Dopo il primo weekend di eventi, continuano il 20 e il 21 maggio gli appuntamenti con la grande danza internazionale a Velletri (RM), all’interno della IV edizione di Paesaggi del Corpo – Festival Internazionale Danza Contemporanea.
Si aprono le danze, il 20 maggio al Teatro Artemisio Gian Maria Volontè, con la compagnia tedesca Tanz Harz che presenta la prima italiana dello spettacolo Winterreise del coreografo Tarek Assam, direttore del balletto e coreografo residente della Tanzcompagnie Giessen dello Stadttheater Giessen dal 2002 al 2022, con un vasto repertorio coreografico presentato a livello internazionale, in Germania, Polonia, Belgio, Bulgaria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Svizzera, Austria, Italia e Cina. Sostenuta da un coerente, semplice ma efficace disegno dei costumi nei colori grigio, beige, blu e bianco, la danza respira e si formula in un “terzo” spazio accanto al canto e al pianoforte, che mantengono l’equilibrio della coreografia. Le melodie e le strofe, le rispettive diverse dinamiche e stati d’animo si incontrano così nell’occhio dello spettatore in un cosmo coreografico che è semplicemente una festa per gli occhi. Il Festival continua con il debutto nazionale della compagnia Mandala Dance Company, compagnia di produzione contemporanea diretta da Paola Sorressa, che svolge dal 2010 attività in Italia e all’estero (Usa, Algeria,Thailandia, Messico, Tunisia e Spagna),che porta in scena un estratto de Le Fantasme di Zvanì, una coproduzione di Paesaggi del Corpo: lo spettacolo di teatro-danza mette in scena due dimensioni poco conosciute del celebre poeta Giovanni Pascoli, rivelando l’immagine di un artista e di una personalità ancora più grande e moderna di quel che ci è potuta apparire attraverso le poesie che si trovano nei libri di scuola. Le ricerche e i libri di Francesca Sensini, docente dell’Università di Nizza e scrittrice, che ispirano la regia di Daniele Lamuraglia e le coreografie di Paola Sorressa per questo spettacolo di teatro-danza, hanno messo in risalto l’importanza delle relazioni di Pascoli con alcune figure femminili – reali, immaginarie, simboliche, mitologiche – e il ruolo fondamentale che hanno avuto sulla sua vita e sulla sua poetica.
Si prosegue il 21 maggio alle 18:00, con Cappuccetto Rosso. C’era una volta il Lupo e la Fanciulla, uno spettacolo per ragazzi e famiglie, di compagnia Atacama, diretta da Patrizia Cavola e Ivan Truol, ospite dal 1997 di importanti teatri e festival internazionali in Italia, Germania, Spagna, Belgio, Francia, Brasile, Polonia e Portogallo: gli autori, partendo dalla fiaba, intendono esplorare il contrasto tra il mondo luminoso e sicuro del villaggio e quello oscuro e insidioso della foresta. Il concept vuole mettere in atto differenti sguardi sul racconto narrato dalla fiaba, rilevare varie sfaccettature dei personaggi, tre diverse Cappuccetto Rosso con caratteri e qualità differenti che reagiscono ognuna a proprio modo al compito assegnato dalla madre e all’incontro con il lupo, determinando tre possibili differenti storie.
Il Festival è realizzato dall’associazione culturale La Scatola dell’Arte, sotto la direzione artistica di Patrizia Cavola, con il contributo di MiC – Ministero della Cultura e Regione Lazio, in collaborazione con FONDARC Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura Città di Velletri e con il patrocinio del Comune di Velletri.
Al debutto nazionale, la compagnia internazionale Mandala Dance Company, diretta da Paola Sorressa, presenta lo spettacolo di teatro-danza Le Fantasme di Zvanì, il 20 maggio alle ore 21al Teatro Artemisio Gian Maria Volontè, ospite di Paesaggi del Corpo Festival Danza Contemporanea.
