Nudità di Mimmo Cuticchio e Virgilio Sieni: l’Opera dei pupi incontra la danza moderna

Nudità di Mimmo Cuticchio e Virgilio Sieni: l’Opera dei pupi incontra la danza moderna

Potenza dell’incanto, poesia del movimento, sapienza dell’artigianato. Una scena vuota, anime spoglie impegnate in un passo a tre dalle evoluzioni delicate. Nudità è l’emblematico titolo dell’ultimo lavoro del maestro puparo Mimmo Cuticchio e del danzatore e coreografo Virgilio Sieni, nato a tre anni dall’inizio della collaborazione tra i due artisti.

Soggetto a frequenti modifiche e a nuove sperimentazioni, lo spettacolo Nudità si presenta come uno studio in continuo “work in progress” da modellare sulla base di eleganti intuizioni e antiche conoscenze. Tre fili a muovere la vita di uno sbalorditivo miracolo di legno e ferro. Quello che avviene sulla scena è il dialogo tra corpo e materia, tra animato e inanimato, la ricerca di un punto di equilibrio comune al pupo e all’uomo.

A partire da un canovaccio, Sieni e la marionetta si corteggiano, si accompagnano, si osteggiano e si imitano sulle note di un leitmotiv dal gusto classico che sostiene la danza e acuisce la risposta empatica di uno spettatore rapito dall’umanità del gesto del pupo nudo. Le luci calde e soffuse proiettano la paterna ombra di Cuticchio sul piccolo uomo di legno, cui il puparo infonde fascino e vita.

Rompendo ogni prassi vigente nell’Opera dei Pupi, arte tardo-settecentesca di tradizione siciliana iscritta dall’UNESCO nell’albo dei Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità, il maestro libera la sua marionetta della corazza che convenzionalmente la ricopre e si mostra in scena accanto alla sua creatura, innescando una commovente esplosione di verità.

Virgilio Sieni e il pupo si avvicinano gradualmente, dal non sfiorarsi mai fino al tenersi per mano. Il lirismo della creazione raggiunge la sua acme quando Mimmo Cuticchio, tenendo le fila della marionetta, riserva il proprio spazio tattile anche ai palmi delle mani del ballerino, trascinandolo in un risonante moto ondoso che fa abitare ai tre tutto lo spazio del palcoscenico, ora nascondendosi nel buio del fondo, ora ammiccando sotto le luci di ribalta. A spezzare l’incantesimo fiabesco, un pupo Paladino di ferro vestito che, liberatosi della spada, spira per voce di Cuticchio su un cadenzato cunto siculo sul tema dell’aiuto
reciproco tra popoli in esodo.

Terminato Nudità, il pubblico di studenti del corso di laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo dell’Università La Sapienza, prende posto nel foyer del Teatro India di Roma per un incontro con i maestri. Tra aneddotica e ricordi, Mimmo Cuticchio e Virgilio Sieni raccontano la propria ricerca artistica come fluente tra due poli: risonanza e ondulazione.

Il gesto del pupo monopolizza l’attenzione dello spettatore, movenze che si posizionano in una zona di confine tra il movimento articolare e quello muscolare dell’uomo. In atto, vi è un gioco di equilibri tale che ogni gesto della marionetta sia costruito su delle ondulazioni capaci di attivare un dialogo tra Cuticchio e Sieni, i quali finiscono per raccogliere le risonanze dei reciproci movimenti fino a crearne di nuovi. L’astrazione della danza e della gestualità del pupo è elusa per mezzo di una necessità d’espressione e di creazione che si pone quale obiettivo comune di questo intenso lavoro.

Mimmo Cuticchio fu iniziato all’arte dei pupi dal padre Giacomo, capostipite della tradizione artistica dei Cuticchio e fondatore dello storico Teatrino palermitano di Via Bara all’Olivella. Giacomo Cuticchio fu il fautore della diffusione dell’Opera dei pupi prima in Italia, esordendo nel 1963 al Festival di Spoleto, poi in Europa e nel resto del mondo. Cresciuto nelle “case-teatro” che il padre andava costruendo durante le sue tournèe, Mimmo Cuticchio è detentore di un patrimonio familiare che, nella sperimentazione, è faro illuminante ma mai presenza invadente, poiché in grado di aprirsi al confronto con la ricerca, perseguita da Virgilio Sieni, sulla canalizzazione dell’energia che ogni individuo sviluppa nel proprio corpo.

Trovare leggerezza nella verticalità è la cerniera di questo dittico teatrale su cui trovano raffigurazione la danza moderna e l’Opera dei pupi.