È Saburo Teshigawara, coreografo e danzatore, pittore, scultore, disegnatore giapponese che ha imposto un’estetica nuova con la sua personalissima qualità del movimento, il Leone d’oro alla carriera per la Danza 2022. Il Leone d’argento è attribuito alla giovane bailaora e coreografa spagnola Rocío Molina, interprete radicale del flamenco nel mondo, tradizione che ricrea sotto il segno di una graffiante contemporaneità.
I Leoni della Biennale Danza 2022 sono stati deliberati dal Consiglio di Amministrazione dellaBiennale di Venezia accogliendo la proposta di Wayne McGregor, direttore del settore Danza, e verranno consegnati nel corso del 16. Festival Internazionale di Danza Contemporanea intitolato Boundary-less che si svolgerà a Venezia dal 22 al 31 luglio 2022.
“Coraggioso, straordinario, sensibile ed elettrizzante, Saburo Teshigawara ha ispirato, sfidato e galvanizzato molte generazioni di artisti”, scrive Wayne McGregor, motivando il premio. E continua: “La precisissima sensibilità scultorea di Teshigawara, il suo potente senso della forma coreografica e il suo personalissimo linguaggio concorrono a creare un mondo esclusivamente suo. La sua pratica abbraccia una vasta gamma di discipline, dal teatro alle arti visive dal film/video fino alla progettazione di scenografie, luci e costumi per tutti i suoi spettacoli. È la sua capacità di costruire interi ecosistemi artistici insieme al suo inesauribile coraggio a disimparare che ne fanno un unicum rispetto ad altri artisti. Teshigawara coglie il potere di un corpo in flusso costante ed è determinato a espandere il potenziale della coreografia oltre i limiti tradizionali. Il suo spirito pionieristico, la sua immensa tecnica e la sua padronanza di mezzi danno luogo a lavori che oltrepassano i confini scivolando attraverso i generi”.
Con una formazione nel balletto classico e nella arti plastiche, Saburo Teshigawara è una presenza radicale nel contesto europeo fin dal suo primo apparire, nel 1981, ai Rencontres Chorégraphiques Internationales de Bagnolet. Quattro anni dopo con Karas (compagnia che fonda insieme a Key Miyata), il suo nome farà il giro del mondo, conteso dalle grandi compagnie classico-moderne e dalle maggiori istituzioni della danza, raccogliendo premi e onorificenze, fra cui un Bessie Award (The New York Dance and Performance Awards) nel 2007.
Autore di stupefacenti performance che lo vedono immerso fino al collo nella sabbia (Life in the Earth, 1985) o in piedi su cocci di vetro (Glass Tooth, 2006), già alla Biennale Danza con uno dei suoi folgoranti assoli, Bones inPages (2004), dove sembrava scolpire luce e aria con i suoi movimenti, Teshigawara torna a Venezia con un titolo di importanza capitale e in prima assoluta al Teatro Malibran per l’inaugurazione del 16. Festival Internazionale di Danza Contemporanea (22 > 31 luglio 2022) – Petrouchka, reinvenzione di un’opera dei Ballets Russes che ha segnato la storia del balletto occidentale.
Sarà per la prima volta alla Biennale Danza, invece, il Leone d’argento Rocío Molina, artista invitata nei teatri e nei festival di tutto il mondo – da Avignone al Barbican Centre di Londra, al City Center di New York, all’Esplanade di Singapore, al Tanz Im August di Berlino, al Teatro Stanislavsky di Mosca. A Venezia presenterà una nuova creazione in prima assoluta il 27 luglio al Teatro alle Tese: Confesión de la Carne, “una battaglia fra il suo corpo vulcanico e cinque musicisti dal vivo”, nelle parole del direttore Wayne McGregor. Che scrive, motivando il premio: “Le coreografie di Rocío Molina, avant-garde, singolari e di una potenza innata, fondono il flamenco tradizionale con gli stili della danza moderna e impulsos – improvvisazioni che caratterizzano il suo alfabeto coreutico. Molina, infatti, ha coniato un suo personale linguaggio artistico basato sulla ricalibratura del flamenco tradizionale che ne rispetta l’essenza pur accogliendo ciò che è autenticamente nuovo. Radicalmente libera, nei suoi lavori Molina unisce virtuosismo tecnico, ricerca contemporanea e rischio intellettuale. Le sue coreografie sono eventi scenici che non temono l’incontro con altre discipline e altri artisti, basandosi su idee e forme culturali che vanno dal cinema alla letteratura, dalla filosofia alla pittura. … Molina intreccia un dialogo tra il XXI secolo e il passato per inventare un nuovo futuro della forma – rivolgendosi direttamente al presente in termini autentici ed evocativi. Sembra divorare il libro delle ‘regole’ classiche per costruire i propri volumi, ispirandoci e sollecitando un nuovo sguardo, un nuovo sentire”.
