La regolamentazione della formazione coreutica. Intervista ad Amalia Salzano, Presidente AIDAF
Per chiunque si affacci, in diverse età anagrafiche e in diversi contesti alla formazione coreutica in Italia, c’è sempre un momento di presa di coscienza della confusione che da troppo tempo alberga in questo settore.
Se è vero che con l’emergenza sanitaria, tutti i settori hanno conosciuto tragicamente la crisi con conseguenti misure governative per contrastarla, è anche vero che il settore della formazione artistica che riguarda la danza, in Italia, ha dovuto fare i conti – ancora una volta – con la mancanza di un quadro normativo limpido che riconosca le scuole di danza private e, quindi, in grado di tutelarle.
Amalia Salzano è una coreografa e docente di danza jazz (discepola di Matt Mattox da cui ha ricevuto l’autorizzazione formale per insegnare la sua tecnica a livello professionale) ed è la Presidente di AIDAF, Associazione Italiana Danza Attività di Formazione all’interno di Agis Federvivo.
Con il decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo n. 487 del 29 ottobre 2020, che assegna 10 milioni di euro a sostegno delle scuole di danza private, a valere sul Fondo emergenza spettacolo, introdotto dal decreto noto come “Cura Italia”, il settore della formazione coreutica in Italia ha assistito a un riconoscimento epocale, una svolta storica che abbiamo avuto modo di analizzare con Amalia Salzano, che in questa intervista chiarisce i futuri obiettivi dell’AIDAF.
Prima di addentrarci nelle vittorie di AIDAF vorrei parlare della sua storia. Cosa è AIDAF e qual è la sua missione?
AIDAF è un’associazione nazionale di categoria all’interno dell’AGIS, che si occupa della tutela della formazione della danza privata. La sua mission, che costituisce il cuore di tutta la sua azione, è la tutela e la valorizzazione intesa come qualificazione della professione di insegnante di danza, il riordino delle scuole private di danza e la diffusione della cultura della danza. In questi anni di lavoro, abbiamo affrontato con le istituzioni tutte le problematiche relative a questo settore. Nel mio caso si tratta di circa 21 anni di esperienza all’interno di AIDAF durante i quali sono entrata in dialogo con le istituzioni per rivendicare le necessità, divenute sempre più improrogabili, dell’intero settore che sta alla base della filiera del sistema danza.
Necessità che si sono acuite con l’avanzare della pandemia e le sue conseguenze.
La pandemia naturalmente ha accelerato il nostro lavoro di rappresentanza perché con il primo lockdown e le conseguenti chiusure sono emerse esigenze di primaria importanza. Purtroppo un settore così frastagliato e frammentato era anche difficilmente riconoscibile come categoria da sostenere. AIDAF si è messa subito al lavoro instaurando rapporti serratissimi con le istituzioni, in primis con Mibact e parlamentari. Mai come ora si sono evidenziati i gravi problemi del settore.
Il riconoscimento delle scuole di danza private è un passo molto importante.
Il contributo riconosciuto alle scuole di danza con il decreto firmato dal Ministro Franceschini è un avvenimento epocale. Il settore della formazione privata della danza non è individuabile in un’unica categoria anche sotto il profilo dell’inquadramento giuridico-fiscale. Proprio per questo, a un certo punto, noi abbiamo concentrato le nostre forze sulle scuole di danza non afferenti allo sport, che non sono né A.S.D. (associazioni sportive dilettantistiche) né S.S.D (società sportive dilettantistiche).
Questo non per una sorta di discriminazione, ma perché le scuole afferenti allo sport avevano potuto usufruire dei vari benefici messi giustamente a disposizione dal Ministero dello Sport. Benefici, questi ultimi, mirati a tutto lo sport dilettantistico configurato in ASD o SSD. Invece tutte le scuole che, per ragioni etiche e ideologiche, non hanno mai voluto riconoscersi come A.S.D. o S.S.D.r.l., e che pertanto si sono configurate nelle più svariate forme giuridico fiscali, restavano fuori da qualsiasi sostegno.