Lo spettacolo mette in scena due dimensioni poco conosciute del celebre poeta Giovanni Pascoli, rivelando l’immagine di un artista e di una personalità ancora più grande e moderna di quel che ci è potuta apparire attraverso le poesie che si trovano nei libri di scuola. Le ricerche e i libri di Francesca Sensini, docente dell’Università di Nizza e scrittrice, che ispirano la regia di Daniele Lamuraglia e le coreografie di Paola Sorressa per questo spettacolo di teatro-danza, hanno messo in risalto l’importanza delle relazioni di Pascoli con alcune figure femminili – reali, immaginarie, simboliche, mitologiche – e il ruolo fondamentale che hanno avuto sulla sua vita e sulla sua poetica. Si presenta quindi un sorprendente rinnovamento di quell’immagine tradizionale di Pascoli, triste, isolato, lacrimoso, a cui la narrazione mainstream non attribuisce nessun amore e nessun legame profondo con una donna, oltre alle sorelle Ida e Maria. Ma si tratta appunto di un altro clamoroso falso storico che pesa sul destino del “poeta maledetto” della nostra letteratura, finalmente trasformato in bellezza artistica da questi libri e dallo spettacolo di Mandala Dance Company.
Seguendo il filo di queste ricerche, Daniele Lamuraglia ha ricreato per la scena spettacolare l’altra dimensione che ne emerge: la straordinaria abilità di Pascoli nell’usare tre differenti registri linguistici: la poesia, ma anche un sublime latino ed un’affascinante prosa epistolare. Grazie al cast artistico coinvolto queste tre forme di scrittura pascoliana rivivranno nei tre atti come fenomenali e visionarie incarnazioni di ritmiche, sonorità e melodie fuori dal tempo, capaci di affascinare facendo vibrare con tutta la loro grazia e potenza le corde più intime dell’animo.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Dal 13 maggio al 2 luglio la IV edizione di Paesaggi del Corpo – Festival Internazionale Danza Contemporanea tornerà ad animare la città di Velletri (RM) con spettacoli, performance site specific e di danza urbana outdoor presentati dacompagnie italiane, formazioni internazionali e giovani autori e autrici. Arricchiranno il programma del Festival, percorsi di residenza creativa, formazione e laboratori di ricerca, incontri di approfondimento, progetti speciali a carattere multidisciplinare volti a creare momenti di relazione tra la danza e altre arti come l’arte visiva, la scrittura, la musica, le nuove tecnologie. Il Festival sarà realizzato dall’associazione culturale La Scatola dell’Arte, sotto la Direzione artistica di Patrizia Cavola, con il contributo di MiC – Ministero della Cultura e Regione Lazio, in collaborazione con FONDARC Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura Città di Velletri e con il patrocinio del Comune di Velletri.
La IV edizione di Paesaggi del Corpo,dal titoloMemorie,comprende 33 spettacoli presentati da 21 tra le più rilevanti compagnie italianetra cui Compagnia Abbondanza Bertoni, Balletto Civile, EgriBiancoDanza, Compagnia Atacama, Marco D’Agostin/VAN, Chiara Frigo/Associazione Culturale ZEBRA, Artemis Danza, Fabrizio Favale & First Rose/KLM Le supplici, Compagnia Naturalis Labor, [RITMI SOTTERRANEI] Contemporary Dance Company, Mandala Dance Company, Fabula Saltica e formazioni internazionali come Cie Art Mouv’ (Corsica/Francia), Cia. Mariantónia Oliver (Maiorca/Spagna), Tanz Harz (Germania), Eirad Ben Gal (Israele), Zawirowania Dance Theatre (Polonia). Non mancherà l’attenzione alle nuove generazioni di autori per valorizzare la creatività emergente con Valeria Loprieno, Noemi Piva, Manolo Perazzi, Uscite Di Emergenza, Create Danza, KINESIS CDC, VIdavè/Movimento Danza chesaranno ospiti della IV edizione di Paesaggi del Corpo.
