Concedere tempo. La residenza artistica targata Settimo Cielo

Concedere tempo. La residenza artistica targata Settimo Cielo

Settimo Cielo
Gloria Sapio e Maurizio Repetto

In un’epoca in cui il fuggevole incedere della vita fa scivolare il quotidiano in una danza di ritmi battenti, concedere del tempo è un atto generoso. Al Teatro La Fenice di Arsoli, la dilatazione temporale è tutta dedicata agli artisti. Gloria Sapio e Maurizio Repetto, direttori della residenza artistica Settimo Cielo, impegnati da più di vent’anni in progetti artistici, di produzione, programmazione e formazione in campo teatrale, stabilendosi nel cuore della Valle dell’Aniene, hanno decretato la propria mission: destinare energie e risorse alla ricerca e ai processi artistici.

Le numerose attività portate avanti da Settimo Cielo – che comprendono, oltre ai percorsi di residenza, laboratori, spettacoli e attività formative –hanno riunito una comunità di artisti e cittadini, riuscendo a tessere un forte legame con il territorio. Nata come associazione culturale, divenuta residenza artistica e dal 2018 parte, insieme a Twain Centro Produzione Danza, Ondadurto Teatro e Vera Stasi, del Centro di Residenza multidisciplinare del Lazio Periferie Artistiche, Settimo Cielo crede nella contaminazione generazionale, offrendo la propria esperienza ai giovani talenti della scena nazionale.

In tale direzione muove anche la costituzione dell’organico, di cui è entrato a far parte il drammaturgo e regista Giacomo Sette che in questa intervista, insieme a Gloria Sapio e Maurizio Repetto, racconta l’esperienza di Settimo Cielo.

Ragionando su una linea progettuale che parte dalla ricerca sulla storia del costume popolare e i mezzi di comunicazione di massa, per arrivare alla crescita dei luoghi attraverso le pratiche spettacolari, qual è stata l’evoluzione di Settimo Cielo dalla sua costituzione fino al 2015, quando il Teatro La Fenice di Arsoli è diventato una Residenza Artistica Nazionale?

Gloria Sapio: Settimo Cielo nasce da un desiderio di autonomia progettuale mio e di un gruppo artisti. Le proposte ruotavano intorno a un repertorio, un percorso drammaturgico e di ricerca portando avanti da me e Paola Sambo, con cui abbiamo a lungo formato un duo artistico. I nostri spettacoli erano profonde immersioni nella storia del costume, condotte anche attraverso il canto. 

Tutto aveva un profondo legame con la nostra condizione di donne, com’è stato per il nostro primo spettacolo, Un bacio a mezzanotte, costruito attraverso delle lunghissime sedute in emeroteca, con uno studio sulle riviste di fine anni ‘50 e ‘60. L’ultima residenza che abbiamo ospitato quest’anno è stata quella di Giulia Trippetta, con un progetto dal titolo La moglie perfetta che indaga, proprio attraverso gli stessi materiali da noi utilizzati, il problema del femminile. Questo è stato l’inizio di Settimo Cielo, percorso che ho condiviso con Paola Sambo per dieci anni. 

Ho sempre desiderato dedicare uno spazio alla nostra associazione e ciò è avvenuto quando si è presentata l’occasione di Officina Culturale, un progetto promosso dall’ex Assessore alla cultura della Regione Lazio, Giulia Rodano, rivolto a compagnie senza una sede che andavano a radicarsi in un luogo. Alessandro Berdini, direttore di Atcl Lazio, fu molto lungimirante e ci offrì la possibilità di portare avanti il nostro progetto nel territorio in cui ci troviamo oggi, che era già stato attraversato dal circuito. 

Nel frattempo, anche Maurizio Repetto era entrato a far parte dell’associazione come collaboratore e socio ed entrambi ci sentimmo molto stimolati da questa avventura. Anche prima di approdare in questi luoghi, come compagnia abbiamo sempre avuto la volontà di non fermarci allo spettacolo, aprendo ad attività collaterali. Quando siamo arrivati nel territorio della Valle dell’Aniene, abbiamo utilizzato questa peculiarità del gruppo moltiplicando le attività proposte sul territorio.

