Il Teatro dell’Opera di Roma proporrà ogni giorno, senza soluzione di continuità fino al 26 aprile un nuovo appuntamento digitale: una ampia e varia selezione, a titolo gratuito, degli spettacoli applauditi nelle ultime stagioni
Si riparte con Les vêpres siciliennes di Giuseppe Verdi. Grazie alla collaborazione con Rai Play sarà possibile vedere il grand opéra verdiano, nell’edizione originale in lingua francese, titolo che ha inaugurato la stagione 2019-20 lo scorso dicembre con la direzione di Daniele Gatti e la regia di Valentina Carrasco. Per chi ha voglia di approfondire, sul sito operaroma.it, è disponibile il podcast della “Lezione di Opera” con Giovanni Bietti.
Giorni di programmazione: martedì 14 e venerdì 17 aprile.
Segue il balletto più classico del repertorio romantico, La bella addormentata che, grazie alla musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij, non smette mai di far sognare il pubblico di grandi e piccoli. La versione è quella di Jean-Guillaume Bart, andata in scena nel settembre 2018, con Marianela Nuñez, principal dancer al Royal Ballet di Londra, per la prima volta al Teatro dell’Opera, e Vladislav Lantratov, con le magnifiche scene e i preziosi costumi di Aldo Buti.
Giorni di programmazione: mercoledì 15 e sabato 18 aprile.
Completa la settimana un titolo raro ma di grande interesse nel teatro musicale del Novecento, L’angelo di fuoco di Sergej Prokof’ev, andato scena nel maggio 2019 in una nuova produzione affidata a due fuoriclasse: il direttore Alejo Pérez e la regista Emma Dante, che spiega, “un’opera esoterica, magica, che mi permetterà di esplorare il mondo parallelo dei sogni, il mondo oscuro della mente infestato dai fantasmi”. Mercoledì 15 sarà possibile approfondire l’opera con il podcast della “Lezione di Opera”.
Giorni di programmazione: giovedì 16 e domenica 19 aprile.
Nella settimana prossima sarà possibile lasciarsi incantare dal capolavoro di Vincenzo Bellini: La sonnambula andato in scena nel febbraio 2018, in un nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Petruzzelli di Bari, e che ha segnato il ritorno di tre grandi protagonisti delle ultime stagioni al Costanzi: sul podio Speranza Scappucci, alla regia Giorgio Barberio Corsetti e in scena una regina di questo repertorio, Jessica Pratt.
Giorni di programmazione: martedì 21 e venerdì 24 aprile.
Per gli amanti della danza un titolo che è da subito diventato un’icona della nuova danza di fine ottocento, Le Parc che Angelin Preljocaj – coreografo francese d’origine albanese appartenente alla seconda generazione della “nouvelle danse” – ha creato per i ballerini dell’Opéra di Parigi. Al Costanzi è andato in scena nel maggio 2016 con Eleonora Abbagnato e Stéphane Bullion protagonisti dei raffinati e delicati giochi nei sentieri dell’amore.
Giorni di programmazione: mercoledì 22 e sabato 25 aprile.
In chiusura Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny (Ascesa e caduta della città di Mahagonny) di KurtWeill, libretto di BertoltBrecht, andato in scena nell’ottobre 2015 con nuovo allestimento firmato da Graham Vick, regista tra i più inventivi nel panorama odierno. Alla direzione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma il maestro John Axelrod. Nel ruolo dei tre fuggiaschi fondatori di Mahagonny, la città dell’oro dove tutto è possibile, Iris Vermillion (Leokadja Begbick), Dietmar Kerschbaum (Fatty, der “Prokurist”) e Willard White (Dreienigkeitsmoses). Measha Brueggergosman è Jenny Hill, una delle ragazze chiamate ad allietare la vita della nuova città.
Giorni di programmazione: giovedì 23 e domenica 26 aprile.
Oltre alle interviste-video ai protagonisti, da non perdere la nuova rubrica “Opera in pillole”, due appuntamenti settimanali con Giovanni Bietti. Dieci minuti per approfondire il meraviglioso mondo dell’Opera: mercoledì 15 “La melodia di Puccini” e sabato 18 “Il crescendo rossiniano”.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Oltre 15 milioni di euro di incassi, nel 2019, per il Teatro dell’Opera di Roma, che registra un incremento dell’8,4 per cento rispetto al 2018. Un risultato “ancora più interessante – fanno notare dalla direzione del Costanzi – se valutato sul medio-lungo periodo , con gli incassi che dal 2013 sono più che raddoppiati”.
Aumenta anche il numero degli spettatori , che passa dai 246.675 dello scorso anno ai 266.500 del 2019, con un incremento di circa 19mila persone (+8%). Soddisfatta la sindaca di Roma Virginia Raggi, presidente del teatro, che in una nota sottolinea lo “straordinario lavoro di squadra, quest’anno arricchito dalla presenza di Acea e Camera di Commercio di Roma divenuti soci della nostra Fondazione, che ha condotto a risultati importanti”. Risultati, “superiori alle aspettative”, fa notare il soprintendente Carlo Fuortes , che si dice orgoglioso dei risultati raggiunti dal teatro in termini di spettatori e di incassi .
