Intervista a Pier Lorenzo Pisano, vincitore del Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”

Intervista a Pier Lorenzo Pisano, vincitore del Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”

Intervistiamo il drammaturgo Pier Lorenzo Pisano: nato a Napoli, studia a Venezia, laureandosi in Conservazione dei Beni Culturali. Intraprende un percorso attoriale specializzandosi presso la Guildhall School Of Music and Drama (Londra). Comincia a lavorare come attore e assistente alla regia per cinema e teatro, e come montatore in vari progetti tra cui il documentario Torn – Strappati, vincitore di un Nastro d’Argento e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Completa la sua formazione diplomandosi come regista cinematografico presso il Centro Sperimentale di Roma (scuola nazionale di cinema). Il suo cortometraggio di esordio Così in terra, è stato selezionato in concorso al Festival di Cannes 2018. Parallelamente si dedica alla scrittura ottenendo riscontri nei maggiori premi italiani di drammaturgia e sceneggiatura, tra cui il Premio Hystrio 2016 con Fratelli, il Premio Riccione-Tondelli nel 2017 con Per il tuo bene e il Premio Solinas 2018.

Per il tuo bene ha debuttato in Italia a gennaio presso il teatro delle Passioni di Modena e presso l’Arena del sole di Bologna con la regia dell’autore. È stato rappresentato, in traduzione francese, presso il Théâtre Ouvert (Parigi). La versione francese è stata inoltre presentata in apertura del Festival di Avignone 2018, nel programma “Forum des Nouvelles Écritures Dramatiques Européennes”.

Qual è stato il primo incontro con il teatro?

Da piccolo non stavo mai fermo, i miei mi spedivano ai corsi di teatro per stancarmi. Ricordo la prima volta che sono stato dietro le quinte: ho scoperto tutto quel mondo nascosto, enorme e polveroso che sono i camerini, i corridoi…un labirinto da esplorare. Più che per il corso in sé, andavo lì per il fascino di quel posto. Ho fatto anche qualche laboratorio al liceo, cose ignobili, ma molto divertenti. L’incontro con il vero teatro però è stato a Venezia. C’è questo teatrino minuscolo, l’Avogaria, che da fuori non sembra nemmeno un teatro; è un palazzo normale con una piccola porta che dà su un campo. Poi quando entri scopri un palco con file di sedie, tutto in miniatura. Ho iniziato lì, come attore.
L’incontro con la drammaturgia è stato successivo. Ho sempre scritto molto, anche se non per il teatro. La prima volta forse avevo buttato giù un piccolo testo per un bando, non ricordo bene, e poi ho continuato. Sceglievo dei bandi e scrivevo. Non inviavo i testi; mi servivo delle scadenze per portare a termine la scrittura, come una sorta di allenamento.

Quali sono state le esperienze più proficue e importanti per la tua formazione di attore?

L’esperienza attoriale più significativa l’ho avuta a Firenze. Ho seguito un seminario di un mese con Anatolij Vasiliev, sperimentando il suo metodo degli étude. Semplificando tantissimo: si lavora sulle situazioni emotive e sulle strutture di potere, sostituendo le immagini del testo con immagini personali. Il risultato è che quando provi la scena rivivi davvero il percorso del personaggio, ed ogni volta che la ripeti, succede di nuovo. Non c’è recitazione. Alla fine, quando ritorni al testo vero e proprio, la scena funziona perchè ormai la dinamica si è sedimentata.

Per quanto riguarda l’ambito drammaturgico ?

Ho un bellissimo ricordo dell’incontro con Michele Santeramo, a San Miniato. Ha un metodo creativo molto personale, ed è generoso. Ti dice: io faccio così, tu prendi quello che vuoi. Ricordo una frase che sintetizza molte cose, forse è sua o è rubata a sua volta: “Tutte le battute sono Scusa o Vaffanculo. Il resto è chiacchiericcio”. Ho scritto un dialogo di Fratelli che prende questo suggerimento alla lettera. Anche l’incontro con Mark Ravenhill è stato importante, perché mi ha spostato il fuoco ancora di più sulla famiglia, che era il tema di cui lui si interessava in quel periodo. C’è stato uno scambio molto forte con gli altri ragazzi del laboratorio, che venivano da ogni parte del mondo. Ogni famiglia ha delle regole diverse, eppure si dà per scontato che le proprie regole valgano per tutti. Ma una famiglia di Taiwan non funziona come una famiglia napoletana, anche se saltano fuori punti di contatto incredibili.

Perché hai scelto la famiglia come tema d’indagine sia in “Fratelli” sia in “Per il tuo bene”?

