da Redazione Theatron 2.0 | 13 Lug 2018 | Uncategorized
Sai chi sei. Sai cosa vuoi. Sai che puoi fare di più. Bene! Cosa puoi inventarti, allora, per uscire dal mare dell’anonimato e conquistare un pubblico che meriti? Siamo in Italia, non a Broadway dove fai tre provini al giorno. C’è di buono che… si, siamo in Italia e siamo solo 60 milioni (circa); mica come i quasi 200 milioni degli Stati Uniti!
Fortunatamente la tecnologia ci viene in aiuto: abbiamo i treni ad alta velocità e frequenza, cellulari che registrano in HD, reti Internet capillari che ci permettono di essere ovunque e subito. Non abbiamo proprio scuse per tirarci indietro dal gridare al mondo che esistiamo e che facciamo il mestiere più bello del mondo. E possiamo farlo economicamente dal divano di casa! Dal 2008 ad oggi sono tanti i colleghi che hanno conquistato il pubblico del Web, approdando poi al cinema e alla TV. Alcuni li definiscono egomaniaci, i tempi li hanno consacrati come youtuber e webstar; ora li chiamiamo “Influencer”, cioè quella precisa categoria umana che ha surclassato benzinai ed astronauti nelle fantasie di bambini e ragazzini.
Tuttavia, molti attori vedono i social come un nemico dell’arte, altri all’opposto come un prisma per riflettere la propria luce. Da Yutube al defunto Vine, passando per il sempreverde anche se un po’ ingiallito FB, o il guerriero Instagram, come veicolare al meglio la propria materia artistica senza fare troppi errori?
Perché SI: i casting usano i social per reperire informazioni sugli attori.
Fidiamoci allora di Benton Whitley – casting americano per il teatro e per il grande schermo – che afferma quanto sia fondamentale avere una buona presenza on line, consigliando di fare attenzione a:
- Negatività e sproloqui
- Gli inciuci
- I contenuti aggiornati
Tina Cipollari e Gianni Sperti, due capisaldi dell’inciucio all’italiana.
In poche parole a tutto quello che di appealing c’è sui Social.
Dunque: abbandonata la tentazione di “fare rumore”, ecco che si presenta un’altra questione. Infatti una cosa è avere una presenza professionale sui social network, altro è costruire online una figura professionale affidabile e utile (a noi e agli altri). A tal riguardo i dubbi non mancano. E a ben vedere non si hanno tutti i torti.
Allora oggi voglio provare a far luce su alcuni di questi quesiti con l’aiuto di amici attori, casting e influencer. Gli ho chiesto:
- Quali dovrebbero essere i primi passi da muovere on line?
- Che tipo di contenuti promuovere?
- Con quale frequenza dovrei creare contenuti?
- Quali domande dovrei chiedermi durante il processo?
- Sarò ancora preso sul serio come attore?
- Quali sono i vantaggi di avere successo sui Social?
- Quali sono gli aspetti negativi del successo su Web?
- Come faccio a sapere se quello che ho postato è giusto?
- Come posso portare la mia “influenza” al livello successivo?
# ZERO – PAROLA D’ORDINE: ONESTÀ
La prima cosa su cui dovremmo interrogarci è la nostra natura. Lavorare su la nostra essenza, su quello che veramente ci diverte, o ci appassiona, ci coinvolge, fa sì che saremo sempre onesti. È questa la base da cui partire, anche e soprattutto nella nostra proposta attoriale. Il web premia l’onestà, per quanto sciocca, imbarazzante o assurda possa essere.
Focalizza la tua essenza. La tua verità sarà quello che permeerà tutti i tuoi contenuti e che ti differenzierà dagli altri.
PROVA A… Perché non inizi dalla condivisione di una tua competenza (anche non artistica), sforzandoti di essere quanto mai coinvolgente ed empatico. Ho fatto questo esercizio recentemente durante un laboratorio condotto da Davide Iodice (ragazzi, se riuscite vivete un’esperienza con Iodice, Manfredini o Borrelli!!!) e popolato di anime belle. Il risultato è stato a tratti stupefacente e rivelatore, a tratti commovente. In tutti i casi ha permesso a molti di noi di riscoprire un lato assopito del proprio carattere. In fin dei conti si tratta di fare pratica con le emozioni, in modo da renderle condivisibili ed accessibili.
“Ti piace esibirti e ti piace <inserire qui il tuo interesse>. Esegui entrambi allo stesso tempo accendendo la fotocamera e includendo il pubblico nel tuo progetto”, ecco cosa dice Denise Simon (casting americana fortissima sui minori).
Per approfondire, prova a dare uno sguardo a questo suo articolo.
#1. QUALI DOVREBBERO ESSERE I MIEI PRIMI PASSI?
Innanzitutto, è necessario creare gli account; in secondo luogo è necessario renderli interdipendenti. Bada bene ad una cosa però: non tutti i social sono uguali. Ognuno ha le sue peculiarità, format che funzionano di più o di meno, orari e giorni in cui gli utenti sono più attivi.
