Pathei Mathos, soffrire per comprendere. Enzo Cosimi e il Mito nel XXI secolo

Pathei Mathos, soffrire per comprendere. Enzo Cosimi e il Mito nel XXI secolo

Che valore diamo alla parola eroe e quale significato assume la sua morte per la società contemporanea? Tracce di καλὸς καὶ ἀγαθός (kalós kaì agathós) di quello che per i greci era il bello e il buono nell’essere umano, sono ancora le virtù dei nostri tempi per la società e per le élites del sapere del XXI secolo?

“Welcome to my world” potremmo così parafrasare, con il titolo di una delle sue creazioni del 2012, una sezione del mondo e delle visioni di Enzo Cosimi, nelle prospettive che delineano una visuale originale. Roma, la sua città, ha ospitato l’ultima delle sue creazioni Glitters in my tears – Agamennone, andata in scena al Teatro India l’8 e il 9 maggio, nell’ambito della rassegna di danza contemporanea Grandi Pianure, per il Teatro di Roma, curata da Michele Di Stefano, coreografo performer e direttore artistico.

È stato un debutto atteso e partecipato quello di Glitters in my tears – Agamennone.
Un pubblico eterogeneo, costituito da addetti ai lavori e da estimatori della danza contemporanea, ha accolto con calore e con un lungo applauso finale la nuova creazione del coreografo-regista Enzo Cosimi. Due le repliche di quella che vuole essere una Trilogia della vendetta, liberamente ispirata all’Orestea di Eschilo.

Un’opera-archetipo del teatro greco classico costituita da tre tragedie: Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi. L’evoluzione di quel racconto avviene mediante tre azioni. L’uccisione del re acheo Agamennone ordita dalla moglie Clitennestra. La vendetta del figlio Oreste che compirà il matricidio. La sua persecuzione, messa in atto dalle Erinni, e l’assoluzione nel tribunale dell’Areopago.

Una prima considerazione da fare sull’Agamennone di Cosimi riguarda il senso di completezza che caratterizza la sua dimensione artistica, la complementarietà di una molteplicità di linguaggi e di simboli in esso contenuti. Un dettaglio tecnico, sicuramente. Non è scontato però riuscire a compiere una narrazione complessa e senza sbavature, mediante i tormenti e le evoluzioni di tre artisti polimorfi che contribuiscono a realizzare una sinergia tra apporti drammaturgici e performativi, tra poetiche ed estetiche.

Glitters in my tears - Agamennone

Glitters in my tears – Agamennone

Giulio Santolini, Alice Raffaelli e Matteo De Blasio hanno interpretato rispettivamente Agamennone, Clitennestra ed Egisto. Attori e danzatori, nella neutralità cromatica di una scena total white. Bianca come l’intimo indossato, l’uniforme del performer. Corpo, voce e parola risultano essenziali per il concretarsi di un’idea in ogni figura simbolica. L’elemento costitutivo dell’esistenza umana, il vettore delle nostre relazioni è il corpo. Ognuno nasce e vive in un guscio materico che è il mezzo per inserirsi nel mondo e incontrare tutti gli altri. Ognuno, morendo, abbandona la corazza della propria struttura fisica.

Agamennone ( “colui che comanda” ), Clitennestra ( “colei che decide” ) ed Egisto ( “colui che è forte” ) si muovono disegnando linee geometriche di potere. Attraversano lo spazio, lo invadono e lo conquistano. Congiungendosi carnalmente tra di loro, diventano forieri di Eros e Thanatos, di epiche battaglie e vendette di famiglia. Si contaminano con il nero delle maschere, degli oggetti o con il trucco degli occhi. Il condottiero subirà la sorte fatale, uguale a quella lasciata in testimonianza dagli arti disseminati di eroi smembrati sul campo di battaglia.

Agamennone verrà ucciso in una congiura domestica, prima gli verrà strappato, tolto l’indumento bianco. L’eroe squartato rimarrà nudo, coperto di sangue, disteso in una pianura di pezzi umani, di altrettanti eroi uccisi in guerra. L’immagine finale non sarà conclusiva perché Agamennone, dirigendosi verso un’altra dimensione, lascerà la scena, ma è facile immaginare che si delineeranno possibili sviluppi all’orizzonte.

