TITOLO TESI >La programmazione della danza contemporanea in Italia a partire dal D.M. 1 luglio 2014. Analisi attraverso la rassegna Grandi Pianure
ISTITUTO > Università di Roma La Sapienza – Corso di laurea triennale in Arti e Scienze dello Spettacolo
AUTRICE > Margherita Dotta
INTRODUZIONE DELL’AUTRICE
Scopo di questo studio vuole essere quello di tentare di cogliere la nuova ridefinizione dei confini della danza contemporanea italiana, non tanto attraverso l’analisi delle estetiche e delle poetiche autoriali, quanto piuttosto partendo da quello che è nella pratica l’ultimo tassello della filiera artistica: la programmazione, così come il legislatore l’ha definita nel 2014.
Nonostante le difficoltà con cui ancora oggi la danza italiana (in particolare quella contemporanea) convive, bisogna prendere atto che il nostro Paese negli ultimi anni sia proiettato nella costruzione di un sistema dello spettacolo «con un’osservazione dei fenomeni dal basso, nel riconoscimento dei processi in atto e nel tentativo di dar ascolto a domande insistenti che sono rimaste per anni senza risposta».
A tal fine abbiamo integrato a uno studio bibliografico una metodologia di ricerca sul campo, costituita da conversazioni e interviste, da materiale cartaceo e online di comunicati stampa, articoli e recensioni, intendendo sottolineare lo spiraglio di speranza, la ventata di novità e la presa di coscienza del legislatore sull’importanza del “codice pre-verbale o gestuale” della danza.
Una disamina a cerchi concentrici, che, partendo dal generale per arrivare al particolare, tenta di offrire una chiave di lettura in cui risulti evidente come dal quadro normativo, passando per le pratiche e gli scenari, si arrivi alla concretizzazione della programmazione di uno specifico spettacolo di danza. Il primo capitolo sarà quindi dedicato al quadro normativo che disciplina la programmazione delle attività di danza attraverso un confronto cronologico tra le leggi, le circolari e i decreti che si sono susseguiti dagli anni ’60 a oggi.
Il secondo capitolo sarà invece incentrato sulla rassegna Grandi Pianure, una “rassegna non-rassegna” curata da Michele Di Stefano e arrivata alla terza edizione all’interno della stagione del Teatro di Roma. Procedendo maggiormente verso l’interno, giungeremo infine all’analisi di una delle performance programmate nel 2019 all’interno della kermesse Buffalo di Grandi Pianure: Otto, performance di danza contemporanea dei Kinkaleri, che a distanza di 15 anni dalla sua nascita, torna in spazi non convenzionali, offrendo allo spettatore una rinnovata visione dello stato dell’arte.
Nuovi stimoli si affacciano oggi nello sterminato campo della danza contemporanea, che, in attesa di un vero e proprio Codice dello Spettacolo, accoglie al suo interno pratiche derivanti da altre arti, per creare un nuovo spazio di fruibilità per lo spettatore odierno. “Stare al passo, per superarlo” ci è parsa la frase appropriata per definire il presente della danza italiana.
Margherita Dotta nasce a Roma nel 1991. Al centro dei suoi interessi vi è il termine “ricerca”, che declina sia in ambito pratico che in ambito teorico: infatti accanto alla professione di danzatrice e performer, lavorando a contatto con Enzo Celli, Micha van Hoecke, Rozenn Corbel e Nicola Galli e co-fondando il collettivo Gruppo R.A.V.E.- Ricerca Anatomica Verso Energhèia, la sua curiosità la porta prima a studiare giurisprudenza, poi a laurearsi in Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università La Sapienza, dove attualmente è studentessa laureanda in Teatro, Cinema, Danza e Arti digitali. Parallelamente, oltre ad aver affinato le sue conoscenze in ambito organizzativo grazie all’esperienza di co-direzione nella Piattaforma coreografica CorpoMobile, è redattrice per la rivista universitaria di critica teatrale Le Nottole di Minerva. È nell’incontro tra teoria e pratica, tra fuori e dentro la scena che Margherita disegna i confini della sua ricerca.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
Al via Grandi Pianure, progetto sulla coreografia contemporanea affidata al coreografo Michele Di Stefano, che quest’anno si presenta in una nuova edizione, ancora più amplificata e diffusa in diversi spazi, ma soprattutto integrata nel flusso dei programmi del Teatro di Roma e strutturata in risonanza con la Stagione teatrale.
