilità e tutele. Perché ci sia etica, è necessario un sistema di valori e ideali da costruire attraverso il confronto. Una volta stabilito ciò, saranno l’integrità professionale, la responsabilità individuale e collettiva e le tutele a favorirne il rispetto.
Da un primo confronto sulle contingenze del momento e risalendo a questioni ben più radicate nel tempo, R.A.C. è diventata un’associazione di categoria finalizzata a migliorare lo scenario e le condizioni di lavoro, approfondire il dialogo con i soggetti decisori e offrire sostegno e possibilità di confronto ai professionisti della regia teatrale. Quali sono stati i temi caldi emersi delle vostre riunioni e cosa avete scoperto durante questo primo anno insieme?
M.A: La prima grande scoperta, o forse dovremmo dire conferma, emersa dal nostro confronto, è stata, per l’appunto, la condizione di solitudine in cui si trova la figura del/della regista nel nostro sistema teatrale. Per una vecchia consuetudine, derivante dal capocomicato, si tende ad associare la regia alla produzione, con una conseguente ricaduta nella definizione del nostro lavoro. Ne è la prova l’assenza de_ regista nel CCNL, dove appariamo quasi esclusivamente nel Regolamento di Palcoscenico, laddove si va a definire la gerarchia di palco. Questa visione obsoleta della regia non solo non descrive in maniera corretta lo stato dell’arte della nostra professione, ma ha contribuito ad isolare la figura de_ regista nelle dinamiche produttive.
Allo stesso tempo, dai nostri incontri, è emersa come centrale la visione de_ regista come connettore, come figura responsabile del lavoro di tutte le professionalità coinvolte nella creazione di uno spettacolo, con un particolare riguardo alla natura etica del nostro ruolo. Se guardiamo al sistema spettacolo, sia in senso lato che nel caso di ogni singola produzione, non possiamo fare a meno di riconoscere la necessità di andare a creare un ecosistema virtuoso, che favorisca la tutela e la dignità artistica e professionale di tutte le parti in gioco. Crediamo che _ regista sia una componente centrale di questo processo.
Ci siamo, inoltre, resi conto di quanto siano simili e comuni tra tutti noi le condizioni produttive in cui operiamo, condizioni quasi sempre molto distanti dai nostri desiderata e che spesso vanno a ledere non solo la nostra dignità professionale, ma anche le potenzialità dei nostri percorsi artistici.
È emersa una disuguaglianza nelle condizioni di lavoro per le registe rispetto ai registi, sia in termini di paga che di atteggiamento generale. Disuguaglianza, questa, che ci accomuna alle altre professioni dello spettacolo.
Già nel 1948 Strehler denunciava la lacuna del sistema teatrale italiano in merito a minimi di paga, contratti di lavoro, cassa malattia, invalidità e vecchiaia per i registi. Oggi, nel 2021, i registi non sono ancora menzionati all’interno del CCNL. Sono passati 73 anni. Quali sono, secondo voi, le cause di questa lacuna?
E.G: Ci si è adagiati su una struttura che ha funzionato fino a un certo punto. Prima della crisi economica del 2008, il cosiddetto Teatro di Regia godeva di grandi mezzi finanziari e molta libertà d’azione. È grazie a queste due caratteristiche che per l’immaginario comune il/la regista poteva non aver bisogno di altro che della sua firma. La crisi del 2008 ha invece limitato notevolmente mezzi e libertà.
Il modello del Teatro di Regia non è più stato sostenibile e dunque la classe di registi/e che si è trovata a operare in quel momento ha ereditato la solitudine di chi l’aveva preceduta, ma in un contesto assolutamente cambiato. La crisi in atto ha solo rivelato con forza le falle già presenti nel sistema, da riparare nel minor tempo possibile, soprattutto per le generazioni future che si troveranno in un contesto ancora più spaccato, con un’identità di categoria fragile, e tutele da ottenere individualmente, nei casi più fortunati. È giunto il momento di pensare e agire collettivamente, per il bene di un’intera categoria.
