Tiresias o come ascoltare le ferite dei fantasmi

Tiresias o come ascoltare le ferite dei fantasmi

Se un’immagine di supplizio mi cade sotto gli occhi, posso distogliermi da essa spaventato. Ma se la guardo, allora sono fuori di me… La vista, orribile, di un supplizio apre la sfera in cui si richiudeva (si limitava) la mia particolarità personale, la apre con violenza, la lacera.

L’esperienza interiore, Georges Bataille

Nel 1954 Georges Bataille termina la prima parte di quell’opera che intitolerà Summa Atheologica, una serie di frammenti di pensiero, guida spirituale che inizia appunto con la descrizione di questa esperienza interiore che l’autore descrive come una uscita da sé. Per compierla, dice, bisogna rapportarsi con un oggetto esterno, concentrarsi su un punto, che il più delle volte coincide con un corpo e il corpo, continua il filosofo, da un momento all’altro può infiammarsi e urlare.
Tiresia, il profeta cieco della tradizione, viene trasformato a più riprese durante la sua lunga esistenza, per aver assistito e agito su qualcosa che andava oltre la sua particolarità personale: lacera qualcosa che doveva rimanere unito e da questa atomizzazione inizia la sua metamorfosi in tante emanazioni diverse dello stesso personaggio.

Hold your own, poemetto di Kae Tempest, artista non-binary fra le voci più brillanti e rappresentative dell’universo letterario britannico contemporaneo, racconta la storia dell’indovino; trasporta la sua vicenda in un microcosmo contemporaneo attraverso un esperimento poetico sulla sfera del mito (già compiuto con la raccolta Brand New Ancients nel 2013) in cui l’immaginario classico e la contemporaneità aderiscono attraverso uno stile centrifugo e figurativo. 
Mettere in scena le magnifiche sorti e progressive di un personaggio che evolve e torna indietro continuamente sembra quasi una scelta programmatica, in tempi in cui ci si chiede continuamente come si sarà poi, si guarda alla vita di prima e di dopo come fuori da sé, detta con Bataille.

Come si racconta dunque questa parabola di metamorfosi? E in cosa risiede la forza dirompente del testo di Tempest che lo rende il veicolo più adatto per parlare di trasformazione?
Il 10 luglio 2021 Kae Tempest sale sul palco del Teatro Goldoni di Venezia, all’interno della Biennale Teatro, e inizia a decantare (nessun altro verbo sembra appropriato) The book of Traps and lessons, recital profondamente autobiografico per voce sola, prima dell’ingresso in sala agli spettatori viene consegnato il corrispettivo di un vero e proprio libretto d’opera su cui il pubblico avrebbe potuto seguire il testo

All’inizio della sua performance però Tempest invita il pubblico a non lasciarsi condizionare dal testo, a lasciarsi guidare dal suono delle parole, facendosi attivare dal ritmo più che dal significato. Durante il dispiegarsi della performance la richiesta viene naturalmente esaudita: se infatti inizialmente le teste del pubblico sono nervosamente divise fra fogli e palcoscenico in un movimento ondulatorio e meccanico, dopo la prima metà seguire il libretto diventa superfluo, i segni sono distaccati dal loro significato immediato e trasportati in una dimensione astratta, la forza acustica e arbitraria del segno prevale in maniera schiacciante sulla ricerca di significato immediata.

Questa veicolazione altra della voce è al centro anche in Tiresias di Giorgina Pi, in cui l’architettura sonora è protagonista. Nonostante infatti in scena ci sia un attore solo, la sua persona fisica è circondata di fantasmi e proiezioni del personaggio, che si propagano attraverso la sua voce sovrapposta a suoni aggiunti e incatenati fra loro.
Ogni elemento acustico crea una coerenza interna propria. Lo stesso Gabriele Portoghese, interprete di Tiresia nello spettacolo, riscrive una sua grammatica interpretativa, rallentando ogni consonante fricativa, riducendone la chiusura e lasciando uno spazio dentro le parole, che cambiano di senso, diventano accoglienti, umane e arbitrarie, sprigionano emanazioni altre rispetto al senso consueto, costruite nel momento in cui vengono pronunciate. Lo spettatore è costretto a uno sforzo regressivo, intendere la recitazione di poesia come suono prima di tutto.