La fascinazione per il progetto proveniva dall’aver avvertito di poter avere una funzione. Al successivo progetto di Officina Culturale abbiamo stabilito la nostra sede in sette piccoli comuni della Valle dell’Aniene pur non avendo ancora un luogo fisico. Nel 2014, abbiamo iniziato a cercare un luogo che ci potesse accogliere, trovando una sponda nel Sindaco neoeletto di Arsoli, che ci ha affidato il Teatro La Fenice di Arsoli che era stato già oggetto di una ristrutturazione ma mancava di qualsiasi dotazione tecnica.

Atcl è stata da subito al nostro fianco per aiutarci a organizzare una programmazione. Da officina culturale siamo diventati quindi una Residenza Artistica e dal 2018 siamo parte di Periferie ArtisticheCentro di Residenza multidisciplinare del Lazio insieme ai partners TWAIN Centro Produzione Danza, Ondadurto Teatro e Vera Stasi.

Il radicamento nei luoghi che ospitano la residenza emerge dalle attività multidisciplinari che proponete, ed è, tra i vai obiettivi, finalizzato alla diffusione della cultura dello spettacolo dal vivo in zone decentrate. Qual è il vostro legame con il territorio e con la comunità e in quali azioni si sostanzia questa relazione?

Maurizio Repetto: Il territorio così come il teatro, la letteratura, la lingua è qualcosa di vivo che muta nel tempo. Da quando siamo giunti qui fino ad oggi sono cambiate tante cose, anche il nostro rapporto con il territorio si è modificato. Prima del nostro arrivo nella Valle dell’Aniene non c’era un teatro attivo che offrisse una proposta culturale organica di spettacolo dal vivo. 

Abbiamo fin da subito trovato una comunità molto disponibile e anche molto interessante, che ci ha dato modo di venire a contatto con un mondo rurale, che i più anziani amavano raccontarci e che mano a mano è andato dissolvendosi, ma da cui abbiamo tratto molta ispirazione. Non abbiamo aperto il nostro teatro qui proponendo la nostra idea di programmazione, abbiamo piuttosto coinvolto la comunità nella costruzione di spettacoli che parlavano di loro.

Ciò ha fatto sì che, intorno a Settimo Cielo, si creasse a sua volta una comunità di persone interessate sempre di più al discorso dello spettacolo, della costruzione della scrittura, della regia, della memoria. Questa nostra attività ha formato uno zoccolo duro di spettatori che poi si è riversato nel sistema del Teatro di Arsoli e per cui andare a teatro è diventata una consuetudine. 

Di questo, hanno beneficiato anche le residenze poichè queste persone che prendevano parte in maniera trasversale ai percorsi laboratoriali e alle proposte artistiche di Settimo Cielo hanno manifestato grande curiosità per il processo di creazione, potendo interloquire direttamente con gli artisti. Peraltro, fin da subito abbiamo proposto al nostro pubblico spettacoli di artisti di grande valore ma molto spesso sconosciuti al pubblico vasto, e devo dire che la nostra proposta ha vinto. Questo per dire che gli spettatori si abituano alla qualità se gli viene offerta. 

Rispetto al progetto di Residenza Artistica, La Fenice di Arsoli è un luogo che, fedele all’attività di scouting di giovani talenti, ospita e supporta il processo artistico di artisti e compagnie. Che valore ha, oggi, e ancor di più in un momento di affanno per il settore dello spettacolo, investire sulla ricerca?