In questo caso il primo passo è porsi un obiettivo. Rispondi onestamente al perché senti la necessità di condividere una parte di te con il Web. Ciò che ne seguirà diventerà la tua strategia di personal branding coerente, che ti aiuterà a generare valore.
Butta un occhio a questo articolo d’introduzione al mondo del personal branding e dei Social.
Una domanda alla quale ti troverai a dover rispondere è “pseudonimo si, pseudonimo no”. Ovviamente dipende da quale sarà l’obiettivo da raggiungere e l’ambiente in cui deciderai di muoverti. Quello che posso dirti è che, in questo momento, il pubblico sembra fidarsi di più di nomi e facce più che di “alias”.
PROVA A… Butta giù una lista di 5 persone che segui sui Social. Se non ti ricordi come si chiamano, scrivi “quello/a che fa/dice questo…”
Alla fine controlla i nomi che non ricordi su Internet. In questo modo avrai un piccolo campione – se così possiamo chiamarlo – di nomi che per te hanno funzionato (perché li hai ricordati in qualche modo) e delle cose che a te interessano e che potrebbero interessare un tuo ipotetico pubblico. Da questa prima fase dovresti riuscire a tirare fuori: NAMING – CORE – TONE OF VOICE. In poche parole come vuoi essere riconosciuto, quale abilità stai mostrando e quale atmosfera vuoi ricreare (ironica, demenziale, emotiva, quotidiana, etc.) Quello che mostrerai sarà tuo figlio e parlerà della tua personalità e creatività.
#2. CHE TIPO DI CONTENUTI PROMUOVERE?
Le fasi precedenti rispondono in parte a questa domanda. Non esiste una regola su cosa generare per il Web. Esiste un momento, un modo e un pubblico. Se i tre ingredienti si incontrano nasce un contenuto efficace; contrariamente bisognerà fare qualche aggiusto strada facendo. L’importante è non gettare la spugna.
All’inizio sarà difficile trovare come parlare, come porsi, cosa tagliare a montaggio e cosa tenere (soprattutto nel caso di un progetto tutto tuo). Prova! Al massimo cambi strada. Puoi pubblicare un monologo o un dialogo periodicamente; puoi fare lo stesso ma riadattando le battute; puoi far recitare ai tuoi gatti le battute di Trainspotting; dare consigli su come truccarti in scena o studiare un copione… puoi fare quello che vuoi. Non esiste posto più bello (e terribile) del Web.
Certo: alcune cose (come gli animali e gli scherzi) funzionano più di altre, ma tu hai il tuo obiettivo! Vi ricordate del ridoppiaggio eccezionale di Fabio Celenza? È divertente, professionale e ha fatto grandi numeri.
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=CMKHQxvV7r8[/embedyt]
#3. CON QUALE FREQUENZA DOVREI CREARE VIDEO?
Idealmente, per costruire davvero una base di fan dovresti aggiungere ogni giorno un contenuto di qualità ai tuoi Social. Se ciò non è possibile, poiché alcuni tipi di video impiegano molto più tempo di produzione rispetto ad altri, e il pagamento dell’affitto è sempre la nostra spada di Damocle, non aggiungere contenuti solo per il numero.
Privilegia la qualità, perché sarà un tuo tratto distintivo.
Trova una routine che possa essere sostenibile per te. In questo io stessa ero partita bene: postavo un articolo completo una volta a settimana e due pillole, per un totale di tre pubblicazioni settimanali diversificate per ogni social. S/fortunatamente mi sono un po’ persa per la strada, ma spero di recuperare. Ricorda che ogni canale ha la sua specificità: le storie di Instagram sono brevi e più semplici.
PROVA A… Butta un occhio a come gestiscono una settimana di contenuti gli attori che ami o i gruppi Youtube based come The Jackal (e i singoli profili), iPantellas, i Casa Surace e i Soldi Spicci. Un buon modo per creare un piano editoriale efficace è proprio guardare al percorso di coloro che sono venuti prima di te. Vedi cosa ha funzionato per loro e provalo. Come dice il mio “sommo maestro” Paolo Fox, “Non credete. Verificate!”
#4. QUALI DOMANDE DOVREI PORMI DURANTE TUTTO IL PROCESSO?
Non smettere di farti domande, proprio come fai sul tuo essere da attore. Quali sono i miei obiettivi a breve termine? Quali sono i miei obiettivi a lungo termine? Sono in grado di raggiungerli? In caso contrario, cosa posso cambiare per migliorare le mie possibilità? Che cosa funziona bene e cosa ha bisogno di miglioramento? Il mio contenuto è professionale e di alta qualità?
Questo elenco di domande ti aiuterà a rimanere in pista e ti fornirà un modo coerente per valutare il tuo percorso, fuori e dentro i social.
#5. SARÒ ANCORA PRESO SUL SERIO COME ATTORE?