Attiva con figure di spicco del flamenco come María Pagés, Miguel Poveda, Antonio Canales, Israel Galván, e delle arti contemporanee come Carlos Marquerie, Mateo Feijóo o Jean Paul Goude, RocíoMolina – conclude McGregor – “non può che essere boundery-less – nelle idee, nelle collaborazioni e ancor più nel suo danzare. Passando dal selvaggio al sensuale, al verticale, al parallelo, al violento, al tenero in una straordinaria esplosione di energia fisica e creativa, Rocío Molina è una forza con cui fare i conti, nell’arte e nella vita”.
In passato il Leone d’oro alla carriera per la Danza era stato attribuito a Merce Cunningham (1995), Carolyn Carlson (2006), Pina Bausch (2007), Jirí Kylián (2008), William Forsythe (2010), Sylvie Guillem (2012), Steve Paxton (2014), Anne Teresa De Keersmaeker (2015); Maguy Marin (2016); Lucinda Childs (2017); Meg Stuart (2018), Alessandro Sciarroni (2019), La Ribot (2020), Germaine Acogny (2021).
Il Leone d’argento, dedicato alle promesse della danza o a istituzioni che si sono distinte nel far crescere nuovi talenti, in passato è stato attribuito al Performing Arts Research and Training Studios di Anne Teresa De Keersmaker (2010), Michele Di Stefano (2014), Dana Michel (2017), Marlene Monteiro Freitas (2018), Steven Michel e Théo Mercier (2019), Claudia Castellucci (2020), Oona Doherty (2021).
Cenni biografici
Saburo Teshigawara (Tokyo, 1953) è riconosciuto come uno dei maggiori coreografi contemporanei a livello internazionale. Artista completo e poliedrico: pittore, disegnatore, autore di installazioni e film inizia la sua carriera nel 1981, nella nativa Tokyo, dopo aver studiato arti plastiche e balletto classico. Nel 1985 con Key Miyata ha fondato KARAS, iniziando così a creare oltre che per sé stesso anche per altri artisti e compagnie internazionali tra le quali il Ballet National de l’Opéra de Paris. Per Teshigawara la danza rappresenta l’elemento centrale di un’esperienza visiva e sensoriale più ampia. Dal 2006 al 2013 è stato professore alla St. Paul’s (Rikkyo) University in Giappone, mentre dal 2014 è professore alla Tama Art University nel dipartimento di Scenografia, Teatro e Danza. Nel 2004 Rolex lo ha scelto come mentore della danza per il progetto The Rolex Mentor and Protégé Arts Initiative.
Nel 2013 ha inaugurato il proprio spazio creativo “KARAS APPARATUS” nel quartiere Ogikubo di Tokyo. I suoi lavori hanno ottenuto diversi premi prestigiosi in Giappone e nel mondo, tra i quali il Bessie Award (The New York Dance and Performance Awards) nel 2007. Nel 2017 è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese. Attraverso i suoi progetti Teshigawara continua a incoraggiare e ispirare molti giovani danzatori.
Rocío Molina (Malaga, 1984)ha iniziato a ballare all’età di tre anni, cominciando a delineare le prime coreografie a sette. A diciassette anni si è laureata con lode al Conservatorio Reale di Danza di Madrid ed è entrata a far parte del cast di compagnie professionali con tournée internazionali.