La regista Chiara Guidi nel suo recente libro La voce in una foresta di immagini invisibili, riflette in questo senso: «Quale potenza può avere una lingua non ancora affacciata sul senso del discorso? Se è vero che il verso di una scimmia, il canto di un uccello, il suono inudibile di un pipistrello mi commuovono come lo può fare una poesia, come questo avviene?»
Le risponde ante-litteram Aristotele nel De Anima dicendo che non ogni suono emesso da un animale è voce, ma solo quello che sia accompagnato da qualche fantasma, perché la voce è un suono significativo. Questo tipo di architettura sonora, attivato dalle parole di Tempest, come dall’impianto creato dallo spettacolo di Giorgina Pi trova il suo significato proprio nella presenza ectoplasmatica di diverse entità, portatrici di linguaggi altri.Per noi moderni abituati a mettere al centro l’aspetto razionale dei processi conoscitivi di produzione di linguaggio, il potere di un’immagine interiore, difficilmente traducibile in parole pratiche, passa in secondo piano, non è dunque di facile comprensione l’ossessione aristotelica di materializzare questo universo fantasmatico.
Hold your own è un testo che fugge qualsiasi intento didascalico o pedagogico, Tiresia è un personaggio umanissimo, che però nel finale, in quello che sembra un epitaffio preventivo, diventa un modello di lungimiranza fragile e mutevole. Come dice Tempest, mentre ci costruiamo online resta luminoso e terrificante, fuggendo la corsa all’autodeterminazione contemporanea in un’accettazione consapevole e pacifica della mutevolezza dei fantasmi che ci abitano. 

Biennale di Venezia, annunciati i leoni per il teatro 2021

Biennale di Venezia, annunciati i leoni per il teatro 2021

È il regista polacco Krzysztof Warlikowski, figura emblematica del teatro post comunista che ha marcato la scena internazionale creando visioni memorabili, il Leone d’oro alla carriera per il Teatro 2021

Il Leone d’argento è tributato all’inglese Kae Tempest, insieme poeta, autore per il teatro e di testi narrativi, rapper e performer di travolgenti e affollatissimi reading.

Lo ha deliberato il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia accogliendo la proposta di ricci/forte (Stefano Ricci e Gianni Forte), direttori del settore Teatro.

La premiazione avrà luogo nel corso del 49. Festival Internazionale del Teatro (2 > 11 luglio). 

“Da più di vent’anni Krzysztof Warlikowski – secondo la motivazione – è fautore di un profondo rinnovamento del linguaggio teatrale europeo. Utilizzando anche riferimenti cinematografici, un uso originale del video e inventando nuove forme di spettacolo atte a ristabilire il legame tra l’opera teatrale e il pubblico, Warlikowski sprona quest’ultimo a strappare il fondale di carta della propria vita e scoprire cosa nasconde realmente”. 

Presente con le sue regie teatrali nei maggiori festival di tutto il mondo – dall’Europa alle Americhe – e con i suoi allestimenti lirici nei più importanti teatri d’opera – da Parigi a Londra e Salisburgo – Krzysztof Warlikowski è “un artista libero – scrivono ricci/forte – che apre brecce poetiche illuminando con un fascio di luce cruda il rovescio della  medaglia;  che  rompe  la  crosta  delle  cose  toccando le coscienze; che scende nelle viscere del dolore e mette in discussione con ironia le ambiguità sia della Storia con la “s” maiuscola sia quelle della nostra esistenza individuale, offrendoci la visione di una società minacciata da cambiamenti radicali e sempre più assediata da una tentacolare classe dirigente di predatori famelici, evidenziando la violenza nei rapporti sociali e familiari e il bisogno urgente che l’emozione di un puro e semplice desiderio d’amore ci può donare”.

