Anche a ottobre può essere primavera. Conclusa la XXI edizione di Primavera dei Teatri

Anche a ottobre può essere primavera. Conclusa la XXI edizione di Primavera dei Teatri

Articolo a cura di Caterina Giangrasso

Primavera dei Teatri

Anche a ottobre può essere primavera.

In quest’anno poi, così particolare per tanti aspetti, il senso della “stagione teatrale” è stato completamente capovolto, calpestato e superato. Per cui nulla in contrario se anche la “stagione climatica” le fa eco, dando vita così – e nonostante tutto – a uno degli appuntamenti più attesi per il mondo teatrale contemporaneo: Primavera dei Teatri si è svolto dall’8 al 14 ottobre a Castrovillari (CS)

La XXI edizione dello storico festival ha ospitato venti compagnie, tra debutti e spettacoli ospiti, con uno sguardo sempre puntato sul presente. Un programma intenso che riflette su relazioni, tecnologia, politica e sulle conseguenze generate dal Covid-19, evento che ha inevitabilmente segnato l’inizio di una nuova epoca socioculturale. 

Primavera dei Teatri è, da ormai oltre vent’anni, un punto di riferimento al Sud per i nuovi linguaggi della scena contemporanea e la nuova drammaturgia.  

Il festival diretto da Scena Verticale si avvale della direzione artistica di Dario De Luca e Saverio La Ruina e della direzione organizzativa di Settimio Pisano, i quali hanno nonostante tutto deciso di confermare la città ai piedi del Pollino un punto di riferimento dei nuovi linguaggi scenici e un luogo privilegiato di confronto tra artisti e operatori, anche di generazioni diverse. 

«Non abbiamo pensato mai, nemmeno per un attimo di poter saltare l’edizione numero 21» hanno commentato in apertura di festival gli ideatori Dario De Luca, Saverio La Ruina e Settimio Pisano.

7 giornate di Primavera dei teatri 

7 giornate per 7 prime nazionali, un’anteprima, ma anche performance, mise en éspace, progetti internazionali all’interno di più spazi e luoghi all’aperto e al chiuso: il Castello Aragonese; il Teatro Sybaris; l’Accademia dei Saperi e dei Sapori (Ex Mattatoio); il Chiostro S. Bernardino a Morano; il Chiostro del Protoconvento; il Circolo Cittadino.

Sono state ospitate 20 compagnie teatrali, tra le più innovative e premiate d’Europa e tra le più riconosciute tra gli emergenti dell’ultima generazione: Angelo Campolo / DAF Teatro; LAB121 / Fabrizio Sinisi / Claudio Autelli; Teatro delle Ariette; Angelo Colosimo; Anagoor; Lopardo-Russo / Nostos Teatro/ Collettivo ITACA; Gianluca Vetromilo / Mammut Teatro; Compagnia Oyes; Piccola Compagnia Dammacco; Maurizio Rippa; Marcello Cotugno / Teatri Associati Di Napoli/ Interno 5; Liberaimago; Eco Di Fondo; Paolo Mazzarelli; I Sacchi Di Sabbia/ Roberto Latini; Babilonia Teatri; Scena Verticale / Saverio La Ruina; Agrupación Senõr Serrano; Teatro Delle Albe.

Ad arricchire il cartellone artistico incontri, laboratori, concerti e Primavera Kids, programmazione dedicata ai piccoli spettatori. 

Un programma intenso quello di Primavera dei Teatri 2020 che, tenendo fede al fulcro della drammaturgia contemporanea, ha seguito il tema dell’indagine sui rapporti e sulla crisi delle relazioni, in senso largo.

L’8 ottobre, in apertura, c’è stata l’anteprima nazionale del nuovo lavoro di Fabrizio Sinisi, diretto da Claudio Autelli, La fine del mondo, opera inedita che riflette sull’emergenza ambientale, in cui la catastrofe climatica si intreccia a quella della vita privata dei protagonisti. Tra le prime nazionali, la Compagnia Oyes ha presentato Vivere è un’altra cosa, drammaturgia collettiva liberamente ispirata a Oblomov di Ivan Gončarov, con l’ideazione e la regia di Stefano Cordella. Un racconto a cinque voci sul tempo sospeso vissuto durante l’emergenza sanitaria in corso. Due compagnie napoletane hanno presentato due prime nazionali.