Il teatro ricorda infine il bilancio artistico della stagione con tanti spettacoli di successo, da Les vepres siciliennes di Verdi diretto da Daniele Gatti all’Orfeo e Euridice di Gluck diretto da Gianluca Capuano, dall’Idomeneo di Mozart con la direzione di Michele Mariotti a La Vedova Allegra con la regia di Damiano Michieletto. E poi la danza con la Serata Philip Glass affidata a tre diversi coreografi e Biancaneve, coreografato da Angelin Preljocaj, ottima prova del corpo di ballo, diretto da Eleonora Abbagnato, a confronto con differenti declinazioni del linguaggio coreografico di oggi.
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Sarà una stagione, quella 2019-2020, di svolta per il Teatro dell’Opera di Roma, di “passo decisivo in avanti”, come lo ha chiamato il sovrintendente Carlo Fuortes, nel consolidamento del processo di sviluppo organizzativo e artistico, grazie anche all’arrivo di Daniele Gatti come direttore musicale, e, come ha detto la sindaca Virginia Raggi, con il “ripristino dei premi produzione per le maestranze che hanno sinora subito la criticità della situazione economica mentre oggi le cose vanno costantemente migliorando” con i ricavi dello sbigliettamento (raddoppiati dal 2014, arrivando a 15 milioni di euro) e l’arrivo di nuovi sponsor (Camera di Commercio, su richiesta della sindaca, interviene con un milione di euro) e la soluzione di fitti passivi, come quelli per i magazzini di Via dei Cerchi, trasferiti al Quarticciolo.
Gatti dirigerà quattro opere nella prossima stagione, a cominciare naturalmente da quella d’apertura il 10 dicembre: ‘Les Vespres siciliennes’, esordio parigino di Verdi nel 1855, con la regia di Valentina Carrasco e con Roberto Frontali, Dario Russo e Roberta Mantegna. Sarà poi la volta de ‘I Capuleti e i Montecchi’ di Bellini con regia di Denis Krief, titolo belcantistico che Gatti ha detto di aver diretto da giovane nel 1989 e che gli piace ripensarlo con l’esperienza di oggi. Infine due opere contemporanee di Stravinsky, ‘The Rake’s Progress’, su “quel mondo buffo, crudele, affascinante e osceno di Hoggart”, come sottolinea sempre Gatti, con regia di Graham Vick, e ‘Oedipus Rex’ in forma di concerto.
Nome di punta di questa stagione sarà poi il debutto all’opera del grande artista cinese Ai Weiwei, che firmerà regia, scene e costumi di una nuova ‘Turandot’ con Alejo Perez direttore e Anna Pirozzi protagonista, impegno accettato anche perché da giovane senza soldi fece a Parigi la comparsa proprio nell’opera di Puccini firmata da Zeffirelli. Per la prima volta arrivano poi sul podio dell’Opera di Roma David Robertson per dirigere un raro Janacek, ‘Kat’a Kabanova’ con regia di Richard Jones (in coproduzione col Covent Garden); Bertrand De Billy per una nuova ‘Carmen’ con regia di Emilio Sagi, i costumi Fendi e Veronica Simeoni protagonista; e quindi Myung-Whun Chung con la verdiana ‘Messa da Requiem’.
La stagione operistica che, come si vede, “cerca di giocare tra grande tradizione e ricerca e rinnovamento per avvicinare un nuovo pubblico”, come ha detto il direttore artistico Alessio Vlad, prevede poi un altro grande titolo ‘Evgenij Onegin’ di Cajkovskij con James Conlon (allestimento canadese nato per il Metropolitan con regia di Robert Carsen) e quindi ‘Luisa Miller’ di Verdi con Roberto Abbado e regia di Damiano Micheletto (dall’Opernhaus di Zurigo), oltre alle riprese di ‘Tosca’ e ‘La traviata’ con regia di Sofia Coppola. Cinque infine gli spettacoli di balletto, annunciati dalla direttrice Eleonora Abbagnato che, annunciando il suo abbandono della scena dell’Opera di Parigi il 23 dicembre, spiega che avrà più tempo per lavorare col copro di ballo di Roma: ‘Il lago dei cigni’ di Petipa; ‘Il corsaro’ in una nuova coreografia affidata a Martinez; ‘Suite en blanc/Serenade/Bolero’ di Lifar/Balnachine/Pastor; ‘Notre Dame de Paris’ di Petit e poi una serata omaggio a Jerome Robbins con tre suoi classici ‘Glass pieces/In the night/The concert’. A questi lavori si aggiungerà, nell’estate di Caracalla, un grande balletto-musical in cui convivono vari generi di ballo e musica ‘Strictly Gershwin’ di Gareth Valentine e Derek Deane. Sempre a Caracalla tre le opere: ‘Aida’, ‘Il barbiere di Siviglia’, ‘La vedova allegra’. Mentre le prove dell’opera si apriranno al mondo del volontariato romano e della Protezione civile, sarà incrementato il progetto ‘Opera camion’ che porterà ‘Tosca’ e ‘L’opera da tre soldi’ in giro per le periferie e ‘Fabrica – Young Artist Program’ corsi di perfezionamento per giovani talenti che vengono poi inseriti nelle produzioni del teatro.