Questa è una domanda atavica. E la risposta è controversa. Quello che ho potuto capire io è che chi nasce sul Web ha difficoltà, in effetti, ad uscirne.
Non c’è da sentirsi ridicoli o si serie B se si lavora per il Web. Si tratta di uno strumento che fa molti più numeri dei tradizionali mezzi di comunicazione. Non importa il mezzo, ma il messaggio.
Io penso che i tempi siano leggermente mutati: l’integrazione tra le piattaforme è sempre più effettiva, non esiste più un unico modo di fruire contenuti video e, certe volte, alcune cose fatte per il Web superano in qualità quelle dello streaming domestico. In attesa delle risposte di chi ha una fan base solida, provo a rispondere così.
Se stai cercando di promuovere la tua carriera di attore, tutto si riduce al branding e alla professionalità. YouTube, Vimeo (che ti permette anche di fa scaricare il tuo CV) e lo stesso FB sono grandi piattaforme per promuovere il tuo demo reel, singole clip o intere serie web online; inoltre sono accessibili a un vasto numero di persone in tutto il mondo.
Certo: per sviluppare la tua carriera di attore, i social non dovrebbero essere la tua unica piattaforma di lavoro, ma creare contenuti di qualità e condividerli non ti impedirà di essere preso sul serio come attore.
#6. QUALI SONO I VANTAGGI DEL SUCCESSO SUI SOCIAL?
Come con qualsiasi piattaforma, la tua voce sarà amplificata. Se riuscirai nel tuo intento potresti diventare un “influencer” e sarà prezioso un tuo parere. Ecco perché potresti trovarti nella condizione di recensire prodotti, provarli gratuitamente. Potrebbe essere una bella opportunità per portare avanti i tuoi valori e di far luce su cause o problemi che ti stanno a cuore.
#7. QUALI SONO GLI ASPETTI NEGATIVI DEL SUCCESSO SU WEB?
Riassumo con due parole: haters e troll. Dovrai imparare a gestire il fatto che l’anonimato del Web rende gli utenti meno educati, per usare un eufemismo. Non sarà facile controllare la rabbia e la frustrazione che deriveranno dal leggere i commenti offensivi o negativi. L’altro svantaggio di rendere i tuoi contenuti liberi e facilmente accessibili sul Web è che potresti essere plagiato, ma questo è il problema eterno della proprietà intellettuale.
Le ultime due domande vorrei venissero esaurite da chi ha maggiore competenza di me, perciò rimando al prossimo articolo in cui le star risponderanno a questi quesiti. Se avete altre domande da fare loro, scrivete a Tips 4 Actors o alla redazione di Theatron. Per me sarà solo un onore fare da portavoce.
Nel complesso, il successo Web richiede dedizione e coerenza. La gestione del tempo non è affatto secondaria; bisogna essere consapevoli di quanto tempo si ha e di quanto tempo si necessita per creare i propri contenuti. Solo così si può decidere se investire le proprie risorse in questa avventura.
Qualche consiglio più tecnico nel prossimo articolo. Intanto attendo i vostri pareri e domande.
Voi ricordate sempre di
Stay Tipper & Go Deeper!
Photo by Milada Vigerova – Stefan Cosma – Tyler Smith on Unsplash
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
da Redazione Theatron 2.0 | 3 Giu 2018 | Uncategorized
Nella fantasia popolare il buco nero è un pozzo senza fine, dove l’ipotetica astronave in missione esplorativa è inghiottita, senza più speranza di ritorno. A me piace di più la versione in cui il buco nero è visto come porta su un altro universo, o ponte per infiniti viaggi nel tempo. Buco nero si definisce anche lo stato depressivo.
Tutti gli attori attraversano dei momenti di grande stress psico-fisico. Come riconoscerlo è abbastanza facile, ma come affrontarlo per passarci dentro e crearne qualcosa di utile è quello su cui mi sto interrogando.
Qualche giorno fa scrollavo Facebook e sono capitata sui sempre lucidi e pungenti meme de L’Attore Dinamico – #ilmestierepiùbellodelmondo. Nell’immagine una donna domandava “Ah, sei un attore. E com’è?”. La risposta, quanto mai efficace, diceva “È come un eterno alternarsi di sabato sera e lunedì mattina”.
In effetti molto spesso gli attori, soprattutto quelli noti, sono famosi anche per le loro fragilità e intemperanze. C’è chi ha dichiarato di essere spesso depresso, chi ha chiesto aiuto ad alcol o droghe, chi è andato incontro ad altre dipendenze.
Mi piacerebbe sconfessare il mito che per creare, per essere artisti, si debba necessariamente soffrire. Non ho abbastanza argomentazioni a riguardo se non che, per essere artisti generosi, ci si dovrebbe augurare di riuscire a fare tesoro della più vasta gamma di esperienze, ma anche questo sarebbe una banalità. Più probabilmente la verità è che non esiste un modo “giusto” di praticare la vita da artista, e che ci sono tanti modi diversi per lavorare e mantenersi in salute attoriale. Ma non si può negare che l’autogestione e la cura di sé, nell’affrontare le esigenze del nostro mestiere, siano aspetti cruciali per la longevità della nostra carriera.
