Strabismi Festival, il paese delle meraviglie in cui il teatro è aggregatore di socialità
Nel Paese delle Meraviglie accade che il teatro, potente aggregatore di socialità, crea una comunità in cui cittadini e artisti convivono, dando luogo a un ribaltamento in cui la creatività giovanile diventa protagonista.
Nel cuore della grande madre Umbria, a Cannara, si è conclusa la settima edizione di Strabismi Festival che, tra spettacoli, laboratori, presentazioni di libri, mostre, talk, ha confermato la cura nei confronti di artisti e progetti spettacolari in divenire, offrendo opportunità di incontro e confronto con la scena.
Alice in Wonderland è il tema che ha accompagnato nove giorni di attività artistiche, prendendo le mosse dall’attenzione rivolta al lavoro dell’artista Alice Conti e della sua compagnia ORTIKA.
Ponendosi in controtendenza con l’abitudine di riservare zone di luce ad artisti maggiormente affermati, Strabismi ha attivato negli anni un processo di sostegno a favore del teatro under 35, inserendo in cartellone spettacoli in fase di studio e creando un circuito di contaminazione, volto a stabilire connessioni collaborative tra le nuove voci del panorama artistico nazionale. Una scelta che ha portato Strabismi Festival a condividere il proprio percorso con i 12 partner della rete Risonanze Network, avente l’obiettivo di mappare e tutelare il teatro emergente.
Anche nell’ideazione della programmazione, Strabismi ha coinvolto un gruppo di appassionati, al di sotto dei 25 anni di età che costituisce la direzione artistica partecipata Dodici/Decimi. Un progetto, in fase di evoluzione, che intende stabilire una proposta culturale diffusa sul territorio regionale, anche al di fuori dei confini festivalieri.
Il finanziamento ministeriale ottenuto, segno di un importante riconoscimento istituzionale, sancisce il valore della proposta artistica e del lavoro di attivazione condotto sul territorio da Strabismi, una realtà intima e al contempo festosa, profonda e briosa, con un futuro luminoso ad attenderla.
Ne abbiamo parlato con Alessandro Sesti e Silvio Impegnoso, direttori artistici di Strabismi Festival, e con Alice Conti della compagnia ORTIKA.
Il tema di questa edizione di Strabismi è stato “Alice in Wonderland”, un ribaltamento della realtà in cui la condizione extraquotidiana diventa generatrice della condizione quotidiana. Perché questo tema? Perché è necessario questo ribaltamento oggi?
Alessandro Sesti: La scelta del tema è derivata innanzitutto dal nome dell’artista cui abbiamo dedicato l’edizione di quest’anno, Alice Conti. Contrariamente all’abitudine di molti festival nazionali di riservare una certa attenzione ad artisti già molto affermati, noi crediamo, in linea con quella che è la missione di Strabismi, che sia necessario sostenere l’arte emergente soprattutto quando, come nel caso di Alice Conti, ci si ritrova a puntare su un’artista di altissimo livello, che individualmente e con la sua compagnia, ORTIKA, è stata molto produttiva negli ultimi dieci anni.
Inoltre Alice è l’unica artista tra quelli segnalati ad aver attraversato le dodici realtà nazionali che costituiscono la Risonanze Network. Segno di un riconoscimento e di una stima diffusa da parte di soggetti che come noi attivano un processo di cura circa il ricambio generazionale. Abbiamo deciso quindi di costruire un immaginario che riflettesse questa scelta. Nel Paese delle Meraviglie si coltivano gli artisti che diventeranno i maestri di domani, scongiurando il rischio di rimanere orfani.
Silvio Impegnoso: Il festival non è soltanto programmazione di un’offerta culturale di consumo, è un modo di abitare un luogo in cui l’arte è aggregatore di socialità, poiché rende possibile l’incontro tra persone che riflettono su pratiche artistiche e temi di varia natura. Ciò ha molto a che fare con la peculiarità di Strabismi di dare spazio ai processi creativi più che agli spettacoli finiti, i quali, laddove vengono inseriti in cartellone, sono riconducibili ad artisti che hanno condotto parte del proprio percorso creativo qui. Basare la programmazione di un festival su degli studi è la prova della volontà di creare una condivisione a più livelli.
Non creiamo un clima competitivo tra le compagnie bensì di scambio, implementando nuove collaborazioni che vanno avanti nel tempo anche al di fuori di Strabismi. Per consentire ciò facciamo in modo di garantire condizioni di ospitalità per gli artisti che vadano oltre data dello spettacolo. Citare Alice nel Paese delle Meraviglie, significa mettere in campo la dimensione del viaggio nell’immaginario, che l’arte consente.
Strabismi ha confermato l’attenzione nei confronti di giovani artisti attraverso una vetrina dedicata a giovani talenti e un focus su Alice Conti. Come avete strutturato la programmazione di quest’anno e la collaborazione con la direzione artistica partecipata Dodici/Decimi?
S.I: Il progetto di direzione artistica partecipata Dodici/Decimi, come quelli dei festival della nostra generazione che in buona parte compongono la rete di Risonanze, è partito dall’idea di uno spettatore partecipante che non fosse portato solo ad acquisire competenze critiche ma anche a collaborare alla costruzione del festival in quanto tale. Il cuore di Strabismi Festival è proprio la vetrina Esotropia, costituita attraverso un bando nazionale rivolto a studi in fase di creazione, cui quest’anno hanno applicato circa 170 tra compagnie e artisti. Vi è un primissimo step in cui facciamo una pre-selezione cui accedono 20 progetti finalisti, successivamente sottoposti alla visione dei Dodici/Decimi che incontrano le compagnie per approfondire lo stato delle loro creazioni. Dopodiché procediamo insieme alla selezione dei sei lavori che vengono programmati durante il festival.