Per assurdo, proprio questa fascia ideologicamente e fiscalmente virtuosa, è stata penalizzata fino al decreto del 29 ottobre 2020. Il Mibact, in questa occasione, prendendosi cura di noi ha riconosciuto l’identità artistica delle scuole di danza e ha confermato, finalmente, di essere il nostro referente istituzionale.
Come funziona formalmente il contributo? Chi può richiederlo e in che modo?
Come già detto il ristoro è rivolto alle scuole che non sono afferenti allo sport configurate in qualsiasi altra forma giuridica. La gestione della procedura è affidata interamente alla SIAE, ente erogatore sulla base di un’apposita convenzione stipulata con il Mibact. Sul sito della SIAE sono riportate tutte le modalità e le scadenze per la presentazione delle domande di contributo.
Tutte le scuole interessate – e in possesso dei requisiti – hanno potuto presentare domanda entro il 7 dicembre, utilizzando l’apposita modulistica. Le condizioni sono le seguenti: aver svolto attività didattica nell’anno 2019/2020, aver pagato l’abbonamento Siae per l’utilizzo della musica a fini didattici per l’anno 2019, essere in regola con i versamenti contributivi, se dovuti. Tutte le info sono consultabili in maniera agevole anche sul sito di AIDAF.
Quali saranno i prossimi passi? Come si può ovviare al problema della regolamentazione della formazione in ambito coreutico?
Il nostro lavoro è tuttora dettato dall’emergenza: quindi continueremo a batterci per sostenere economicamente il settore finché sarà necessario. L’obiettivo primario resta l’attuazione della legge 175/17, il codice per lo spettacolo dal vivo. All’interno di questa legge, grazie al lavoro di AIDAF, è stata inserita una norma che contiene tutti i principi che servono a regolamentare il settore, ovviamente attraverso un decreto attuativo.
In primis dare una dignità professionale alla figura dell’insegnante di danza, attraverso un titolo proveniente dallo Stato, obbligatorio, per poter insegnare danza nel privato, con conseguente inquadramento giuridico-fiscale e previsione di tutte le tutele mai ricevute finora. In questo modo si avrà anche un livello qualitativo più alto dell’insegnamento, anche a tutela degli allievi.
In secondo luogo, riordinare le scuole di danza. Tale riordino è necessario sia dal punto di vista dell’idoneità delle strutture stesse, che devono avere determinate caratteristiche tecniche, sia sotto il profilo dell’inquadramento giuridico-fiscale. Il sistema danza è composto da tre comparti, che formano una filiera: formazione, produzione e promozione. Se migliora il livello della formazione, ne beneficeranno anche gli altri due segmenti.
Da una situazione drammatica si possono ottenere risultati più velocemente perché l’emergenza, paradossalmente, accelera tanti processi. Il governo, attraverso il ministero preposto – che, nel nostro caso, è il Mibact in quanto le scuole di danza si occupano di formazione artistica – ha dovuto prendere atto che esistono tante categorie da ascoltare e da tutelare, la norma giuridica pertanto è una tutela e l’esercitazione di un diritto. Lo spettacolo dal vivo in toto preme, attraverso l’AGIS, affinché riprenda al più presto l’iter della legge.
Aggiungo, inoltre, che sarebbe un peccato pensare di fare un’altra legge, sia perché questa legge esiste già, sia perché l’iter per un nuovo disegno di legge sarebbe lungo e significherebbe iniziare daccapo. All’interno della norma che ci riguarda, c’è tutto quello che ci occorre per regolamentare il settore.
Occorre soltanto attuarla. C’è fiducia al riguardo da parte di Agis e AIDAF?
La legge sullo spettacolo dal vivo è una legge delega, che quindi rinvia ai decreti attuativi. Purtroppo la sua attuazione ha subito diversi rallentamenti per avvenimenti politici. Devo dire però che la volontà di portarla avanti c’è sempre stata. Durante la pandemia sia il Ministro Dario Franceschini che altri funzionari in seno al Mibact hanno sostenuto pubblicamente la necessità di attuarla quindi sono molto fiduciosa, insieme all’Agis. Noi di AIDAF abbiamo lavorato già da tempo ad una bozza del decreto attuativo.