Ecco dunque qualche consiglio personale (e non) per affrontare i momenti di stallo emotivo, venirne fuori e trovare nuovi stimoli di crescita e miglioramento.
#1 – CURA L’ALIMENTAZIONE
Il blue mood, la tristezza, quel senso di stanchezza e apatia che spesso si accompagnano ai nostri più memorabili momenti di buio cosmico, possono essere dovuti alla carenza di alcune sostanze. Perciò, una delle prime cose da fare quando ti senti giù è provare a integrare nella tua dieta alcuni di questi alimenti:
- vitamine del gruppo B, fondamentali per il tono dell’umore. Le trovi nella verdura a foglia verde, crusca, carni rosse, frutti di mare, prodotti di soia fortificati e banane
- magnesio, che incide sul nervosismo. È contenuto in lenticchie, soia, cereali integrali, latticini magri e frutta secca
- zinco, utile a tutto il corpo, cervello incluso. Lo trovi nel cioccolato fondente (yeeeeh!), nella carne di manzo magra, germe di grano, spinaci e semi di zucca
- iodio. Anche questa sostanza è una preziosa alleata del nostro organismo. Rafforza il sistema immunitario e migliora la memoria, e chi più di noi ne ha dunque bisogno? Si può trovare in formaggi, sale iodato, patate, mirtilli, pesce e gamberetti.
Ovviamente i miei consigli sono e restano tali. In caso di stanchezza prolungata il medico è sempre la strada migliore.
#2 – GRATIFICATI
Altro motivo di tristezza può venire semplicemente dalla fine di un lavoro bello, che ci ha impegnato per lungo tempo; o dal suo opposto, cioè da un periodo prolungato d’inattività; oppure da un periodo di forte stress e tensione, dal quale siamo usciti molto affaticati; oppure ancora, abbiamo ricevuto qualche feedback spiacevole che ha intaccato la nostra autostima (succede!).
Qualunque sia il caso, un mio amico e collega – saggio e istrionico – una volta mi ha consigliato di “fare qualcosa che ti gratifichi”. In effetti, può capitare di perdersi un po’ nel flusso delle mille cose da fare e, alla fine, ritrovarsi svuotati e smarriti. Che sia attività fisica, meditazione, un aperitivo con gli amici, una giornata di mare… dopo avrai più energie per rimetterti a lavorare su te stesso. Un po’ come dire “aiutati, che il ciel ti aiuta”, insomma. E da qui mi viene il successivo punto.
#3 – SPOSTA LO SGUARDO
Certe volte, a causa dei cattivi pensieri, entriamo in un loop paranoide che ci fa andare ancora più giù. Appena ti viene in mente un pensiero negativo, prova a capovolgerlo.
Il blue mood ci fa distogliere l’attenzione dai nostri veri obiettivi.
Un esempio? Se ti viene in mente una roba tipo “Io non sono bravo abbastanza”, prova a dirti “voglio essere bravo come (che ne so) Viola Davis”. Provare per credere: il macigno che ti rende pesanti i piedi lascerà un po’ di spazio a una piccola carica energetica. Tu cavalcala. Quello che succede, secondo me, è molto semplice. Laddove prima c’era un mare magnum di confusione, improvvisamente, viene lanciato un indizio per seguire una strada. Un qualcosa su cui lavorare. Voglio arrivare là, ho bisogno di fare questi passi…
E ancora, salto al punto successivo.
> Se vuoi sapere di più su come trasformare una credenza negativa in una potenziante, butta un occhio qui.
#4 – ORGANIZZATI
Nei momenti di depressione è facile lasciarsi andare. Fai un piccolo sforzo per cercare di non vanificare quello che hai fatto fino a quel momento. Butta giù una lista di obiettivi a breve-medio periodo. Cambiare stile, rifare il book, aggiornare il tuo materiale, preparare due nuovi monologhi, etc.
Inserisci qualcosa per il corpo, qualcosa per lo spirito, qualcosa per la tecnica e qualcosa per te.
Ad esempio: fai un piccolo work out di 15 minuti al mattino; leggi ogni giorno qualcosa (una poesia, un saggio breve, un aforisma, etc.); riscalda la voce e giocaci, oppure inventa una storia e provala, oppure scegli una scena e giratela con il cellulare; esci a prendere un caffè con un amico e magari gli fai leggere quello che hai scritto. Chi lo sa… potrebbe nascerne una collaborazione! Attento solo a fare una pianificazione sostenibile e a non tradirla.