A.S: La restituzione del laboratorio di Alice Conti va in scena proprio all’interno della programmazione del festival,ciò è molto legato alla scelta di programmare studi. Facciamo quello che secondo noi i festival dovrebbero fare: rischiare. Ci è capitato di scegliere spettacoli dalla sola scheda del progetto scommettendo quindi sull’idea. Strabismi accende un fuoco che gli artisti devono mantenere vivo.
Rispetto alla programmazione seguiamo una linea classica: uno degli spettacoli in cartellone è uno degli studi presentati l’anno precedente. Probabilmente porteremo avanti la dinamica dei focus su giovani compagnie e continueremo a dare spazio alla scena artistica umbra sia dal punto di vista teatrale, sia musicale. Per il prossimo anno ci piacerebbe entrare in collaborazione con una realtà che si occupa di musica emergente nel panorama nazionale, cui affidare la selezione delle band che si esibiscono durante i dopo festival.
Strabismi ha ottenuto il finanziamento ministeriale, un importante riconoscimento istituzionale che sancisce il valore della proposta artistica e del lavoro di attivazione condotto sul territorio. Potendo contare su questo incentivo economico, come evolverà il progetto di Strabismi?
A.S: Intendiamo potenziare la tutela delle compagnie che selezioniamo per il festival. Oltre a continuare a garantire vitto e alloggio, vorremmo aumentare il gettone di presenza e occuparci dei costi di viaggio. Ci piacerebbe ampliare il lavoro con la direzione artistica partecipata Dodici/Decimi durante tutto l’anno, senza gravare sulle economie dei ragazzi. Piccole cose che sono quelle che fanno la differenza. Quello che ci preme è mettere al centro gli artisti. Proviamo sempre a portare qui degli operatori che possano vedere il lavoro delle giovani compagnie e dare loro delle nuove opportunità.
S.I: Vorremmo sostenere con continuità il lavoro degli artisti che attraversano il festival, tramite un’azione calibrata a seconda delle loro necessità. Abbiamo avviato quest’iniziativa già a partire da quest’anno quando, anche durante i mesi più duri della pandemia, abbiamo dato spazio e supporto soprattutto agli artisti locali, tramite il progetto Emergenze artistiche. Potendo contare su maggiori risorse, vorremmo rilanciare quest’azione e potenziarla.
Inoltre, abbiamo bisogno di riprendere un discorso di continuità con il pubblico del territorio. Durante la pandemia il Teatro Thesorieri di Cannara è stato chiuso, abbiamo potuto portare avanti solo delle residenze e fortunatamente il festival è stato realizzato anche l’anno scorso ma siamo stati impossibilitati a incrementare il rapporto con il pubblico locale. Il finanziamento è un incentivo anche per questo, infatti siamo al lavoro su una piccola stagione teatrale, con cinque appuntamenti nel corso dell’autunno che si chiamerà Strabismi attraverso lo specchio. Il nostro intento per la prossima triennalità è di investire anche su una programmazione mirata per il territorio, in modo da continuare a ricambiare, a livello economico e culturale, una rete di alleanze e sponsor costruita in questi anni.
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Per la sua settima edizione, Strabismi Festival ha dedicato un importante approfondimento al tuo lavoro. Che valore ha avuto per te questo tipo di attenzione all’interno di un festival che incentiva la creatività giovane?
Alice Conti: Ha avuto un valore enorme, totalmente inaspettato, soprattutto perché nel panorama italiano non è affatto scontato. In questo Strabismi si conferma un festival unico nel suo genere, che apre una nuova logica: dedicare un festival a una compagnia giovane è qualcosa di inedito. Al di là della gratitudine di tornare in un contesto così vivace, pieno di occhi giovani e curiosi, con una partecipazione veramente attiva, per noi è stato importante perché ci ha dato la possibilità di recuperare uno spettacolo che non facevamo da prima della pandemia, che abbiamo rimesso in prova e riportato alla prova del pubblico. Abbiamo trascorso a Cannara una settimana molto ricca, densa, intensa che ci ha dato nuova fiducia nel futuro.
Per noi che siamo una compagnia indipendente, e che in quanto tale vive ogni messa in scena come se fosse l’ultima, veder riconosciuto un percorso in un progetto di più lungo raggio e respiro è una cosa incredibile. Inoltre, la presenza delle altre compagnie ci ha offerto una possibilità di scambio mai competitivo, innescando un circolo virtuoso di conoscenza reciproca e di creazione di una coscienza di categoria.
A Strabismi hai presentato due spettacoli e condotto un laboratorio dal titolo “Preparazione alla battaglia”, a quale battaglia tu e i partecipanti vi siete preparati? L’attività formativa che conduci, nutre le tue creazioni spettacolari e la tua poetica?
A.C: “Preparazione alla battaglia” è un format laboratoriale che ci consente di conoscere persone che immergiamo nelle modalità del nostro processo creativo. La battaglia da un lato è il gioco teatrale, l’andare in scena, dal momento che molti dei miei “rivoluzionari” non hanno ambizioni artistiche. Una parte del laboratorio è stata dedicata a giochi ed esercizi a sulla consapevolezza del corpo, dello spazio, della relazione ovvero quelle che sono per noi le basi del lavoro teatrale; un’altra parte si è concentrata su un lavoro di scrittura, che ha fornito spunti di lavoro. Abbiamo realizzato una restituzione di 40 minuti, con 12 persone in scena, dal titolo Love Revolt Battle incentrata sulla rivoluzione e sugli amori falliti, le stesse tematiche che continuano a nutrire il nostro immaginario. Si è trattato di una vera e propria battaglia, commovente, bellissima, indimenticabile.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.