Marcello Cotugno ha curato la regia di un testo tedesco, di Roland Schimmelpfennig – Peggy Pickit Guarda Il Volto Di Dio  scrittura sincopata con una serie di stop&go narrativi, nel tempo di un aperitivo, tra i quattro di una doppia coppia. Un progetto a cura di Marcello Cotugno, Valentina Acca, Valentina Curatoli prodotto da Teatri Associati Napoli. Fabio Pisano, già premio Hystrio per la drammaturgia, con Liberaimago ha presentato A.D.E.,A.lcesti D.i E.uripide, una riscrittura di Pisano che ne ha curato anche la regia. In scena Francesca Borriero, Roberto Ingenito, Raffaele Ausiello e le suggestioni sonore, eseguite dal vivo, di Francesco Santagata. 

In prima nazionale anche la compagnia Eco di Fondo con La notte di Antigone; scritto a quattro mani da Giacomo Ferraù e Giulia Viana. Lo spettacolo diretto da Ferraù si ispira alla figura contemporanea di Ilaria Cucchi. 

Paolo Mazzarelli ha presentato una rieaborazione di Shakespeare sotto forma di monologo in musica con Soffiavento. Una navigazione solitaria con rotta su Macbeth

Ha debuttato, inoltre, Into Latino Roberti, un ensemble inedito che vede insieme I Sacchi di Sabbia e Roberto Latini. Una miniserie ispirata al film di fantascienza di Isaac Asimov che coniuga scrittura e performance – quella in presenza di Latini e de I Sacchi in remoto – in cui si torna a riflettere, con misurata ironia, su questo particolare momento storico. Una produzione della Compagnia Lombardi-Tiezzi realizzata con il sostegno di Primavera dei Teatri. 

La compagine che ha ideato il festival e da sempre lo cura – Scena Verticale – ha presentato l’ultima creazione di Saverio La RuinaMario e Saleh, la storia di un occidentale cristiano e un musulmano che si ritrovano a convivere. Una convivenza che si muove tra differenze e agnizioni, opposizioni e conciliazioni. 

Tra gli spettacoli ospiti, quello premiato a In-Box 2020, Stay Hungry. Indagine di un affamato di e con Angelo Campolo e Trent’anni di grano. Autobiografia di un campo  del Teatro delle Ariette. Il lavoro di Paola Berselli e Stefano Pasquini, in scena insieme a Maurizio Ferraresi, è nato per Matera 2019 ed è ispirato ai pani del Mediterraneo. 

Nostos Teatro ha presentato Trapanaterra, spettacolo ideato da Dino Lopardo, in scena insieme a Mario Russo. Anagoor, invece, ha portano a Castrovillari l’ultima creazione, Mephistopheles. Un viaggio per immagini – scritto, diretto e montato da Simone Derai – in cui video inediti, raccolti in otto anni di ricerche, trovano nuova composizione nella forma di concerto cum figuris, con il live set elettronico di Mauro Martinuz. 

Lilith, la performance ideata da Gianfranco De Franco, Cecilia Lentini e Massimo Bevilacqua, ha dato vita a una visione sulla figura della donna simbolo della patologia sociale della repressione. 

Piccola Compagnia Dammacco ha presenta Spezzato è il cuore della bellezza, spettacolo scritto, ideato e diretto da Mariano Dammacco, con Serena Balivo, Mariano Dammacco ed Erica Galante.

In scena anche lo spettacolo vincitore della VI edizione de I Teatri del Sacro 2019, Piccoli Funerali di e con Maurizio Rippa accompagnato alla chitarra da Amedeo Monda e Babilonia Teatri con Natura Morta di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani. In chiusura il debutto del nuovo lavoro del Teatro delle Albe, un poemetto scenico scritto da Marco Martinelli  Madre – che tiene a battesimo un processo di creazione, nato dall’incontro di Ermanna Montanari, Stefano Ricci, Daniele Roccato (tutti e tre in scena) tra testo e illustrazioni live a cura di Stefano Ricci e la musica dal vivo del contrabbasso di Daniele Roccato.

L’ultimo giorno di festival ha visto anche la presenza del gruppo catalano Agrupación Senõr Serrano con il loro The Mountain. L’originale creazione di Àlex Serrano, Pau Palacios e Ferran Dordal parte dalla montagna come metafora che ripercorre la storia delle idee per interrogarsi sul mondo e sul concetto di verità.