Per sostenere la creazione artistica, il Festival favorirà la realizzazione di residenze artistiche presso La Scatola dell’Arte di Roma in cui verranno ospitate in residenza creativa la Compagnia Atacama con il progetto Anime e Mandala Dance Company con il progetto Le Fantasme di Zvani; all’interno della sezione Nuove generazioni,Davide Romeo con il progetto Scylla e Valeria Loprieno con Pablo.
Prosegue anche quest’anno Dance System, progetto a cura di Theatron 2.0 che prevede la realizzazione di conferenze, tavole rotonde e dibattiti intorno alla Danza Contemporanea in Italia e all’Estero. Il primo appuntamento è previsto il 13 maggio dalle ore 16:30, inoccasione della giornata inaugurale del Festival, a partire dalla relazione tra la danza e la sue fonti. Grazie al prezioso contributo di accademici, giornalisti e operatori esperti nelle arti coreutiche, Dance System costituirà un dispositivo d’incontro e di confronto tra addetti ai lavori, coreografi italiani e stranieri ospiti presso Paesaggi del Corpo e il pubblico di appassionati alle arti performative.
A partire dal titolo Memorie, la riflessione sull’essere umano rappresenta un macrotema che sottende il programma di questa edizione che pone l’accento sul carattere innovativo delle performance e dei linguaggi, nel segno della contemporaneità e al tempo stesso della memoria. Infatti, a partire dalla pluripremiata Compagnia Abbondanza Bertoni (Premio Ubu 2021 solo per citare l’ultimo vinto), in apertura di festival con l’assolo C’è vita su Venere, un viaggio verso l’interno e verso l’altrove; si passa all’opera corale e inclusiva della Compagnia spagnola Mariantónia Oliver in programma con il progetto Las Muchísimas che prevede l’inserimento in scena di donne over 60 di Velletri tramite un percorso laboratoriale; arrivando alla performance Miss Lala al Circo Fernando della coreografa Chiara Frigo in sinergia con una interprete rara e preziosa come Marigia Maggipinto, danzatrice di Pina Bausch, che si lascerà dirigere dal pubblico nella costruzione della performance attraverso la scelta di ricordi e materiali provenienti dall’esperienza con la grande maestra del teatro danza internazionale. Il tratto multidisciplinare che da sempre caratterizza il festival sarà ben rappresentato dall’incontro della danza con le altre arti come la poesia, la letteratura, le arti visive e la musica dal vivo in opere corali e site specific come Anime di Compagnia Atacama al debutto nazionale, Coreofonie diEgriBiancoDanza, Gente di Balletto Civile, in cui la danza è il filo che unisce l’architettura dei luoghi e la musica.
Durante il periodo festivaliero sono previsti laboratori di approfondimento e conoscenza del linguaggio del movimento della danza contemporanea, preparatori alla visione e alla discussione con gli artisti presenti al festival, che metteranno in connessione il percorso creativo e pedagogico di alcune compagnie, con l’obiettivo di annullare la distanza tra artista/spettatore e allievo/professionista. I laboratori permetteranno ai partecipanti di conoscere l’identità coreografica degli autori e delle loro produzioni artistiche su cui poi andranno a intervenire direttamente in scena per una crescita reciproca sia umana, sia professionale. Nell’ottica di approfondire e apprendere al meglio il linguaggio coreografico verranno anche realizzate masterclass con gli artisti ospiti al festival, mettendo in atto momenti di incontro e confronto tra le arti, tra gli artisti e la cittadinanza, tra le diverse associazioni e enti coinvolti nella sua realizzazione.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Presto ci sarà una colata di lava, una lingua di fuoco che attraverserà Paesaggi del Corpo – Festival di Danza contemporanea. Tutto ciò si verificherà il 10 ottobre, quando la Compagnia Balletto Civile sarà ospite al Teatro Artemisio Gian Maria Volontè di Velletri. Concerto Fisico è il loro manifesto poetico, un solo act che contiene in sé non solo i codici e le coordinate della ricerca artistica diMichela Lucenti, l’ibridazione tra danza, teatro, suono e corpo, ma anche la loro cronistoria come “collettivo nomade di performers”. Un percorso umano e artistico che vibra e infonde una rinascita o semplicemente l’atto di svegliarsi. E, infine, c’è un libro-guida e un’autrice premio Pulitzer nel 1975, Annie Dillard, come ci ha raccontato Michela Lucenti nel corso dell’intervista.
