Il ministro dei Beni e le attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha firmato, il 12 gennaio, tre decreti “dal valore complessivo di 55 milioni di euro per contrastare gli effetti drammatici della pandemia nei settori del cinema e dello spettacolo dal vivo”. Lo si legge in una nota, in cui si dettaglia che “i provvedimenti, che sono stati inviati agli organi di controllo, prevedono: 25 milioni di euro di ristori per le imprese didistribuzione cinematografica; 20 milioni di euro come ulteriore sostegno alle Fondazioni lirico sinfoniche; 10 milioni di euro per la creazione, in vista della ripartenza, di un fondo di garanzia a tutela degli artisti e degli operatori dello spettacolo per le rappresentazioni cancellate o annullate a causa della pandemia”.
È stata diffusa la bozza del “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, noto giornalisticamente anche come Recovery Plan, ovvero il piano d’investimento dei 196 miliardi di euro che l’Italia otterrà dai fondi Next Generation EU (il cosiddetto “Recovery Fund”). Il piano su cui è al lavoro il governo è diviso in sei sezioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (48,7 miliardi), rivoluzione verde e transizione ecologica (74,3), infrastrutture e mobilità sostenibile (27,7), istruzione e ricerca (19,2), parità di genere, coesione sociale e territoriale (17,1) e sanità (9).
La cultura, inserita sotto la voce digitalizzazione, è il settore meno finanziato in assoluto: si dovrà accontentare di 3,1 miliardi, vale a dire l’1,6% del totale. Non solo: dovrà fare i conti con il turismo inserito sotto lo stesso tetto.
Nella bozza riguardo cultura e turismo si premette che la pandemia ha colpito “duramente” entrambi i settori. Si fa riferimento alle rilevazioni del World Tourism Organization delle Nazioni Unite da cui si evince che gli arrivi turistici internazionali in Europa si sono ridotti del 58% fra gennaio e marzo del 2020. In Italia, secondo stime dell’Istat, il primo lockdown ha causato la perdita di circa un quinto delle presenze turistiche previste per l’intero 2020 nel trimestre marzo-maggio. Pertanto la bozza “conferma prioritario per l’Italia assicurare nel breve termine la tenuta dell’indice di domanda culturale per incrementarlo nel medio termine (prima dello scoppio della pandemia la spesa delle sole famiglie italiane per ricreazione e cultura si attestava al 6,7%, contro una media europea dell’8,7%), rilanciando al contempo la fruizione – anche digitale – dei luoghi del turismo e della cultura”.
Saranno due gli ambiti d’intervento del settore “cultura e turismo”: in ordine di come vengono presentati nella bozza, il primo è il Potenziamento della formazione e dell’offerta turistica, il secondo è la Valorizzazione e tutela del patrimonio culturale. Tra gli interventi previsti, come già detto su precisa indicazione del ministro Franceschini, il programma “Cultural Heritage for Next Generation” che vuole avviare “una profonda digitalizzazione del patrimonio culturale (con l’uso di tecnologie digitali avanzate si procederà al completamento di archivi e cataloghi informatizzati), per promuovere un accesso diffuso e inclusivo ad una vasta platea di soggetti: cittadini, studenti, ricercatori, industrie culturali e creative”.
Si promettono interventi di recupero di luoghi dall’alto valore paesaggistico e culturale specificando “anche nelle aree interne del Paese, spesso trascurati o poco noti perché fuori dai circuiti turistici tradizionali”. Confermati, e questo potrebbe interessare da vicino l’Umbria, interventi “sui piccoli Borghi storici e rurali, con azioni specifiche e mirate sul patrimonio storico-culturale e religioso (abbazie, chiese rurali e santuari). In questo modo si andrà incontro anche alle esigenze della corposa comunità italiana residente all’estero, per favorire ed alimentare il forte legame con il nostro Paese e con i suoi piccoli borghi, destinazione naturale della loro domanda turistica e culturale, favorendo un ’turismo delle origini’”.