Come è nella tradizione di Primavera dei Teatri c’è stato spazio dedicato per le nuove drammaturgie europee e la produzione artistica calabrese con Europe Connection il progetto realizzato da Primavera dei Teatri in collaborazione con Fabulamundi. Playwriting Europe, quest’anno in versione ridotta: Angelo Colosimo, diretto da Roberto Turchetta e in scena con Rossella Pugliese e Peppe Fonzo ha presentato una mise en éspace di Se io vivessi tu moriresti. L’opera dell’autore portoghese Miguel Castro Caldas si pone come indagine su uno dei limiti del teatro: il testo. 

Gianluca Vetromilo ha portato in scena, invece, in prima assoluta uno studio di Corpo/Arena, dal testo dell’autrice portoghese Joana Bértholo. Mauro Failla, Riccardo Lanzarone e Francesco Rizzo interpretano tre uomini, in una dimensione sospesa, alle prese con una delle grandi sfide del corpo contemporaneo: la fame.  

Gli eventi collaterali di Primavera dei teatri 2020

Tra le grandi novità dell’edizione numero 21 del Festival, l’installazione ALLA LUCE DEI FATTI. FATTI DI LUCE. Opera di teatro/architettura in cinque atti simultanei di Giancarlo Cauteruccio. Un’opera realizzata per Primavera dei Teatri 2020 dall’artista, fondatore di Teatro Studio Krypton, che ha segnato la storia della seconda avanguardia teatrale italiana. Cauteruccio ha ideato per la città un viaggio di percezioni rappresentato da alcune realtà architettoniche cittadine, che raccontano le particolarità più rappresentative del sistema urbano, non solo dal punto di vista estetico e storico ma anche sul piano delle funzioni che svolgono.

Numerosi gli incontri e gli spazi di riflessione, tra cui Lo stato dell’arte a cura di C.Re.SCO e La scena dell’incontro. Dialoghi di civiltà nella drammaturgia italiana contemporanea a cura di Dario Tomasello con interventi di Luca Doninelli, Marco Martinelli e Saverio La Ruina. Uno spazio a parte ha avuto il progetto BeyondtheSud, alla sua 2° edizione e che quest’anno, in via del tutto eccezionale per le sua modalità di svolgimento, ha visto la restituzione dei lavori creati durante la pandemia da giovani registi e drammaturghi.

BeyondtheSud (aka BETSUD), vincitore del bando MiBAC “Boarding pass plus”, è realizzato in rete da Teatro della Città – Catania (capofila del progetto); Teatro Libero Palermo – Palermo; Scena Verticale – Castrovillari; Nuovo Teatro Sanità – Napoli;  Sardegna Teatro – Cagliari, con l’obiettivo diffondere buone pratiche e di favorire il percorso di internazionalizzazione di giovani artisti e operatori under 35.

Spazio dedicato ai piccoli spettatori con Primavera Kids, un cartellone realizzato in collaborazione con Menodiunterzo e Apustrum che ha visto in scena il Pinocchio di Teatro della Maruca, un laboratorio dedicato al riciclo, due mostre e la presentazione del libro L’alfabeto di Gianni di Pino Boero e Walter Fochesato.

La XXI edizione del Festival si è conclusa con il live delle Glorius4. Il quartetto siciliano tutto al femminile presenta brani tratti dal loro disco PLAY e dal Tour virtuale intorno al mondo nato durante il lockdown.

Nonostante la difficoltà è stato possibile percepire la gioia degli ideatori e direttori Dario De Luca e Settimio Pisano che, insieme a Saverio La Ruina, guidano il festival e ne stabiliscono le molteplici direzioni da seguire.

In particolare, per Settimio Pisano «è stato fondamentale poter dare continuità al progetto dopo 20 anni e 20 edizioni di festival nella sua naturale configurazione primaverile. A maggio era impossibile capire quali direzioni seguire. Abbiamo ragionato sulle modalità, sulla quantità e anche sull’ipotesi di rimodulare e stravolgere la nostra solita modalità operativa. Il festival per noi continua ad essere un miracolo e quest’anno forse lo è stato ancora di più. Un modo per dare un segnale e per confermare di essere parte integrante di un mondo che ha sofferto, soffre e continuerà a soffrire ma che nonostante questo non molla.