Kae Tempest è “la voce poetica più potente e innovativa emersa nella Spoken Word Poetry degli ultimi anni – recita la motivazione – capace di scalare le classifiche editoriali inglesi e raccogliere consensi al di fuori dei confini nazionali per il coraggio ardimentoso nel dissezionare e raccontare con sguardo lucido angosce, solitudine, paure e precarietà di vivere, i più invisibili eppure concreti compagni di vita della nostra epoca – tra identità, ipocrisie e marginalità vissute anche sulla sua pelle – scaraventandosi contro l’odierna morale imperante e opprimente. 

Kae Tempest, con una candidatura ai Brit Awards 2018 e riconoscimenti intitolati a Ted Hughes e T. S. Eliot, è ora attribuito il Leone d’argento per il Teatro 2021 – scrivono ricci/forte – “per l’audacia luminosa nel posizionare deflagranti inneschi riflessivi e per voler ancora sperimentare in un genere definito di nicchia, come la poesia, mescolando l’aulico con il basso, la rabbia con la dolcezza degli affetti – tra versi e rime taglienti di shakespeariana memoria e dal forte contenuto sociale, miti classici e ibridazioni hip hop – arrivando a parlare col cuore a un pubblico sempre più vasto, entrandoti fin dentro le ossa, costringendoti a specchiarti nella tua dolorosa intimità”.

The Book of Traps & Lessons è l’ultimo dei leggendari reading di Kae Tempest che verrà presentato in prima per l’Italia al 49. Festival Internazionale del Teatro.

In passato il Leone d’oro alla carriera per il Teatro era stato attribuito a Ferruccio Soleri (2006), Ariane Mnouschkine (2007), Roger Assaf (2008), Irene Papas (2009), Thomas Ostermeier (2011), Luca Ronconi (2012), Romeo Castellucci (2013), Jan Lauwers (2014), Christoph Marthaler (2015), Declan Donnellan (2016), Katrin Brack (2017), Antonio Rezza e Flavia Mastrella (2018), Jens Hillje (2019), Franco Visioli (2020).

Il Leone d’argento, dedicato alle promesse del teatro o a quelle istituzioni che si sono distinte nel far crescere nuovi talenti, è stato attribuito a Rimini Protokoll (2011), Angélica Liddell (2013), Fabrice Murgia (2014), Agrupación Señor Serrano (2015), Babilonia Teatri (2016), Maja Kleczewska (2017), Anagoor (2018), Jetse Batelaan (2019), Alessio Maria Romano (2020).

Cenni biografici

Krzysztof Warlikowski (Stettino – Polonia, 1962) firma i suoi primi spettacoli nel 1989, a 27 anni, dopo aver completato gli studi di filosofia e storia a Cracovia e di lingua francese e teatro greco alla Sorbona di Parigi. 

Warlikowski ha creato un nuovo modo di mettere in scena Shakespeare e realizzato rivoluzionarie interpretazioni della tragedia greca, ma è anche noto per la messinscena di testi contemporanei. Nel 2002 la regia di Cleansed di Sarah Kane al Festival d’Avignon e poi al Festival de Théâtre des Amériques di Montreal, con la vasta eco ottenuta, segna un punto di svolta nella carriera artistica internazionale di Warlikowski. 

Dal 2008 è Direttore artistico del Centro Culturale Internazionale Nowy Teatr di Varsavia, dove ad oggi ha diretto sei spettacoli basati sul montaggio di frammenti di testi diversi: (A)pollonia (2009), The End (2010), African Tales by Shakespeare (2011), Kabaret warszawski (2013), The French (2015), We Are Leaving (2018). Tutti spettacoli coprodotti con i maggiori teatri europei, come: Théâtre National de Chaillot e Odéon Théâtre de l’Europe di Parigi, Festival d’Avignon, Comédie de Cermont-Ferrand, Festival Greco di Atene, Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles, Théâtre de Liège, Ruhrtriennale. All’Odéon Théâtre de l’Europe di Parigi ha diretto due spettacoli: Streetcar (2011) e Phaedra(s)(2016), protagonista Isabelle Huppert. 

