Passivelle: un laboratorio su Telegram per imparare a combattere l’odio

Passivelle: un laboratorio su Telegram per imparare a combattere l’odio

Passivelle

È il secondo progetto vincitore della call 2019 #Corpi per residenze artistiche a Mare culturale urbano: un laboratorio digitale che, anche a distanza, si pone l’obiettivo di fare mobilitazione artistica, culturale e civile sui temi della discriminazione, della violenza e dell’odio

A combattere gli abusi di potere, il razzismo, il sessismo, la xenofobia e l’odio ci pensano le PASSIVELLE, il laboratorio che da dicembre è in corso via Telegram grazie al programma di residenze artistiche di Mare Culturale Urbano. 

Il progetto è di Sofia Bolognini e Anna Ida Cortese, e l’idea è quella di arruolare un piccolo esercito artistico che reinterpreti creativamente azioni di resistenza passiva e disobbedienza civile trasformandoli in performance urbane, esperimenti di arte pubblica. 

Contemporaneamente al laboratorio settimanale, che durerà fino ad aprile, sono previsti momenti di dibattito e confronto su Zoom con professionisti e professioniste di diversi settori, per affrontare il tema della disobbedienza civile dal punto di vista del mondo artistico/culturale, della convivenza civile, della comunicazione e dei social network. 

Appuntamenti 

Martedì 19 gennaio dalle 19.30 alle 20.30: 

● Essia Elisabeth Sahli di Pinterest Italia 

Scostumati, la community di tutti i giovani meridionali che vogliono portare le proprie competenze nel territorio d’origine 

Quieora Residenza Teatrale, la realtà lombarda che si occupa di produzione di spettacoli, organizzazione di rassegne, laboratori e inchieste 

Martedì 26 gennaio dalle 19.30 alle 20.30:

● Simone Pacini, Performing arts professional, social media expert, blogger, e autore presso “Il teatro sulla Francigena” 

● Giovanna Schittino, Psicoterapeuta relazionale e attivista per i diritti umani fondatrice di Wondertherapist.

● Teatro Fornace, realtà di occupazione milanese e mobilitazione artistica

Per partecipare invia una mail a passivelle@gmail.com; riceverai il link e tutte le istruzioni su come partecipare attivamente alla call. 

Per iscriverti al laboratorio invia una mail a passivelle@gmail.com: l’esperienza è completamente gratuita e richiede un impegno di un’ora la settimana. Le iscrizioni resteranno, fino alla fine, sempre aperte. 

Riceverai tramite mail tutte le istruzioni su come procedere. 

Per seguire il processo creativo e l’addestramento delle PASSIVELLE, iscriviti al canale Telegram https://t.me/passivelle

Pezzi: epifania del dolore e superamento della morte

Pezzi: epifania del dolore e superamento della morte

Questo articolo è stato prodotto durante il laboratorio di Audience Development & Digital Storytelling con gli studenti e le studentesse dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

“Pezzi” di Rueda Teatro, regia di Laura Nardinocchi con Ilaria Fantozzi, Ilaria Giorgi e Claudia Guidi.
“Pezzi” di Rueda Teatro, regia di Laura Nardinocchi con Ilaria Fantozzi, Ilaria Giorgi e Claudia Guidi.

“Una visione molto grande è necessaria e l’uomo che la sperimenta deve seguirla come l’aquila cerca il blu più profondo del cielo.”

La citazione qui riportata appartiene a Cavallo Pazzo, un capo Sioux, ed è ciò che meglio esemplifica quello che sta accadendo in questi giorni al Castello Cantelmo di Alvito: dal 3 al 10 di agosto, il festival organizzato dalla compagnia Habitas, “CastellinAria”, dimostra come grandi progetti possano diventare realtà grazie alla volontà di più persone nel voler perseguire un sogno. Inoltre, non è un caso che il tema di quest’anno sia “Segnali di fumo”, incentrato sulla cultura dei nativi americani: l’atmosfera è pregna delle peculiarità della popolazione pellerossa quali la condivisione e la solidarietà tra i partecipanti.  Come previsto dal programma, anche la quarta serata è stata caratterizzata da uno spettacolo, ovvero “Pezzi” di Rueda Teatro, regia di Laura Nardinocchi con Ilaria Fantozzi, Ilaria Giorgi e Claudia Guidi. È l’8 dicembre, giorno della festa dell’Immacolata durante il quale le famiglie preparano l’albero di natale.

Non sottraendosi a questa tradizione, una madre e le sue due figlie, Maria e Marina, con rami, palline, luci e festoni decorano l’albero ma le loro emozioni tradiscono parole e azioni. Le discussioni a voce alta celano un disagio di fondo che culminerà, gradualmente, nella scoperta da parte del pubblico della morte del padre/marito. Il rapporto tra le tre donne è inevitabilmente segnato dalla scomparsa dell’uomo fin dall’inizio dello spettacolo: la madre assume il ruolo del patriarca ma vorrebbe vivere il suo lato femminile ballando il tango e facendosi stringere da forti braccia, Maria assume comportamenti infantili, Marina è ribelle e vorrebbe evadere verso terre lontane. 

Tutte loro hanno sviluppato un meccanismo di difesa per cercare di dimenticare, ma il ricordo si insinua, involontariamente, all’interno dei momenti apparentemente lieti e negli oggetti, lasciando il posto a silenzi vuoti in realtà assordanti. Il momento clou rimane la preparazione dell’albero, evento che scaturisce lo svilupparsi del simbolismo della vicenda: l’arbusto consiste in un asse in cui infilare dei rami. È spoglio, come se comunicasse allo spettatore un presagio di morte in contrapposizione allo spirito superficialmente allegro della madre che lo prepara recitando i numeri della tombola, coadiuvata da una spensierata Maria.