Il 22 gennaio 2021, in una lettera indirizzata al Ministero della Cultura, R.A.C. ha chiesto di sedersi al tavolo permanente per lo spettacolo e il cinema. Nella stessa data questa richiesta è stata finalmente accolta. Quali saranno i prossimi passi e gli obiettivi di R.A.C.?
M.A: Il primo passo, che ci vede impegnati in questi giorni, coincide con la creazione di una call di ascolto che R.A.C. sta organizzando per il 1° aprile, aperta non solo a chi è associati, ma a tutte le registe e i registi italiani. Vogliamo soprattutto ascoltare e raccogliere esigenze, richieste e proposte da portare al tavolo ministeriale. La gran parte delle associazioni si sta concentrando sull’importante tema dell’intermittenza. Noi vorremmo affiancare alle sacrosante richieste attinenti al welfare un lavoro sulla definizione del lavoro di regia che porti ad un riconoscimento nella forma di un contratto nazionale.
La pandemia ha prodotto necessità emergenziali che richiedono immediate tutele di welfare, ma ha anche reso evidenti le macroscopiche falle presenti nel sistema teatrale italiano, falle che non parlano solo della mancanza di tutele quando non lavoriamo, ma di un’organizzazione del lavoro pensata su economie pre-crisi economica del 2008, evidentemente inadeguata alle necessità attuali del nostro comparto. Altro tema caldo su cui siamo al lavoro è la battaglia per il riconoscimento di un “diritto di regia”, fondamentale per la tutela della nostra professione e della creazione artistica.
RAC vuole portare avanti un discorso culturale che vada a permeare le riflessioni del decisore politico e che promuova il costante confronto tra regist_, come vuole il nome della nostra associazione. Stiamo preparando degli incontri, per ora virtuali, ma speriamo presto in presenza, con figure di spicco della regia italiana ed internazionale, con particolare attenzione a chi ha fatto della visione etica della regia il centro del proprio operare.
State proponendo webinar gratuiti per incentivare la conoscenza dei contratti e dei diritti legali dei registi. Il primo, “L’inquadramento giuridico del regista: tutelare il proprio lavoro e quello altrui” è stato condotto il 10 marzo dall’avv. Giovanbattista Iazeolla. R.A.C. offre a chi si associa un servizio gratuito di consulenza legale. Quali altri motivi per associarsi?
E.G: La consulenza sui contratti ad personam, precedente a quella legale, sempre a cura dell’Avvocato Iazeolla, Presidente di R.A.C., è senza dubbio uno degli aspetti più innovativi dell’associazione, soprattutto in questo momento di transizione, dopo il quale ci si augura di arrivare alla presenza della figura del regista nel CCNL, tenendo naturalmente in considerazione le differenze e le eterogeneità di percorsi de_ regist_ di R.A.C.
Come Associazione di categoria abbiamo la responsabilità di proporre attività e formazione, responsabilità cui siamo andati incontro con somma felicità e consapevolezza. C’è stato il tempo per lo sconforto, per la crisi, ma sin da subito uno spirito operoso e propositivo ha vegliato sul confronto fra regist_.
È bene iscriversi a R.A.C., inoltre, per poter partecipare a webinar e corsi di formazione specifici (ad esempio: come scrivere un progetto? Come affrontare e definire un budget? Come distribuire i propri spettacoli?), a tavole rotonde con figure di spicco della regia italiana ed internazionale, con particolare attenzione a chi ha fatto della visione etica della regia il centro del proprio operare, e a bandi per la creazione di progetti (la proposta creativa è stata fortemente presente in R.A.C., poiché si parla di idee, di collaborazioni possibili, di futur_ regist_ che possano avere delle occasioni per esprimersi).
È motivo di iscrizione soprattutto il confronto. Solo attraverso il confronto si potranno cambiare le condizioni in cui ci troviamo a operare. Per quanto possa apparire ovvia, è forse la motivazione più insabbiata per una categoria che non ha fatto del confronto una pratica costante nel tempo. R.A.C. è un investimento per il futuro.