Gloria Sapio: Crediamo molto nelle contaminazioni tra generi e linguaggi ma crediamo soprattutto nella contaminazione tra generazioni. Abbiamo aperto le nostre attività e le nostre progettualità anche agli under 30, incrementandone la presenza anche in virtù della partecipazione ai bandi. Questa operazione assume per noi un valore rilevante sia perché ci permette di conoscere giovani artisti e sostenerli, sia perché pensiamo che quando si incontrano più generazioni, senza prevaricazione da parte di chi ha maggior esperienza, possano prodursi dei risultati inaspettati.

Maurizio Repetto: L’esperienza del centro di residenza, che ovviamente ha ampliato le possibilità di accoglienza, ci ha anche consentito di specializzarci: eravamo soliti ospitare anche la danza contemporanea, pur non avendo uno spazio del tutto conforme tecnicamente alle necessità, ma che adattavamo in modo che i danzatori potessero usufruirne al meglio. 

Oggi, godendo del sostegno dei nostri partner, possiamo offrire agli artisti la residenza che meglio si confà alla tipologia di intervento artistico e, nel caso della danza ad esempio, Twain è il maggiore riferimento. Per quanto riguarda Settimo Cielo, oltre a portare avanti i generi teatrali e le ricerche artistiche che ci sono più vicine, lasciamo sempre aperto uno spiraglio, ospitando anche il teatro di figura, la musica, figurando quindi tra le poche residenze in Italia che consentono un percorso di ricerca multidisciplinare. 

Giacomo Sette: Sono entrato in contatto con Settimo Cielo attraverso una residenza durante la quale fui ospitato come dramaturg. La prima cosa che mi colpì fu la cura che Gloria e Maurizio dimostrarono di avere nei confronti del mio percorso artistico, mettendo a disposizione, anche da un punto di vista tecnico, tutto ciò di cui avessi bisogno. Dal 2018 il rapporto è diventato sempre più profondo. Venni richiamato per scrivere e dirigere un testo, via via me ne sono stati proposti altri, avviando il processo di inserimento nell’organico di Settimo Cielo.

Venivo trattato come drammaturgo e regista, quindi esattamente per ciò che volevo essere, una cosa che dovrebbe essere normale ma che non accade molto spesso. Solitamente si investe sui giovani convincendoli del fatto che il loro sia un percorso che, prevedendo una crescita, può comprendere delle battute d’arresto. Poi, al primo errore intercorso si tende a scartarli. Gloria e Maurizio, invece, hanno una visione molto più prospettica e questo mi ha davvero conquistato.

Il rapporto intergenerazionale è molto importante, soprattutto in un’età delicata come la mia, quella dei 30 anni, perché consente di confrontarsi con un mestiere, con una conoscenza completamente diversa dalla propria e con un’esperienza decisamente maggiore

Soffermandoci ancora sulle residenze, facendo un bilancio di questa prima triennalità che volge al termine, quali ulteriori azioni ritenete necessarie per lo sviluppo del comparto relativo alle residenze artistiche?

Gloria Sapio: Uno dei problemi principali è quello del consolidamento dell’esperienza progettuale, che corre sempre il rischio di essere parcellizzata. Quindi certamente è necessaria una maggiore garanzia di continuità.

Maurizio Repetto: Il secondo tema riguarda il garantire risorse economiche utili a portare avanti una residenza artistica che, oltre a un sostegno tecnico, assicura vitto, alloggio, tutoraggio e sostegno alla produzione. Il costo totale per ogni singola residenza diventa considerevole. Necessaria sarebbe inoltre un’azione del Ministero volta a inserire i giovani che affrontano il percorso di residenza nei circuiti di distribuzione, dando loro modo di mostrare gli esiti del proprio lavoro. Ad esempio, i teatri che sono predisposti a ospitare progetti relativi alla nuova drammaturgia, dovrebbero interloquire maggiormente con i centri di residenza.

Abbiamo aperto un dialogo con Romaeuropa Festival che ha inserito in programmazione Fabiana Iacozzilli che aveva precedentemente portato avanti una residenza artistica da noi con lo spettacolo La classe, arrivato addirittura a essere candidato al Premio Ubu. In conclusione direi che occorrono più risorse, un maggior coordinamento e una garanzia di solidità per i progetti.