È proprio la figura della madre che cerca di reggere la parvenza di serenità natalizia, come quando  cerca di rievocare l’attesa dello spirito dello Scarpariello per la figlia Maria, vedendo vanificato il suo sforzo da Marina che riporta alla mesta realtà presentandosi con una scatola colma di cravatte appartenute al padre. La contrapposizione principale rimane in ogni caso quella tra la vita e la morte: l’immacolata concezione, giorno nel quale si annuncia alla Madonna la nascita imminente di Gesù nel presente e i funerali del padre nel passato; un gioco di luci calde intervallato da quelle fredde, blu, del colore della malinconia per antonomasia; le luci natalizie e le luci dei ceri funerari; la preparazione dell’albero e il conseguente disfacimento di esso.

“Pezzi” di Rueda Teatro, regia di Laura Nardinocchi con Ilaria Fantozzi, Ilaria Giorgi e Claudia Guidi.
“Pezzi” di Rueda Teatro, regia di Laura Nardinocchi con Ilaria Fantozzi, Ilaria Giorgi e Claudia Guidi.

Il finale dello spettacolo è significativo, rappresenta il punto di svolta nel quale si comprende che il dolore non può essere evitato, che l’assenza di una persona amata non è colmabile con la presenza di altre, che la mancanza è percepita in ogni angolo della casa e non può essere adombrata dall’illusione. La morte del padre/marito ha lasciato solo frammenti di ciò che è stato. Le tre figure, in conclusione, realizzano in una sorta di epifania, che quei pezzi, quelle cravatte e quei ricordi, vanno rimessi insieme per commemorare l’assente figura maschile rendendola ancora viva, in una maniera serena, celebrativa e intrisa allo stesso tempo di nostalgia.

I pezzi rappresentano anche le tre figure femminili, sconnesse e divise a partire dal momento della tragedia, che arrivano a capire, sul finale, che solo attraverso l’unione e la forza reciproca potranno continuare a guardare avanti. “Pezzi” ci insegna come le tragedie possano facilmente creare barriere tra individui e al medesimo tempo come queste barriere possano essere abbattute attraverso il sostegno incondizionato e la comprensione dei sentimenti più disperati e infelici affinchè possano incubare il dolore e razionalizzarlo.

Marcel Proust diceva “l’assenza è, per colui che ama, la più sicura, la più efficace, la più viva, la più indistruttibile, la più fedele delle presenze.


Prologo del laboratorio di Audience Development & Digital Storytelling – CastellinAria

Prologo del laboratorio di Audience Development & Digital Storytelling – CastellinAria

Ph. Matteo Ricci

Luminosi fuochi d’arte illuminano la verde Val di Comino. Segnali di fumo si levano tra i monti, a testimoniare la vitalità di quella eterotopia culturale, ideata dalla Compagnia Habitas, che è il Festival CastellinAria giunto alla seconda edizione.

Un pulviscolo di sogni e proposte che racconteremo attraverso lo sguardo degli studenti e delle studentesse dell’Università degli Studi di Cassino, impegnati in un laboratorio di Audience Development & Digital Storytelling durante il quale tracciare e apprendere, insieme, le tecniche della narrazione transmediale.

Teatro, danza, musica, formazione e tradizione, animeranno il piccolo Borgo di Alvito in questa settimana di creatività e ripopolamento del territorio.Un programma serrato in cui si intrecciano le esperienze degli autoctoni e le proposte artistiche di coloro che, come appartenenti a una tribù, hanno colonizzato un terreno fertile in cui piantare il totem della creatività giovane.

Attraverso video, foto, approfondimenti e incontri, declinati nelle diverse possibilità offerte dalla comunicazione digitale, restituiremo le attività del festival per trasportarvi tra le antiche mura del Castello Cantelmo di Alvito, palcoscenico in Aria di una manifestazione meritevole di sostegno e attenzione.

CastellinAria – Festival di Teatro Pop II Edizione

CastellinAria – Festival di Teatro Pop II Edizione

Dal 3 al 10 Agosto torna nella suggestiva cornice del Castello Cantelmo di Alvito (FR) CastellinAria – Festival di Teatro Pop, ideato e promosso dalla Compagnia Habitas
Dal 3 al 10 Agosto torna nella suggestiva cornice del Castello Cantelmo di Alvito (FR) CastellinAria – Festival di Teatro Pop, ideato e promosso dalla Compagnia Habitas

Segnali di Fumo per la II edizione di CastellinAria – Festival di Teatro Pop: Parliamo delle tante novità presenti in questa II edizione con Livia Antonelli della Compagnia Habitas. (Continua a leggere)

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Trilogia – Tre atti di vita di Evoè Teatro – CastellinAria: Trilogia: tre atti di vita, allegoria della peregrinazione volta al conseguimento della presa di coscienza del Sé e dell’altro da Sé. (Continua a leggere)

Le Mille E Una Notte – IV Ora di LideLab – CastellinAria: Nelle mille e una notte che furono, macabre storie si intessero nel palazzo incantato di Shahriyār e dell’astuta Shahrazād. (Continua a leggere)

Respiri e pensieri da CastellinAria – Festival di Teatro Pop: Il racconto personale del festival a cura dei partecipanti al laboratorio di Digital Storytelling & Audience Development. (Continua a leggere)