Il riparto
10,1 miliardi a digitalizzazione, innovazione sicurezza nella PA
35,5 a innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione
3,1 a cultura e turismo;
6,3 miliardi per la rivoluzione verde ed economia circolare
18,5 a transizione energetica e mobilità locale sostenibile
40,1 a efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
9,4 a tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica
23, 6 miliardi per le infrastrutture ovvero alta velocità e manutenzione stradale
4,1 per l’intermodalità e la logistica integrata;
10,1 nel comparto istruzione e ricerca per il potenziamento della didattica e al diritto allo studio
9,1 alla voce “dalla ricerca all’impresa”;
4,2 per la parità di genere e la coesione sociale
3,2 per giovani e politiche del lavoro
5,9 per la vulnerabilità, l’inclusione sociale, lo sport e il terzo settore
3,8 per gli interventi speciali di coesione territoriale
4,8 miliardi vanno ad assistenza di prossimità e telemedicina
4,2 a innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
“Anche le piccole sale teatrali godranno del sostegno dello Stato per fronteggiare l’emergenza. Si tratta di realtà importanti, autentici presidi di cultura e spettacolo sul territorio, spesso portatrici di innovative sperimentazioni”.
Così il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha dichiarato firmando il decreto che estende l’accessibilità ai 10 milioni di euro stanziati per gli esercizi teatrali anche alle sale tra 100 e 299 posti destinate a teatro, musica, danza o circo e incrementa la misura massima dei contributi già previsti. Le risorse provengono dai fondi emergenza cinema e spettacolo istituiti con il DL Cura Italia e potenziati dal DL Rilancio e verranno destinate al ristoro dei mancati introiti da biglietteria e abbonamenti degli esercizi teatrali privati.
“Il teatro e lo spettacolo dal vivo hanno sofferto e continuano a soffrire molto per le limitazioni previste dalle misure per il contenimento del contagio. È giusto pertanto – ha sottolineato il Ministro – estendere il più possibile il sistema di aiuti, ammortizzatori sociali e indennizzi ai settori che stanno riscontrando maggiori criticità”. Alla luce del nuovo decreto, i 10 milioni di euro verranno ripartiti secondo criteri aggiornati tra i beneficiari in misura proporzionale ai minori incassi nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, in rapporto agli incassi ottenuti nello stesso periodo nel corso del 2019. Il contributo viene aumentato fino al massimo del 20% dei mancati incassi e in misura non superiore a 30.000 euro per ciascuna sala con capienza tra 100 e 299 posti, in misura non superiore a 60.000 euro per ciascuna sala con capienza compresa tra 300 e 600 posti e in misura non superiore a 100.000 euro per ciascuna sala con capienza superiore ai 600 posti. Qualora un beneficiario abbia ricevuto risorse dal FUS nel 2019, allora il contributo sarà pari alla differenza tra quanto ricevuto dal FUS e gli importi massimi previsti in base alla capienza delle sale.
Per presentare domanda è necessario avere sede legale in Italia; essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali; avere almeno una sala di proprietà o in gestione con agibilità per lo spettacolo dal vivo e capienza di almeno 100 posti; aver versato nel 2019 contributi previdenziali non inferiori a 300 giornate lavorative per ciascuna sala con capienza compresa tra 100 e 299 posti, non inferiori a 1.000 giornate lavorative per ciascuna sala con capienza tra 300 e 600 posti e non inferiori a 1.300 giornate lavorative per ciascuna sala con più di 600 posti; aver ospitato nel 2019 almeno 30 rappresentazioni di spettacolo dal vivo per sale tra 100 e 299 posti, almeno 60 rappresentazioni per sale tra 300 e 600 posti e almeno 80 rappresentazione per sale con più di 600 posti.
Il decreto è stato inviato agli organi di controllo e sarà disponibile sul sito del MiBACT www.beniculturali.it ad avvenuta registrazione. Entro cinque giorni dalla data di registrazione, la Direzione generale Spettacolo provvederà a integrare con le nuove disposizioni l’avviso pubblico contenente le modalità e le scadenze per la presentazione delle domande di contributo.
