#Incontri: La paranza dei bambini di Roberto Saviano. Intervista al regista Mario Gelardi

#Incontri: La paranza dei bambini di Roberto Saviano. Intervista al regista Mario Gelardi

Arriva in prima assoluta a Salerno al Teatro Augusteo Domenica 11 Marzo ore 18,30 lo spettacolo “La paranza dei bambini” di Roberto Saviano e Mario Gelardi. L’adattamento teatrale dell’omonimo libro di Saviano sarà l’evento di punta della IV Edizione della rassegna di teatro contemporaneo “Out of Bounds 2018”, in corso a Salerno fino al 15 Marzo 2018, ideata e diretta da L.A.A.V Officina Teatrale di Licia Amarante e Antonella Valitutti.

Abbiamo intervistato Mario Gelardi, regista dello spettacolo e direttore artistico del Nuovo Teatro Sanità di Napoli:

Dal best-seller “La Paranza dei Bambini” di Roberto Saviano alla drammaturgia: quali sono state le difficoltà di adattamento e di resa scenica nel declinare teatralmente il romanzo?

Ho avuto la possibilità, insieme a molti degli attori in scena, di seguire la nascita del romanzo, l’evoluzione della storia e dei personaggi. Questa conoscenza ci ha permesso di scegliere insieme a Roberto le storie e i personaggi che fossero più aderenti agli attori che li avrebbero interpretati, quasi per farli rinascere. Ovviamente il teatro ha dinamiche e necessità drammaturgiche diverse dalla letteratura, bisogna scegliere una strada e percorrerla ed è quello che abbiamo fatto.

Ne “La paranza dei Bambini” domina il nero dello spazio disegnato da Armando Alovisi per un territorio fantastico e cupo – come scrive Giulio Baffi su La Repubblica – con un richiamo ai fumetti neri di Frank Miller. Perché e in che modo la regia di Mario Gelardi ha mutuato dall’estetica fumettistica una propria chiave interpretativa?

L’intento principale era fuggire da un cliché che ormai si è formato, nel racconto della mafia e della camorra. I protagonisti di questa storia si sentono eroi tragici, questo mi ha fatto pensare agli eroi neri di Miller, che oltre a Sin City, ha ridisegnato alcuni Super eroi, rendendoli umani, fragili, neri appunto. Stilisticamente ho tolto i colori, lasciando solo il rosso del finale ed ho lavorato di silhouette e dividendo in più quadri le scena, proprio come la pagina di un fumetto.

 

“La Paranza dei Bambini” presenta un cast di ragazzi giovanissimi provenienti dal Rione Sanità. Quali sono state le emozioni, le criticità e i momenti felici provati con i giovani guaglioni?

Il gruppo di giovani attori del Nuovo Teatro Sanità, che va dai 16 ai 26 anni, sono pieni di talento e di passione e vedono nel teatro una precisa scelta identitaria. Gestiscono il teatro e lo mandano avanti, ne hanno fatto un patrimonio di tutto il quartiere. Abbiamo lavorato per mesi a questo spettacolo e siamo partiti da molto lontano, dal loro primo incontro con Saviano, verso il quale all’inizio, avevano alcuni pregiudizi ormai molto diffusi. Roberto è diventato uno di loro, si è mischiato con loro, uno di loro, Carlo, ha fatto spesso da consulente per alcuni modi di dire usati nel libro, e anche alcuni soprannomi.

Com’è stato accolto lo spettacolo “La Paranza dei Bambini” dal pubblico napoletano e in particolare dalla gente del Rione Sanità?

Da parte del Rione Sanità l’accoglienza è stata splendida, abbiamo fatto un’anteprima proprio per i ragazzi del quartiere.
Il pubblico napoletano si divide, ma non tanto su di noi, ma quanto su Saviano, quindi viene a vedere lo spettacolo con molti pregiudizi o, per altrettanti pregiudizi non viene a vederlo.

Stiamo assistendo in tutta Italia a un progressivo ridimensionamento della funzione pubblica e sociale del Teatro. A Napoli, nel Rione Sanità, questo meccanismo sembra si stia invertendo: così Il Nuovo Teatro Sanità dal momento della sua nascita ha occupato un ruolo istituzionale sul territorio portando speranza e lavoro. Come viene registrata dalla cittadinanza la presenza fisica e sociale di questo nuovo polo culturale e delle sue attività?