A ventidue anni debutta Entre paredes, il suo primo lavoro, a cui seguiranno molte altre creazioni, tutte accomunate da uno sguardo curioso e trasgressivo su un flamenco che sfugge ai sentieri battuti: ElEterno Retorno (2006) Turquesa como el limón (2006), Almario (2007), Por el decir de la gente (2007), Oro viejo (2008), Cuando las piedras vuelen (2009), Vinática (2010), Danzaora y vinática (2011), Afectos (2012) e BosqueArdora (2014), Caída del Cielo (2016), Grito Pelao (2018), Inicio (Uno) (2020), Al fondo Riela (Lo otro delUno) (2020) e Vuelta a Uno (2021), gli ultimi tre spettacoli fanno parte della Trilogía sobre la guitarra.
È associata al Teatro Nazionale Chaillot di Parigi dal 2014. Fra i riconoscimenti ricevuti: il Premio Nazionale Spagnolo per la Danza, il Premio Miglior Ballerino alla Biennale di Siviglia, la Medaglia d’oro della Provincia di Malaga, il Max Award nel 2015 e nel 2017, il Dance National British Award nel 2016.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Saranno on line da oggi martedì 23 novembre sul sito web dellaBiennale di Veneziai tre nuovi bandi di Biennale College Teatro secondo il disegno dei Direttori artistici Stefano Ricci e Gianni Forte (ricci/forte).
I bandi sono rivolti a:
registe e registi italiani di età compresa tra i 18 e i 35anni per la realizzazione di uno spettacolo inedito che debutterà in prima assoluta alla Biennale Teatro 2023; il bando sarà on line dal 23 novembre 2021 al 24 gennaio 2022
autrici e autori italiani di età compresa tra i 18 e i 40 anni per la scrittura di due testioriginali – su un tema assegnato dai direttori artistici – che verrà presentato in forma di lettura scenica alla Biennale Teatro 2023; il bando sarà on line dal 23 novembre 2021 al14 marzo 2022
performer italiani e stranieri di età compresa tra i 18 e i 40anni per la realizzazione di due proprie creazioni originali ideate per ambienti esterni in linea con il concept della manifestazione 2022 – il Rosso; il bando sarà on line dal23 novembre 2021 al 17 gennaio 2022
Concepiti per dare voce e visibilità a chi opera nel panorama teatrale del nostro Paese, il bando per registi, alla sua quinta edizione, e il bando per autori, giunto alla terza edizione, si articolano entrambi nell’arco del biennio 2022-2023.
Dopo varie fasi di selezione, come tante tappe di avvicinamento e messa a fuoco del proprio progetto, verrà selezionato un unico regista vincitore che verrà annunciato nel corso della Biennale Teatro 2022; sarà nel corso del 2023 che il vincitore definirà e svilupperà il suo spettacolo con il supporto dei direttori artistici del settore teatro in vista del debutto sul palcoscenico internazionale della Biennale Teatro.
Il percorso di selezione previsto per il bando autori prevede un workshop di drammaturgia che si svolgerà nel corso della Biennale Teatro 2022 sotto la guida di Davide Carnevali, dall’esperienza internazionale, con la supervisione dei Direttori artistici Stefano Ricci e Gianni Forte (ricci/forte). Alla fine del percorso saranno annunciati, nel corso della Biennale Teatro 2022, i due nomi vincitori. A loro il compito di sviluppare un testo originale, sul tema indicato dai direttori, che verrà rappresentato in forma di lettura scenica alla Biennale Teatro 2023 avvalendosi della collaborazione di un riconosciuto centro di formazione teatrale.
Dallo scorso anno, all’attenzione per la regia e la drammaturgia italiane, si è aggiunta la performance,con il lancio annuale di un apposito bando internazionale, giunto alla seconda edizione. Dopo varie fasi di selezione, verranno scelti due vincitori che svilupperanno ognuno la propria performance originalein esterni, nei luoghi della vita quotidiana lagunare e in linea con il concept scelto dalla stessa direzione artistica per la prossima Biennale Teatro, il Rosso. La fase di sviluppo e realizzazione, che si avvarrà del tutoraggio di Stefano Ricci e Gianni Forte, si concluderà nella presentazione delle due performance alla Biennale Teatro 2022.