Abbiamo deciso di prenderci la responsabilità nei confronti di tutti quegli artisti, tecnici e maestranze che quest’anno hanno visto un’intera stagione di spettacoli annullati, tour e produzioni saltate. Abbiamo fatto in modo di lavorare e far lavorare comunque e nonostante tutto, rispettando tutti i protocolli. Ora più che mai è fondamentale darsi un orizzonte di lavoro e provare ad arginare le difficoltà, per dare una degna prosecuzione a quei tanti lavoratori che devono poter continuare a fare il proprio mestiere». 

Dello stesso parere anche Dario De Luca: «è stato importante fare il festival anche quest’anno, soprattutto nei termini del coraggio che ha richiesto. Primavera dei Teatri, del resto, ha il coraggio nel proprio DNA, poiché è nato e cresciuto con l’intento di dare un senso al mondo del teatro inteso come un mondo fatto da persone e per persone che lavorano e credono in qualcosa.

A edizione conclusa posso dire che è stata un’edizione piena e densa nonostante il momento storico. La risposta del pubblico è stata buona, c’è stata attenzione e rispetto e una grande prova di civiltà».

La XXI edizione di Primavera dei Teatri è stata realizzata grazie al sostegno del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e a valere sull’avviso pubblico della Regione Calabria per l’attribuzione del marchio regionale dei grandi eventi calabresi annualità 2020. 

Short Theatre, provocare realtà. A Roma dal 5 al 15 settembre

Short Theatre, provocare realtà. A Roma dal 5 al 15 settembre

Sotterraneo_Overload_foto©Filipe Ferreira

Sotterraneo_Overload_foto©Filipe Ferreira

Con 6 prime assolute, 9 prime nazionali, 2 produzioni originali, 4 co-produzioni, 2 progetti in residenza, 9 laboratori e 2 progetti site-specific, torna a Roma dal 5 al 15 settembre Short Theatre, uno dei più importanti appuntamenti sul piano internazionale con le performing arts e la creazione contemporanea, giunto alla sua XIII edizione. In 10 giorni, fra La Pelanda, il Teatro Argentina, il Teatro India, le Biblioteche di Roma e alcuni spazi urbani, le creazioni di 55 fra artisti, gruppi e compagnie nazionali e internazionali con oltre 250 artisti presenti per un totale di 120 appuntamenti e uno spazio, decisamente ampio, dedicato alla formazione. Un programma multidisciplinare che spazia dal teatro alla  danza, dalla performance alle installazioni audio-video, dai concerti ai dj set e che si apre a progetti “fuori formato”, dispositivi multimediali, incontri, workshop e alcune importanti novità come il focus Panorama Roma, la programmazione musicale di Controra e la sezione Tempo Libero dedicata ai laboratori e ai percorsi formativi.  Non un semplice festival ma una preziosa occasione di incontro fra artisti, pubblico, critici e operatori che creano ogni anno una vera e propria comunità e attivano un sistema di relazioni virtuose.

“Provocare Realtà” è il titolo di questa edizione: più che un tema definito e imposto, una chiave con la quale invitare il pubblico a leggere tra le righe del programma, ritrovandone le tematiche e le sfumature di senso. “Provocare realtà” esprime la rinnovata volontà del festival di accogliere al suo interno percorsi artistici che sappiano interrogare il reale e il suo racconto, osservandone i meccanismi, mettendone in discussione le rappresentazioni, ponendo l’accento sulla capacità che i linguaggi del contemporaneo hanno nel generare delle “nuove oggettività”. A quali storie non stiamo prestando attenzione? Quali le forze che premono a cui non stiamo dando parola? Modificare la realtà attraverso la scena, riscrivere la narrazione del futuro, rivedere la relazione con gli spazi urbani, riflettere sul corpo e sulle sue implicazioni politiche e sociali sono le traiettorie principali attraverso le quali si può provare a rispondere a queste domande.

