Taddrarite, il dramma della violenza domestica raccontato dalle donne

Taddrarite, il dramma della violenza domestica raccontato dalle donne

Miglior spettacolo e drammaturgia Roma Fringe Festival 2014, Premio della critica Etica in Atto 2013, Taddrarite ritorna in scena a Roma dal 30 novembre al 5 dicembre al Teatro Sala Umberto. Un testo ancora fortemente attuale e potente che continua a vivere e a prendere nuova forma grazie all’attenzione di attrici come Donatella Finocchiaro e Claudia Potenza, che lo hanno amato e riportato in scena, donandogli una nuova vita.

Presentato in anteprima allo Spazio Rossellini di Roma in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Taddrarite, dopo aver toccato tappe importanti per la scena italiana come Napoli Teatro Festival e Tramedautore – Festival Internazionale delle Drammaturgie nel 2021 e conquistato il Premio Afrodite 2020, riprende la sua tournée nei teatri italiani ripartendo da Roma. In scena per questo allestimento anche la regista Luana Rondinelli.

Una pièce contro la violenza sulle donne che racconta il dramma di una storia vera: donne succubi, schiave, prese alla gola dalla morsa del destino che le accomuna, dai segreti stretti in grembo, dalle lingue morse pur di non parlare ed evitare la vergogna per rendersi coraggiose e sopportare le violenze subite dai mariti.

Ne abbiamo parlato con Luana Rondinelli.

Come nasce l’idea di scrivere questo testo?

In realtà tutto è nato da un’esigenza. Nel 2010 mi trovavo già a Roma, avevo in mente una storia e volevo parlare di violenza domestica ma non sapevo da dove iniziare così, un giorno, ho partecipato a un laboratorio di scrittura diretto da Marzia Pacella al Teatro Argot Studio, nel cuore della capitale, che mi consigliò di trasformare quell’idea in un testo teatrale. “Io, un testo teatrale?”, io non avevo mai scritto per il teatro, lei mi dice: “sei un’attrice no? Hai un respiro teatrale, fanne un testo da portare in scena!”.

Mi ha dato la “chiave” per aprire una porta che non avrei mai pensato portasse oggi a tutto questo, a Taddrarite il mio primo testo teatrale, la mia prima regia. La priorità è stata quella di non snaturare la mia idea di messa in scena affidando la regia a qualcun altro ma di trovare il coraggio, superare la paura e iniziare questo percorso. 

Così dopo nove mesi, come una gestazione, Taddrarite il 21 giugno del 2011 è nato al Teatro Argot, da quel momento lo spettacolo non si è più fermato, dai piccoli teatri al Piccolo Teatro di Milano, da New York a San Diego passando per il Messico, dal nord al sud dell’Italia. Fino ad oggi con un nuovo cast e una produzione che ci ha creduto subito.

La scelta del dialetto, come quella dell’ironia, è stata per me istintiva; un pretesto per poter parlare, con un linguaggio che sento mio, di un problema che in realtà è universale e non appartiene solo alla Sicilia.

Chi sono le protagoniste di Taddrarite

Le mie protagoniste in Taddrarite sono tre sorelle, tre donne, Franca, Rosa e Maria.
Una veglia ci consente di entrare nella vita di ognuna di loro: un’intera notte per vegliare la salma del marito di Maria, la sorella più piccola, prima che, al mattino, l’anima lasci la casa come la tradizione sicula prevede. Si scoprono così verità mai dette, sempre sapute o ben nascoste.

Per Franca i lividi fanno parte di un passato che non vuole più ricordare, dell’amore confuso con la violenza non resta che il silenzio, la cosa più importante adesso è una bella casa, una pelliccia, dei gioielli e lo sguardo rivolto verso il futuro di chi non vuole più voltarsi indietro.
Per Rosa le violenze subite sono dettate dal destino o Dio ha deciso così. Ma l’ombra rimane sul cuore e l’onta rimane su chi pensa che compiacere la gente sia più importante della propria libertà.
Maria lotta, lotta per cambiare le cose, perché dire “sì” o non parlare significare subire due volte e se all’improvviso si dà una mano al destino le cose devono cambiare per forza.