Mi ha sempre affascinato. Ogni grande narrazione è una storia di famiglia. Prendi tutta la mitologia greca, egiziana, indiana…Anche il cristianesimo: la storia di un figlio e di un padre lontano. Persino Star Wars non è nient’altro che questo: tre generazioni, di padre in figlio. È qualcosa da cui siamo irresistibilmente attratti. Ti racconto questa cosa: tempo fa ho avuto una discussione con mio padre e abbiamo litigato. Sul momento non mi era importato molto, ma quando sono tornato a casa mi sono accorto che mi tremavano le mani. È questa la forza della famiglia. Sono rapporti che ti spostano, che hanno un potere enorme su di te, che tu lo voglia o meno.

In questo senso come si pone la tua esperienza di vita rispetto all’ideazione drammaturgica di “Fratelli” e “Per il tuo bene” ?

Quando scrivo, scrivo di cose che mi bruciano. Butto giù la prima stesura in pochissimo tempo, come un flusso, perché sono temi, contesti e personaggi che mi toccano molto. Non è una scrittura autobiografica, non c’è la mia vita dentro, in nessuno dei testi ci sono cose che mi sono successe davvero. Ma sono dinamiche che conosco. E c’è sicuramente il mio punto di vista. Poi, comunque, rileggendomi capisco molte cose su di me. Capisco perché i personaggi dicono certe cose. Il testo mi fa un po’ da specchio.

Quale sono le affinità e quali le divergenze fra questi che possiamo considerare finora i tuoi testi più importanti?

Diciamo così: Fratelli è un testo drammatico e un tentativo di capire come sopravvivere al dolore – se si può. Per il tuo bene è un testo drammatico e un tentativo di capire come sopravvivere alla famiglia – se si può uscirne. Sono due angolazioni diverse, a partire dal tipo di scrittura. Fratelli si costituisce quasi interamente di monologhi, flussi di coscienza molto dilatati. Ogni monologo ha moltissime immagini con le quali i personaggi costruiscono il mondo della storia. Per il tuo bene è più tradizionale, ci sono luoghi definiti e la scrittura alterna i dialoghi a un tipo particolare di monologhi brevi, quasi delle dichiarazioni.
Poi, in Fratelli c’è un tempo diverso: il racconto si riavvolge all’indietro attraverso salti temporali, con un meccanismo di disvelamento sia della trama sia emotivo, anche se il flusso resta nel complesso abbastanza chiaro. E c’è un tipo di rapporto tra i fratelli molto stretto, in un certo senso involuto, post-apocalittico: sono chiusi nel loro microcosmo, e sentono il peso infinito di un’assenza.
In Per il tuo bene il tempo è lineare, ci sono più personaggi, e c’è un discorso che oltre a parlare di famiglia, approfondisce come la famiglia vede gli estranei e come ci si rapporta. Fratelli è più specifico; Per il tuo bene è più esaustivo. Fratelli è già esploso. Per il tuo bene è in punta di piedi, è tutto in bilico, potrebbe succedere qualunque cosa da un momento all’altro, ma non ancora.

Oltre a scrivere di teatro, ti occupi anche di cinema: come cambia il tuo modus operandi quando scrivi una sceneggiatura?

Banalmente, la differenza più grande è che la sceneggiatura racconta per immagini, mentre il teatro è scrittura di scena pura, con le dovute eccezioni. Poi, la sceneggiatura non è un prodotto finito, è uno strumento di lavoro concreto, che per questo richiede un’impaginazione molto precisa, ad esempio per effettuare lo spoglio. C’è anche una questione culturale: il testo teatrale può diventare qualcosa di sacro e intoccabile, e sono tutti gli altri a doverci girare intorno. La sceneggiatura invece continua a cambiare -per le mani del regista cinematografico o degli attori stessi- fino al giorno in cui non si gira la scena. Il vantaggio di scrivere per entrambi i media è che puoi provare ad unire il meglio dei due mondi. La forte scrittura di scena del teatro, dialoghi in cui anche se non si dice nulla emergono i rapporti e il conflitto, e il rigore descrittivo della sceneggiatura, che ti impedisce di essere troppo didascalico. Scrivere una bella sceneggiatura, comunque, in quanto testo da lavoro, non è sempre indicativo del risultato finale, richiede un regista bravo. Invece, nel caso della trasposizione cinematografica di un testo teatrale, ci sono mille esempi positivi: mi vengono in mente Killer Joe, o Carnage. Se la regia è buona, il testo fa un ulteriore salto, altrimenti mantiene comunque la sua efficace scrittura di scena.

Quali sono le sensazioni dopo aver ricevuto un premio prestigioso come il Premio Tondelli? Che ricordi hai della serata di premiazione e dell’incontro con alcuni fra i più importanti nomi del teatro italiano contemporaneo?