#5 – RITORNA ALL’ORIGINE
Queste fasi sono molto utili per interrogarsi sullo stato della tua arte. Se ti senti smarrito, frustrato, demotivato, ritorna alla domanda di base “Perché lo fai?”. Potresti scoprire di avere una nuova necessità da soddisfare. E allora ecco spiegato perché non andassi più d’accordo con te stesso. Potresti, invece, trovarti a confermare le tue motivazioni di sempre. E allora buon lavoro!
#6 – GUARDA FILM IN LINGUA
E questo è un consiglio che sicuramente già seguirete, ma provate a prenderlo come un esercizio diverso. A segnalarlo è niente po’ po’ di meno ché James Sweeny (Neighbors, Love Child, Secret Daughter). “Guarda film stranieri. Andare al cinema a guardare qualsiasi film non è solo catartico per un attore, ma aiuta anche a ricordare perché lo facciamo. Trovo che guardare film stranieri possa separare l’attore dal film. Possiamo considerarlo come una forma d’arte più pura. Senza una solida conoscenza della lingua, possiamo tornare a studiare l’atto attoriale senza pregiudizio. Lo stesso si può dire con l’arte visiva, la musica e il linguaggio stesso.”
Se vuoi provare a vedere qualche film in lingua originale, Youtube a parte, ecco un articolo del preziosissimo Aranzulla che raccoglie un po’ di portali su cui trovate film originali legali.
#7 – TORNA ALL’ASCOLTO
Anche questo può sembrare un consiglio banale, invece la chiusura è quello che sperimentiamo nei momenti tormentati. Ci attorcigliamo sul malessere, sulle convinzioni distorte che abbiamo, e ritardiamo il momento in cui imbocchiamo la nuova strada. Perciò ascolta con il corpo quanto con le orecchie e ricorda di respirare ciò che hai intorno, prova veramente a farle entrare dentro di te. Anche se si tratta di una critica. Sarà utile a tracciare una strada per superare un ostacolo.
L’ascolto è da sempre una delle qualità principe per un attore. Ricordarcelo è sempre utile, soprattutto se non è un talento naturale, ma uno strumento acquisito con lavoro e dedizione.
Un momento di debolezza spesso può diventare l’anticamera di un cambiamento importante. Fa’ in modo che sia così. Infatti, preso in esame tutto ciò, rimettiti a studiare. Workshop e seminari sono il Glassex dello spirito. Alcuni saranno su selezione e non passerai (questa volta), altri sono a pagamento, quindi organizzati.
Io, personalmente, faccio in modo da avere una piccola riserva invernale ed estiva per potermi fermare un paio di volte l’anno (se e quando posso) a studiare. Altri sono una via di mezzo. Tutte sono delle esperienze umane e artistiche indimenticabili. Tra quelle che porto dentro con dolcezza e riconoscenza c’è il seminario residenziale di Danio Manfredini al Centro Teatrale Umbro. Prova a dare un occhio alle loro classi di questa estate o ai seminari del CTR Teatro di Venezia. Altro riferimento d’eccellenza per la formazione d’alto profilo è il Centro Teatrale Santacristina.
Insomma, il blue mood c’è e può esserci amico, ma non perdiamoci di vista. Perché quando i nostri bisogni di base escono dalla finestra, tutto il resto soffre.
Immagine di copertina Photo by Ahmed zayan on Unsplash
Photo by Elena Taranenko on Unsplash
Photo by Mohammad Metri on Unsplash
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
da Redazione Theatron 2.0 | 17 Apr 2018 | Uncategorized
Ciao Tipper, in primo luogo mi scuso per la latitanza degli ultimi mesi. Ho vissuto un periodo molto affascinante e faticoso, dal quale ho tratto qualche riflessione, che ovviamente voglio condividere con te. Ragionando sul titolo, ho iniziato a ripetermi in testa qualche gioco di parola. La prima cosa che ho pensato rimettendomi a scrivere i tip è stato Actress Life – hashtag noto e abusato – seguito da Life for an actress. Live as actress. Actress alive. Live for life. Subito dopo mi è tornata in mente una canzone di Amalia Gré, artista che probabilmente continua a piacere solo a me (ma questa è una illazione, anche se non so che fine abbia fatto).
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=UvdpNxFT8ro[/embedyt]
Io cammino di notte da sola è la canzone, ed in effetti rappresenta un buon riassunto di quello che penso e che ho vissuto, oltre ad essere un buono spunto per un repetition game (ma anche questa è un’illazione). Breve riassunto degli ultimi 64 giorni: un debutto in una commedia, due spot – che sarebbe meglio definire corti web, un ruolo in una serie, un debutto nazionale con una produzione inedita della mia compagnia, un ruolo da protagonista in un film saltato, alcuni provini e tanti mezzi presi e persi. Totale ore di lavoro (non retribuite e senza copertura assicurativa): 580; limite decibel raggiunto con i litigi in produzione: 130dB; persone incontrate-incrociate-superate: circa 82; ore di sonno: non pervenute; totale caffè consumati: non pervenuto; totale litigi in famiglia: non pervenuto.
