Pubblichiamo il comunicato stampa diffuso da Slc Cgil Sicilia, in merito al reintegro degli artisti nel cast degli spettacoli saltati durante la scorsa stagione e riprogrammati all’Inda(Istituto nazionale dramma antico).
Slc Cgil Sicilia chiede all’Inda il reintegro di tutti gli artisti nel cast delle tragedie. “Gli accordi erano questi, ma ad ora non è così”. Siracusa, 28 giu- “Questa settimana riparte la stagione dell’Inda (Istituto nazionale dramma antico), ma non sarà una festa per tutti i lavoratori. L’anno scorso agli artisti selezionati per le tragedie è stato garantito che quest’anno per gli spettacoli, gli stessi saltati l’anno scorso, sarebbe stato confermato l’intero cast. Invece non è stato così per tutti”. Lo denuncia la Slc Cgil Sicilia.
“Oggi – dice Gianluca Patanè, coordinatore regionale della Slc Cgil – risultano ancora esclusi tre artisti del coro dello spettacolo “Baccanti” né convocati né avvertiti con comunicazione ufficiale. Mentre quattro attrici del coro dello spettacolo “Nuvole” sono state rintegrate nel cast dopo che siamo intervenuti col nostro legale”. Patanè rileva che “paiono caduti i motivi addotti in via informale per la mancata convocazione, cioè una platea più ridotta a causa dell’emergenza sanitaria”. “Al momento del reintegro delle quattro attrici- sottolinea- ci è stato detto che la Regione ha acconsentito all’ampliamento della platea. Ci chiediamo allora perché gli altri tre artisti non siano stati ancora convocati, costringendoci a rivolgerci ancora al nostro legale”.
Patanè sottolinea che “in un momento così drammatico per le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo è necessario che gli impegni presi siano mantenuti. Una fondazione storica, importante come l’inda non può permettere simili violazioni. Non si possono escludere lavoratrici e lavoratori immotivatamente-aggiunge- anche perché il ministero ha continuato a dare risorse ai teatri (FURS) anche per garantire la continuità lavorativa”. La Slc chiede dunque risposte e che al più presto venga convocato un tavolo di confronto.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Ha generato un’ondata di proteste il bando «Estate al Trinci» pubblicato dal Comune di Foligno. «Al fine di sostenere il mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura» l’amministrazione (passata alla destra nel 2019 dopo un lungo predominio di centrosinistra) ha lanciato una chiamata per selezionare artisti e artiste da far esibire in una rassegna estiva nel centro storico della città, nella Corte di Palazzo Trinci. A suscitare sdegno sono le condizioni per la realizzazione degli spettacoli o eventi culturali: a fronte di una basilare dotazione tecnica messa a disposizione e del supporto per la richiesta dei permessi, non è previsto nessun compenso per le compagnie ed è persino fatto divieto di chiedere un biglietto di ingresso al pubblico. Contro questa proposta, che ancora una volta non riconosce dignità lavorativa alla categoria o che quantomeno confonde tra ambito professionale e amatoriale, si sono levate diverse voci tra cui quelle del sindacato.
Ne abbiamo parlato con Emanuela Faraglia, attrice e responsabile del dipartimento produzione culturale per la Slc Cgil dell’Umbria.
Come artista e sindacalista, cosa ha pensato quando ha letto il bando del comune di Foligno?
Entrambe le mie anime hanno sussultato. È immediatamente emerso lo sfruttamento implicato nella richiesta da parte dell’ente nei confronti di una categoria intera di lavoratori, non sono gli artisti ma anche il reparto tecnico. Infatti il comune mette a disposizione uno spazio ma non le risorse affinché esso venga utilizzato. Questo tipo di bandi è purtroppo sempre esistito, soprattutto durante la stagione estiva le amministrazioni locali hanno spesso fornito degli spazi a condizione che le compagnie si auto-producessero lo spettacolo. Però, nel 2021, questo non è più tollerabile. Non si può far finta che non sia accaduto nulla, in questo momento è assolutamente necessario un sostegno economico per la ripartenza, che sia indirizzato ai lavoratori e alle lavoratrici dello spettacolo. Non si può chiedere loro di fare «un investimento», come ha dichiarato l’Assessore alla cultura, perché il settore è fermo da un anno e non ci sono altre risorse a disposizione. Quanto accaduto ci riporta ad una pratica che era molto diffusa anni fa, ovvero quella di lavorare gratis in cambio di visibilità, ma non è qualcosa che può più essere proposto nelle condizioni attuali.
Perché le amministrazioni hanno spesso questa visione distorta del lavoro in ambito culturale?