Pensare di essere nella stessa, ristretta lista, con gli altri autori che hanno ricevuto questo premio è incredibile. Sul palco Fausto Paravidino ed Emma Dante hanno letto l’inizio del testo. Dopo ho avuto occasione di parlare e confrontarmi con i giurati, tutte persone che stimo molto e di cui seguo il lavoro nei vari ambiti. È stato emozionante, e un bellissimo regalo.

Per il tuo bene di Pier Lorenzo Pisano. Dal Premio Riccione-Tondelli al debutto nazionale

Per il tuo bene di Pier Lorenzo Pisano. Dal Premio Riccione-Tondelli al debutto nazionale

Per il tuo bene Ph. Luca Del Pia

Per il tuo bene Ph. Luca Del Pia

Per il tuo bene è il testo scritto dal regista e autore Pier Lorenzo Pisano, classe ’91, che ha ricevuto importanti premi di drammaturgia e sceneggiatura, tra cui il Premio Hystrio 2016 e il Premio Solinas 2018, e proprio con Per il tuo bene il 12° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”:

«Poteva essere l’ennesima banale pièce sulla famiglia – si legge nella motivazione della giuria – che il teatro contemporaneo sa ormai sfornare in centinaia di esemplari ogni anno. È, invece, un testo maturo con un progetto e una forma ben definiti. L’autore mostra attenzione per le psicologie e per il confronto- scontro tra le generazioni e, soprattutto, rivela un’ottima capacità di toccare temi e interrogativi stringenti attraverso una scrittura semplice e diretta, a tratti quasi spersonalizzata. […] Pier Lorenzo Pisano è riuscito così a individuare una particolare angolazione da cui parlare con sorprendente vitalità di ciò che ormai è divenuto quasi irrappresentabile, il mistero del legame che unisce una madre a un figlio».

Per il tuo bene, di cui Pisano cura anche la regia, dopo il debutto modenese al Teatro delle Passioni, in scena fino al 20 Gennaio, arriverà al Teatro Arena del Sole di Bologna dal 22 gennaio al 3 febbraio e allo Spazio Tondelli il 15 Febbraio. Una produzione di Emilia Romagna Teatro Fondazione, Arca Azzurra Produzioni e Riccione Teatro. Lo spettacolo è stato rappresentato, in traduzione francese, presso il Théâtre Ouvert (Parigi). La versione francese è stata inoltre presentata in apertura del Festival di Avignone 2018, nel programma “Forum des Nouvelles Écritures Dramatiques Européennes”

Un giorno, nasce un bambino.
È puro, intatto: non sa niente.
Poi, incontra i suoi genitori. E comincia ad imparare delle cose.
Magari inizia anche bene, con le poppate e tutto, ma dopo poco, pochissimo, i genitori sbagliano qualcosa. Spengono la luce all’improvviso, mettono la musica a volume troppo alto, insomma fanno un errore. Lui piange. E la valanga comincia a smuoversi.
Uno sbaglio alla volta, gli errori si accumulano. E il bambino continua a imparare.
Impara ad urlare, a buttare il cibo a terra, a dire le parolacce, a picchiare i suoi compagni di classe, a giocare a videopoker, a guidare contromano, e tutto perché, uno dopo l’altro, gli errori si sono accumulati, lo hanno danneggiato: è diventato un adulto, pieno di scelte sbagliate. Ed è pronto per riprodursi.
Questa è la famiglia.

Per il tuo bene Ph. Luca Del Pia

Per il tuo bene Ph. Luca Del Pia

Intervista a Pier Lorenzo Pisano

Iter produttivo: dalla vittoria del Premio Tondelli alla coproduzione di ERT

Vincere il premio è stato di per sé un bellissimo traguardo. Per fortuna è stato anche un trampolino, grazie al “sostegno alla produzione” di Riccione Teatro. Alla fine i produttori che mi hanno dato spazio e fiducia, e che ringrazio infinitamente, sono tre: Emilia Romagna Teatro Fondazione, Arca Azzurra Teatro e Riccione Teatro.

ERT è una casa accogliente e intelligente, che lavora moltissimo sul territorio. Mi hanno lasciato libertà creativa totale; ho trovato in Claudio Longhi, e nei suoi collaboratori, interlocutori aperti e appassionati, che si sono innamorati del progetto.

A proposito di lavoro sul territorio, recentemente ERT ha organizzato una serie di incontri legati al Premio Riccione, che si chiamano “Leggere il contemporaneo” con gli allievi attori della scuola dell’ERT che hanno letto i testi finalisti del Premio Tondelli. È qualcosa che non era mai stato fatto prima, e che aiuta a sensibilizzare alla nuova drammaturgia.

Durante le prove, come si è sviluppato il percorso di creazione?