Ci siamo lasciati all’inizio dell’estate scorsa, ci ritroviamo in autunno. Come hai trascorso e come hai vissuto tutto questo periodo di tempo? Cosa ti ha lasciato, che cosa hai conservato?
È stata un’estate piena di tante cose da fare; in parte nuove, in parte da recuperare, come per molti. Stranamente il pensiero, a tratti, sembrava sospendersi perché c’era da essere estremamente operativi. Il punto in cui mi trovo adesso è qualcosa di bello, pieno, caldo che ha attivato in me delle riflessioni. Sto ripensando sia alla testimonianza fisica del mio, del nostro stare in scena, sia a nuove produzioni che per il momento sono nella la mia testa. Il lavoro estivo è stato riempito con tanta bellezza e successi, con ogni persona che abbiamo incontrato. Questo è il momento buono per una riflessione su quello che è accaduto, senza tristezza o nostalgia. Un tentativo di comprensione e di analisi per ciò che riguarda lo stare in scena, ma anche la scrittura. La composizione mediante l’elaborazione cosciente di tutto quello che abbiamo attraversato, senza far finta che non sia accaduto, quindi mi trovi in questa posizione.
Un approfondimento sul gioco di contrappunti, presenti in Concerto Fisico, tra te, e i tuoi compagni di scena: Maurizio Camilli e Tiziano Scali.
Concerto fisico è una materia lavica, un lavoro sui refusi. È nato come uno sfogo. Faccio un lavoro di drammaturgia fisica molto denso nella scrittura dei nostri spettacoli. Sicuramente faccio un lavoro coreografico ma per me è molto importante l’approfondimento, gli studi che si fanno all’inizio, il lavoro a tavolino precedente a quello delle prove. Da tanto tempo mi è stato chiesto di fare un lavoro da solista. Così non ho voluto ripercorrere la mia storia artistica, piuttosto esplorare un vuoto, una zona lavica che rappresenta la passione che io dedico e riservo a questo mestiere, il mio desiderio di essere una testimonianza con il corpo. Il rapporto con Maurizio e Tiziano è molto profondo. Maurizio è un attore e un danzatore, Tiziano è un fonico sui generis, molto spesso costruisce le partiture musicali dei nostri spettacoli. Lui è un musicista, un pianista. Sono entrambi le persone più adatte ad accompagnarmi e a “vegliare” su questa mia fuoriuscita artistica. Danno un’ulteriore forma a quello che io faccio.
Lavorando insieme con loro, mi sono accorta che cavalcavano benissimo il mio flusso. La funzione che hanno non è quella di mettermi dei paletti o di chiudere, ma di fomentare la mia ricerca, come se fossero il trampolino su cui ogni volta posso prendere la rincorsa. Veniamo dalle repliche di Palermo e, ancora prima, Pordenone. Concerto Fisico è uno spettacolo che cambia, un work in progress, anche se la partitura è la stessa. Ma soprattutto è una materia che noi lasciamo fluire, ognuno di noi è totalmente in gioco. Un lavoro che ogni volta è un po’ diverso, costruito su una partitura di interpretazione, come se fosse uno spettacolo jazz. Vive del momento in cui siamo e questa materia è la vita. È una materia viva come tutti gli spettacoli, ma in questo caso lo è ancora di più.
Quali sono stati i principali cambiamenti operati in Concerto Fisico?