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Dopo tre anni di aperture mozartiane, per i prossimi tre a inaugurare il Festival di Spoleto sarà un’opera lirica appositamente commissionata a un nuovo compositore: comincia quest’anno il 29 giugno Silvia Colasanti con “Minotauro”, tre cantanti-interpreti più un coro diretti da Jonathan Webb, in dieci quadri con regia e scene di Giorgio Ferrara, ispirati al racconto omonimo di Friedrich Durrenmatt, che indagano l’umanità e la solitudine del mostro chiuso nel suo labirinto, che sarà di specchi, davanti ai quali si guarda e si interroga. Novità anche per la chiusura il 15 luglio di questa 61/ma edizione del Festival, non più come da sempre con un concerto sinfonico, ma col vivace e colorito lavoro teatral-musicale di metà settecento ”The beggar’s opera” di John Gay, che ispirò Brecht per la sua ”Opera da tre soldi”, con regia di Robert Carsen e un numerosissimo cast coi musicisti de Les arts florissants, specializzati nella musica barocca.
Lo ha annunciato a Roma, nell’auditorium del museo Maxxi, il direttore artistico da 10 anni Giorgio Ferrara, che ha sottolineato i due cardini del suo operare: da una parte ”l’attenzione ai giovani per un auspicabile e necessario ricambio generazionale, spesso affidati alla guida di grandi maestri, in collaborazione con Accademie e Conservatori italiani”; dall’altra, il ”far vivere un’officina creativa per grandi e originali produzioni che, spesso, hanno girato a lungo anche all’estero, con un bel ritorno d’immagine, ma soprattutto economico”, sempre all’insegna del Festival come ”luogo di inclusione e d’incontro tra personalità e culture diverse”.
Tra gli appuntamenti più attesi quelli con la danza, aperti da un omaggio alla sua carriera dalla sua compagnia a Lucinda Childs; poi l’Hamburg Ballet di John Neumeier con ”Old Friends”; ”May ladies rock” con la compagnia di Jean-Claude Gallottà su una colonna sonora di signore storiche del rock; infine ”They” di Marianna Kavallieratos sul tema dell’identità sesuale nel mondo d’oggi, nato nel laboratori d’arte parigino di Robert Wilson, quest’anno non presente in prima persona. Il teatro vede invece il ritorno di Romeo Castellucci con ”Giudizio, possibilità, essere”, esercizi di ginnastica su ‘La morte di Empedocle’ di Holderlin da eseguire in una palestra, che sarà a San Giovanni di Baiano, dove per oltre dieci repliche saranno ammessi 60 spettatori a volta; per il resto si va da Alessandro Baricco alle prese per la prima volta personalmente col suo ”Novecento” già divenuto film e portato in scena negli anni da tanti attori; una realizzazione multimediale ”Decameron 2.0” da Boccaccio con drammaturgia di Theodora Delavault e realizzazione di Letizia Renzini per il Metastasio di Prato; ”Ramona” scritto e diretto da Rezo Gabriadze, teatrante e marionettista georgiano che racconta una tragica storia d’amore tra due locomotive; Franco Branciaroli in ”Lettere a Nour” di un padre che scrive alla figlia legata alla Jihad, di Rachide Benzine; poi novità di Lucia Calamaro, un Bergman con Pagliai e la Kustermann; Victoria Chaplin, oltre a un film di Marco Tullio Giordana sulla poesia di Carlo Porta e, dal vivo, la finale traduzione dal milanese di Adriana Asti.
Con Massimo Popolizio, assieme a Corrado Augias e lo storico Emilio Gentile ‘Mussolini: io mi difendo” sugli scritti e appunti del Duce in vista di un ipotetico processo davanti a un eventuale tribunale Alleato. Il programma 2018 prevede quindi gli appuntamenti tradizionali a cominciare dai Concerti di Mezzogiorno e quelli della Sera; la rassegna di lavori dalle Accademie drammatiche di tutta Europa a cura della Silvio D’Amico; le Prediche molto amate dal pubblico (tema questa volta: le Virtù cristiane); gli Incontri a cura e con Paolo Mieli; le varie mostre curate da Luca Marziali (compresa quella del fotografo Fabrizio Ferri, autore delll’immagine del manifesto); due installazioni a tema scientifico della Fondazione Carla Fendi; una rassegna su cinema e psicanalisi; i vari Premi assegnati durante il festival. Una tappa della tournee di Francesco de Gregori è la serata pop di questa edizione.
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