Nel nostro sistema teatrale odierno (considerata o meno la pandemia), qual è secondo voi il ruolo di una residenza artistica e qual è, in tal senso, la vostra mission?

Gloria Sapio: La residenza artistica deve certamente impegnarsi in un’opera di scouting, dando sostegno agli artisti giovani senza però dimenticare gli over 35 che molto spesso, avendo meno possibilità, tendono all’abbandono della professione. Anche questo è un fenomeno che va assolutamente arginato. Fondamentale è poi il rapporto col territorio, che quasi sempre nel caso delle residenze è un territorio periferico che resta fuori dai circuiti ufficiali. 

Questo consente all’artista un incontro con un pubblico genuino, non costituito solo da addetti ai lavori, che riesce a restituire un feedback senza remore. Il bacino di pubblico che si è creato intorno a Settimo Cielo è una delle grandi fascinazioni che ha la nostra residenza, muovendosi su un doppio arricchimento: per gli artisti e per il territorio che cresce acculturandosi. 

Maurizio Repetto: Le residenze artistiche hanno anche la possibilità di dare grande valore al tempo. Avere individuato nelle zone periferiche, negli spazi extraurbani o nella provincia le sedi ideali per le residenze non è una scelta casuale: l’isolamento cui si sottopongono gli artisti è preziosissimo proprio perché riduce al minimo le distrazioni. Essere in una bolla temporale in cui potersi dedicare completamente alla creazione, al proprio progetto è veramente impagabile.

Giacomo Sette: Oggi più che mai c’è bisogno di un’esperienza del genere. In un momento storico come quello che stiamo vivendo, la mission di una residenza diventa anche quella di individuare artisti meritevoli e “salvarli”.  L’esperienza che Gloria e Maurizio mettono al servizio degli artisti, consente anche di creare un centro di ricerca veramente strutturato che permetta a molti talenti di non perdersi.

Si tratta di focalizzare delle forze artistiche che spesso non hanno le spalle abbastanza coperte per farcela e che invece possono nascondere dei tesori. Questa è una caratteristica molto esclusiva di Settimo Cielo e della residenza artistica del Teatro La Fenice di Arsoli, che va sostenuta stimolata, potenziata e perseguita. 

Piccoli comuni incontrano la cultura: Roma, Viterbo e Frosinone accolgono l’arte

Piccoli comuni incontrano la cultura: Roma, Viterbo e Frosinone accolgono l’arte

Nel prossimo week-end Piccoli comuni incontrano la cultura farà tappa a Roma, Viterbo e Frosinone con tre eventi di teatro e letteratura. Durante il primo mese di attività, la rassegna organizzata da Atcl Lazio e Regione Lazio, ha coinvolto l’intero territorio regionale regalando eventi artistici di grande interesse.

La chitarra tra sogno e gioia: il Conservatorio di Santa Cecilia in concerto a Poli (RM)

Lo scorso 18 ottobre, nella piccola cittadina di Poli (Rm) si è tenuto il concerto La chitarra tra sogno e gioia, eseguito dai musicisti laureandi del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Un antico organo svetta tra gli affreschi della Chiesa di San Pietro Apostolo, uno strumento musicale che diventa simbolo di speranza per l’intera comunità: nel dare il benvenuto ai cittadini accorsi per l’evento, il Sindaco Federico Mariani ricorda il lavoro di restauro cui l’organo della Chiesa è sottoposto da alcuni mesi.

La chitarra tra sogno e gioia - Conservatorio di Santa Cecilia di Roma
La chitarra tra sogno e gioia – Conservatorio di Santa Cecilia di Roma

La musica, che da quella cassa armonica tornerà a risuonare, si farà portavoce e metafora di una rinascita culturale che luoghi come Poli tentano faticosamente di ottenere. Un’azione rilevante che si fa sintesi concreta delle volontà perseguite dal progetto Piccoli comuni incontrano la cultura: far rivivere cittadine di grande fascino, puntando sui processi culturali su di esse innestati.