Il lavoro tra corpo e voce, per me, è estremamente connesso. Nonostante io abbia cantato fin da bambina, la formazione più grande che ho ricevuto è avvenuta con l’immenso lavoro fatto con Moni Ovadia. Parte da un’idea di canto arcaico, in qualche modo anche popolare. Seguendo una traccia molto chiara, si ascoltano le proprie “cavità”. Un lavoro sui risuonatori che cambiano a seconda di come il corpo è, di come sta in quel momento, di cosa sta vivendo. La mia voce è cambiata, per prima cosa mi sento di dire questo. Cambiando la mia voce, naturalmente cambia anche il mio corpo. Anche se lo spettacolo rimane furioso, è più morbido, più coinvolgente rispetto al pubblico.
Quando è nato voleva essere come un pugno, un manifesto. Adesso sembra sussurrare un piccolo suggerimento a chi lo guarda. Un “vieni con me” inclusivo. In questo momento io non ho voglia di dare schiaffi, ma di prendere la gente per mano, di consegnare la mia storia condividendola insieme a quella degli altri. Magari qualcuno guardando Concerto Fisico lo troverà molto Punk, per noi invece è molto più caldo adesso, più coinvolgente, questo è ciò che mi viene da dire a getto. L’altra cosa importante è che si è affinato in questi anni ancora di più il lavoro tra lo spazio, il suono e il corpo. La nostra ricerca è andata avanti e, chiaramente, anche il rapporto tra di noi, tra me e Tiziano si è evoluto. Ci sono delle cose che funzionano meglio semplicemente perché sono state esperite di più. Come tutti gli artisti ricerchiamo e studiamo.
Come sono stati selezionati autori, musicisti e opere contenuti in Concerto Fisico? Hai pensato di cambiare qualcosa, pensi di volerlo fare?
Dal punto di vista della macro traccia, dello scheletro drammaturgico non ho cambiato niente. Credo che non lo cambierò perché, anche se l’ispirazione è nata spontaneamente, dopo è stato a lungo meditato, abbiamo tracciato un filo rosso che per noi è fondamentale. È il risultato di un mio innamoramento letterario. Ogni parola contenuta in Concerto Fisico viene da un testo: Ogni giorno è un Dio, di Annie Dillard, Premio Pulitzer, una grandissima scrittrice americana. Lavoro sul testo della Dillard, che continua ad essere l’unico suo romanzo pubblicato in Italia, da molto tempo. Avrei così tanto materiale per fare ancora altri spettacoli. C’è una forte aderenza tra la mia e la sua scrittura. È incredibile, non ho trovato mai una forma così vicina a me.
Quasi nessuno ci crede che quelle parole contenute in Concerto Fisico non siano scritte da me, ma che sono appunti che io volontariamente declamo. Ricordo che nell’estate in cui che comprai Ogni giorno è un Dio, ho avuto una vera e propria folgorazione, ho sentito che questa meravigliosa scrittrice poteva accompagnarmi per mano in questo viaggio lavico. Lei è quasi una studiosa, la sua non è una scrittura “calda”, in apparenza sembra scientifica, ma si percepisce che sotto e dentro le sue parole si muovono le energie della terra che per me continuano ad essere molto vitali, al punto da continuare a rendere un costante tributo interiore.
A un giovane danzatore/performer, a una giovane danzatrice/performer consiglieresti ancora di non risparmiarsi, nonostante il futuro incerto, ma di cavalcare le proprie aspirazioni, suggestioni, idee?
Assolutamente sì, anzi in questo momento la cosa che suggerirei a un giovane è di farsi forte della propria diversità, ancora di più. Sento che nella danza il rischio è di un’etichettatura, un restringimento di campo. Ogni giovane artista ha delle cose da dire e questa è la cosa più virtuosa che c’è. Credo che ognuno debba provare ad ascoltarsi profondamente e non rientrare nelle etichettature che continuano brutalmente a dare in ogni luogo e in ogni dove. Trovarsi nell’affermazione di sé, senza mode, capire, scrivere. Con il mio nuovo incarico ERT (Artista Associato e Direzione artistica di una rassegna di drammaturgia fisica) proverò ancora di più ad aiutare e dare spazio ai giovani. Una dimensione nella quale i “fratelli maggiori” non intervengono, non fanno tutoraggi, ma ascoltano.