Dal 15 febbraio al 14 giugno sui palcoscenici di Argentina e India si alternano artisti d’eccellenza, prestigiosi protagonisti del panorama italiano e internazionale, con inedite scritture coreografiche, opere originali e dai formati creativi, sempre in dialogo con i linguaggi della scena, la cultura musicale, la performance e le arti visive. Per una riflessione non stereotipata sulle possibilità della danza e sulla ricerca coreutica, comestimolo al dibattito sulla contemporaneità attraverso nuove modalità di fruizione, pratiche ed esperienze di coinvolgimento. Oltre ad abitare le sale dello Stabile nazionale, Grandi Pianure ‘sconfina’, per il secondo anno, negli ambienti museali del Palazzo delle Esposizioni con Buffalo, format dalla creatività emergente e interdisciplinare in collaborazione con Palaexpo dal 12 al 14 giugno(con preview il 21 e 22 maggio).
Con performance immersive, atelier, spettacoli e coproduzioni, ladanza di Grandi Pianure intesse un rapporto serrato con i temi del progetto artistico del Teatro di Roma all’insegna dell’innovazione, della multidisciplinarietà e del coinvolgimento del pubblico: «Il programma di Grandi Pianure per la stagione del Teatro di Roma elude definitivamente l’idea e la forma di una rassegna, per cercare ubiquità, obliquità, vicinanze e riverberi con quanto avviene prima e dopo, e naturalmente accanto, nei diversi spazi collegati dal progetto e più in là. Affidata interamente al corpo, questa attitudine immersiva e pervasiva riguarda innanzitutto gli artisti coinvolti e i loro lavori ma ha una vocazione all’incontro, e cerca formati e pratiche che possano andare a tempo con diversi habitat, che sono poi modi differenti di far durare l’emozione dell’incontro con il pubblico. La coreografia – il mistero dell’articolazione della presenza del corpo allo sguardo – si è da tempo affrancata dalle formalità di genere ed è una chiave per dare all’arte dal vivo e quindi al corpo che agisce un ruolo centrale nella società», così racconta il Leone d’argento per la danza, Michele Di Stefano, fondatore del gruppo mk e tra gli artisti residenti di Oceano Indiano al Teatro India.
Si inizia al Teatro India con la nuova creazione di Silvia Rampelli, Abstract. Un’azione concreta, potente campo di forze sorretto da figure solitarie e tese (15 e 16 febbraio); si prosegue conla permeabilità tra pubblico e performer del dispositivo della norvegese Ingri Fiksdal con venti performer locali (coinvolti in un laboratorio) per la messa in scena diShadows of Tomorrow, concerto psichedelico senza musica (27 e 28 febbraio); l’indagine poetica e politica sull’identità della franco-algerina Nacera Belaza con Le Cercle (14 e 15 marzo), vorticoso lavoro sul movimento e sul dissolvimento della figura della coreografa, che offre anche un atelier a partire dalla trasmissione delle danze tradizionali algerine. Al Teatro Argentina la scena è dedicata all’immersione nel paesaggio e nell’altrove di mk con Parete nord (14 e 15 aprile), recente produzione della compagnia proiettata nella vastità di una veduta alpina. Si ritorna all’India con il rito collettivo e coinvolgente dell’americano Trajal Harrell con Caen Amour (23 maggio), indefinibile e dolce vaudeville esotico che il pubblico può attraversare liberamente, per una riflessione sul sessismo, l’orientalismo e il colonialismo. Chiude il programma il Leone d’oro, Alessandro Sciarroni, già presente con il suo Augusto nel settembre scorso all’Argentina, e ora al Teatro India con Turning (23 e 24 maggio), un’esplorazione dei movimenti migratori degli animali tradotto nel lavoro in punta della danza classica.
Negli spazi del Palazzo delle Esposizioni prende vita Buffalo con un doppio appuntamento: una preview con Kiss di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo (21 e 22 maggio) e il programma di performance con Cristina Kristal Rizzo, Alexandra Bachzetsis, Nicola Galli, Last InterestingNegro, Jérôme Bel, Francesca Grilli, Industria Indipendente (12, 13 e 14 giugno). Buffalo è un ‘fuori scena’ che agisce nel bilico del corpo tra performance e arti visive, in dialogo con artiste e artisti capaci di aprire il loro lavoro a modalità differenti di visione, di qualità della scrittura e di organizzazione dei formati, esplorando tutto il potenziale della permeabilità tra le discipline artistiche. Una solida sinergia che si rafforza tra Teatro di Roma e Palaexpo, a cui si aggiunge la collaborazione dell’Istituto Svizzero di Roma.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
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