Il quartetto di chitarre classiche ha invaso la navata della Chiesa di San Pietro Apostolo con l’esecuzione di brani di grandi compositori come Hendel, Bach, Pachelbel, Giuliani, fino ad arrivare a Vivaldi e Piazzolla regalando una serata dalle atmosfere raffinate, a tinte barocche. Federico Attanasio, Marco Caponegro, Riccardo Colini e Federica Sanzolini, i quattro giovani chitarristi del Conservatorio di Santa Cecilia, riproporranno il loro repertorio il 27 ottobre alle ore 18:00, presso la Chiesa di S. Lucia di Castrocielo (FR).

Paola Quattrini a Sant’Oreste (RM) con Oggi è già domani

Il 26 ottobre alle ore 21:00, al Teatro Comunale di Sant’Oreste (RM), Paola Quattrini sarà protagonista di Oggi è già domani. Lo spettacolo racconta di una casalinga, Dora, con un marito distratto e quasi sempre assente, due figli egoisti che si ricordano di avere una madre soltanto quando hanno bisogno di aiuto. Quella di Dora sembrerebbe un’esistenza grigia ma, invece, non è così, perché Dora è una donna dotata di eccezionali risorse e riesce a vincere la solitudine sfogandosi con un’amica che sa ascoltare: il muro della cucina. Al muro, Dora confida sogni, desideri e felici ricordi.

Oggi è già domani - Paola Quattrini
Oggi è già domani – Paola Quattrini

Racconta gli accadimenti delle sue giornate ed alcuni divertenti incontri con una antipatica vicina di casa, una sorprendente compagna di scuola, un cane forzatamente vegetariano e con Pia la sua unica amica femminista. Se un muro potesse ridere e commuoversi, non c’è dubbio che il “suo” muro lo farebbe perché Dora esprime tenerezza, fantasia ed un irresistibile umorismo. Grazie a queste doti, Dora riesce ad evadere dalla prigione domestica e non solo metaforicamente. Perché, un bel giorno, ritrova tutto il suo coraggio: pianta la famiglia ingrata e si tuffa in una esotica avventura partendo per la Grecia insieme con l’amica Pia.

E non importa se anche l’amica si rivela un’egoista e la lascia sola per godersi un’avventura amorosa. Uno scoglio in riva al mare diventa il nuovo confidente di Dora. Allo scoglio, come prima al muro della cucina, Dora parla con la sincerità e libertà di linguaggio, senza mai perdere la fiducia nella gente e nella vita.

Radio Maigret: Settimo Cielo in scena a Carbognano (VT)

A Carbognano (VT), nello spazio culturale Ex Chiesa di S.Maria, il 27 ottobre alle ore 21:00, Piccoli comuni incontrano la cultura porterà in scena Radio Maigret di Settimo Cielo, ideazione e testo di Gloria Sapio e Maurizio Repetto.

Radio Maigret nasce da uno studio progressivo sulla scrittura di Simenon, sul clima dei suoi romanzi, del genere poliziesco, dalle immagini d’antan di un certo cinema francese e di sceneggiati nostrani entrati nell’immaginario collettivo, come certe indimenticabili modulazioni della voce che ci riconducono a un teatro d’attore “che non si fa più”. 

Piccoli comuni incontrano la cultura: Radio Maigret - Settimo Cielo
Radio Maigret – Settimo Cielo

I chiaro scuri d’epoca inducono a immaginare una scansione recitativa da vecchia radio, dove ritmi sincopati si accendono in prossimità dei microfoni. Ma la teoria dei rumori, quelli archetipici della paura, del brivido notturno, lo scricchiolio delle scale, della porta che si apre, i passi dell’inseguitore, lo sparo, sono qui distorti e giocati su una resa anche visiva che li strania e li deforma, spesso cogliendo di sorpresa l’attore con dei riverberi in differita e inquietanti fuori onda. Un tappeto sonoro che allude alla vecchia postazione del rumorista ma ha i suoi riferimenti nella musica contemporanea e si intreccia con le voci, le sostiene, le annulla, le porta lontano.

