TESI DI LAUREA: Ohad Naharin e la tecnica coreografica Gaga

TESI DI LAUREA: Ohad Naharin e la tecnica coreografica Gaga

TITOLO TESI > Ohad Naharin e la tecnica coreografica Gaga
ISTITUTO >  Università degli Studi di Teramo
– Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
AUTORE > Francesco
Mastromauro

Ohad Naharin

INTRODUZIONE DELL’AUTORE

Il nucleo che si è deciso di argomentare è il linguaggio di movimento del corpo elaborato dal coreografo e danzatore israeliano Ohad Naharin: Gaga. Oltre ad essere stato adottato da molti danzatori professionisti come pratica quotidiana di allenamento, questa metodologia viene utilizzata anche da individui di qualsiasi età che non hanno nessuna nozione tecnica della danza acquisita in precedenza e persino da persone con problemi motori; grazie alla connessione mente-corpo su cui Gaga si basa, è possibile riscoprire il piacere del movimento anche dove questo, per motivi più o meno debilitanti, risulti venire meno.

L’elaborato, dunque, illustra nei suoi vari aspetti quello che costituisce il pensiero e la poetica di uno dei più affermati artisti della danza dei nostri tempi. Con il suo operato, Ohad Naharin, mette in discussione i ruoli di coreografo, danzatore e fruitore della danza, concependo quest’ultima come un collante, una sorta di fil rouge, tra l’arte del gesto e la vita quotidiana, due aspetti che secondo il coreografo israeliano non possono e non devono essere divisi in quanto in uno coesiste inevitabilmente un po’ dell’altro e viceversa.

Alla luce di quanto appena detto, è impensabile, dunque, parlare della grandezza di Ohad Naharin senza accennare al suo linguaggio di movimento Gaga, così come quest’ultima non può essere pienamente compresa se prima non si contestualizzano gli eventi, le motivazioni e le circostanze che hanno portato il suo ideatore a sperimentare un modo unico nel suo genere di portare la danza sulla scena mondiale. Il lavoro di tesi è articolato in tre capitoli.

Il primo capitolo è dedicato interamente alla descrizione della biografia, dell’attività e dell’operato del danzatore e coreografo Ohad Naharin fino ad arrivare alla sua affermazione nel mondo della danza contemporanea, sancita dall’assegnazione della direzione artistica della Batsheva Dance Company. Il secondo capitolo tenta di descrivere in mondo puntuale il cosiddetto linguaggio di movimento Gaga e di come la Batsheva Dance Company si sia organizzata per le lezioni di Gaga durante il periodo del lockdown mondiale a causa della pandemia da Covid-19 del 2020/21. Infine, nel terzo ed ultimo capitolo, è proposta un’argomentazione che parte dalla teoria dell’avanguardia conservatrice esposta dal teorico teatrale statunitense, Richard Schechner, per arrivare alla comprensione di alcuni degli aspetti fondamentali su cui si basa il linguaggio di movimento Gaga, mettendolo in relazione ad altri fenomeni appartenenti al nuovo teatro e al mondo della danza movimento terapia, evidenziandone peculiarità affini e difformi.

LEGGI LA TESI DI LAUREA >  OHAD NAHARIN e la tecnica coreografica Gaga

Francesco Mastromauro, classe 1996, nasce in provincia di Foggia. Inizia la sua formazione come ballerino di Tango Argentino all’età di sei anni arrivando a vincere titoli nazionali per diversi anni consecutivi. La filosofia culturale del tango è ben radicata nel suo percorso di crescita artistica e personale grazie ad una borsa di studio che, nel 2015, gli permette di studiare a Buenos Aires. Nello stesso anno si diploma in Danza Classica presso il liceo coreutico di Teramo, per poi proseguire la sua carriera in materia di Danza Contemporanea e Arti performative in Italia e all’estero. Anovembre 2020, consegue la laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo della facoltà di Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Teramo. Durante gli anni universitari si avvicina al giornalismo culturale occupandosi per lo più di scrittura per la danza. La sua ultima esperienza in qualità di danzatore professionista lo vede esibirsi nel corpo di ballo dell’Opera lirica La Traviata degli Specchi ideata da Josef Svoboda e Henning Brockhaus, in scena al Macerata Opera Festival 2021.

