
Per un teatro clandestino – intervista a Salvatore Cantalupo
Dal 10 al 15 settembre presso il Camping Village Europa Unita (Vibonati – SA) si svolgerà il laboratorio teatrale Memini, dedicato agli scritti e alla metodologia di Antonio Neiwiller.
Antonio Neiwiller moriva a Roma il 9 novembre 1993, a soli quarantacinque anni. Del suo magistero creativo, sempre più scoperto e apprezzato durante gli ultimi venti anni, restano i suoi preziosi scritti, la memoria viva di quanti lo conobbero e lavorarono con lui. Neiwiller è stato un artista geniale, un poeta costruttore di visioni fuori dai canoni tradizionali. Ha realizzato una straordinaria e innovativa riflessione sul teatro e sull’arte in generale. Le sue idee, le sue denunce, i suoi racconti sulla fine di mondi colpiscono ancora per l’eccezionale attualità. Il laboratorio, organizzato in collaborazione con Logogramma, sarà condotto da SalvatoreCantalupo con l’assistenza di Amelia longobardi (attrice e regista), Ambra Marcozzi (danzatrice e coreografa) e Cristina Messere (attrice e responsabile organizzazione).
Abbiamo intervistato Salvatore Cantalupo:
Maestro lei ha iniziato il suo percorso artistico formandosi come attore alla scuola di Antonio Neiwiller. Quali sono i ricordi più intensi che ha di quel periodo e quali gli insegnamenti che hanno contraddistinto il suo futuro percorso in ambito teatrale?
Sempre allievo, mai maestro. Per me il maestro rimane sempre Antonio. Neiwiller per me ha rappresentato una sorta di finestra su un nuovo mondo.
Quando l’ho conosciuto suonavo la batteria in un gruppo punk e urlavo a squarciagola canzoni in una lingua sconosciuta. Lui una sera ha assistito ad una di queste esibizioni demenziali e il giorno dopo mi ha convocato nel suo studio a Palazzo Marigliano in via San Biagio dei librai.
Ricordo il mio stupore stando in quella stanza. C’era una scrivania in un angolo piena di carte, di disegni, di quaderni e la sua libreria arrivava al soffitto, i libri erano in ogni dove, mischiati a dischi per me sconosciuti. Mi sentivo come un bambino nella casa di uno scienziato o di un vecchio saggio, proprio come in una scena di film fantasy.
Fu allora che mi parlò del percorso di laboratorio che voleva intraprendere per l’allestimento del Titanic the end tratto da E. M. Enzensberger e della metodologia di lavoro che avrebbe utilizzato. E il risultato fu un percorso intensissimo che durò nove mesi.
Un’espressione che spesso usava Antonio è “ tutto ciò che teatro non è però lo alimenta” dà il senso del nostro stare insieme. Passavamo gran parte della giornata insieme anche al di fuori del luogo delle prove. Antonio ci leggeva delle poesie, ci mostrava dei quadri, delle foto, ci faceva ascoltare musica. Cose che per me, giovane sprovveduto, erano delle vere scoperte. Ma non solo questo, insieme si mangiava e beveva ed insieme si guardava la partita del Napoli, di cui Antonio è sempre stato tifoso. E, immancabilmente, tutto ciò tornava utile nel nostro lavoro quotidiano, nelle nostre improvvisazioni.
Sostanzialmente lui ci ha insegnato a trasportare il nostro vissuto, le nostre esperienze nelle costruzioni sceniche.
Cosa significa, cosa ha significato per lei fare teatro?
Conoscere, in primis me stesso, le mie difficoltà e lavorare su quelle. Ho imparato che c’è un forte legame tra la vita reale e la scena e viceversa . Antonio ci teneva che noi osservassimo ciò che ci accadeva attorno, nella nostra città. Ci spingeva ad essere uomini perché solo così saremmo diventati attori .
Il laboratorio teatrale Memini è dedicato agli scritti e al genio artistico di Antonio Neiwiller. Quale sarà il percorso seguito durante il laboratorio e quale la metodologia adottata?
Il primo scopo del laboratorio è quello di creare un gruppo omogeneo e affiatato. Una vera e propria comunità all’interno della quale ciascun performer si possa sentire libero di esprimersi. Il fine è quello di sviluppare un lavoro sinergico attraverso il quale tutti i partecipanti siano artefici della costruzione e della messa in scena. In questa dimensione il performer impara a riconoscere le proprie potenzialità sopite così come le proprie debolezze e a capire come valorizzare le une e a superare le altre.
A chi è rivolto il laboratorio? Sono richieste specifiche attitudini o esperienze?
Il laboratorio è rivolto a quanti siano disponibili a mettersi in gioco, senza limiti d’età, e a comprendere che teatro è soprattutto arte del dono.
Come lettura preparatoria al laboratorio viene consigliato agli iscritti il libro “L’altro sguardo” di Antonio Grieco. Rappresenterà materiale di sperimentazione nell’arco del laboratorio?
La lettura del testo di Antonio Grieco, che è stato grande amico di Antonio e grande conoscitore della sua poetica, è consigliata perché egli ricostruisce il clima storico entro il quale operava Neiwiller, chiarisce i punti chiave della sua metodologia e riporta alcuni testi che ci consentono di seguire agevolmente le diverse fasi della ricerca teatrale e poetica di Neiwiller.
C’è un consiglio che sente di dedicare ai giovani attori all’inizio del loro percorso teatrale?
Non vi illudete, siate sempre voi stessi perché il cammino è lungo, irto e periglioso come la vita. Siate umili ma credete sempre in voi stessi. La pratica teatrale è un mezzo e serve a crescere in spiritualità.
Io sarò sempre un allievo, perché come diceva il maestro Eduardo de Filippo , “ gli esami non finiscono mai”.
Per tutte le informazioni relative al laboratorio e alle modalità di iscrizione >http://www.logogramma.com/memini-laboratorio-teatrale/
Evento Facebook > https://www.facebook.com/events/994927650606113/
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