TBBFR Ajmone Ricca foto Andrea Macchia

TBBFR Ajmone Ricca foto Andrea Macchia

Fra gli appuntamenti principali di questa edizione, l’anteprima il 5 settembre al Teatro India con Tiago Rodrigues che presenterà in prima assoluta l’esito finale dell’École des maitres 2018 e, nei 2 giorni successivi, 6 e 7 settembre alla Pelanda in prima nazionale, Antonio e Cleopatra, spettacolo che ha segnato l’edizione 2016 del Festival d’Avignone. Attore, regista, produttore e direttore del Teatro Nacional D. Maria II di Lisbona, Rodrigues mette in scena una riflessione su amore e politica fra echi shakesperiani e ricordi del colossal hollywoodiano di Joseph L. Mankiewicz con Liz Taylor e Richard Burton. Tiago Rodrigues terrà anche una masterclass gratuita e aperta al pubblico il 7 settembre alla Pelanda. Doppia replica anche per Gala di Jérôme Bel in prima nazionale il 9 e 10 settembre al Teatro Argentina: dopo aver coinvolto nei 2 precedenti spettacoli i disabili mentali e il pubblico comune, il coreografo francese torna a sovvertire le gerarchie costruendo uno spettacolo di danza che coinvolge chi normalmente è escluso dal dispositivo dello spettacolo dal vivo istituzionalizzato, ovvero dilettanti e corpi non conformi. Gala è presentato in co-realizzazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale – nell’ambito di Grandi Pianure – Gli spazi sconfinati della danza contemporanea, la rassegna che lo Stabile capitolino dedica alla coreografia contemporanea a cura di Michele Di Stefanoe nell’ambito de La Francia in scena, la stagione artistica dell’Institut français Italia e dell’Ambasciata di Francia in Italia. La collaborazione di Short Theatre con La Francia in scena prosegue con un’altra prima nazionale: il 15 settembre alla Pelanda la coreografa, danzatrice e ricercatrice di origini brasiliane Ana Pi, con Le tour du monde des danses urbaines en dix villes accompagnerà il pubblico attraverso 10 città del mondo in una conferenza-spettacolo concepita con Cecilia Bengolea e François Chaignaud, rivolta a un pubblico di adulti e bambini a partire dagli 8 anni, che ripercorre i diversi stili di danza urbana, mettendo in relazione la costruzione dei corpi e delle identità urbane con i movimenti politici e le lotte sociali. La realtà indagata attraverso la danza è la prospettiva dentro la quale si inserisce ancheHope Hunt (and the ascension of Lazarus)della coreografa di Belfast Oona Doherty, in scena il 7 e l’8 settembre. Inoltre, Markus Öhrn– artista svedese di base a Berlino, restituisce un inconsueto sguardo sul colonialismo e sulla diversità nelle prospettive culturali con Bergman in Ugandaun’installazione dal doppio punto di vista, che seziona la borghesia bianca narrata da Bergman nel film Persona del ’66 attraverso la voce del veejay che accompagna le proiezioni dei classici del cinema nelle baraccopoli in Uganda, sempre il 7 e 8 settembre alla Pelanda.
In co-realizzazione con Romaeuropa è invece The Quiet Volume, la performance, che unisce ascolto e letteratura, di Ant Hampton e Tim Etchells (fondatore della compagnia Forced Entertainment) che dal 10 al 15 settembre, per essere poi ripresa dal 20 al 29 settembre al Romaeuropa Festival 2018, sarà ospitata in alcune biblioteche romane: al centro della performance riservata a 2 spettatori per volta, la lettura come gesto intimo e quotidiano. Fra arti visive, performance e letteratura si muove anche la belga Sarah Vanhee, rivelazione delle ultime edizioni del Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles. In Oblivion, in prima nazionale il 14 e 15 settembre alla Pelanda, la Vanhee mette in scena una sorta di “negativo” della propria vita privata e professionale, attraverso l’archiviazione dei rifiuti che l’artista stessa ha conservato per un anno. Questo tentativo di riscrivere la realtà investe anche i drammi attuali come nel caso di The Art of a Culture of Hope, progetto ad ampio respiro del duo Jessica HubereJames Leadbitter (The Vacuum Cleaner), che intende rigenerare gli immaginari del futuro. In collaborazione con Baobab. Experience, i 2 artisti svolgeranno un laboratorio con un gruppo di richiedenti asilo nel tentativo di scrivere una nuova narrazione rispetto a una questione dominata oggi da paura e rassegnazione. L’esito verrà presentato l’11 settembre alla Pelanda in prima nazionale.

