Jérôme Bel nasce nel 1964 a Montpellier. A 19 anni scopre il mondo della danza al Festival d’Avignone, assistendo a Nelken di Pina Bausch e Rosas danst Rosas di Anne Teresa de Keersmaeker. Decide così di iscriversi al Centre National de Danse Contemporaine presso Angers e una volta diplomato riesce a lavorare per varie compagnie ed artisti, tra cui Angelin Preljocaj o la Compagnie L’Esquisse di Joëlle Bouvier e Régis Obadia. Nel 1994 debutta in qualità di coreografo con un pezzo per due danzatori intitolatoNom donné par l’auteur, ponendo le basi di quello che poi si delineerà come il suo stile, la non-danza – corrente artistica nata in Francia nei primi anni ‘90 che prevede la creazione di pezzi in cui il movimento è associato a pratiche più teatrali e performative quali la lettura, le arti plastiche, musica, film, video proiezioni.
Nel primo progetto coreografico come nel successivo, dal titolo Jérôme Beldel 1995, la danza sembra scomparire a favore di un’analisi delle sue convenzioni e dei suoi codici, esplorando il corpo del performer alla stregua di un oggetto. È solo nel suo terzo progetto coreografico, Shirtologiedel 1997, che lo stile performativo multimediale della non-danza si definisce chiaramente, non che si tratti di un artista a cui piacciono le etichette.
L’opera
Pensiamo allora a Shirtologie come un gioco umoristico tra persone e immagini, un esperimento su un nuovo modo di connettere il performer e il pubblico, attraverso la poetica di un racconto e l’azione quotidiana di sfilarsi una t-shirt, sublimata sul palcoscenico.
In un’intervista del 2012 per il Tate Modern, in occasione della ripresa della performance, il coreografo racconta l’origine della sua creazione. Per l’esibizione precedente a Shirtologie aveva previsto la nudità completa dei performer, quindi decide che il lavoro successivo si sarebbe concentrato in qualche modo sui costumi. Trova nella t-shirt grafica la forma di outfit più contemporanea, capace inoltre di portare con sé un’ideologia. Dopo un’interminabile sessione di shopping durata tre mesi – tutti i capi utilizzati durante la produzione sono infatti ready-made – mette in ordine il bottino di magliette per creare una narrativa, come un attore che scrive la propria drammaturgia.
La perfomance consta di tre parti, tre momenti diversi in cui il gioco sembra azzerarsi per poi ripartire durante la sezione successiva. È bene sapere che, originariamente, le tre parti servivano da break tra due performance più lunghe dell’artista.
Prima parte| Il Countdown
Frédéric Seguetteè l’unico interprete in scena, già apparso negli altri lavori del coreografo e con il quale instaurerà di lì in avanti un rapporto di collaborazione molto proficuo.
Il performer, sotto un fascio di luce fredda in jeans e felpa bianca, sotto la quale si celano altri strati di capi, si guarda i piedi. Inizia a spogliarsi di una maglietta alla volta, e alla terza che recita 99% angel il pubblico già ride. Si scopre subito il gioco di uno strip-tease per niente erotico, come lo stesso autore lo definisce, un conto alla rovescia dettato dai numeri stampati sulle t-shirt.
La didascalia diventa autonoma, non più coadiuvante di qualcosa, non più solo sottolineatura, ma testo unico e protagonista, insieme al corpo e alle azioni del performer. Il meccanismo di ricerca del fil rouge è assolutamente lasciato nelle mani dello spettatore, che non si limita a guardare passivamente l’azione performativa ma vi partecipa scoprendo gli enigmi dietro le associazioni di immagini e parole.
Alla fine della sezione, il performer è ormai rimasto a torso nudo, e lo si vede per la prima volta non sfilare ma indossare una maglietta, che illustra una gabbia toracica.
Seconda parte | Dance or Die
Le scritte sulle prime due magliette preannunciano un cambio, un nuovo capitolo che sta per iniziare. Lo spirito è più narrativo, sembra di ascoltare una fiaba i cui tasselli vanno pian piano componendosi. Per la prima volta il performer usa la voce, per leggere le parole trascritte sulla maglietta, o per cantare le note di uno spartito di Mozart stampato sotto il suo mento. Le parole sulle t-shirt sembrano adesso dare ordini, ammonimenti, anticipazioni di quelle che saranno le mosse successive del performer, in un continuo gioco con il pubblico.
Terza parte | United Colors
La performance si chiude con la più breve tra le tre sezioni. Niente più scritte, si gioca di cromie, varie sfumature di blu e azzurro che si susseguono sul tronco del performer, per poi finire con una citazione alla cultura pop del fast-fashion che non fallisce mai nel far sorridere il pubblico.
La ripresa integrale è del luglio 1999 durata: 25 minuti in 3 parti performer: Frédéric Seguette pubblico: è necessario che il pubblico riesca a vedere perfettamente cosa è scritto sulle magliette indossate dal performer spazio: lo spazio minimo richiesto è 2x2m luce: un cerchio di luce bianco sul performer suono: nessun suono previsto
Nasce in provincia di Siracusa nel 2000 e affianca la maturità classica allo studio in ambito performativo frequentando l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa e la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano, dove ad oggi frequenta il corso Danzatore e persegue uno studio personale circa la storia della performance digitale e le sue future declinazioni. Il suo primo studio coreografico Else_or the january blues debutta a giugno 2021 in occasione del Festival Dominio Pubblico – La città agli Under 25 negli ambienti di Spazio Rossellini a Roma.