La domanda quindi nasce spontanea. Cosa significa vivere da attore? Stamattina leggevo un articolo su uno dei portali di riferimento anche per i miei contenuti, sul quale era riportato “Acting is a desease”. Ora, senza farla così tragica la verità è una e indiscutibile: sebbene molte persone abbiano la passione di recitare, la realtà di essere un attore professionista è inconcepibile dall’esterno. Una volta che si prova ad assumerla come professione, ci sono altri fattori che si intromettono, come mangiare o pagare l’affitto, o dover fare i conti con genitori o partner delusi. Ed ecco che tornano le parole della canzone: “Io cammino di notte da sola, poi piango poi rido e aspetto l’aurora. Ed è una vita d’artista, così altalenante, ma quello che creo è importante per me”.
Ecco allora alcuni consigli su come affrontare le problematiche più frequenti di questo mestiere, così bello e contemporaneamente così provante.
1. IO CAMMINO DI NOTTE DA SOLA
Ovvero come affrontare la solitudinev
Fare l’attore di carriera è un mestiere di grande solitudine.
Quando sei coinvolto in una produzione lunga, la situazione più favorevole è che tu lavori sempre con le stesse persone a strettissimo contatto per un tempo più o meno lungo. Queste persone diventano i tuoi amici, i tuoi confidenti, i tuoi compagni.
Finita la festa, gli amici se ne vanno e ognuno per la propria strada.
Se, come me, lavori spesso ma a sbocconcellate su set brevi, i contatti sono più fugaci. Arrivi la mattina presto, ti prepari, giri e saluti. Fine. Come Pic: rapido e indolore.
A questo (sempre come nel mio caso) si devono aggiungere una manciata consistente di prove, magari a margine di una giornata di riprese.
Rientro stimato a casa propria per le 23:30 circa. Il tuo partner dorme, tuo figlio di 15 mesi no; poco importa, tanto giusto il tempo di ingurgitare qualcosa e sei già nel mondo dei sogni con tuo figlio che ti salta sulla pancia.
Sabato e domenica, in scena. Gli amici escono, ma non per venire a vedere te (a meno che non sia coinvolta in una grande produzione, e/o non possano farsi un selfie con qualcuno o davanti a qualcosa di importante).
Dall’altro lato, anche dopo un lungo periodo di lavoro, rientrare nella normalità può essere destabilizzante. Ricordo sempre le parole di una mia buona amica, in merito alle dinamiche di gruppo: “Se ci sei esisti!”, che in soldoni vuol dire essere presente sempre all’interno del gruppo di amici, per poter contare sul fatto di avere amici.
Insomma, apri la porta di casa e ti trovi a dover fare i conti con un domani di nuovo incerto, ma con un pizzico di stanchezza in più.
Il mio consiglio per evitare le scene da film in cui la protagonista cammina per strada con il volto solcato da romantiche lacrime, magari sotto la pioggia, mentre tutto attorno risuona qualcosa tipo “Moon River” è questo: ricordati che la tua vita è fuori, è intorno, non solo dentro il tuo mestiere. È un mantra che fatico a ripetermi, ma è l’unica soluzione.
Coltiva i tuoi rapporti veri. Basta un messaggio, una telefonata, una visita inaspettata, ma fallo. Quando il lavoro gira bene è facile perdersi; difficile è ritrovarsi nei momenti bui. Amici e famiglia sono i nostri più grandi alleati per costruire una carriera solida e lunga.
2. E SI POTEVANO MANGIARE ANCHE LE FRAGOLE
Ovvero dei sensi di colpa
I sensi di colpa che appesantiscono la tua scelta artistica, rallentano solo il tuo passo.
Tempo fa il regista di un film di cassetta mi confessò che aveva nel cast un’attrice di nome e che era in difficoltà perché non riusciva a gestirla. Lei aveva partorito da due mesi ed era in piena depressione post partum.
Dall’altro lato c’è la mia più umile e limitata esperienza. In questi ultimi 64 giorni, più volte mi è capitato di non riuscire a vedere mio figlio per molti giorni consecutivi; con il mio compagno sono arrivata a discutere spesso a causa della mia prolungata assenza; non ho fatto la spesa per più di un mese.
Il senso di colpa più grande, però, è sempre relativo al risvolto economico. Perché alla fine della giostra, ti siedi a tavolino e sai che non potrai concederti più di uno o due giorni di stacco (definirlo relax è troppo). Un grande sforzo che serve a malapena a coprire qualche spesa e, verosimilmente, a contrarre qualche altro debito. Ma come si dice? I debiti allungano la vita!
In questo scenario, la mia soluzione è forzarsi un po’. Imporsi disciplina, per ritagliarsi un po’ di spazio per sé. Sarà un tempo da prendersi per osservare, studiare, accantonare, far decantare e magari creare.
