Immersive.World, una serie documentario sulle prospettive dell’arte del futuro
In occasione dello sviluppo di VirtualeReale, un percorso di analisi e ricerca, promosso da Theatron 2.0 a cura di Alessandro Anglani, sulle scoperte scientifiche e digitali applicate al mondo delle performing arts vogliamo gettare le basi per un’esplorazione delle integrazioni di tecnologia, arte e nuove forme di narrazione. Tra gli stimoli che abbiamo previsto nella nostra indagine, che vi porteranno a riscoprire come ci ha cambiati la tecnologia e come di conseguenza si è modellata la scena, figura Immersive.World, una serie documentario che in questi giorni ha debuttato nel palinsesto di Rai 5 a cura di Elisa Valitutti.
Il documentario è stato sviluppato negli Stati Uniti a cura di Peter Dimario e Guto Barra, e certamente risente di un immaginario (quello del 2019, anno in cui è stato girato), esente dalle implicazioni dovute alla pandemia. Ma queste prospettive, invece di essere limitate o frenate, risultano ancora più radicali e necessarie. L’interesse sempre maggiore del mondo dell’intrattenimento e della cultura nei confronti del concetto di immersività consente un’indagine che va dalla narrazione interattiva all’arte esperienziale, dal teatro immersivo alla realtà virtuale.
VirtualeReale vi da la possibilità di scandagliare questi nuovi mondi seguendo il percorso che preferite: basterà scegliere l’argomento che più vi interessa e potrete viaggiare nell’articolo, predisposto come un ipertesto, ovvero un testo che consente al lettore di costruirsi un autonomo percorso di lettura. Al termine, vi verrà consigliata una produzione artistica incline ai vostri interessi.
TEMI
🔴 LEGGI SULL’INTERACTIVE STORYTELLING 🔴
🟢 LEGGI SUL TEATRO IMMERSIVO 🟢
🔵 LEGGI SULLE INSTALLAZIONI INTERATTIVE 🔵
🟡 LEGGI SULLA REALTÀ VIRTUALE/AUMENTATA 🟡
🟣 LEGGI SULL’ARTE NEGLI SPAZI PUBBLICI 🟣
🔴 INTERACTIVE STORYTELLING 🔴
L’Interactive storytelling ha un obiettivo ben preciso: riuscire a trovare gli spiragli di interazione tra una narrazione e i fruitori finali della narrazione stessa. Il nuovo medium narrativo consente di scrivere le regole di un gioco e ampliare la relazione umana tra le parti in causa. Scopo finale è permettere alle persone di parlarsi, condividere idee, confrontarsi, creare connessioni, sia durante che successivamente all’esperienza.
Che si sviluppi tramite una buona componente di improvvisazione, tramite delle dinamiche legate all’universo del gioco di ruolo o alla scrittura algoritmica, l’obiettivo è quello di generare una responsabilità etica dei partecipanti, in maniera tale da innescare qualcosa e far riscoprire noi stessi, e in questo modo farci entrare maggiormente in empatia con il tema che viene trattato. In Immersive.World viene proposto il fortunato esempio dello spettacolo Project Amelia della compagnia Bricolage di Pittsburgh, che invita a riflettere sulla condivisione di dati personali con le grandi compagnie digitali.
L’esperienza permette ai suoi spettatori di entrare in un laboratorio aziendale, in veste di giornalisti, in occasione del lancio di una nuova intelligenza artificiale. Grazie all’interazione con i performer, gli spettatori possono confrontarsi tra di loro e trarre delle deduzioni: scegliere se e con chi schierarsi, attraversando varie fasi narrative o avventurandosi all’interno degli spazi, obbligando all’interazione sia altri spettatori sia i performer stessi.
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🟢 TEATRO IMMERSIVO 🟢
Il documentario affronta tra i vari temi il teatro immersivo, esperienza che negli ultimi 15 anni di produzioni teatrali ha generato un nuovo tipo di fruizione più legata ai cinque sensi che alla frontalità di un classico spettacolo. Essenzialmente il tentativo risiede nel far entrare il pubblico in sintonia con l’opera stessa, nell’esplorazione della narrazione. Lo spazio non presenta barriere architetturali, come quella tra scena e platea, bensì si sviluppa in spazi condivisi tra performer e spettatori.
