Dopo il successo delle date milanesi arriva al Teatro Argot Studio di Roma dal 19 al 21 dicembre, L’INDIFFERENZA, thriller che indaga le conseguenze delle nostre azioni, prodotto da Centro Teatrale MaMiMò e Teatro i. Scritto e diretto da Pablo Solari, lo spettacolo vede in scena Luca Mammoli, Woody Neri e Valeria Perdonò alle prese con un passato da affrontare, in una lotta metaforica tra il progresso della civiltà occidentale e la sua natura bestiale e sanguinaria.
Che si tratti di fare una carezza a un neonato, di dare un bacio a una sconosciuta o di schiacciare il pulsante che sgancerà la bomba su Hiroshima, è impossibile fuggire alle conseguenze delle nostre azioni. Si può provare a far finta di niente, a rimanere indifferenti, cercando di nascondere anche le peggiori colpe così bene da quasi dimenticarsene, inevitabilmente però, queste riemergeranno, presto o tardi, costringendoci ad affrontarle. In una mattinata come tante, un ospite inatteso costringerà Franco a fare i conti con il proprio passato, con la persona che era e che pensava di essere riuscito a dimenticare. L’indifferenza è un thriller che costringe lo spettatore a prendere costantemente posizione su cosa sia vero e cosa sia falso, su cosa sia bene e cosa sia male.
L’indifferenza è una parabola sul valore della memoria e sull’esistenza del male. L’azione si svolge in uno spazio tempo allucinato, che sfida il realismo; prima una casa, poi un museo, un mondo interiore in cui verità e finzione si confondono e in cui i personaggi, tra vendette e ossessioni, si denudano delle proprie bugie, rimanendo da soli con la propria natura, imperfetta e pericolosa. Nonostante la cornice contemporanea, L’indifferenza sembra essere ambientato al tempo dell’Antico Testamento, sotto lo sguardo di un Dio vendicativo e miracoloso, in grado di rendere gli uomini belve, e la sterilità fertilità. Ma davvero il nostro mondo è così lontano da quello delle sacre scritture? Da quell’umanità così timorosa e sperduta?
Pablo Solari
Pablo Solari, regista e drammaturgo, classe 1989, si diplomato in Regia teatrale presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano, vive tra Lima e Milano. Nel 2016 è drammaturgo di Oreste all’interno del progetto Santa Estasi. Atridi: otto ritratti di famiglia (2016) con la regia di Antonio Latella, vincitore del Premio Ubu 2016 come Spettacolo dell’anno e vincitore del Premio della Critica 2016. Nel giugno 2018 è responsabile dell’adattamento drammaturgico dei Cavalieri di Aristofane rappresentato durante il cinquantaquattresimo Festival Nazionale di Dramma Antico di Siracusa. È finalista del bando direction under 30 all’interno dalla Biennale di Venezia – Teatro 2018. Nel 2019 è regista di Contenuti Zero Varietà, con cui firma una serie di sette spettacoli presso il Teatro Leonardo di Milano. Nel luglio scrive e dirige in collaborazione con il musicista Roy Paci lo spettacolo Carapace che ha debuttato presso Festival delle Orestiadi di Gibellina (PA). In ottobre debutta come regista d’opera dirigendo due atti unici inediti all’interno della serata 4 one-act operas in chiusura della Biennale di Venezia – Musica 2019. È finalista del Premio Riccione Tondelli 2019 con il testo Woody è morto.
Il Centro Teatrale MaMiMò è un polo culturale nato nel 2005 che gestisce il Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia e al cui interno sono attive una Compagnia, che produce spettacoli di prosa, teatro ragazzi ed eventi culturali, e una Scuola di Teatro. La forma artistica è quella di un teatro colto e popolare insieme, atto collettivo di un gruppo riunito da una visione comune. Il Centro Teatrale MaMiMò è sostenuto dal 2012 dalla Regione Emilia Romagna come Organismo di produzione di spettacolo, ed è riconosciuto dal MiBAC come Impresa di produzione teatrale di Innovazione nell’ambito della Sperimentazione.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Il 17 ottobre al Teatro I di Milano debutta L’indifferenza, l’ultimo lavoro del giovane regista Pablo Solari che, per questo spettacolo, ne firma anche il testo. A Theatron 2.0 rivela degli indizi su come prepararsi alla visione.