Affermano ricci/forte: “In questa necessità di costruire un gesto performativo nei perimetri sociali del quotidiano, il fatto teatrale andrà a collocarsi negli spazi vitali, rilanciando il senso di collettività che l’arte deve saper portare ai suoi cittadini. Constatato il grande interesse che oggi suscita l’autorialità performativa nel resto del mondo, così profondamente connessa con le Arti Visive, quelle della Musica e della Danza, La Biennale di Venezia ritiene importante e necessario invitare artisti/e internazionali a confrontarsi con una scrittura scenica, come quella performativa in site-specific, in grado di raccontare le istanze del Contemporaneo.”.
Il testo ufficiale e completo dei bandi è consultabile da oggi martedì 23 novembre sul sito web della Biennale di Venezia all’indirizzo:www.labiennale.org
Biennale College è un’esperienza che integra tutti i Settori della Biennale di Venezia – Arte, Cinema, Danza, Musica, Teatro – perpromuovere giovani talenti offrendo loro di operare a contatto di maestri per la messa a punto di creazioni.
Biennale College – Teatro, realizzato dalla Biennale di Venezia, ha il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale dello Spettacolo e della Regione del Veneto.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Il Settore Danza intende promuovere un programma pluriennale rivolto a sostenere la produzione (o co-produzione) di nuovi lavori di coreografi/e o compagnie di danza italiane. Per partecipare alla selezione è necessario proporre un progetto coreografico originale e inedito (che non abbia mai debuttato né in forma di studio né in forma completa). La documentazione per partecipare alla selezione – che dovrà essere inviata entro e non oltre il 29 luglio 2021 tramite formulario di iscrizione online – è costituita da:
descrizione del progetto artistico in lingua inglese (max 1 pagina A4, solo fronte), specificando eventuali partner
link a video di 5-10 minuti max (che può comprendere, a titolo esemplificativo, brevi clip di danza, bozza di coreografia, parte discorsiva/esplicativa in lingua inglese: tutto ciò che può esprimere al meglio il concept del progetto).
Le domande incomplete saranno automaticamente escluse. Il progetto scelto verrà sostenuto dalla Biennale con un contributo fino a un massimo di euro 25.000,00. La Biennale di Venezia coprirà inoltre le seguenti spese:
cachet artistici per il debutto a Venezia;
spese di viaggio e alloggio del coreografo/a o della compagnia per il debutto a Venezia;
spese relative alla scheda tecnica per il debutto a Venezia
Lo spettacolodebutterà (in prima assoluta) nell’ambito della Biennale Danza 2022.
Il coreografo/a o la compagnia selezionati sottoscriveranno un accordo con La Biennale di Venezia che garantisca la loro disponibilità e la fattibilità del progetto per il debutto a Venezia secondo il calendario concordato con la Direzione Artistica.
Il Direttore artistico del Settore Danza, Wayne McGregor effettuerà la selezione a suo insindacabile giudizio, sulla base dei materiali inviati. L’esito della selezione verrà comunicato nel mese di agosto 2021.
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È la carismatica danzatrice e coreografa franco-senegalese Germaine Acogny, nota in tutto il mondo come “la madre della danza contemporanea africana”, il Leone d’oro alla carriera per la Danza 2021. Alla danzatrice e coreografa nord-irlandese Oona Doherty, voce graffiante e potente della scena europea, è tributato il Leone d’argento.
I Leoni per la Danza 2021 sono stati deliberati dal Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia che ha accolto la proposta di Wayne McGregor, direttore del settore Danza.
Germaine Acogny “è un’artista di altissima qualità e massima integrità – recita la motivazione. Il suo contributo alla formazione nella danza e nella coreografia dei giovani dell’Africa occidentale e l’ampia diffusione del suo lavoro nel Paese d’origine e nel mondo hanno fatto di lei una delle voci autonome che più hanno inciso sullo sviluppo dell’arte della danza. La Acogny crede nel potere della danza di cambiare la vita delle persone e si è sempre impegnata a condividere la sua passione come atto di trasformazione e di rigenerazione”.