Quali sono i modelli internazionali ai quali poter guardare per prendere esempio?
Il lavoro di AIDAF negli anni si è basato anche sul confronto con i paesi esteri. Abbiamo preso a modello principalmente la Francia, dove c’era una situazione analoga. Sicuramente il modello perfetto non esiste, tutto è migliorabile. Del resto l’arte, e la danza ovviamente, sono mutevoli, sotto vari punti di vista. Ma il sistema francese è costruito con una certa consapevolezza e fluidità di gestione.
In Francia, per esempio, il diploma di stato nel settore artistico è gestito dal ministero della cultura e non da quello dell’istruzione, come è giusto che sia. Abbiamo fatto dei confronti anche con modelli inglesi, poiché AIDAF annovera tra gli associati R.A.D Italia Royal Academy of Dance e ISTD – Imperial Society of Teachers of Dancing. Con loro c’è stato un grande lavoro di confronto.
Quando il decreto attuativo sarà realtà che tipo di scenario si può prevedere per tutta la categoria?
Abbiamo previsto un percorso, delle modalità ben precise e in questo modo il titolo sarà unico, frutto di una visione unitaria proveniente dallo Stato. Non c’è intenzione da parte di nessuno di spazzare via l’esistente, tutt’altro. Come tutte le leggi, anche questa prevederà delle norme transitorie per consentire l’adeguamento graduale di tutto l’esistente.
In questo periodo che consiglio si sente di dare ai giovani danzatori e alle giovani danzatrici?
Esorto chiunque a essere responsabile e a impegnarsi al massimo per raggiungere i propri obiettivi. Mai come oggi abbiamo visto che il senso di responsabilità del singolo ricade inevitabilmente anche sulla collettività. In Italia, abbiamo stimato che esistano circa 30mila scuole di danza per un totale di oltre 3 milioni di allieve e allievi. Il ruolo della scuola di danza è quindi primario nella formazione individuale delle persone, il docente è un formatore che incide sulla crescita culturale, sugli stimoli intellettuali, sui valori sociali.
Il mio consiglio è quello di affidarsi alla serietà dei docenti e delle strutture. Diffidare da chi offre il 3×2, cioè costi troppo bassi che non possono garantire professionalità e da chi promette risultati in poco tempo. Mai farsi ingannare dalle facili promesse.
Liliana Cosi, artista straordinaria oltre che un’amica, che, da anni mi onora di essere vicepresidente vicaria di AIDAF, dice sempre che la danza non fa regali a nessuno. Ecco, i giovani devono essere consapevoli che la danza richiede dedizione e impegno costanti e che ogni piccolo progresso è frutto di caparbietà e di lavoro strenuo. Nelle arti in genere il risultato si vede soltanto con il tempo e l’impegno serio e totale. Supereremo questo momento e confido che ne usciremo più forti.
Si avvicina alla danza fin dai 5 anni di età, consegue la maturità classica a Cava de’ Tirreni. Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Salerno e, con lode, in Spettacolo e Produzione multimediale alla Sapienza – Università di Roma. Collabora dal 2013 con magazine regionali e nazionali, curando rubriche e approfondimenti di cultura e spettacolo. Per Cinematographe/FilmIsNow è stata editor e inviata ai grandi eventi. Dal 2017 a febbraio 2020 è responsabile comunicazione e assistente di direzione al Balletto di Roma. Nel 2017 fonda con un gruppo di amici la Skratch.fab, start-up creativa che produce e distribuisce contenuti per il web, videoclip, commercial e cortometraggi. Ha pubblicato un saggio edito da La Biennale di Venezia. Attualmente si occupa come freelance di progetti digitali in ambito culturale e editoriale e della promozione e distribuzione di progetti di danza e teatro di prosa.