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Pubblichiamo il comunicato stampa diffuso dall’Agis a seguito dell’incontro di questa mattina tra il Ministro Franceschini, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, Bonaccini e Gibelli, dell’Anci, De Caro e Nardella ed il Presidente dell’Agis, Carlo Fontana, di Federvivo, Filippo Fonsatti e dell’Anfols, Francesco Giambrone. Al centro del confronto la ripartenza del settore dello Spettacolo dal Vivo.
COMUNICATO STAMPA
L’Agis, ha presentato una memoria (leggi la memoria), nel quale viene espresso apprezzamento per una possibile ripresa, segnalando alcune specificità, insieme a possibili criticità.
Ha ricordato, innanzitutto, come prima ancora di rendere possibili le riaperture al pubblico delle attività, sia prioritario poter consentire la riattivazione dei servizi generali e tecnici dei teatri ed immediatamente dopo garantire l’attività produttiva – prove, allestimento, classi di danza – necessaria all’esecuzione. Rimandando a quanto scritto nel documento “Lo Spettacolo in Italia nella Fase 2 – Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al pubblico”, presentato alla stampa lo scorso 29 aprile, si conferma quindi l’esigenza di un dettagliato cronoprogramma di riaperture, con una priorità in favore delle attività con il pubblico per gli spettacoli outdoor.
Il documento Agis segnala, inoltre, come la paventata limitazione a 200 persone per le attività indoor, (che, tra l’altro non sembra tener conto delle diverse cubature e caratteristiche strutturali delle differenti realtà) sia di complessa realizzazione, oltre che non sostenibile sotto il profilo economico. Basti pensare alle Fondazioni Lirico Sinfoniche che raggiungerebbero tale soglia anche solo con orchestra, coro e tecnici impegnati nell’attività. Infine, l’uso dalla mascherina anche per i musicisti, gli attori e i cantanti, appare di difficile applicazione. I rappresentanti della Conferenza delle Regioni, unitamente ai rappresentanti dell’ANCI, hanno espresso condivisione rispetto al documento elaborato dall’AGIS.
Al termine dell’incontro, il Ministro Franceschini, condividendo le riflessioni poste, ha sollecitato l’AGIS ad esprimere il parere ed a fornire indicazioni sulle prescrizioni inserite nel verbale del Comitato tecnico scientifico non appena sarà trasmesso, al fine di riprendere le attività il prima possibile, ma in sicurezza per lavoratori e spettatori.
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Alberto Bonisoli è il nuovo ministro dei Beni culturali e prenderà il posto al Collegio Romano di Dario Franceschini. Da tempo guida la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA), un colosso della formazione artistica e creativa non statale, nata nel 1980 e dove il dipartimento arti visive è stato affidato a un nome di spicco, Marco Scotini, e dove insegnano tra gli altri anche Yuri Ancarani, Adrian Paci e Francesco Iodice. Bonisoli è un tecnico, un manager culturale, che incarna il profilo ideale per tornare a far pensare alla Cultura come un settore produttivo e non semplicemente come un’uniforme di rappresentanza.
Classe 1961, è esperto di Education Management e di design e sviluppo di progetti internazionali. Dal 2013 guida la Piattaforma Sistema Formativo Moda, l’associazione volta a promuovere e rafforzare il sistema italiano di formazione moda, con l’obiettivo di consolidare i rapporti istituzionali e progettare un sistema di certificazione delle scuole di moda che ne garantisca la qualità a livello internazionale. Nel corso della sua esperienza professionale ha offerto consulenza a istituzioni pubbliche, nazionali e dell’Unione Europea, e a università in oltre venti paesi, aiutando a elaborare piani d’innovazione e di sviluppo in ambito di istruzione, ricerca e formazione.
Dal 2005 al 2007 ha ricoperto il ruolo di Senior Consultant presso il Ministero Italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, lavorando alla definizione programmi integrati per favorire l’adattamento alla cornice comunitaria dei programmi italiani di ricerca e sviluppo.
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