Mi piace definire il nuovo teatro Sanità, un teatro di comunità. Un teatro che nasce in una comunità ed è permeata da essa. Spesso i luoghi teatrali, anche in quartieri a rischio, sono enclave destinate ai solo artisti che li frequentano.
Abbiamo cercato e spero trovato, un modo diverso di comunicare quello che facciamo, cerchiamo di spiegare che esiste un teatro che va oltre le tabelle ministeriali, ma c’è una parte di “istituzione teatrale” che è occupata a pensare solo a quello.
Ci sono segnali molto incoraggianti però, come il premio “Rete critica” che abbiamo vinto insieme agli amici del teatro Nest di San Giovanni, proprio per il nostro progetto teatrale.
Attualmente non riceviamo alcun contributo dal ministero per cui praticamente non esistiamo.
Il teatro è un patrimonio del quartiere e della città, questo lo sentiamo fortemente.

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Presentata a Salerno la V edizione di Mutaverso Teatro

Presentata a Salerno la V edizione di Mutaverso Teatro

Sono stati presentati a Salerno, nella Sala del Gonfalone di Palazzo di Città, il programma completo della V edizione di Mutaverso Teatro e il focus sulla Compagnia Teatrino Giullare di Sasso Marconi (BO), che già mercoledì 22 e giovedì 23 gennaio, alle ore 21 presso il Teatro Ghirelli, inaugura ufficialmente la Stagione ideata e diretta da Vincenzo Albano con un “Finale di partita” di Beckett «da antologia» e un «avvincente» allestimento di “Alla meta” di Thomas Bernhard.

Il Comune di Salerno rinnova il sostegno a un progetto che «arricchisce ulteriormente l’immagine della nostra Città e la nostra offerta culturale», come afferma l’Assessore alla Cultura Antonia Willburger, che ha preso parte alla conferenza stampa insieme al Presidente della Commissione Cultura Ermanno Guerra, al consigliere Rocco Galdi, Vice Presidente della Commissione Cultura, e allo stesso Vincenzo Albano.

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Cinque i mesi di programmazione, cinque gli spazi coinvolti, ventitre gli appuntamenti per un totale di venti compagnie attive sul territorio nazionale e internazionale, in arrivo a Salerno per festeggiare i primi cinque anni della Stagione Mutaverso Teatro, che dal 22 gennaio al 24 maggio si presenta varia rispetto alle precedenti edizioni, per generi e luoghi di spettacolo, anche non convenzionalmente deputati al teatro, ma che al teatro possono restituire attenzione attraverso momenti di partecipazione sociale e di relazione con gli artisti. In quest’ottica è attiva la sinergia con il collettivo “Blam”, per l’ex Chiesa dei Morticelli, e con l’Associazione onlus “A Casa di Andrea”, che metterà a disposizione la propria sede. Sette appuntamenti saranno inoltre ospitati al Teatro Antonio Ghirelli grazie alla disponibilità di “Casa del Contemporaneo”; quattro al Piccolo Teatro del Giullare; cinque all’Auditorium del Centro Sociale del quartiere Pastena.

«Pur in forma non ancora compiuta e strutturata – spiega Vincenzo Albano – ho iniziato a pensare alle possibili evoluzioni di Mutaverso Teatro, a ciò che vorrei diventasse: un progetto artistico permanente, “culturale” nel più ampio senso dei linguaggi artistici e delle relazioni umane e creative. Era necessario affrontare una nuova sfida e dar vita non a una mera estensione numerica degli spettacoli, ma a un’ipotesi progettuale di maggior respiro e tenitura. Mutaverso Teatro ha superato al momento ogni prova di resistenza e ha dimostrato di avere solide basi».

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Mutaverso Teatro IV edizione. Osservatorio sul teatro contemporaneo italiano

Mutaverso Teatro IV edizione. Osservatorio sul teatro contemporaneo italiano

Giunge alla IV edizione la Stagione Mutaverso Teatroideata e diretta da Vincenzo Albano a Salerno, nata come osservatorio attivo sul teatro contemporaneo italiano e realizzata da Erre Teatro con il contributo del Comune di Salerno e con il supporto di T.A.N Teatri Associati Napoli – C.Re.A.Re CampaniaPuraCulturaScene ContemporaneeTheatron 2.0 e Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo.

Nove appuntamenti, sei prime regionali, cinque ospitalità uniche in Campania da dicembre 2018 ad aprile 2019. L’Auditorium del Centro Sociale di via Cantarella 22 (zona Pastena) anche quest’anno sarà il “quartier generale”, con due piccole deroghe per esigenze artistiche.