Lasciamo che le nuove generazioni facciano quello che vogliono e che sentono di fare, senza condizionamenti ed etichette. Proprio perché in realtà non ci sono delle linee guida, ci sono quelli che io chiamo “oggetti artistici”. Questo non è il momento di dare consigli, c’è bisogno che i ragazzi e le ragazze che si lanciano verso un percorso artistico leggano, studino, pratichino. Bisogna fare, io sono cresciuta facendo. Gli anni ’90, quelli in cui sono cresciuta io, sono stati molto feroci, ma c’era una libertà maggiore. Attraverso gli errori che ho commesso posso dire di aver raggiunto adesso la mia felicità personale. Insomma mi trovi critica su un po’ di cose come i tutoraggi, i progetti europei, la definizione “under 35”. Finché ho fiato cercherò di rappresentare un’alternativa a tutto questo perché crea dei piccoli mostri, non degli oggetti sinceri. La libertà bisogna urlarla, soprattutto in questo momento.
Credi che siamo pronti ad accogliere concretamente, a convivere con le diversità?
È difficile per me cercare di spiegare che cosa sento, è come un freno nel nominare determinate parole come questa. Io credo che non dobbiamo più pensare ad accogliere le diversità, perché tutti lo siamo. Faccio un esempio: nonostante io sia una super femminista cerco di evitare rassegne al femminile. Trovo sbagliato qualsiasi evento concepito su categorie specifiche, chiuso in sé stesso. Dobbiamo provare a lavorare sullo stesso piano e invece abbiamo una società che fa una fatica incredibile a interagire con la diversità. L’errore di questo momento è continuamente ricordare la diversità, noi dovremmo essere così bravi come artisti da darla per scontata senza farla diventare una sconfitta e nemmeno una conquista. Io in questo momento cerco di andare un po’ più all’osso e discutere di libertà. Quando parliamo delle diversità dobbiamo mettere in conto che fanno parte del sistema, la diversità è la normalità della nostra vita, anche all’interno di una stessa famiglia. Quindi perché non smettiamo di parlare di diversità? Abbiamo la possibilità, soprattutto nel campo artistico, di essere liberi. Spesso siamo noi i primi a darci un’etichetta.
Il presente risveglia o viene risvegliato dagli slanci emotivi? Come si realizza, cresce, si sviluppa una memoria sentimentale?
Credo che i sentimenti profondi, i ricordi che sono depositati in noi sono appunto quella lava di cui ti parlavo all’inizio. Le cose grandi sono sempre vive nonostante il passare degli anni, lo scorrere del tempo. Siamo come una montagna. I ricordi, intesi come grandi emozioni vissute, sono qualcosa che ci spinge, ci muove profondamente. Sono vivi, non vanno vivificati. Creata una piccola apertura, questa lava può risalire. In questo caso Concerto Fisico può servire a questo, fa da detonatore come quando si estrae qualcosa da una miniera. Io agisco in un modo molto Punk per spaccare la crosta, mi pongo per prima in questa condizione. Una cosa bella che succede è quando le persone mi dicono di essersi dimenticati di me e io godo per questa cosa. Significa che ad un certo punto io fungo da sciamana. Funziona proprio così, è come fare un viaggio e chi guarda, nei cinquanta minuti di durata dello spettacolo, va da un’altra parte con la sua testa. Quando ciò avviene, si realizza qualcosa di magico. Il risveglio emotivo avviene attraverso questo detonatore, questa spaccatura della crosta.
C’è qualcosa che hai perdonato, è avvenuta una riconciliazione con l’artista che è in te e c’è qualcosa invece per cui ti senti grata e orgogliosa?