In Immersive.World vengono proposte testimonianze di vari membri della compagnia Punchdrunk che, dal 2011, mette in scena Sleep No More, ispirato al Macbeth shakespeariano. Si tratta di uno spettacolo di teatro immersivo sviluppato in un edificio a 6 piani, il McKittrick Hotel, provvisto di ben 100 camere, disponibili per chiunque vi si voglia avventurare. Parte fondamentale di questa esperienza è proprio la libertà concessa al pubblico nello scegliere se attenersi alla forma lineare del racconto, oppure se scoprire altri luoghi o seguire altri personaggi.
Una delle osservazioni più interessanti indotte dalla visione del documentario è che il linguaggio fisico-corporeo dei performer è una componente fondamentale. Dunque, sono gli stessi promotori di questa nuova forma d’intrattenimento a confermare che le emozioni trasmesse e i ricordi creatisi saranno di molte volte superiori, rispetto a un qualsiasi altro spettacolo frontale.
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🔵 INSTALLAZIONI INTERATTIVE 🔵
Il viaggio attraverso le installazioni interattive intende approfondire un istinto naturale dell’uomo, ovvero quello stimolo all’avventura e alla scoperta che in un classico museo risulta difficile da appagare. In questo caso, il pubblico diventa un membro attivo dell’installazione: giocare con l’opera d’arte diventa intrinseco alla natura stessa dell’Opera. Secondo i direttori dei musei che propongono questa modalità di fruizione, il pubblico apprezza di più l’esperienza che l’opera d’arte in sé. Le tecniche più utilizzate in questi contesti sono certamente il videomapping e l’integrazione con videocamere a infrarossi per la ricezione dei movimenti dei visitatori, talvolta aperte all’interazione di performer in carne e ossa.
Non è la tecnologia a rendere memorabile l’esperienza, ma la modalità di interazione con essa. In alcuni casi, come in quello della Mattress Factory di Pittsburgh, è il museo stesso che modifica gli spazi in base alle necessità dell’artista, ponendo da un lato l’artista nella condizione di omaggiare lo spazio in cui viene ospitato, e dall’altro fornendo ai visitatori il giusto contesto entro il quale provare un’esperienza fisica, totale, alienante ed eccitante, attraverso cui sviluppare successivamente un pensiero critico più profondo e radicale.
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🟡 REALTÀ VIRTUALE/AUMENTATA 🟡
Approfondiamo, nella cornice del Tribeca Film Festival, tutti gli aspetti più entusiasmanti e curiosi legati ai mondi digitali della realtà virtuale e della realtà aumentata. Che si parli di videocamere a 360° o di ambienti sviluppati tramite motori grafici, o ancora che si preveda la presenza di performer in motion-capture ricostruiti tramite la Realtà Virtuale, tutto è atto a superare i pregiudizi legati alla tecnologia ed entrare in sintonia con questo nuovo Medium. Il Digital storytelling è una nuova forma d’arte che mira a rubare a piene mani dall’immaginario legato alla nostra realtà onirica. Non è più cinema né propriamente teatro, né videogioco, ma tutto si mescola generando una nuova forma di esperienza.
Ad oggi la Realtà Virtuale è solo agli inizi: questa integrazione scientifica con la sua controparte immaginifica certamente caratterizzerà l’evoluzione del racconto nel prossimo secolo. Anche qui, infatti, parliamo di storie: è la sintonia che crea lo storytelling. Cambia la fruizione ma non la connessione tra persone. I dispositivi, infatti, non devono mai limitare, ma devono lavorare con chi ha immaginato la narrazione. L’intenzione finale è quella di rendere la tecnologia di tutti i giorni meno ossessiva nella sua fruizione, di rompere l’illusione di creare una relazione stabile e duratura con l’altro, quotidianamente offerta dallo smartphone, sostituendola, tramite questi nuovi dispositivi, con una più reale e accattivante.
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🟣 ARTE NEGLI SPAZI PUBBLICI 🟣
Che l’arte in tutte le sue forme abbia scelto di abbandonare luoghi chiusi e riservati per potersi aprire alla comunità sociale è un dato di fatto. La vera novità è che, negli ultimi decenni, l’interazione tra scienza, tecnologia e immaginazione ha portato gli artisti a interrogarsi su quale sia il futuro che desideriamo. Nell’esperienza offerta dalle opere d’arte di Daan Roosegaarde il rapporto tra natura e tecnologia è fondamentale. Nell’installazione Waterlicht i visitatori si ritrovano nel bel mezzo di un’inondazione: dei proiettori laser sagomano delle onde attraverso un’atmosfera generata da macchine del fumo. L’evento vuole sensibilizzare sull’innalzamento dei livelli dell’acqua, mostrando dove potrebbero arrivare se non si intervenisse in tempo.