Attraverso l’ironia, queste tre sorelle trovano il coraggio di parlare. Il loro è un “umorismo nero”, un’arma che le ha rese forti e capaci di superare il dolore. Grottesca e ilare è la visione della vita di queste “fimmine”, con le quali si ride e si sorride. Il morto, tengo a precisare, non è altro che la fine del male, della violenza.

Quali sono i temi che vengono affrontati in Taddrarite?

Il tema è quello della violenza domestica, dei condizionamenti sociali e delle violenze subite dalle donne non solo a livello fisico ma anche psicologico.
Un tema sociale, dove il teatro diventa strumento per restituire una visione attuale di un fenomeno sempre più dilagante e preoccupante, con la volontà di lanciare un messaggio di speranza.
Franca alla fine dello spettacolo dice “a nasciri n’avutra vota c’è sempi tempo” (a nascere un’altra volta c’è sempre tempo), bisogna trovare il coraggio.

Con Taddrarite si è aperto davanti ai miei occhi un mondo che in realtà avevo solo percepito. Un mondo fatto di silenzi che ho voluto “ascoltare” un po’ più da vicino, ponendomi con semplicità d’animo e acquisendo, in questo modo, una nuova consapevolezza.

Lo spettacolo ha commosso e toccato il cuore di molte donne. Tante, alla fine della messinscena, mi hanno raccontato la propria tragica esperienza. Per questo voglio continuare a rappresentarlo, per lottare a nome di chi ha realmente sofferto, per far conoscere la verità, per rompere il silenzio e farsi sentire, io lo faccio attraverso il mio linguaggio teatrale.

Quali soluzioni registiche sono state adottate per il racconto di questa storia?

Quando Taddrarite è nato ero io a interpretare il ruolo di Franca. Quando due anni fa Donatella Finocchiaro ha letto il copione, ho capito che non poteva che essere lei la mia Franca, è un ruolo che le calza a pennello, ha un’ironia spiccata e un senso del ritmo che le consente di dettare i tempi comici dello spettacolo e non solo, visto che Franca alla fine rivela tutto il suo dolore.
Claudia Potenza ha quella freschezza che il personaggio di Maria richiede, quel mistero e quell’energia che attraverso il personaggio Claudia restituisce al pubblico.
Poi il mio personaggio Rosa. Le mie eroine le conosco bene tutte e tre, caratterialmente, fisicamente, le ho create, amate, materializzate, non è difficile indossare quel ruolo, anche perché sulla scena si crea una magia che è propria di questo spettacolo.

Abbiamo lavorato sulla parola, sui tempi ritmici che sono propri del mio dialetto, così musicale e passionale, abbiamo lavorato sulle emozioni andando anche a toccare corde che sentivamo più intime emotivamente. La nostra diversità è stata la forza, come un coro che insieme si amalgama e rende il meglio.

#AnticipAzione: Giacominazza in scena al Cometa Off – Intervista a Luana Rondinelli

#AnticipAzione: Giacominazza in scena al Cometa Off – Intervista a Luana Rondinelli

Il 27 e il 28 ottobre alle ore 21 e il 29 alle ore 18, al Cometa Off di Roma, andrà in scena Giacominazza, una drammaturgia di Luana Rondinelli. Giacominazza nasce nel 2013 come corto teatrale e debutta al Festival di corti teatrali “Teatri Riflessi” vincendo come miglior drammaturgia originale e menzione della stampa come miglior attrice. Intervistiamo Luana Rondinelli, attrice insieme a Giovanna Mangiù e regista dello spettacolo al cui centro vi sono le vite di due donne Mariannina, la cartomante, e Giacomina, fiera ragazzina che vuole rompere gli schemi, accomunate dalla volontà di combattere contro gli inutili pregiudizi della gente.

In un paesino della Sicilia che assomiglia incredibilmente a qualsiasi parte del mondo racconti le storie di Mariannina e Giacomina legate dal desiderio di rivendicare le proprie identità: quali sono le ragioni che ti hanno spinto a narrare questa storia?