Si partirà infatti con un’anteprima di Stagione fuori abbonamento (prenotazione obbligatoria per numero limitato di posti), una piccola novità per ritrovarsi “verso” in anticipo. Il 12 e il 13 dicembre, alle ore 20.30 presso la Chiesa sconsacrata di Santa Apollonia in via San Benedetto, in prima regionale e uniche date in Campania, ci sarà “Farsi silenzio”, un progetto di e con Marco Cacciola e la drammaturgia di Tindaro Granata, che nasce da un pellegrinaggio artistico, da una ricerca del sacro in ogni dove; uscendo dai propri luoghi e predisponendosi ad accogliere l’inaspettato, gli spettatori dotati di cuffie cercheranno e attiveranno nuove relazioni tra lo spazio esterno/pubblico e quello interno/privato.

L’11 gennaio parte ufficialmente la Stagione con un’altra prima e unica data regionale, “La buona educazione“ della modenese Piccola Compagnia Dammacco, con Serena Balivo, Premio Ubu 2017 nella categoria nuova attrice o performer (Under 35), uno spettacolo in cui una donna deve educare e progettare il futuro di un giovane essere umano, ultimo erede della sua stirpe, e che fa luce sul modo in cui la vita della cosiddetta comunità occidentale è organizzata, riassumibile forse in una sorta di rischio di disumanizzazione. Il 18 gennaio è la volta di Principio Attivo Teatro e il suo “Opera Nazionale Combattenti presenta I giganti della montagna atto III” ispirato all’ultimo atto dei “Giganti della montagna” di Luigi Pirandello, che non fu mai scritto; Principio Attivo Teatro, sotto il nome di Opera Nazionale Combattenti che rimanda a una legione dismessa di una qualche guerra patria ormai finita e dimenticata, segue le orme degli appunti dell’autore, idealmente dettati in punto di morte, per sviluppare il finale dell’opera incompiuta attraverso una compagnia di anziani o variamente disadattati, fuori dal tempo ed estranei alla modernità. Arriva anche a Salerno, l’8 febbraio, in prima regionale, grazie alla sinergia con il teatro NEST.

Teatrodilina “Il bambino dalle orecchie grandi”

Teatrodilina “Il bambino dalle orecchie grandi”

Vieni su Marte” di Vico Quarto Mazzini: attraverso diverse storie, ispirate al progetto dal nome “Mars One” che fu lanciato nel 2012 con l’intenzione di costruire una colonia permanente su Marte, affronta il tema della partenza, intesa come il moto a luogo che da sempre definisce l’umanità e il suo essere in un disequilibrio costante tra la voglia di cambiamento e il desiderio di affermazione. Prima regionale e unica data in Campania, il 15 febbraio, anche per lo spettacolo “Socialmente” di Frigoproduzioni di e con Claudia Marsicano e Francesco Alberici, interpreti di due giovani totalmente alienati da social network e dalla televisione,  visti come contenitori all’interno dei quali si sviluppano e si sfogano pulsioni, emozioni e paure che assorbono le reali identità. L’8 marzoci sarà la compagnia Teatrodilina e il suo “Il bambino dalle orecchie grandi”, la storia d’amore tra un uomo e una donna che si sono appena incontrati e che si avviano a stare insieme tra note lievi e incerte, in bilico tra il loro presente e il loro passato. Il 15 marzo arrivano dopo molti anni dal loro ultimo passaggio in Campania, con un’altra prima e unica data regionale, i Menoventi: il nuovo spettacolo, “Docile”, tratta il tema dell’arte del non lasciare traccia e dell’accontentarsi, mettendo al centro la storia di un disagio sociale che usa un’alternanza tra diversi registri formali e testimonia lo stordimento delle classi subordinate.

Dal 5 al 7 aprile la Stagione si sposta in appartamento privato, per ospitare le prime e uniche date regionali di “Come va a pezzi il tempo” di Progetto Demoni, di e con Alessandra Crocco e Alessandro Miele, performance a numero limitato di ingressi e per cui occorrerà la prenotazione obbligatoria (anche per gli abbonati): tra le stanze di un’abitazione privata, lo spettatore attraversa la storia di una coppia ridotta a pezzi, come un sogno ripercorso con la mente al risveglio, come l’ultimo canto di un luogo pieno di ricordi prima che il tempo lo faccia lentamente decadere. La Stagione si concluderà il 12 aprile con l’apprezzato spettacolo di Simone Amendola e Valerio Malorni, di cui è interprete Malorni, “L’uomo nel diluvio”, spettacolo vincitore del Premio In-Box 2014 che si confronta con lo spettatore su un’urgenza generazionale e sociale, in un momento in cui la parola “emigrazione” è così tragica e reale.