3. UN ANTICO IDIOMA CHE NON SAI DECIFRARE.
Ovvero dell’attesa e della lotta contro la paura
Gaber diceva “No, non muovetevi. C’è un’aria stranamente tesa e un gran bisogno di silenzio. Siamo tutti in attesa.”
È un verso che mi aiuta tanto, perché spesso finisco un lavoro e vado mentalmente alla ricerca di un altro lavoro. Per paura di uscire dal giro, per paura di restare senza soldi, per paura di dimenticare quello che so fare.
Poi è successo che ho sbagliato. Non tutti i lavori fanno bene, non tutti i lavori sono utili, non tutti i lavori arrivano al momento giusto.
Un lavoro fatto male è più dannoso dello stare un po’ di tempo senza lavorare.
La mia soluzione è creati una piccola alternativa che non ti distolga troppo dalle necessità attoriali. Impiegarsi in qualcosa che possa andare bene per brevi periodi, o che si possa gestire da casa. Alternativamente puoi proporti come sottoaiuto di qualcosa in produzioni teatrali o cinematografiche. Spesso torna utile. Ancora, candidati come spalla ai casting… non paga, ma insegna tanto.
Libero dalla morsa del devo lavorare a tutti i costi, la tua carriera ti assomiglierà di più. Ne sono quasi certa!
Inoltre condurre consapevolmente la propria vita attoriale, ti renderà anche più sereno difronte a scelte e rinunce.
In buona sostanza si tratta di avere la forza di difendere un po’ il proprio lavoro e (perché no) la categoria.
4. QUANDO TI ADDORMENTERAI CON LE SCARPE SUL LETTO
Ovvero della stanchezza.
È indubbio che questo mestiere, come tanti, ti possa mettere spesso alla prova. Ci sono giorni in cui vorresti fermarti, gridare e fare un concorso pubblico.
Non è la verità. Il lavoro che fai è imposto da quello che sei e poco puoi forzare la tua natura. Ha più senso fermarti (ok), respirare e accogliere questa stanchezza. Può darsi che tu stia muovendo tanti passi in una direzione poco utile, o semplicemente che tu abbia bisogno di riposarti.
Allora torna a fare qualcosa che ti piace, con persone che ti fanno stare bene. Potresti prendere l’abitudine di segnare su un taccuino “cose che vorrei fare quando avrò il tempo”. Avrai la sensazione di non stare con le mani in mano e, contemporaneamente, farai qualcosa per ricaricarti. Geniale!
[Nei cambi di stagione prenditi anche un integratore. Male non fa!]
Insomma, la vita da attore non è sempre piacevole, anche se l’uomo della strada pensa l’esatto opposto. Non è detto che arrivino i red carpet o le copertine dei giornali, potremmo non vincere mai nessun riconoscimento. Ci sono giorni in cui si fa veramente fatica, ma facciamo il mestiere più bello del mondo. Vivere bene i giorni bui, con onestà, fa parte del gioco e ogni gioco ha delle regole. Poche, semplici e banali regole per uscire dal flusso e godersi la meraviglia della contemplazione di un momento.
Vale la pena!
Photo by Heather Schwartz e JESHOOTS.COM on Unsplash
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
da Redazione Theatron 2.0 | 3 Gen 2018 | Uncategorized
Questo 2018 voglio iniziarlo con una riflessione sulla paura e su come affrontarla per liberare la tua creatività e il tuo talento.
Vi siete mai chiesti perché molti attori sono buddisti? Ad un certo punto tra fine anni ’90 e la prima decade del 2000 era un continuo “outing” di celebs (e meno) che dichiaravano di aver trovato nella Pratica il balsamo ai propri demoni. Lasciando nell’Olimpo i vari Richard Gere (precursore e iper-buddhista), Tina Turner, Geri Halliwell (che ha a sua volta fatto convertire Robbie Williams), Orlando Bloom e… ebbene si, Roberto Baggio, anche io ho incontrato nel mio cammino diversi colleghi che hanno abbracciato discipline orientali. Inizialmente li guardavo negli angoli dei teatri, a gruppetti di 5 o 6 persone, in attesa del loro turno tra cinquecento altri candidati ad un provino, mentre recitavano tutti insieme e ad alta voce il Nam-myoho-renge-kyo. “Fanatici!” pensavo.
Successivamente ho avuto modo di collaborare con un’attrice del Maestro De Simone. Anche lei buddista ma, a prescindere da questo, quello che colpiva era la luce che ti investiva anche solo quando entrava nella stanza. “Dono di Dio!” pensavo io. Lei invece cercò di farmi capire quanto il Buddismo in questo le fosse stato d’aiuto.
