Un fondo nazionale per la cultura. La petizione di Federculture
Cresce il numero di sottoscrizioni all’appello lanciato da Federculture per la costituzione di un Fondo Nazionale per la Cultura.
I riflessi della crisi Coronavirus sul vasto mondo dell’impresa culturale – l’ampia realtà costituita da musei, gallerie, teatri, cinema, siti archeologici, case editrici e librerie e dalle tante filiere di aziende di servizi, tecnici, artigiani, professionisti dell’innovazione e della creatività, imprese sociali e soggetti del terzo settore che impiegano centinaia di migliaia di persone – sono oggi drammatici e in prospettiva potrebbero essere fatali.
“Federculture – si legge nel testo della petizione – raccoglie e rilancia l’idea, proposta da Pierluigi Battista sulle colonne del Corriere della Sera lo scorso 26 marzo, di dare vita ad un ossia Fondo Nazionale per la Cultura uno strumento d’investimento, garantito dallo Stato, aperto al contributo di tutti i cittadini che vogliano sostenere il settore culturale nell’attuale fase di emergenza e crisi di liquidità, conseguente alla chiusura generalizzata cui musei, cinema, teatri, librerie sono costretti”. L’appello rimane aperto ed è sottoscrivible sulla piattaforma change.org a questo indirizzo http://chng.it/nbgnfJcXpC
“Occorre sin da ora fare fronte alle immediate difficoltà finanziare delle imprese culturali non solo per garantirne la sopravvivenza, ma anche per permettere loro in futuro di tornare a produrre cultura e con essa valore aggiunto in termini di coesione sociale e di ricchezza economica. Nel nostro ordinamento esistono già strumenti ed enti che possono rendere subito operativo uno strumento che garantisca liquidità finanziaria a tutte le imprese della cultura che rischiano oggi il fallimento”.
Per questo Federculture rivolge un appello a Governo e Parlamento affinché “si dia attuazione immediata alla costituzione del Fondo Nazionale per la Cultura e chiede il sostegno di tutte le altre associazioni, delle aziende, degli operatori e di chiunque sia consapevole che è sulla cultura che si deve investire per creare le basi della ricostruzione dopo la crisi”.
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