Come ti inseriresti nel panorama teatrale italiano?
Non riesco a darmi nessun tipo di etichetta, il mio è più un percorso di studio che di etichette. Vivo il mio percorso brutalmente giorno per giorno. In questa fase sono estremamente legato ad un teatro di parola. Anche quest’ultimo spettacolo che sto ultimando è formato da molti materiali diversi, tantissimo viene dal contemporaneo ma altrettanto viene dallo studio dell’Antico Testamento.
Chi sono i tuoi maestri?
Diciamo che ho fatto degli incontri e sicuramente il più recente è con Antonio Latella con il quale ho lavorato a Santa Estasi; mi ha dato tanto e, soprattutto, mi ha permesso di riscoprirmi drammaturgo, autore. Poi Marco Macceri e tutto il contesto dei MaMiMò che mi hanno insegnato e responsabilizzato molto. Prima di loro Antonio Albanese è stato il primo a raccogliermi in teatro, facendomi fare l’elettricista e facendomi capire come funziona la macchina teatrale. Infine devo citare per forza la mia famiglia, i miei genitori e i miei nonni e bisnonni che dolcemente “pesano”.
Qual è un regista e qual è un drammaturgo che ammiri?
Se posso anche rispondere con un regista cinematografico, dico Martin Scorsese. Teatrale, invece, dico Ivo van Hove. Un drammaturgo che ammiro invece è Euripide. Di contemporaneo mi interessa molto il lavoro di Rafael Spregelburd, grande riferimento per la sua semplicità e concretezza.
Nasci regista?
Non nasco regista, divento regista. Non pensavo di fare questo lavoro, ora sono ancora nella fase di sperimentazione, alla ricerca del mio colore artistico. Sono stato musicista per tanto tempo, batterista, e ho ricominciato da poco, sto riscoprendo il punk rock, la mia grande passione che sto riprendendo con gran voglia. È dalla musica che prendo tanto fulcro energetico.
Parliamo dello spettacolo. Non hai mai scelto temi semplici da trattare, uno dei tuoi spettacoli, ad esempio, Scusate se non siamo morti in mare, parla di un tema caldissimo oggi, l’immigrazione. Neppure L’Indifferenza che debutta al Teatro I il 17 ottobre ha un tema semplice. Ci dai una linea guida per prepararci alla visione?
La creazione dello spettacolo è frutto di un percorso di due anni che ha attraversato diverse fasi. Il titolo deriva da un libro che si intitola «La mia guerra all’indifferenza» di Jean-Sélim Kanaan che ho letto da adolescente. Si tratta di un’autobiografia di un ragazzo, un operatore ONU, morto nel 2003 durante l’attentato di Bagdad. La lettura di questo testo mi ha imposto uno sbilanciamento. Chi vedrà lo spettacolo assisterà ad un’opera imperfetta, immatura, soprattutto a livello drammaturgico, ma è proprio questa la sua bellezza. È un’opera che attraversa diversi stili e contaminazioni, ci si trova tanto Antico Testamento, ci si domanda quali siano le radici e cosa porti un popolo alla ricerca di una terra promessa.