Ora ti starai domandando il perché di tutto questo preambolo. Ebbene, ecco la mia versione dei fatti. Ogni attore desidera essere apprezzato. Ogni attore lavora per dare alla gente ciò che vuole. Ogni attore mette in mostra le sue fragilità. Pochi attori sanno convivere tranquillamente con questo. L’essere giudicati, l’assumersi la responsabilità di una scelta che potrebbe non farci prendere un ruolo, sono dinamiche emotive che conosciamo bene e non importa se siamo allievi o attori di carriera. Il tarlo ci sarà sempre. A questo aggiungiamoci la vita “normale”. Quando sono rimasta incinta volevo fuggire. Mi sono sentita spesso finita. Avevo paura che si sarebbero dimenticati di me, che non avrei lavorato mai più e che avrei dimenticato quello che sapevo fare. Ero talmente concentrata su di me, che dimenticavo la grande possibilità che mi si stava offrendo.
Stacco. Interno. Teatro. Roma. Pochi minuti prima che si aprisse il sipario, sentii nel buio delle quinte “Possiamo mai soffrire così ogni volta?”. Era il primo attore. Con una carriera di profilo internazionale e una serie (non fiction!) in onda in quei giorni.
Torniamo a noi: io non sono Buddista, ma ecco che torna il concetto – buddista, appunto – di non attaccamento al mondo pieno di drammi (sia dentro che fuori scena) e di una vita da recitare, invece che da vivere. Troppo IO e troppo poco NOI. Troppo IN e troppo poco OUT. Insomma, c’è tutto un Mondo intorno a noi!
Allora ecco che, in questo primo vagito di 2018, prendo in prestito un po’ qua e un po’ là ispirazioni pseudo spirituali e filo orientaleggianti per trovare la strada della semplicità e soprattutto della libertà nel nostro lavoro. Accettiamo il fatto di essere destinati a provare un senso di incertezza e dubbio. Dopo tutto, “di umanità si tratta”. È il nostro lavoro veicolare emozioni e, se è vero che “Il pericolo non viene da quello che non conosciamo, ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è”, allora siamo deontologicamente tenuti a scendere nella nostra vita emotiva.
Se la paura e i nostri dubbi personali ci impediscono di essere creativi ed espressivi, di assumerci dei rischi e di godere del nostro lavoro, dobbiamo occuparci di loro e imparare a gestirli. Ecco pochi consigli:
IMPARARA AD ARRENDERTI
Ciò a cui resisti, persiste. Ciò a cui ti arrendi può essere affrontato in modo più efficace. Il più delle volte siamo noi stessi l’ostacolo più grande da superare. Non il Casting, non la sceneggiatura, etc. Ogni tanto prova a concederti la possibilità di non controllare tutto. È decisamente liberatorio.
> Prova questi semplici esercizi per imparare a gestire l’ansia da controllo in 6 passi
FOCALIZZA IL PERCHÈ
Purifica i tuoi pensieri e le tue azioni. Come? Vai alla radice della motivazione. Spesso invito i miei amici ad interrogarsi nella “stanza buia” dentro di sé. Lì non abbiamo pubblico o giudizio, se non noi stessi. E lì possiamo concederci allo sforzo di sincerità dovuto.
Chiediti onestamente e senza giudicare le seguenti domande:
- Sto andando sul palco o davanti alla telecamera per i giusti motivi?
- Sono lì per avere lodi, per ottenere la parte, o per sentirmi talentuoso invece di perseguire semplicemente il mio obiettivo?
- Le mie motivazioni sono un po’ più egocentriche di quelle che mi piace ammettere e quindi mi sto proteggendo senza nemmeno rendermene conto.
SEMPLICE È BELLO
“Guarda l’altro negli occhi e dì la verità” ecco cosa sei chiamato a fare in quanto attore. Dobbiamo esistere, respirare, ascoltare, e perseguire un obiettivo. Il resto è un utile corollario.
Non smetterai per questo di interrogarti su te stesso, ma potrai liberare la tua creatività. E se hai dubbi su una strada o su una scelta attoriale… praticala! Il risultato parlerà per te. Se una cosa funziona, funziona e basta. Come si dice: la pratica vale più della grammatica.
Ricorda che recitare equivale a to play o a jouer?
> Qui qualche riflessione sul rapporto tra creatività e semplicità
L’UNIONE DÀ LA FORZA
Per il resto, l’unico consiglio che posso darti ancora è impara ad essere la metonimia dell’attore. Siamo una parte fragile di un tutto bellissimo e cattivo. Insieme cresciamo, insieme possiamo allenarci, confrontarci e migliorarci. Alla fine è un mestiere che facciamo per gli altri e allora è giusto scendere in comunione con questi altri. Fa finta di essere in Jumanji. È un gioco, quindi divertiamoci, ma ad altro coefficiente di rischio. E allora rischiamo!
Un post un po’ più filosofico per questo inizio d’anno, ma certe volte è giusto fermarsi un attimo. Io riparto dalla paura, che sento come un grande limite. Se ti interessa, sulla pagina di Tips 4 Actors parlo spesso di questo argomento.
Spero di esserti stata utile. E, come sempre, Stey Tipper & Go Deeper!
Alla prossima settimana.
> SEGUI LA PAGINA TIPS 4 ACTORS
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.