Giacominazza è un mio personale grido di Libertà, ciò che mi ha spinto a narrare questa storia è la voglia di scuotere chi pur di piacere e di farsi accettare dagli altri cerca di omologarsi reprimendo il proprio essere. “Essere uguali agli altri? Ma uguali a chi?” dice sul finale Giacomina, la “diversità” è un valore aggiunto dell’individuo, “ma tu t’immagini un mondo di gente tutta uguale?” sottolinea Mariannina la cartomante riferendosi al piattume di un creato che non troverebbe bellezza se non nella complessità di ogni persona.
Giacomina non è uguale agli altri e non vuole esserlo, in un paesino che assomiglia a qualsiasi parte del mondo dove “ la gente ti punta il dito da un braccio attaccato ad un corpo che si nasconde”, dove il chiacchiericcio maligno ti perseguita senza nessun motivo preciso. Io quel chiacchiriccio l’ho sentito e l’ho messo su carta raccontando una storia che parla di donne che non devono arrendersi e non devono subire in un mondo in cui ad “essere femmina ci si rimette sempre.” Uno scontro/ incontro fra due donne, due modi opposti di affrontare la vita Giacomina e Mariannina legate dalla stessa ribellione interiore, un duello di parole che rende le mie protagoniste vere, in una scena dove entrambe sono lo specchio riflesso dell’altra, sullo sfondo un incontro d’amore che rompe i piani di Giacomina pronta a scappare per essere se stessa, un amore “diverso” che sconquassa e fa prendere coscienza del sé.
Ciò che voglio regalare al pubblico è un motivo in più per crederci, per amare, per non dubitare mai di se stessi, per esserci…senza maschere.

Come si è sviluppato il lavoro nel corso del tempo ?

Giacominazza è stato un percorso drammaturgico turbolento, la “figlia ribelle” come amo definirla.
Ho iniziato a scrivere Giacominazza nel 2013 in un percorso di vita e artistico pieno di alti e bassi che hanno portato alla costruzione di un testo in continuo fermento emotivo.
Nel giugno dello stesso anno partecipiamo, con la mia compagnia Accura Teatro, al Festival di Corti Teatrali Teatri Riflessi di Catania, Giacominazza esplode, vince miglior scrittura originale e la menzione della stampa come miglior attrice, inizia un lavoro sul testo più accurato. Il debutto come primo studio al teatro Tor Bella Monaca, inserito nella rassegna “Ma che cos’è questa drammaturgia contemporanea” dà vigore allo spettacolo e mi permette di crederci ancora di più, un percorso che fino ad oggi cresce e matura rendendo il lavoro sempre più piacevole ed interessante.
Giacominazza è un regalo che inconsciamente mi sono fatta, un riflesso emotivo in cui mi piace rispecchiarmi e che mi emoziona… e forse oggi riesco a guardarla negli occhi questa figlia ribelle.

In che modo hai utilizzato la carica espressiva del dialetto siciliano e su quali aspetti hai lavorato per renderlo scenicamente più efficace?

Giacominazza è un turbinio di emozioni, un gioco di parole che ammalia, i ritmi dettati dal siciliano rendono tutto più musicale. Il personaggio di Mariannina è l’espressione più concentrata del lavoro sul dialetto, la passionalità che sprigiona ogni sua battuta coinvolge, seduce e rende la cartomante una vera e propria maga di parole. Giacominazza è stata definita un piccolo gioiello di Sicilianità, un “cunto” che vuole arrivare dritto al cuore. Scenicamente io e l’attrice Giovanna Mangiù (Giacominazza) abbiamo lavorato sui gesti, sulla mimica, sulla forza emotiva in un connubio efficace tra ironia e intensità interpretativa vera e necessaria come è stata la scrittura in dialetto. E la mia terra parla al cuore di tutti.

Sia in Taddrarite sia in A Testa sutta così come in Giacominazza poni molta attenzione verso importanti tematiche sociali quali la violenza e l’emarginazione: possiamo definire il tuo un teatro di denuncia?

Sicuramente è un teatro che vuole farsi ascoltare, che non vuole passare inosservato, che getta un seme nella coscienza. Un teatro che vuole attenzionare alle tematiche sociali ma lo fa in punta di piedi, con ironia senza strafare e con quella verità di cui il pubblico oggi ha bisogno, per crederci veramente.

Giacominazza
di Luana Rondinelli

In scena: Luana Rondinelli, Giovanna Mangiù
Regia: Luana Rondinelli
Aiuto regia: Silvia Bello
Musiche originali: Adriano Dragotta
Luci: Amedeo Abate
Produttore esecutivo: Cynthia Storari
Una produzione SYCAMORE T COMPANY E ACCURATEATRO

Teatro La Cometa Off
Via Luca della Robbia, 47