Lo spettacolo L’indifferenza nasce in seguito all’attentato del Bataclan. Mi era capitato di vedere lo stesso gruppo che suonava quella sera al Bataclan a Milano, qualche mese prima. Quando poi è successo l’attentato ho avuto la sensazione che, oltre alla pelle, ci potesse essere qualcos’altro che potesse essere perforato da un momento all’altro. Quello è stato un attacco alla gioventù e mi sono sentito colpito in prima persona sia in quanto giovane sia in quanto appartenente a quella comunità di musicisti e spettatori di concerti. Ho pensato allora fosse giunto il momento di aprire le ferite. L’uomo e la cultura occidentale stanno vivendo una grande crisi che deve ora avere la forza di aprire le ferite e mostrare il dolore da cui nasce. È ora di rompere i tabù, il primo è quello della morte, poi quello della paura e della fragilità.
Il momento che stiamo vivendo adesso in Italia è un momento di poca responsabilità politica, non mi interessa giudicare la politica ma mi interessa il movimento del pensiero e la responsabilità educativa che c’è dietro. Voglio capire, ad esempio, quello che succede nelle scuole e mi arrabbio con chi dice che tutti i giovani sono attaccati al cellulare, non è vero! I ragazzi hanno già pochi punti di riferimento poi vengono buttati in una scuola dove sono costantemente giudicati invece di essere accolti in un sistema che gli dia stimoli culturali. I voti, a mio parere, sono una grossa fandonia. Ecco,L’indifferenza parla un po’ di questo, della necessità di aprire delle ferite.
Mi incuriosisce il tema del male all’interno del testo. Come lo hai trattato?
Andando avanti nella stesura del testo mi sono reso conto che i miei personaggi sono tutti dei maledetti che hanno bisogno di una redenzione. Sono tre personaggi che mentono costantemente e anche chi sembra una vittima innocente, in realtà, è carnefice perché crea una tragedia. Viviamo in un mondo in cui il male delle persone non è accettato socialmente, invece bisognerebbe accettare il fatto che le persone convivono anche con il male presente dentro di se’.
Definisci lo spettacolo un thriller, perché?
La differenza tra thriller e dramma è che nel dramma c’è uno sviluppo lineare attraverso i personaggi, nel thriller, invece, è la trama al centro dell’attenzione anche attraverso i colpi di scena. Ho cercato di lavorare tanto sulla suspense poi, in realtà, anche la trama è un pretesto per parlare d’altro: ho sviluppato la trama per poterla superare e fare emergere i temi a me cari. Anche lo spettacolo, ad un certo punto, evolverà e diventerà un’altra cosa a livello di linguaggio, la parola – che è la grande creazione occidentale – verrà mangiata dalla ‘bestia’.
Come è avvenuta la scelta degli attori per questo spettacolo?
Ho scelto attori che prima di tutto sposassero questa scommessa: Luca Mammoli, Woody Neri, Valeria Perdonò si sono lasciati ispirare dai temi e mi hanno aiutato a scrivere. Ho scelto attori maturi, avevo bisogno di un confronto con qualcuno che avesse qualche anno più di me soprattutto per quanto riguarda esperienze vissute. Mi sono trovato molto bene con loro, formiamo una bella squadra.
Ultima domanda: un resoconto del 2018 e previsioni per il 2019, ovvero come è andato quest’anno e come andrà l’anno prossimo?
Questo è un anno che sta andando benissimo, faticosissimo e con mille avventure. L’indifferenza debutta in contemporanea con il progetto all’Elfo Puccini M8 – Prossima fermata Milano dove io e Carlo Guasconi (Leche de Tigre) presentiamo 2# Milano capitale della Gig Economy. Un’apocalisse consegnata a domicilio assieme alla pizza. Poi ho lavorato allo spettacolo Copernico non ci credeva, un lavoro che parla di fisica, sui temi della rivoluzione, scritto con il amico fisico folle Rocco Gaudenzi. Sono stato alla Biennale di Venezia, un’esperienza bellissima e faticosa, per me un momento di crescita molto importante. Il 2019 sarà ancora meglio, già da gennaio sarò a MTM Manifatture Teatrali Milanesi con Contenuti Zero – Varietà, divertente, apparentemente superficiale ma si scaverà anche con questo lavoro fino alle radici della follia occidentale.
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