Sulla scelta degli spettacoli della quarta edizione di Mutaverso Teatro, il commento del direttore artistico, Vincenzo Albano: “Quest’anno confermo e propongo, come direttore artistico, la personale curiosità verso forme originali di scrittura, la centralità della parola e dell’attore; al tempo stesso per altri linguaggi, virando anche su una più marcata performatività. È questa visione trasversale e non lineare, a tratti ignota e rischiosa, che sollecito a condividere e semmai a respingere. Lo dichiaro apertamente già nel titolo della Stagione, intenzionalmente unico negli anni, che nella sintesi di un verbo e una preposizione non rimanda a una condizione data, conclusa, rassicurante.”

#TheatronConsiglia: “La paranza dei bambini” di Mario Gelardi e Roberto Saviano in scena al Teatro Augusteo di Salerno

#TheatronConsiglia: “La paranza dei bambini” di Mario Gelardi e Roberto Saviano in scena al Teatro Augusteo di Salerno

Arriva in prima assoluta a Salerno al Teatro Augusteo Domenica 11 Marzo ore 18,30 lo spettacolo “La paranza dei bambini” di Roberto Saviano e Mario Gelardi. L’adattamento teatrale dell’omonimo libro di Saviano sarà l’evento di punta della IV Edizione della rassegna di teatro contemporaneo “Out of Bounds 2018”, in corso a Salerno fino al 15 Marzo 2018, ideata e diretta da L.A.A.V Officina Teatrale di Licia Amarante e Antonella Valitutti. Il progetto di Nuovo Teatro Sanità di Napoli si inserisce appieno nel programma di quest’anno in cui spettacoli, laboratori e incontri affrontano tematiche sociali come amore, violenza, multiculturalità, nella maniera critica che solo il teatro riesce a sviluppare fornendo, soprattutto alle nuove generazioni, più che risposte uno sguardo trasversale sulle problematiche esistenziali che la contemporaneità riserva.

L’ adattamento teatrale di Roberto Saviano e Mario Gelardi, dal romanzo “La Paranza dei bambini” dello stesso Saviano, narra la vita senza scampo dei giovanissimi napoletani che come unica risorsa accettano di affiliarsi alla camorra e di rappresentarne la batteria di fuoco, la manovalanza violenta pronta a tutto perché nulla ha da perdere.

“Il Nuovo Teatro Sanità e Mario Gelardi non sono solo resistenza e non sono semplicemente teatro. Loro sono il nucleo intorno al quale alla Sanità, a Napoli, si costruisce un presente reale, che si può toccare vedere e ascoltare. Un futuro che si può immaginare. Loro sono voci che sovrastano urla, sono mani tese. Con loro, con Mario, lavoro per portare in scena “La paranza dei bambini”. Solo loro possono trasformare in corpi, volti e voci le mie parole”. – Roberto Saviano

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LA PARANZA DEI BAMBINI
di Roberto Saviano e Mario Gelardi

Mismaonda presenta:

un progetto Nuovo Teatro Sanità

co-prodotto da Marche Teatro e Teatro Carcano Centro d’Arte Contemporanea

in partnership con AMREF

con Vincenzo Antonucci, Luigi Bignone, Antimo Casertano, Riccardo Ciccarelli, Mariano Coletti, Giampiero de Concilio, Simone Fiorillo, Carlo Geltrude, Enrico Maria Pacini.

e con la partecipazione di Ivan Castiglione

 

#Anticipazione: ‘o Princepino in scena il 25 Agosto al Barbuti Salerno Festival

#Anticipazione: ‘o Princepino in scena il 25 Agosto al Barbuti Salerno Festival

Di nuovo in scena, dopo il debutto romano, lo spettacolo prodotto dal Gruppo della Creta ‘o Princepino di Aniello Nigro con la regia di Cristiano Demurtas. Lo spettacolo è rientrato nella XXXII edizione del Barbuti Salerno Festival ed andrà in scena il 25 Agosto 2017 alle ore 21.15, presso Largo Santa Maria dei Barbuti – Salerno (Info Evento).

