È on line la Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) e sull’andamento complessivo dello spettacolo relativa all’anno 2018. La rendono pubblica la Direzione generale Cinema e la Direzione generale Spettacolo del Ministero per i Beni culturali.
Come specificato nella premessa alla Relazione, a firma del direttore generale Spettacolo Onofrio Cutaia, l’esercizio 2018 costituisce il primo esercizio di applicazione del Decreto Ministeriale 27 luglio 2017 “Criteri e modalità per l’erogazione, l’anticipazione e la liquidazione dei contributi allo spettacolo dal vivo, a valere sul Fondo Unico per lo Spettacolo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163”, così come modificato dal Decreto Ministeriale 17 maggio 2018 “Modifiche e integrazioni al decreto 27 luglio 2017, recante: «Criteri e modalità per l’erogazione, l’anticipazione e la liquidazione dei contributi allo spettacolo dal vivo, a valere sul Fondo Unico per lo Spettacolo di cui alla Legge 30 aprile 1985, n. 163”.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
In data 12 luglio 2019, la Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha notificato le assegnazioni del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo), ambito Teatro, per l’anno in corso.
Il Presidente di Emilia Romagna Teatro Fondazione, Giuliano Barbolini, e il Direttore, Claudio Longhi, registrano con viva soddisfazione la positiva valutazione riconosciuta all’operato della loro struttura. Coronando il percorso di costante incremento del punteggio complessivo attribuito ad ERT dall’avvio della riforma del sistema teatrale nazionale ad oggi (2015 = 73,76 punti / 2016 = 80,20 punti / 2017 = 88,11 punti / 2018 = 91,69), in base alle nuove tabelle valutative, con i suoi 95,85 punti la Fondazione è infatti pubblicamente riconosciuta come il primo Teatro Nazionale del Paese. «Un traguardo importante», spiegano il Presidente e il Direttore, «raggiunto grazie al sostegno costante e attento dei soci, all’impegno diuturno e appassionato dei dipendenti, alla generosa disponibilità degli artisti che hanno scelto di abbracciare il nostro progetto, così come al vivace apporto della fitta rete di interlocutori locali, nazionali e internazionali (teatrali, ma non solo) con cui da decenni ERT dialoga nel quadro di un sistema artistico-culturale mobile e aperto, sensibile alle esigenze del territorio, ma in costante rapporto con il più vasto orizzonte del Paese e della scena internazionale».
Nell’esprimere la loro sincera gratitudine a tutti coloro che hanno reso possibile il conseguimento di questo risultato, la Presidenza e la Direzione della Fondazione sono altresì costrette a denunciare l’esito sconcertante che la rigorosa applicazione dell’attuale sistema di riparto del FUS produce, spia dello stato avvilente in cui versa il sistema teatrale nazionale. A fronte dell’apprezzamento della qualità e della dimensione quantitativa dell’operato dell’ente, oggi che siamo oltre la metà della gestione corrente, con impegni già fissati per la conclusione dell’esercizio, ERT patisce un taglio per il secondo anno consecutivo. Dopo la decurtazione subita nel 2018 di € 68.561,00 (ridotta a € 35.090,00 con la seriore integrazione disposta dal Ministro Bonisoli), per il 2019 (anno, tra l’altro, del primo aumento del 5% delle retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo in base al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale) la Fondazione riceve un contributo di € 1.858.212,00, registrando così un taglio di € 91.476,00 rispetto al contributo dell’anno precedente. Anche in questo caso il risultato si inscrive purtroppo in una ormai consolidata tendenza post-riforma. Nel periodo 2014-2018 ERT Fondazione (dal 2016 il terzo Teatro Nazionale italiano per punteggio, e dal 2017 il secondo), a fronte di aumenti percentuali di contributo di altri teatri affini svarianti da +50% a +134%, così come a fronte di un vertiginoso incremento della propria attività, ha infatti registrato un aumento della contribuzione statale dello 0,42%.
«È inaccettabile che in un Paese civile l’entità del pubblico finanziamento a un Teatro Nazionale sia come sempre comunicata ai soggetti destinatari a metà dell’anno di gestione in corso», dichiarano ancora il Presidente e il Direttore di ERT, di concerto con i Soci della Fondazione. «Si tratta di una mancanza di considerazione che rivela la totale incomprensione del ruolo cruciale che la cultura può e deve rivestire nella vita di una nazione e di un popolo». Alla prova dei fatti, del tutto inefficace risulta poi essere il meccanismo di riparto delle risorse.