E’ Germaine Acogny a dirigere dal 1977 al 1982 Mudra Afrique, una scuola di danza – fondata da Béjart e dal Presidente-poeta del Senegal Léopold Sédar Sénghor – che funzionerà da modello per tutto il continente. Qui la Acogny sviluppa una tecnica originale divenendo protagonista della scena coreografica africana contemporanea.
Da Maurice Béjart a Susanne Linke e Olivier Dubois, numerosi sono gli intrecci e le collaborazioni a cui ha dato vita la Acogny suscitando nuove energie con un’attività che oggi si irradia dall’Écoledes Sables – a un tempo scuola e compagnia (Jant-bi) – uno dei maggiori centri propulsivi della danza contemporanea, che attira danzatori e coreografi da tutta l’Africa e dal resto del mondo.
“La sua influenza come artista e il suo impegno nella formazione di innumerevoli giovani artisti della danza in Africa (e non solo) – afferma Wayne McGregor – sono un retaggio che dovremmo valorizzare e celebrare mentre la sua inesauribile visione continua a essere fonte di ispirazione e di guida”.
La trentaquattrenne Oona Doherty, di stanza a Belfast, si impone nella scena britannica e poi in quella europea con il folgorante assolo Hope Hunt and the Ascension into Lazarus, che affronta con forza temi di identità, genere e religione generalmente tenuti lontano dai riflettori della danza.
“Gli interessi e le passioni della Doherty – dice McGregor – e il suo istintivo essere controcorrente non si sono mai incontrati con il mondo della danza istituzionale. Ispirata dalla cultura club e da una danza fuori dalle regole, la Doherty ha affinato la sua arte per tentativi, con un approccio creativo poco ortodosso, senza filtri e coraggioso. Significativo nel suo lavoro è come riesca a raggiungere e parlare a quanti di solito non vanno a teatro.
La sua danza comunica superando confini e generazioni, va dritta al cuore come una freccia. Oona Doherty dimostra un talento eccezionale nel lavoro con i non-danzatori e le comunità locali, che spesso integra con grande intuito e umanità nei suoi spettacoli in tournée. Questo premio ricorderà al mondo che non c’è un unico modo per diventare un grande artista. L’arte è dentro di noi e verrà fuori, sempre”.
Al 15. Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia, che si svolgerà dal 23 luglio all’1 agosto, Germaine Acogny presenterà in prima italiana il suo ultimo assolo Somewhere at thebeginning, un viaggio che tocca temi sensibili intrecciando storia personale e vicende collettive; Oona Doherty firma Hard to Be Soft– A Belfast Prayer sua seconda celebratissima opera in prima per l’Italia.
In passato il Leone d’oro alla carriera per la Danza era stato attribuito a Merce Cunningham (1995), Carolyn Carlson (2006), Pina Bausch (2007), Jirí Kylián (2008), William Forsythe (2010), Sylvie Guillem (2012), Steve Paxton (2014), Anne Teresa De Keersmaeker (2015); Maguy Marin (2016); Lucinda Childs (2017); Meg Stuart (2018), Alessandro Sciarroni (2019), La Ribot (2020).
Il Leone d’argento, dedicato alle promesse della danza o a istituzioni che si sono distinte nel far crescere nuovi talenti, in passato è stato attribuito al Performing Arts Research and Training Studios di Anne Teresa De Keersmaker (2010), Michele Di Stefano (2014), Dana Michel (2017), Marlene Monteiro Freitas (2018), Steven Michel e Théo Mercier (2019), Claudia Castellucci (2020).
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Nuovo appuntamento con le Mostre virtuali dell’Archivio Storico sul sito web della Biennale di Venezia www.labiennale.org.
