Quale “atto d’amore a casaccio” dedicheresti al teatro? Intervista ad Alessandro Sesti direttore artistico di Strabismi Festival
Atti d’amore a casaccio, titola così la VI edizione di Strabismi Festival che si terrà dal 4 all’11 ottobre a Cannara (PG). Una rassegna dedicata al teatro e alla danza che punta sulla territorialità e sul supporto alle artiste e agli artisti umbri, con uno sguardo attento alla scena teatrale Under 30. Un atto d’amore a casaccio è dislocare i processi culturali, permettendo all’arte di invadere quei luoghi che troppo spesso sono tenuti fuori dai circuiti ufficiali. Un atto d’amore a casaccio è dare al pubblico il teatro che merita.
Strabismi 2020 si apre da quest’anno a una collaborazione con i giovani spettatori che compongono il gruppo dei Dodici/Decimi. Con loro, in vista della costituzione di una futura direzione partecipata, sono state effettuate le selezioni per Esotropia, la vetrina dedicata a giovani talenti che mostreranno gli esiti della propria ricerca sul palco del Teatro Thesorieri di Cannara. Il 6 ottobre, presso la Cantina Di Filippo, si terrà il secondo Meeting Nazionale del Network Risonanze!, specchio della volontà di Strabismi di unirsi alla rete di tutela del teatro Under 30.
Il direttore artistico Alessandro Sesti, racconta Strabismi Festival 2020, approfondendo intenti e programmazione di un’edizione che porterà in scena la grande madre Umbria.
Ripartenza e sostegno agli artisti locali sono i due temi chiave della VI edizione di Strabismi Festival 2020. In che modo verrà portato avanti questo focus all’interno della programmazione?
Alessandro Sesti: Parlare di ripartenza è forse azzardato, posso parlare sicuramente di segnali. Il nostro obiettivo è riuscire a dare un segnale di speranza: non c’è niente di mistico in quest’affermazione, voglio dire che intendiamo dimostrare che, nonostante tutte le difficoltà concernenti l’emergenza sanitaria, le cose si possono fare e pure bene. Inoltre, anche far capire che si può porre il focus sugli artisti umbri, non solo a parole, ma anche con i fatti. Indubbiamente negli ultimi anni si è venuta a creare una scena teatrale umbra di qualità e credo sia doveroso fungere da vetrina per questi artisti che altrimenti trovano appoggio e attenzione solo fuori regione.
Atti d’amore a casaccio è il titolo dell’edizione di quest’anno. Di quali “atti d’amore” necessita per te il teatro?
AS: Un bell’atto d’amore potrebbe essere porre nuovamente al centro gli artisti. Ho come l’impressione che ormai si faccia solo un gran parlare di numeri, concorsi, premi, riconoscimenti e poco dell’arte in sé. Allo stesso modo, il più grande atto d’amore potrebbe essere svecchiare finalmente le modalità fino ad ora tenute in piedi, tutte quelle meccaniche che fanno passare il teatro in secondo piano.
Mi riferisco alla grande incapacità di riferirci all’altro con rispetto: basta poco, ad esempio rispondere a una mail con la stessa dignità ed educazione sia che si tratti di una compagnia emergente, sia di un artista con trent’anni di carriera. Occorre riconoscerlo, senza la cura di oggi, non avremo nessuno cui rispondere con garbo in futuro. Eppure il panorama politico, sociale questa cosa ce la ricorda ogni giorno, ma noi come sempre, più ciechi fra i ciechi, non facciamo altro che guardare altrove.
Avremmo bisogno di un atto d’amore da parte degli operatori, che smettessero di pensare all’altro come concorrenza, cogliendo anzi quel messaggio che gli imprenditori sanno leggere già ai primi giorni di carriera: più offerta c’è, più saremo attraenti e sexy anche per gli spettatori. E allora, collaboriamo, sempre di più, costruiamo stagioni incrociate, sosteniamo insieme gli artisti e facciamoli circuitare nelle nostre zone, facciamoli conoscere nei nostri territori e facciamo diventare i nostri colleghi dei punti di forza, degli spunti. È possibile, ne sono certo.
Facciamo un atto d’amore verso noi stessi: smettiamo di cercare di apparire, non chiamiamo più, non invitiamo più nessuno di quelli che vogliono sentirsi “invitati”. La bellezza è qua e, se vuoi, puoi goderne insieme agli altri. Dovremmo ripartire da un atto d’amore nei confronti degli attori, riconoscerli e tutelarli nel pieno rispetto del loro lavoro, ma facendolo per davvero e non scrivendolo e basta perché siamo bravi tutti a sentirci Che Guevara in assemblee e zoom call, per poi continuare ad applicare le medesime nocive dinamiche di sempre.
Il vero atto d’amore però, maximo oserei dire, è quello verso lo spettatore. Iniziamo a parlare a chi vuole ascoltarci. Non essere ascoltati è il primo trauma che viviamo da bambini, è qualcosa che ci spaventa da sempre. Quando qualcuno viene a vederci a teatro dovrebbe, prima di tutto, sentir ascoltato il proprio cuore, la propria anima, così, come per magia, che è quella che noi artisti dovremmo essere in grado di creare. Allora, mi chiedo, perché ancora oggi dobbiamo vedere sostenuto ciò che ci fa sentire inascoltati? Che ci fa uscire dal teatro, confusi, incompresi? Dobbiamo amare il pubblico e non tradirlo, proprio come faremmo con la nostra anima gemella.
Quest’anno Strabismi Festival 2020 ospiterà il secondo Meeting Nazionale di Risonanze Network. Che significato ha per voi supportare questo progetto di tutela e diffusione del teatro under 30?