“Esitò ancora un poco, poi si alzò. Fece un passo. Io non riuscivo a muovermi. Ci fu solo un lampo giallo intorno alla sua caviglia. Lui rimase un istante immobile. Non gridò. Cadde dolcemente, come cade un albero. Non fece nemmeno rumore, per via della sabbia”.

Saint-Exupery fa terminare così l’incredibile racconto del “Piccolo Principe”. In molti pensano che il Piccolo Principe muoia alla fine del romanzo; altri pensano che abbia semplicemente lasciato il suo corpo terreno per tornare sulla propria stella. In pochi pensano invece che abbia continuato il suo viaggio, finendo vecchio e stanco in un ospizio sul pianeta della dimenticanza. Inizia così il viaggio a ritroso di questo vecchio principe. I pochi elementi rimasti della sua esistenza faranno scaturire in lui una serie di pensieri, che lo porteranno a ricordarsi di essere stato bambino.

Prima che venisse pensato come testo, ‘o Princepino è stato concepito come uno spartito musicale. Una composizione teatrale che considera ogni parola, ogni sillaba, come una nota da vibrare. Il lavoro del drammaturgo, durante la stesura finale del copione, è stato concertato insieme agli altri componenti del progetto, regista, attori e musicisti, come se questi fossero, insieme all’autore, elementi di un’orchestra. Il lavoro è stato svolto sui significanti, prima ancora che sui significati, cercando di lasciare la ricerca di questi ultimi direttamente al pubblico dell’esibizione. L’opera è resa come una scena universale, davanti alla quale ognuno può riconoscersi con la propria esperienza, scavando e ricercando il senso a diversi livelli di profondità, facendosi guidare dalle proprie sensazioni.

In questo senso, lo spettacolo è didattico, perché mette lo spettatore davanti ad uno specchio esistenziale, che riflette sì l’esperienza dell’osservatore, ma nello stesso tempo scuote dal punto di vista sensoriale la coscienza di chi guarda, accompagnando lo spettatore verso una disposizione di ascolto vicina all’auto-analisi. Non c’è soluzione, non ci sono risposte, nel contempo, però, ci sono molte domande, che chi assiste alla messinscena può portare in dote ai suoi più intimi ragionamenti. Questi interrogativi chiederanno a Ninno, il nostro protagonista, di trovare risposta.

È forse una delle cose più difficili quella di saper leggere la libreria del nostro essere, nonostante si possa dire che i punti in comune tra le varie esistenze possano sembrare molti. La difficoltà insita in questo compito è data forse da una implicita tendenza alla solitudine, dal fatto che il nostro è il mondo della dimenticanza, della fugacità, delle monadi in cui siamo isolati. È da questo pensiero che nasce la necessità di cercare costantemente la semplicità e l’essenzialità dell’essere bambino, per trovare quei punti che ci aiutano nella comprensione di noi stessi, nella ricerca verso la condivisione.

NOTE DI REGIA

“Un vecchio che muore è una libreria che brucia”, recita un vecchio detto africano. Saper leggere i libri che compongono la nostra“biblioteca personale” è la chiave di volta per poter raggiungere la condizione di essere umano pensante. Siamo tutti degli esseri da esplorare, il nostro corpo e ciò che vi è contenuto sono costantemente in trasformazione: chi siamo stati e cosa saremo sono componenti che accompagnano costantemente la nostra persona. Immersi però nelle convenzioni, nel sistema politico-sociale, riusciamo a distinguere noi stessi? Riusciamo a distinguerci dalla massa?

(Cristiano Demurtas)

RASSEGNA STAMPA

CulturaMente

Periodico Italiano Magazine

BARBUTI SALERNO FESTIVAL

VENERDÌ 25 AGOSTO || ORE 21.15  

Gruppo della Creta

o’ Princepino 

drammaturgia Aniello Nigro

regia Cristiano Demurtas

con Alessio Esposito, Amedeo Monda

musiche Enea Chisci, costumi Giulia Barcaroli, scene Bruna Sdao, aiuto regia Gabriele Merlini, tecnico audio e luci Pietro Frascaro, organizzazione Sara Papini,  progetto fotografico Selena Franceschi, comunicazione e distribuzione Theatron 2.0 , si ringraziano Cesare D’Arco, Andrea Migliaccio, Stefania Minciullo, Marco Quaglia, MaTeMù, Accademia Popolare dell’Antimafia