Quando ho scritto “Per il tuo bene” la mia intenzione era che la drammaturgia stesse in piedi da sola, che funzionasse già in lettura. Poche didascalie, non avevo mai pensato a come sarebbe stato visivamente. Quindi mi sono immerso in un lavoro di riscoperta, prima da solo, poi con la scenografa e la costumista. Abbiamo creato qualcosa che secondo me riprende lo spirito del testo.

Lavorare con gli attori è stato molto interessante. Come autore e regista, sei il custode del significato di ogni virgola. Però è anche vero che in teatro le parole sono di chi le dice, ogni sera in carne ed ossa, sulla scena. E’ bello vedere come le cose si possano trasformare. Li ho lasciati liberi di fare proposte e invenzioni, sempre all’interno del testo che è rimasto invariato. I significati e le dinamiche sono state rinegoziate durante le prove, portando ad un arricchimento generale. Poi, dal momento che il periodo di lavoro era tra dicembre e gennaio, la pausa natalizia è stata molto utile perché gli attori potessero riscoprire e studiare consapevolemente come si sta in famiglia, tematica centrale dello spettacolo.

Per il tuo bene Ph. Luca Del Pia

Per il tuo bene Ph. Luca Del Pia

Gli attori in scena: un cast giovane ma con grandi potenzialità.

E’ un gruppo molto eterogeneo, anche se sono tutti di formazione teatrale. Non avendo un cast di attori fisso, me li sono andati a scovare in giro per spettacoli. Era una missione difficile perché tre ruoli su cinque sono molto giovani. Alcuni li ho scoperti ai saggi della Silvio D’Amico, altri in spettacoli più strutturati. La ricerca è stata molto ampia, geograficamente e temporalmente. Sono molto contento delle scelte fatte, durante le prove si è creata un’atmosfera molto positiva e propositiva. Si sono tutti appassionati al progetto, dai costruttori delle scene, al direttore di scena, al fonico, ecc, ogni giorno qualcuno mi portava delle piccole proposte da discutere insieme. Abbiamo montato molto rapidamente la struttura dello spettacolo, il lavoro vero è stato sugli attori. Ho voluto anche fare due o tre prove aperte per calibrare il rapporto col pubblico.

 

Per il tuo bene Ph. Luca Del Pia

Per il tuo bene Ph. Luca Del Pia

A distanza di tempo dalla prima scrittura, lavorando molto sulle intenzioni del testo, hai colto nuovi significati e prospettive attraverso cui osservare le storie raccontate in “Per il tuo bene”?

Spesso la famiglia è utilizzata come contenitore di storie, perché è un potenziatore di dinamiche: ogni rapporto in famiglia è più forte. In particolare “Per il tuo bene” è una piccola incursione sul significato stesso della famiglia, e su come possano funzionare questo tipo di relazioni così intense e così disastrose.

Una cosa che mi ha colpito molto, rileggendo il testo in vista delle prove, è quanto sia inevitabile, quando parli di nucleo familiare, parlare di società. Ad esempio, c’è il personaggio dello Sconosciuto: un esterno, l’uomo che incontri tutti i giorni per strada, praticamente una comparsa nella vita degli altri. È incredibile come certi discorsi che nel testo sono riferiti alla famiglia, si riflettano sulla contemporaneità. Se leggi adesso il monologo dello Sconosciuto dove dice: “Io non sono famiglia…” pensi subito alla politica recentissima, e a situazioni che non esistevano o erano ancora in potenza al momento della scrittura.

Dopo un brillante periodo di prove, “Per il tuo bene” è pronto per il debutto: cosa ti auguri per questo spettacolo e per il suo pubblico?

Sarei contento se alla fine dello spettacolo uno spettatore chiamasse la madre per chiederle: “Come stai?”.

Per il tuo bene

testo e regia Pier Lorenzo Pisano
scene Giulia Carnevali
luci Vincenzo Bonaffini
costumi Raffaella Toni
musiche originali Mattia Persico
assistente alla regia Camilla Brison

con

Laura Mazzi – Madre/Nonna
Marco Cacciola – Zio/Sconosciuto
Edoardo Sorgente – Figlio
Alessandro Bay Rossi – Fratello
Marina Occhionero – Ragazza
direttore tecnico Robert John Resteghini
direttore di scena Marco Fieni
capo elettricista Vincenzo De Angelis
fonico Pietro Tirella

scene costruite nel Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione

capo costruttore Gioacchino Gramolini

costruttori Marco Fieni (costruzioni in ferro), Sergio Puzzo, Riccardo Betti

scenografa decoratrice Lucia Bramati
grafica AMS LAB
foto di scena Luca Del Pia

Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Arca Azzurra Produzioni, Riccione Teatro

Testo vincitore del 12° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”