Mi sento grata ancora oggi verso quelli che mi sostengono. I maestri che ho incontrato, in primo luogo Leo de Berardinis, quelli che mi hanno dato una spinta alla libertà. E sono grata di cercare, di poter dare anche io, a mia volta, lo stesso slancio. Il mio centro è il rapporto tra la danza, il corpo, il teatro e la parola. Mi vengono in mente quei maestri che hanno dato il via a quella che è diventata la ricerca della mia vita e per loro era un andamento naturale. La cosa che non mi perdono è quando mi arrabbio discutendo tra danza e teatro. Bisognerebbe trovare una modalità più oggettiva, più concreta che si trova anche nell’accettare che alcune persone non capiranno e non vorranno mai comprendere il mio punto di vista. Vorrei essere più matura, più anziana, più tranquilla. Ogni tanto però ci sono delle circostanze che ancora adesso mi fanno infuriare come quando avevo vent’anni. Trovo insopportabile quando l’atteggiamento di chiusura proviene da enti e personalità che hanno un ruolo culturale importantissimo.
Redattore editoriale presso diverse testate giornalistiche. Dal 2018 scrive per Theatron 2.0 realizzando articoli, interviste e speciali su teatro e danza contemporanea. Formazione continua e costante nell’ambito della scrittura autoriale ed esperienze di drammaturgia teatrale. Partecipazione a laboratori, corsi, workshop, eventi. Lunga esperienza come docente di scuola Primaria nell’ambito linguistico espressivo con realizzazione di laboratori creativi e teatrali.
Evanescenza e imperitura memoria sono i due poli entro cui si originano le esperienze di contatto tra le arti dal vivo e le arti figurative.
Il teatro, la musica, la danza, la performance – tralasciando i sistemi di fissazione che nei secoli sono stati scoperti e adottati, e scostandoci dal contesto pandemico odierno in cui sono state prodotte sperimentazioni artistiche con strumenti digitali –, godono e insieme risentono dell’hic et nunc dell’accadimento spettacolare.
Lo spettacolo dal vivo, con la sua mutabilità dovuta al perpetuo rigenerarsi di forme nell’incontro spettatoriale, può certamente avvalersi di una consegna mnemonica che ne preservi la sopravvivenza nel tempo, ma rimane evanescente poiché non da vita a un prodotto tangibile e fruibile al di fuori del contesto in cui si origina.
Al contrario, le arti figurative tendono a un’opera concreta, in cui il l’azione generatrice dell’autore resiste al passare delle epoche. Ecco perché le arti figurative, pur non prevedendo una relazione presenziale, mantengono intatta la connessione con l’osservatore: anche in assenza dell’artista, posare lo sguardo su un’opera d’arte travalica la dimensione spazio-temporale, annullando distanze storiche e fisiche.
In che modo, dunque, è possibile stabilire una frequentazione dialogica tra le arti dal vivo e le arti figurative? Una soluzione è la co-creazione.
Ph Claudio Polvanesi
Ph Claudio Polvanesi
Ph Claudio Polvanesi
Portraits On Stage 2021, organizzato dalla compagnia SettimoCielo con la direzione artistica di Gloria Sapio e Maurizio Repetto, nelle sue due diramazioni progettuali “Arte in cammino” e “Paesaggi” ha costruito la propria proposta artistica insinuandosi in quest’immaginifico intercapedine e lo ha fatto puntando sul coinvolgimento diretto del pubblico.
I laboratori formativi della rassegna Paesaggi, svoltasi dal 28 agosto al 5 settembre ad Arsoli, nel cuore della Valle dell’Aniene, hanno infatti avuto un esito spettacolare, agito con il sostegno degli artisti e delle compagnie ospiti.
La figura dell’immenso Kandinskij è stata fertilizzante creativo del laboratorio Lettere dalla valle, di Percorsi accidentali, che a partire dai componimenti poetici dell’artista, ha realizzato una narrazione dalle tinte astratte. Il reading Lettere poetiche dalla valle, esito del percorso laboratoriale, ha visto la declamazione di tali versi da parte dei partecipanti, accompagnata dalla proiezione delle celebri opere del Kandinskij.