Sei e dunque perchè si fa meraviglia di noi - Fortebraccio Teatro - foto Angelo Maggio

Sei e dunque perchè si fa meraviglia di noi – Fortebraccio Teatro – foto Angelo Maggio

Frutto di una residenza artistica e produzione originale di Short Theatre sono i 2 progetti presentati in prima assoluta il 13 e 14 settembre alla Pelanda da Bogdan Georgescu e Mihaela Michailov, 2 autori rumeni selezionati nell’ambito di Fabulamundi – Playwriting Europe: il primo lavora sull’influenza che i media italiani hanno esercitato nell’immaginario dei cittadini rumeni mentre la Michailov si concentra sulle testimonianze di alcune donne rumene che vivono a Roma. Prima assoluta è anche Combattimento, la nuova creazione dei Muta Imago che debutta il 13 e 14 settembre alla Pelanda: esplorazione dei concetti di amore e desiderio ispirata dalla musica di Monteverdi e sviluppata attraverso il filtro del corteggiamento nel mondo animale. Ancora alla Pelanda e sempre in prima assoluta, dall’11 al 15 settembre si potrà assistere a Leave The Kids Alone, installazione/performance dedicata al delicato tema del bullismo firmata da VicoQuartoMazzini, compagnia vincitrice del bando di PAV, Short Theatre e Teatro i nell’ambito di Fabulamundi – Playwriting Europe.

Proseguendo fra prime assolute e prime nazionali, l’installazione Little Fun Palace della compagnia OHT, in residenza a Short così come Bad Peace, artefici di un concerto e di un progetto radiofonico fuori formato ispirato al “bed in” di John Lennon e Yoko Ono; la performance In between of what is no longer and what is not yet dello spagnolo Juan Dominguez; e quella di Claudio Stellato, 7, frutto del progetto di cooperazione europea SOURCE che vede coinvolti il Théâtre National di Bruxelles, il Festival di Avignone e il Trafo di Budapest; e i progetti site specific che raccontano gli spazi urbani (L’uomo che cammina di DOM, una produzione di PAV nell’ambito dell’Estate Romana, e The End del collettivo milanese Strasse), fino ad arrivare all’opera di live expanded cinema Sanctuary di Carlos Casas, alla Pelanda in prima nazionale il 12 e 13 settembre. Artista visivo e filmaker spagnolo, Casas conduce lo spettatore in un viaggio onirico che segue attraverso le immagini e il suono – curato da uno dei più grandi sound designer e sound recorder internazionali Chris Watson – il destino di un gruppo di elefanti.

A completare il quadro di una programmazione così densa, le creazioni fra danza, teatro e performance di alcune delle realtà più importanti del panorama italiano come Annamaria Ajmone e Alberto Ricca Bienoise (To Be Banned from Rome), Babilonia Teatri (Calcinculo), Claudia Castellucci e Chiara Guidi (Il regno profondo. Perché sei qui?), Claudia Catarzi (A Set of Timings), Filippo Michelangelo Ceredi (Between Me and P.), Fortebraccio Teatro (Sei. E dunque perché si fa meraviglia di noi?), Jacopo Jenna (If, If, If, Then), Sotterraneo (Overload).

Filippo Ceredi - Between me and P.- foto Michela Di Savino

Filippo Ceredi – Between me and P.- foto Michela Di Savino

Saranno i Ninos du Brasil insieme a Carlos Casas (live visual) invece ainaugurare il 6 settembre Controra, la programmazione musicale di Short Theatre 2018. In programma anche Gegen, storica serata dell’underground berlinese in collaborazione con il Festival di Santarcangelo, il concerto del duo pop-wave franco-israeliano Winter Family (nell’ambito della Francia in scena), il live set della taiwanese Jing, prima anticipazione del progetto Soniche – le signore dell’elettronica che prenderà il via la prossima primavera, il dj set della producer londinese Debonair in collaborazione con Spring Attitude, la serata – fra musica e letteratura – dedicata all’arab futurism realizzata in collaborazione con Nero e i dj set di Lady Maru, St. Robot , Ubi Broki del collettivo Strasse e Martina Ruggeri ed Erika Z. Galli della compagnia Industria Indipendente.
Fra le novità di questa edizione, le sessioni di lavoro di Panorama Roma. Nell’ottica di un consolidamento del dialogo fra i protagonisti della scena romana, artisti e autori come Alessandra Di Lernia, Federica Santoro, Giorgina Pi, Industria Indipendente, Artisti Innocenti, Timpano/Frosini, Salvo Lombardo, Dynamis si confronteranno il 9 settembre sulle rispettive ricerche a partire dai materiali di lavoro delle loro nuove creazioni.

Infine, si svolgeranno al Teatro India i laboratori di Giorgia Ohanesian Nardin, Hugo Sanchez, Teatro e Critica, Da.Re, Modulo Arti – Master in studi di genere dell’Università di Roma3 e Dominio Pubblico Summer Moving 2018, a ribadire l’importanza della formazione nel complesso ambito dei linguaggi del contemporaneo.