«Posto che il criterio su cui si regge l’attuale sistema di distribuzione del FUS dovrebbe essere di carattere competitivo – e conseguentemente meritocratico –, difficile riuscire a giustificare il taglio patito da una struttura di cui si riconosce l’eccellenza quali-quantitativa mentre altri soggetti con punteggi inferiori vedono aumentare il proprio finanziamento». «Per un verso su questa decurtazione pesa sicuramente l’esiguità delle risorse messe a disposizione del sistema teatrale nazionale, palesemente insufficienti a ricoprire il fabbisogno di quella mole di attività che la logica competitiva del tutto ingiustificatamente ha generato in questi ultimi anni (per il 2019 l’ammontare globale del FUS è di € 345.966.856,00 con un aumento rispetto lo scorso anno di soli € 2.025.058,00). Una penuria di risorse, per inciso, che ancora una volta è spia del totale disinteresse in cui versano la cultura e segnatamente il teatro in Italia. Ma a questa insufficienza di risorse si associa anche un meccanismo di riparto dei finanziamenti altrettanto palesemente inefficiente, per non dire “sbagliato”, dal momento che con ogni evidenza premia, nei fatti, gli ottimi risultati con dei tagli. Non è nostra intenzione, quindi», concludono Barbolini e Longhi, «mettere in discussione l’opportunità di applicare meccanismi competitivi, né vogliamo rifiutare le logiche valutative, né tantomeno vogliamo sollevare dubbi circa la correttezza procedurale dell’attribuzione, ma se con la competizione e con la valutazione ci dobbiamo confrontare ci parrebbe coerente che il merito riconosciuto venga (e vada) premiato. Prima ancora che per la tutela degli interessi della nostra struttura, il profondo rispetto che nutriamo per il lavoro teatrale e la consapevolezza di avere in cura la gestione di un bene comune prezioso come il teatro (insostituibile dispositivo generatore di comunità e socievolezza), uno dei valori fondativi della nostra identità culturale italiana ed europea, ci impongono di chiedere ragione di quanto sta accadendo nella quasi assoluta mancanza di attenzione da parte dei più».
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Sono stati pubblicati ieri dalla direzione generale spettacolo del Mibac i decreti direttoriali 26 luglio 2018 rep. n. 1197 e n. 1191, in corso di registrazione da parte degli organi di controllo, recanti determinazioni di assegnazione dei contributi a valere sul Fondo unico per lo Spettacolo (FUS) per le attività di teatro e danza per l’anno 2018.
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Alla Fondazione Teatro dell’Opera di Roma Capitale e alla Fondazione Teatro alla Scala di Milano vengono corrisposti 2 milioni 661 mila euro. Questo l’ammontare – stabilito con decreto del Ministro dei beni culturali – del contributo a valere sul Fondo Unico per lo Spettacolo di cui alla legge 163/1985. In particolare, si fa riferimento alla sezione del Fondo sugli enti autonomi lirici e istituzioni concertistiche assimilate. Le due Fondazioni ricevono rispettivamente una quota di contributo pari a 1.330.505 milioni di euro.
Il finanziamento è stato corrisposto per le particolari finalità riconosciute ai due enti dalla legge 800/1967 in merito al “Nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali”. In particolare, all’articolo 5, al Teatro dell’Opera di Roma “è riconosciuta una particolare considerazione per la funzione di rappresentanza svolta nella sede della capitale dello Stato”. Il Teatro alla Scala di Milano è, invece, “riconosciuto ente di particolare interesse nazionale nel campo musicale” dall’articolo 6 della stessa legge.
ORIGINE E RIPARTIZIONE DELLE RISORSE
La legge finanziaria 2001 aveva incrementato il Fondo Unico per lo Spettacolo di cui alla legge 163/1985. L’incremento era stato pari a 7.746.853 milioni di euro ed era rivolto alle particolari finalità riconosciute dal “Nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali”. Per l’anno corrente, si erano rese disponibili le menzionate risorse (2.661.010 milioni di euro). Il Ministero ha, quindi, ritenuto di dover procedere alla loro ripartizione. La suddivisione dell’ammontare è stata effettuata “ritenuto che non sussistono ragioni per diversificare le quote paritarie già definite” con precedenti decreti.
La corresponsione risponde anche alle note, del 6 aprile scorso, con le quali le due Fondazioni hanno illustrato le attività programmate per il 2018.
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