TITOLO TESI > Professionalità e disabilità in Disabled Theater di Jerôme Bel ISTITUTO > Università Ca’ Foscari di Venezia– Corso di laureain Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali AUTORE > Andrea Bucciarelli
INTRODUZIONE DELL’AUTORE
Nell’immaginario collettivo i termini professionalità e disabilitàsi pongono in una condizione decisamente contrastante, complici le diverse narrazioni che hanno contribuito all’idea che le due nozioni non potessero coesistere, ma che l’una escludesse necessariamente l’altra. Le persone con disabilità si sono mosse affinché venissero concessi loro gli stessi diritti degli altri individui e conseguentemente la problematica ha potuto godere di una maggiore attenzione da parte della società. Il modello della disabilità come condizione che preclude qualsiasi altra attività è stato progressivamente messo in discussione in diversi ambiti: politico, giuridico, sociologico e non per ultimo quello artistico, nella sua declinazione squisitamente sociale.
La tesi affronta questo percorso di sensibilizzazione collettiva nel campo delle arti performative e in particolare della danza contemporanea, che si sta dimostrando particolarmente ricettiva. Nello specifico, la tesi analizza lo spettacolo Disabled Theatercreato dal coreografo francese Jerôme Bel nel 2012 in collaborazione con Theater HORA, una compagnia di danza e teatro di Zurigo composta da attori con disabilità cognitive. Bel è uno dei più noti coreografi contemporanei e il suo lavoro ha contribuito a rinnovare radicalmente il linguaggio della danza e del teatro e a riflettere sul ruolo storico del regista teatrale e su quello dell’autore. La sua poetica si basa ampiamente sul pensiero del semiologo francese Roland Barthes e del suo concetto di “grado zero della letteratura”. L’opera di Bel risulta, in ogni caso, difficilmente collocabile in una corrente artistica precisa e tuttavia la critica tende ad identificare il suo lavoro, spesso molto provocatorio nei confronti dello spettatore e dell’istituzione teatrale, come espressione della “danza concettuale”.
Ed è proprio seguendo questo sentimento di rottura che Bel ha deciso di realizzare Disabled Theater in collaborazione con una compagnia di artisti con disabilità che, storicamente, hanno avuto poco spazio a disposizione nelle rappresentazioni internazionali. Lo spettacolo si inserisce in quella che possiamo definire “seconda fase” della carriera di Jerôme Bel, caratterizzata da un maggiore interesse verso tematiche politiche e sociali, pur mantenendo delle linee poetiche ben precise e consolidate. Disabled Theater si discosta da altre produzioni di compagnie inclusive, in quanto la disabilità viene trattata con un approccio riduttivo, che non esalta a pieno le capacità performative degli attori, ma proprio in questo modo si scopre portatore di un’ampia gamma di significati e catalizzatore per un dibattito profondo e articolato.
La tesi è strutturata in tre capitoli, ciascuno diviso in due parti. Il primo capitolo tratta dell’evoluzione del concetto di disabilità e delle conseguenze che ha avuto all’interno della società. La prima parte ha una funzione manualistica: riesaminando le classificazioni, per arrivare alla Convenzione ONU, ci è permesso di comprendere il punto di partenza del percorso di raggiungimento dei pari diritti della persona con disabilità. Il traguardo ideale, invece, viene trattato nella seconda parte, dove si espone il concetto di inclusione sociale, con i suoi limiti ma soprattutto con le sue potenzialità.
Il secondo capitolo è dedicato alla figura di Jerôme Bel, di cui si presenta la poetica tramite l’analisi dei suoi primi spettacoli: Nom donné par l’auteur (1994), Jerôme Bel (1995), Shirtology (1997), Le dernier spectacle (1998), The Show Must Go On (2001), essenziali per la sua formazione personale. Il capitolo presenta inoltre le produzioni più recenti del coreografo, che sviluppano la sua poetica ma restano in linea con le precedenti performances.
Nel terzo capitolo, infine, viene proposta un’analisi approfondita di Disabled Theater, a partire dalle dinamiche con cui è nato lo spettacolo, per arrivare all’accoglienza della critica. Proprio sulla base del parere di alcuni esperti del mondo della danza, la tesi si conclude con una serie di considerazioni personali che, se non mettono un punto definitivo alla questione, mirano a fornire alcuni indizi per una chiave di lettura dello spettacolo e, ampliando gli orizzonti, hanno l’obiettivo di contribuire ad una pratica, quella della danza e del teatro inclusivo, fondamentale se crediamo al ruolo sociale dell’arte.
Andrea Bucciarelli nasce a Belluno nel 1997. Nel 2020 si laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dal 2018 assiste e partecipa ai progetti artistici di Tib Teatro, compagnia di residenza teatrale. Da diversi anni svolge attività di volontariato rivolte a persone con disabilità. È iscritto al corso di Organizzazione dello spettacolo presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
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