Pierino in Blues, il laboratorio rivolto a bambine e bambini che mescola musica e pittura, tenuto da L’Arca di Corrado e Proloco Arsoli, ha contribuito alla realizzazione delle scenografie dello spettacolo omonimo di Nata Teatro, ispirato alla favola musicale Pierino e il lupo di Prokofiev. Un fantasioso viaggio nel mondo animale, tratteggiato da descrizioni sonore folk e blues in grado di raccontare ai più piccoli, in maniera profonda e al contempo giocosa, le difficoltà del presente.
Importante spazio alla poesia e all’arte è stato riservato durante Odissea Workshop, diretto da DiesisTeatrango che ha allietato il pubblico della suggestiva e arroccata Piazzetta Belmonte con Il canto delle Sirene. Lo spettacolo della compagnia toscana è una ricerca tra danza, musica, poesia e teatro sul tema del viaggio, che affonda nell’epica popolare e nell’incontro comunitario, capace di coinvolgere i partecipanti in un toccante momento performativo.
La maestosa Pina Bausch ha ispirato Dipingere nell’aria, percorso laboratoriale a cura di Percorsi Accidentali. Riprendendo la celebre Nelken Line della coreografa tedesca,Walking with Pina ha invaso il Teatro La Fenice di Arsoli con una sfilata gioiosa, lasciando al corpo il compito di dipingere festosi mudra, in segno di rinascita e resistenza.
La commistione artistica della rassegna diSettimoCielo non ha trascurato la musica, regina del raffinato concerto per chitarreRitratti in musicadi DodiciSuoni, duo composto dal M° Alberto Montano e dal M° Federico Briasco, che ha eseguito brani di diverse epoche e diversi stili, componendo un repertorio riarrangiato con sapienza.
L’opera“The Ambassador”di Hans Holbein ha attivato in Andrea Cauduro, giovane e talentuoso musicista e compositore, l’idea di realizzare Niebloh, una performance di improvvisazione musicale, a partire da una partitura appena visibile nel dipinto. In un’atmosfera rarefatta, i componimenti di Cauduro hanno rivitalizzato l’antica opera con moderne sonorità.
La storia della rivoluzionaria fotografa Tina Modotti, è stata l’epicentro della pièce Fino all’ultimo sguardo di Teatri d’imbarco che ha portato in scena dolori e sacrifici di una donna che ha saputo conquistare il proprio ruolo d’artista nel mondo, contro pregiudizi e avversità. Un racconto cantato da Chiara Riondino e narrato da Beatrice Viselli, tratto dal romanzo biografico Tina di Pino Cacucci.
Ultimo spettacolo a chiudere Portraits On Stage2021 – Paesaggi, Non è dato sapere di e con Antonio Sanna. Attore e doppiatore di fama, Sanna si esibisce in un monologo colto, introspettivo, sulla ricerca di paesaggi umani attraverso gli incontri della sua vita, esplorando il senso delle immagini.
Importanti momenti di riflessione sullo stato dell’arte nella Valle dell’Aniene e sulle esperienze artistiche al femminile, sono stati ospitati al Teatro La Fenice di Arsoli, estendendo alla cittadinanza tutta la possibilità di fornire il proprio punto di vista, in uno scambio partecipativo tra artisti e pubblico. Portraits On Stage 2021, riconosciuto dal Ministero della Cultura come primo assegnatario in ex aequo tra i Festival Multidisciplinari beneficiari dello stanziamento del FUS – Fondo Unico per lo Spettacolo, ha saputo valicare l’evanescenza dello spettacolo dal vivo creando, per mezzo della co-creazione, una durevolezza emotiva capace di riverberare nella mente e nel cuore di quanti e quante abbiano attraversato la Valle dell’Aniene in queste giornate dedicate all’arte e alla comunità.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
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