Al doppio binario di questo Maigret, si aggiunge la teoria dei personaggi, colpevoli e innocenti, tutti “sotto il cielo di Parigi” confusi tra gli amanti di sempre e quel corollario di immagini che Simenon e il mito ci hanno reso consuete. Ma la proverbiale umanità del commissario, la penna empatica di Simenon, non riescono a dissimulare la ferocia di una caccia che spinge il commissario (con la complicità del pubblico che viene invitato a entrare nel vivo del plot) a braccare i colpevoli, bestie sanguinose, sospinte dalla miseria verso l’emarginazione e quindi alla delinquenza. Sono la folla di immigrati che già preme alle porte di Parigi e colpisce con determinazione cieca una società che li ghettizza e respinge. Una storia che prelude e allude al presente, tanto da confondersi con esso.

Radio Maigret è anche un omaggio a Parigi attraverso le parole suggerite da un autore belga che amava quella città con la tenerezza di un esule. Lo spettacolo rievoca uno dei romanzi più nostalgici di Simenon – Maigret et son mort – che, lontano da Parigi, in America, chiude gli occhi e enumera le strade, le piazze, i quai e i boulevard con la nitidezza ossessiva del ricordo.

Va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar: Edoardo Siravo e Gabriella Casali a San Donato Val di Comino (FR)

Edoardo Siravo sarà protagonista insieme a Gabriella Casali di una serata letteraria, Va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar, dedicata al nettare degli dei, il vino, presso il Teatro di San Donato Val di Comino (FR), il 27 ottobre alle 18:30 in cui racconta di come il vino sia da sempre protagonista della letteratura, tanto che numerosi poeti e scrittori della storia hanno dedicato proprio a questa bevanda alcuni dei loro più importanti passi.

Edoardo Siravo e Gabriella Casali
Edoardo Siravo e Gabriella Casali

“Mescete, o amici, il vino. Il vin fremente / scuota da i molli nervi ogni torpor, / purghi le nubi de l’afflitta mente, / affoghi il tedio accidioso in cor”. Così cantava Giosuè Carducci, inneggiando a quella salutare e schietta bevanda che fa decisamente buon sangue, che ormai ha assunto un posto d’onore sulle tavole della buona borghesia, e non più solo su quelle aristocratiche, come lamentava l’abate Parini, il quale per le sue origini prediligeva il vino ugualitario al più raffinato e blasonato caffè. Un dualismo che diventa anche contrapposizione fisica di luoghi, di comportamenti, tra il caffè degli illuminati fratelli Verri e le taverne popolari. Queste ultime in particolare celebrate da Giuseppe Gioacchino Belli, per il quale il vino è forza, salute, vita, compagno di bisbocce e di invettive, e anche animatore di risse feroci.

Anche nelle opere di Giovanni Verga il vino assume un posto particolare, insieme al pane. Anche simbolico. Non solo per i derelitti dei Malavoglia. Pensiamo a Cavalleria rusticana. Turiddu ha una colpa da espiare: un’ultima cena, un bicchiere di vino rifiutato, il bacio del tradimento. Una “passione” laica dove vino e sangue si mischiano.

Per gli Scapigliati, invece, il vino diventa trasgressione e assume i colori dell’autodistruzione in compagnia del verde assenzio, riecheggiando solo alla lontana le esaltazioni di Baudelaire e di Rimbaud.

E potrebbe continuare a lungo questo viaggio sulla presenza di Bacco nella letteratura, un viaggio che comincia da Alceo, Anacreonte, Euripide, Omero, Virgilio e Ovidio, passando tra le opere di Parini e Carducci, Trilussa e Campanile e altri grandi autori.