Stupisce che, dopo un anno in cui la condizione dei lavoratori dello spettacolo è emersa anche per chi è distante da questo settore, permanga questa ignoranza o inconsapevolezza da parte di un’amministrazione. Spesso c’è anche la volontà di non recepire, perché più volte da parte del sindacato sono state date indicazioni e spiegazioni su questa realtà.
Recentemente ha dichiarato che è necessario modificare la normativa che equipara le associazioni culturali di professionisti a quelle di svago. Anche in questa vicenda è centrale la distinzione tra l’ambito lavorativo e ciò che non lo è.
Infatti a fronte di numerose critiche il Comune di Foligno ha specificato che il bando era indirizzato agli amatoriali. Di per sé non sarebbe una cattiva pratica, il volontariato fa parte del tessuto cittadino, ma non è possibile allora pubblicare un bando del genere con la premessa che si tratta di un’azione in aiuto del settore culturale. Se è per gli amatoriali non può essere un sostegno per i lavoratori. Non si può parlare di arte e cultura in maniera astratta, perché è un patrimonio che vive grazie a chi ci lavora. In un momento come questo è necessaria una rete di supporto, che non sia banalmente di tipo assistenziale, ma che possa garantire una ripartenza in sicurezza.
Che tipo di azioni si possono intraprendere per rispondere ad un bando come «Estate al Trinci»?
Probabilmente non ci sarà la possibilità di modifica del bando, stando a quello che ci hanno comunicato. Si potrà chiedere l’annullamento e sarà un’azione sindacale che porteremo avanti. Per evitare invece che queste situazioni si ripropongano vediamo un’unica soluzione, ovvero l’apertura di tavoli in cui ci sia la presenza degli addetti del settore, ad esempio in quelle occasioni in cui si stabiliscono le norme dei bandi, dei finanziamenti e così via, in modo da poterli indirizzare ad un reale sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici.
In merito alla riapertura quali prospettive ci sono?
La ripartenza va analizzata con attenzione. Sappiamo che non basterà riaprire le porte dei luoghi, dei teatri. Veniamo da un anno di mancata programmazione, in cui sono emerse delle fortissime vulnerabilità. Se si ripartisse in questa maniera, ovvero come la scorsa estate, tanti e tante rimarrebbero indietro, compagnie e lavoratori. Chiaramente auspichiamo la riapertura ma allo stesso tempo chiediamo di elaborare un piano strategico, che tenga conto della reale situazione in cui versa l’intero comparto, soprattutto le componenti più fragili.
Lucrezia Ercolani è nata a Roma nel 1992. Interessi e mondi diversi hanno sempre fatto parte del suo percorso, con alcuni punti fermi: la passione per le arti, soprattutto quelle dal vivo; l’attenzione per le espressioni sotterranee, d’avanguardia, fuori dai canoni. Laureata in Filosofia all’Università La Sapienza, è stata redattrice per diverse riviste online (Nucleo Artzine, Extra! Music Magazie, The New Noise, Filmparlato) e ha lavorato al Teatro Spazio Diamante. Ultimamente collabora con Il Manifesto.
Molte persone si sono viste rifiutare la domanda per l’indennità onnicomprensiva per l’emergenza Covid, un bonus di mille euro destinato ai lavoratori in crisi a causa della pandemia e delle restrizioni imposte dal Governo per limitare la diffusione del coronavirus. A poterne beneficiare sono tutte le categorie che non sono rientrate nei primi provvedimenti e nei ristori concessi.
Lavoratori dello spettacolo.
Lavoratori stagionali in somministrazione o a tempo determinato del settore del turismo e degli stabilimenti termali.
Lavoratori dipendenti stagionali appartenenti a settori diversi da quello del turismo e degli stabilimenti termali.
Lavoratori intermittenti.
Lavoratori autonomi occasionali.
Venditori a domicilio.
Perché viene respinta la domanda per il bonus Inps di mille euro
Gli esiti delle domande per l’indennità onnicomprensiva e le motivazioni per cui sono state eventualmente respinte sono consultabili sia dal Patronato che dal cittadino sul sito dell’Inps nella sezione “Covid-19: tutti i servizi“, cliccando sulle voci “Indennità 600/1.000 euro” e successivamente “Esiti”.
Chi si è visto rifiutare la concessione del bonus, per non aver superato i controlli sui requisiti, può richiedere che la propria domanda venga riesaminata, come riporta il messaggio del 15 dicembre 2021 n. 143 della dirigenza dell’Istituto.