AS-SAGGI DI DANZA #4 – Ohad Naharin e il “linguaggio” GAGA

AS-SAGGI DI DANZA #4 – Ohad Naharin e il “linguaggio” GAGA

Il linguaggio della danza ha molti “vocaboli” con cui farsi comprendere, spesso legati a qualcosa di esterno a sé, ad un’immagine, un suono, un oggetto tangibile da poter facilmente emulare. Ma come ogni altra arte, anche quella tersicorea custodisce nel profondo un nucleo di emozioni che, a volte, si dimostrano più “eloquenti” di qualsiasi sequenza interpretativa a livello fisico.

Si tratta di una disciplina coreutica che travalica i confini del Mediterraneo occidentale per approdare in Asia Minore, e precisamente in Israele: Gaga, ideata e divulgata da Ohad Naharin, coreografo di danza contemporanea (classe 1952) a capo della Batsheva Dance Company. Proprio in questa compagine Naharin ha dato vita a questo movement language and pedagogy, sperimentando con e sui danzatori professionisti l’esercizio di profondo ascolto del proprio corpo, lungi dagli schemi che il training convenzionalmente impone. Non si tratta, dunque, di una tecnica né di un metodo. Non vi è alcun elemento performativo calcolato, imposto o dogmatico. Il solo scopo è quello di “dare voce” a ciò che si prova, ponendo il danzatore interessato nella condizione di mettersi in gioco emotivamente, andando a scavare nei meandri dell’io per disegnare, poi, col proprio corpo figure inaspettate, nuove, o magari simboliche di un bagaglio culturale spesso tralasciato.
Nelle poche istruzioni che il coreografo di Kibbutz Mizra conferisce ai performer vi è l’obbligo di non usare le scarpe e gli specchi: ogni centimetro dell’organismo deve sentirsi libero di dare sfogo a ogni sensazione confluisca al suo interno, bandendo senz’indugio l’immobilizzante senso di autocritica e inducendo ogni persona in sala a interagire con l’ambiente circostante captando vibrazioni e “comunicando” una danza difficilmente traducibile. Il silenzio è, dunque, doveroso, così come la puntualità, necessaria per intraprendere il percorso coreografico introspettivo nella perfetta sintonia del momento.
Un lavoro così certosino nella sfera sensoriale ed emotiva suscita inevitabilmente l’idea che la messa in pratica appartenga solo ai danzatori, ben preparati ad affrontare uno sforzo di tal misura. Sorprendentemente non è così: la scuola Gaga apre le porte anche a non-danzatori, richiedendo loro alcuna conoscenza o esperienza pregressa. Una vera e propria testimonianza dell’universalità di linguaggio che questo filone contemporaneo della danza intende promulgare intensamente, nel tentativo di impiantare nella semplicità del gesto la potenza del movimento, considerato dallo stesso Naharin «healing, dynamic, ever-changing».
Ogni opera portata in scena appare, quindi, come divulgatrice di un messaggio tanto globale quanto personale, racchiuso nell’essenza di ogni performer e donato al contempo a tutto il resto del mondo. Un’accezione politica evidentemente desiderata per infondere nell’animo degli spettatori una coscienza rinnovata della danza, per invogliare ad evadere dalla consueta ammirazione dell’apparato scenico sotto il profilo meramente tecnico. È il caso dello spettacolo Three (datato 2005 e recentemente in cartellone al Teatro Comunale di Modena), dove la fusione di tre diversi pezzi coreografici stimola una triplice visione prospettica del complesso insieme di emozioni che anima il corpo di un danzatore; oppure Max (2007), tripudio di convergenze tra spazio, movimento e luci – i tre elementi teatrali fondamentali per il coreografo israeliano.
Molte sfaccettature, insomma, di un significato nuovo attribuito alla dinamicità, corroborato dal bisogno di affondare nelle radici dell’universo sensoriale per ritrovare la linfa vitale di una danza che – forse – potrebbe essere compresa appieno da chiunque ne entri in contatto.
 
Link utili
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