Le sue regie sono state presentate nei festival più importanti: Festival d’Avignon, Festival de Otoño di Madrid, Edinburgh International Festival, Wiener Festwochen, Next Wave Festival BAM di New York, Festival di Atene, Festival Internazionale del Teatro di Santiago a Mil in Cile, Festival Internazionale del Teatro PoNTI in Porto, Seoul Performing Arts Festival della Corea del Sud, Tianjin Canyu International Theatre Festival in Cina, Festival BITEF di Belgrado.

Warlikowski ha firmato regie liriche per importanti teatri d’opera europei, fra cui: La Monnaie di Bruxelles, Opéra National di Parigi, Teatro Real di Madrid, Bayerische Staatsoper di Monaco, Royal Opera House di Londra, Festival d’Aix en Provence, Rurhtriennale e Salzburg Festival. Il suo tentativo di “riteatralizzare” l’opera ne ha fatto uno dei registi più rivoluzionari in questo campo. Fra le sue regie liriche: Ifigenia in TaurideL’affare MakropulosParsifalLa donna senz’ombraMedeaLuluDon GiovanniBluebeard’s Castle/La voix humaineIl trionfo del tempo e del disinganno e recentemente Die GezeichnetenDa una casa di mortiLe BassaridiLady Macbeth del distretto di MzenskSaloméContes d’HoffmannElectra.

Fra i numerosi premi ricevuti: il Premio dell’Associazione nazionale critici di teatro francesi per il miglior spettacolo straniero con Cleansed di Sarah Kane nel 2003 e di nuovo nel 2008 con Angels in America; il Premio Meyerhold a Mosca nel 2006 e il X Premio Europa nel 2008 a Salonicco, anno in cui riceve anche l’Obie Award del Village Voice di New York per Krum su testo di Hanoch Levin, presentato al BAM’s 25th Next Wave Festival; la “Maschera d’oro” per il miglior spettacolo straniero in Russia nel 2011 con (A)pollonia).

Kae Tempest, pseudonimo di Kate Esther Calvert (Westminster, 1985), fa coming out non binario nel 2020 annunciando pubblicamente il nuovo nome – Kae (pronunciato come la lettera K in inglese) Tempest – e la preferenza per l’utilizzazione del pronome plurale e non di genere (in inglese) “they”. Da allora le sue biografie si sono adeguate a questa indicazione.

La raccolta poetica Brand New Ancients vince il Ted Hughes Award 2012, uno dei massimi premi inglesi per la poesia, mentre nel 2014 la Poetry Book Society (fondata da T.S. Eliot) inserisce il nome di Kae Tempest nella lista, stilata ogni dieci anni, dei Next Generation Poets per la raccolta poetica Hold Your Own. I dischi Everybody Down (2014) e Let Them Eat Chaos (2017) sono stati candidati per il Mercury Music Prize. Il secondo è accompagnato dall’omonima raccolta di poesie, che a sua volta ha avuto una candidatura per il Costa Book of the Year nella categoria “Poesia”. Il terzo album, The Book of Traps and Lessons è stato pubblicato nel 2019 e candidato per l’Ivor Novello Award. L’ultima raccolta poetica si intitola Running Upon the Wires. Il romanzo d’esordio The Bricks That Built the Houses è premiato con un Books Are My Bag Readers destinato ai migliori scrittori esordienti. 

Fra le opere teatrali commissionate a Kae Tempest si citano: WastedHopelessly Devoted e Paradise, riscrittura del Filottete di Sofocle che sarebbe dovuto andare in scena al National Theatre lo scorso anno, poi rimandato per la pandemia ma pubblicato da Picador.

A ottobre 2020 la casa editrice Faber ha pubblicato il primo testo di non-fiction a firma Kae Tempest, On Connection. In Italia i libri di Kae Tempest sono pubblicati dalle Edizioni E/O.