Ci sono diversi motivi che portano alla reiezione della domanda, in base a quali requisiti non vengono rispettati, identificati da un codice. Per chiedere il riesame è necessario fornire una documentazione specifica. Chi si è visto respingere la domanda per il bonus da mille euro, in genere, risulta scritto ad altre casse previdenziali, non ha un contratto di lavoro attivo nel periodo di riferimento o è stato assunto in attività che hanno un codice Ateco differente da quelli previsti dall’indennità onnicomprensiva.
Domanda respinta per il bonus Inps: come richiedere il riesame
Il termine non perentorio per presentare la richiesta di riesame per una domanda rifiutata è quello di 20 giorni a partire dalla pubblicazione del messaggio Inps del 15 gennaio, dunque bisognerà farlo entro il 4 febbraio 2021. Se il candidato non presenta la documentazione richiesta per dimostrare di avere i requisiti per accedere al bonus di mille euro, la domanda deve intendersi respinta.
Per inviare i documenti è necessario cliccare sulla voce “Esiti” nella sezione del sito dell’Inps relativa alle indennità Covid. Con un’apposita funzione in cui vengono esposti i motivi della reiezione è possibile allegare i file richiesti per il riesame.
È possibile inoltre inviare la documentazione alla struttura territoriale di competenza all’indirizzo email riesamibonus600.nomesede@inps.it, sostituendo “nomesede” con il nome specifico della struttura, ad esempio “romamonteverde” per far pervenire la richiesta alla sede di Roma del quartiere Monte Verde.
Per quanto riguarda le reiezioni forti, il richiedente può proporre un’azione giudiziaria.
Per informazioni dettagliate relative al riesame delle domande respinte per i lavoratori dello spettacolo invitiamo a consultare questo vademecum a cura della SLC CGIL.
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È stata presentata ieri presso la sala stampa della Camera dei deputati la proposta di legge a firma Gribaudo-Carbonaro per l’introduzione di nuove norme per la tutela delle lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo.
Insieme alla prima firmataria Chiara Gribaudo (Pd) e alla promotrice dell’indagine conoscitiva in commissione Cultura Alessandra Carbonaro (M5S), hanno partecipato l’attore Lino Guanciale, la segretaria nazionale Slc Cgil Emanuela Bizi, l’attore e regista Fabio Mangolini.
“È nella cultura diffusa che nasce la possibilità di creare innovazione e coesione sociale. Per questo vogliamo dare inizio ad una vera e propria rivoluzione per le politiche di welfare del settore dello spettacolo – dice la prima firmataria, Chiara Gribaudo – artisti, tecnici e autori sono stati tra i lavoratori più colpiti dalle misure di prevenzione del contagio. Con questa proposta di legge affrontiamo problemi antichi che nell’emergenza sono letteralmente implosi. Facciamo proposte in materia di assicurazione, malattia, maternità, welfare, tassazione, e strumenti efficaci per la formazione professionale continua. Dobbiamo garantire diritti e tutele adeguati e un vero riconoscimento sociale dei lavoratori dello spettacolo, perché il loro lavoro rappresenta una ricchezza collettiva e irrinunciabile per l’intero Paese”.
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L’assenza spettacolare è la manifestazione nazionale con presidi regionali che oggi, venerdì 30 ottobre, percorrerà tutta Italia animata dai lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo dal vivo. Una protesta unitaria organizzata dai tre sindacati confederali di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil.
Le misure introdotte dal Governo con il Dpcm del 24 ottobre 2020 con la chiusura di cinema e teatri stanno creando un vero e proprio dramma sociale. Il settore era già fortemente penalizzato anche prima della comparsa del covid-19: ora, questo “secondo lockdown” imposto dal Governo, oltre a colpire pesantemente il settore della cultura, crea enormi problemi di sopravvivenza a chi vive di questo mestiere.
Il 28 ottobre 2020, rigorosamente in video conferenza, si è svolta una partecipata assemblea di lavoratrici e lavoratori organizzata da Slc Cgil con la partecipazione della Segretaria Nazionale Slc Emanuela Bizi. Tutti hanno rappresentato una situazione non più sostenibile, alcuni hanno lamentato ancora ritardi circa la fruizione delle indennità promesse. I lavoratori dello spettacolo rivendicano, oggi più che mai, il loro ruolo sociale e chiedono diritti al pari degli altri lavoratori. Già nei mesi scorsi, Slc Cgil si era attivata nei confronti di Regione e Comune chiedendo un tavolo permanente di confronto e precedentemente il Consiglio Regionale aveva votato un Ordine del giorno a sostegno del settore che purtroppo ad oggi é rimasto lettera morta.
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