AS: Tutto è nato in maniera naturale. Eravamo al primo Meeting a Roma all’interno di Dominio Pubblico, realtà con cui collaboriamo già da due anni e, al termine della giornata, feci una proposta a Tiziano Panici, capofila del progetto. Se c’è un talento incredibile che Tiziano ha è quello di saper mettere in connessione le realtà artistiche. Da lì un anno di lavoro messo in difficoltà dal Covid. Ci siamo detti di non rinunciare, anzi di rilanciare e aprire a nuove realtà nazionali, valutando insieme una nuova progettualità. Personalmente credo sia fondamentale dare ascolto e possibilità alle realtà Under 30 in quanto rappresentano il futuro.
Posso riassumere tutto con un semplice ragionamento: se oggi si investe solo sui nomi affermati, come potremo avere dei nomi affermati domani? Ci tengo a sottolineare che per “affermato” intendo semplicemente artisti che hanno avuto modo di approfondire la loro ricerca, di calcare centinaia di palcoscenici e poter definire un proprio percorso, un’idea teatrale chiara. Quindi ospitare il secondo meeting di Risonanze Network ci onora. Poi lo realizzeremo nella Cantina Di Filippo che rimette in armonia le anime con l’universo.
Esotropia è la vetrina dedicata a 6 compagnie under 30 che, dall’8 al 10 ottobre, porteranno in scena i propri spettacoli. Le selezioni per Esotropia hanno visto la partecipazione dei Dodici/ Decimi, progetto di formazione del pubblico Under 30. Qual è l’obiettivo di questo incontro tra giovani artisti e giovani spettatori?
AS: Il progetto Dodici/Decimi nasce ispirandosi al lavoro che da anni Dominio Pubblico fa con i ragazzi Under 25. Chiaramente qui non siamo in una capitale, ma devo dire che la risposta è stata eccezionale per essere solo il primo anno. Il nostro obiettivo è quello di creare una direzione artistica giovane all’interno del Festival: come primo tentativo, hanno scelto uno spettacolo tra i sei selezionati, ma dall’anno prossimo vogliamo incrementare sempre più, fino a far sì che Esotropia diventi una sezione interamente a cura dei Dodici/Decimi.
Sicuramente io e Silvio Impegnoso, da quest’anno co-direttore artistico del Festival, saremo sempre presenti come sponde e stimoli allo spirito critico, ma vogliamo che Strabismi sia anche figlio loro. Ci tengo a sottolineare che non era scontata una risposta così numerosa e soprattutto da ragazzi così talentuosi e interessati al mondo dell’arte. Siamo fortunati, non c’è che dire.
Oltre agli spettacoli, anche i dopofestival sono per lo più affidati a musicisti umbri. In questa intervista Puscibaua e Uppello Greasy Kingdom, che allieteranno le serate di Strabismi 2020, approfondiscono il proprio progetto musicale e il legame con la propria terra.
Il settore delle performing arts ha subito una pesante battuta d’arresto a seguito della diffusione della pandemia. Una situazione che ha privato il teatro, così come la musica di un elemento distintivo dell’atto performativo: la dimensione live. In che modo il rinnovato incontro con il pubblico ha influito sulla vostra produzione musicale?
Puscibaua: Per quello che mi riguarda, la pandemia sta ancora incidendo in modo molto pesante sulla possibilità, specie per gli artisti emergenti, di esibirsi dal vivo. Le realtà che propongono musica live, sempre più sofferenti già in epoca pre-Covid, hanno ricevuto il colpo di grazia. Non si contano più, ad esempio, i locali che si sono trovati costretti a chiudere i battenti negli ultimi anni, per motivi diversi ma spesso riconducibili a problematiche economiche, burocratiche e culturali. Basti pensare alle realtà più piccole, per le quali, dovendo più che dimezzare il numero massimo di spettatori, non è più sostenibile proporre eventi e provvedere al pagamento dei musicisti, dei permessi SIAE, ecc.
Uppello i Greasy Kingdom: Suonare di nuovo dal vivo dopo il lockdown ci ha permesso di pagare le spese di registrazione del nostro album e quindi ha influito non poco a livello di produzione musicale. Per quanto riguarda invece la scrittura di nuovo materiale il lockdown, è stato un periodo molto creativo e stimolante seppur bislacco. Ancora non è chiaro quale sarà il futuro della dimensione live ma di sicuro non sarà facile farsi strada tra una quantità di tournée, concerti e festival annullati che probabilmente penalizzerà le varie realtà underground.
Oltre che per il valore artistico dei progetti musicali che proponete, la scelta di coinvolgervi in questo Festival è dipesa anche dalla volontà di puntare sulla territorialità, riservando grande spazio ad artisti umbri. In che misura la vostra musica è connotata dal legame con l’Umbria?
Puscibaua: L’Umbria è un micromondo, una sorta di isola al di fuori del (nostro) tempo. La sua natura, i suoi colori e le sue particolarità invitano alla riflessione e alla ricerca di verità più profonde, se si è disposti a guardare e ad ascoltare con pazienza.
Uppello i Greasy Kingdom: Ormai il connubio Greasy Kingdom – Strabismi è un must; vuoi per amicizia e rispetto artistico reciproco ma è un legame che si fa di anno in anno sempre più saldo. Le nostre canzoni sono nate in Umbria e, anche se l’album è stato registrato a Roma, l’atmosfera che lega tutti e 9 i brani del disco è permeata della nostra terra. Ancora bisogna trovare un nome all’album e chissà che venga fuori qualcosa di umbro.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.