La concezione secondo la quale senza il fruitore l’opera non esiste, genera un nuovo modo di interfacciarsi all’arte contemporanea. L’artista quindi la colloca in uno spazio ostile alla sua integrità, lo spazio pubblico, dove il pericolo di contaminazione è naturale e risulta impossibile porre cartelli con scritto “Non toccare”. L’interazione con l’opera d’arte è già prevista al momento della sua creazione, questa infatti consente di estraniarsi, di separare l’esperienza dalla vita quotidiana: la decontestualizzazione è uno dei concetti primari su cui si sta sviluppando l’arte contemporanea. L’evoluzione della luce che, dagli anni ‘60 e ‘70, ha portato a una rivoluzione totale degli ambienti e degli spazi, consente alla Light Art e alle ultime tecnologie di ricreare ambienti sorprendentemente immersivi ed effettivamente magici.
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🔴 INTERACTIVE STORYTELLING: Say Something Bunny! di Alison Kobayashi 🔴
La performance Say Something Bunny! di Alison S. M. Kobayashi e UnionDocs è basata su una registrazione audio amatoriale fatta oltre sessant’anni fa. L’origine di questo audio era un mistero: nessuna data, nessun nome e nessun contesto. Attraverso la sua ricerca minuziosa la performer ricostruisce con il pubblico le scene della registrazione, usando video, installazioni, momenti performativi e abbondante materiale d’archivio.
🟢 TEATRO IMMERSIVO: Here di Kelly Bartnick 🟢
Here è una performance di teatro immersivo che si svolge nello spazio intimo di un appartamento seminterrato del Lower East Side di Manhattan. Il pubblico è limitato a cinque persone e il cast è composto di tre danzatori. La compressione di spazio e tempo consente di vivere con grande intensità la gioia e il dramma di questa famiglia, che diventano compagni, confidenti e ostili nel corso del tempo, e non si può restarne indifferenti.
🔵 INSTALLAZIONI INTERATTIVE: teamLab di Toshiyuki Inoko 🔵
TeamLab dal 2001 è un collettivo artistico internazionale, un gruppo interdisciplinare di vari specialisti: artisti, programmatori, ingegneri, animatori CG, matematici e architetti. Le installazioni interattive mozzafiato di teamLab propongono di esplorare la relazione tra sé e il mondo, trascendendo i confini della nostra percezione dello spazio e del tempo.
🟡 REALTÀ VIRTUALE/AUMENTATA: Vestige di Aaron Bradbury 🟡
Cosa succede se l’esplorazione VR incontra la mente umana? Si può portare una persona nei ricordi di qualcun altro? Questo è ciò che il regista Aaron Bradbury e il suo team tentano di fare con il loro film in realtà virtuale di 10 minuti. In Vestige, sei guidato dal vero racconto di Lisa mentre ricorda la vita con suo marito, Erik, e gli eventi che hanno portato alla sua tragica morte.
🟣 ARTE NEGLI SPAZI PUBBLICI: Adam Milner 🟣
Public Sculptures è una mostra personale dell’artista Adam Milner. A differenza delle mostre tradizionali, la mostra di Milner abbraccia la pluralità e la dispersione presentando tredici sculture in tredici sedi di New York City, tra cui una bodega, il SUV di un amico e un negozio dell’usato. Le opere d’arte in scala intima diventano parte dei loro rispettivi ambienti, sfidando sottilmente la sterilità degli spazi convenzionali della galleria.
Alessandro Anglani, laureato in Informatica e Comunicazione Digitale presso l’Università di Bari nel 2014, e diplomato presso la Scuola di Teatro Alessandra Galante Garrone di Bologna nel 2017. Nella sua formazione, ha unito le conoscenze nell’ambito del corpo in scena con l’identità digitale, arrivando a sviluppare alcuni progetti al Watermill Center di New York gestito da Robert Wilson, quale il workshop “Let ‘em feel your presence”. Si specializza autorialmente in Drammaturgia, Algoritmi e Ipermedia in Italia e all’estero. I suoi progetti di performance interattiva sono arrivati nel 2019 e 2020 semifinalisti alla Biennale College Teatro per registi under 30: “Eliogabalo – l’Anarchico incoronato” e “Montecchi e Capuleti”. Attualmente è impegnato nella promozione del proprio progetto di drammaturgie ipertestuali e nello sviluppo delle proprie performance digitali. Inoltre, offre i propri servizi come web designer e digital PR.