Dopo L’idea del corpo, sempre disponibile online (https://www.labiennale.org/it/asac/mostre-virtuali), da mercoledì 3 giugno è la volta di Registe alla Biennale – Biennale Teatro 1934-2016, che ripropone l’esposizione presentata a Ca’ Giustinian nel 2017, in occasione del 45. Festival Internazionale del Teatro intitolato alla regia.
Attingendo alla collezione dell’Archivio Storicodelle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia, la mostra è un excursus cronologico sulla presenza delle donne registe nella storia della Biennale Teatro a partire dalle origini, nel 1934, fino ai nostri giorni.
Fotografie, locandine, manifesti delle passate edizioni del Festival del Teatro sono state selezionate dal Direttore del settore Antonio Latella, che spiega come la mostra intenda “recuperare, attraverso adeguata documentazione, anche frammenti di esperienze forse cadute nell’oblio, passaggi di artiste che soltanto il necessario, fondamentale contributo offerto dal patrimonio dell’Archivio storico può permettere di riportare alla luce, offrendoci la possibilità di comprendere che ciò che siamo e ciò che ci permettiamo di fare oggi lo dobbiamo a chi ci ha preceduto. Un viaggio cronologico nella memoria, quindi, che non è solo ricordo ma testimonianza viva, racconto delle infinite possibilità di linguaggio che il teatro offre e che le artiste della storia della Biennale Teatro possono continuare a raccontarci nel loro silenzioso essere state ed essere di nuovo insieme”.
Pescando nella storia della Biennale Teatro, negli anni ‘50 si trovano figure di attrici – registe come Edwige Feuillère, considerata “la nuova Sarah Bernhardt”, interprete e regista di una memorabile Madama delle Camelie, o Shelah Richards, che da Dublino approda a Broadway, o ancora la polacca Krystyna Skuszanka.
Negli anni ’60 la Biennale testimonia la rivoluzione del teatro con figure fondanti come Judith Malina, che con Julian Beck è stata anima del Living Theater, Ariane Mnouchkine, fondatrice del Théâtre de Soleil che trova casa nella periferia parigina della Cartoucherie, Mina Mezzadri, prima regista teatrale in Italia, promotrice della Compagnia della Loggetta e pioniera del teatro-documento.
Negli anni ’70 e ’80 fanno la loro comparsa alla Biennale le esperienze multidisciplinari di Meredith Monk, quelle intellettuali e politiche di Dacia Maraini e Annabella Cerliani, fra le fondatrici dell’associazione La Maddalena Teatro e della rivista effe, quelle squisitamente letterarie di Marguerite Duras, autrice e regista di Savannah Bay, presentato nella struttura ad arca di Noè che Renzo Piano aveva ideato nella Chiesa di San Lorenzo per Nono, interpreti due grandi attrici, Madeleine Renaud e Bulle Ogier. E soprattutto l’esperienza che più ha influito sul teatro di quegli anni: Pina Bausch, invitata da Franco Quadri con una storica antologica dei suoi capolavori.
Un filone che attraversa la storia della Biennale è quella del teatro ragazzi e del teatro di figura, testimoniato da esponenti importanti come Catherine Dasté, erede diretta della tradizione di Jacques Copeau, Marise Flach, grandissima pedagoga oltre che artista, formata alla scuola di Etienne Decroux, Leokadia Serafinowicz con il suo teatro di marionette polacco; e ancora Mara Baronti con i suoi racconti fiabeschi e Loredana Perissinotto, che dell’animazione ha fatto una missione.
È storia recente, invece, quella di artiste e registe che ancora oggi contribuiscono a scrivere la storia della scena internazionale, come, per citarne solo alcune: Monica Conti, Alessandra Vanzi (La gaia scienza), Kirsten Dehlholm(Hotel Pro Forma), Maria Donata D’Urso, Emma Dante, Sophiline Cheam Shapiro, Yael Daniels, Silvia Rampelli, Liza May Post, Céline Astrié (compagnia Nanaqui), Christiane Jatahy, Gabriela Carrizo (Peeping Tom), Daniela Nicolò (Motus), Valeria Raimondi (Babilonia Teatri), Angélica Liddell.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
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