Nel lavoro sul corpo, Enzo Cosimi si sofferma sulla sessualità che, come la parola, è un linguaggio dell’essere umano. Nella costruzione di una partitura coreografica e drammaturgica, il sesso stabilisce una possibilità e una necessità di relazione. È una finestra che si apre su altri mondi. Una delle tante modalità di essere e di comunicare la propria energia, dall’io al tu.

Come ogni linguaggio anche quello sessuale è caratterizzato da ambivalenze. Svela o nasconde, tace o esprime. È un tema molto attuale, peculiare della nostra società “Social friendly”. Così poco socializzante, così tanto disgregante. Il linguaggio sessuale può diventare la falsificazione della verità. Trasformarsi in oppressione dell’altro. Questo esercizio di potere delinea uno scenario in cui prolifera la supremazia degli oggetti sui soggetti. Un trionfo crescente di ipersessualizzazione e auto-oggettivazione che realizzano l’estasi e l’inerzia di cui parlava il teorico francese Jean Baudrillard.

In Glitter in my tears c’è una dimensione a tre dove le strutture di potere e i ruoli di genere si moltiplicano e si dilatano. Le descrizioni “al maschile” di Clitennestra, sopravvissute al logorio dei millenni, sono quelle della drammaturgia greca, contenute nelle opere di Omero, di Eschilo e di Euripide. La trasformazione che la donna compie, da vittima a carnefice, è notevole. Dapprima viene perseguitata dalla maledizione di Afrodite che l’aveva condannata a essere adultera. Successivamente viene costretta a unirsi in matrimonio con l’assassino del suo primo marito Tantalo. Il dolore imposto da Agamennone con il sacrificio della loro figlia Ifigenia, immolata per la vittoria in guerra, aggiungerà tormento nel cuore e nella mente della donna. Quel dolore che è la fonte della conoscenza (Pathei Mathos) come Eschilo proclama: “Soffrire per comprendere, comprendere soffrendo”.

Enzo Cosimi pone la sua Clitennestra in una posizione mediana di una linea astratta. Dove il maschile, il femminile, il potere, la sottomissione e, di conseguenza, il bene e il male se non sono equidistanti, sono contigui. Clitennestra è prima tra i pari, tra Agamennone ed Egisto. Non è Penelope, né una guerriera amazzone. La sua metamorfosi muove dalla sua guerra personale, dal voler vendicare la figlia Ifigenia. Eroe o non-eroe, deciderà le sorti di altre persone. Come un condottiero nel suo campo di battaglia.

Dominatrice che non si sottometterà al desiderio e alla volontà altrui, come non lo faranno Antigone o Medea, vale a dire altre donne della letteratura greca con uno status tragico. Anche lei come Agamennone, però, commetterà degli errori nell’esercizio del potere della sua strategia. Sarà interessante vedere, nella prosecuzione di Cosimi, il momento successivo all’uxoricidio, la crudeltà politica di una tragedia dell’oikos, di una famiglia oltraggiata e allargata. In quella circostanza Clitennestra compirà un atto di ribellione contro il potere precostituito dell’uomo e delle divinità. Subirà successivamente le conseguenze della sovversione dell’ordine, di quel conflitto che da privato diventerà pubblico.

L’opera di Cosimi ancor più di (pre)occuparsi di una catarsi, così come avveniva nel mondo classico, rimanda a quello che Baudrillard indicò come “un’estetizzazione indifferenziata di tutto – ovvero la sua spettacolarizzazione cosmopolita, la sua trasformazione in immagini, la sua organizzazione semiologica”. Questa è probabilmente la connessione temporale di un classico della letteratura tragica greca con l’attualità e il nostro secolo. Quasi senza un rapporto di subalternità tra passato e presente, in quanto l’uno può essere interpretato con le chiavi di lettura dell’altro, ma non completamente determinato o dominato.

#Anticipazione: Al Teatro Franco Parenti “Thanks for hunting me” del coreografo Enzo Cosimi

#Anticipazione: Al Teatro Franco Parenti “Thanks for hunting me” del coreografo Enzo Cosimi

Lunedì 4 Dicembre al Teatro Franco Parenti va in scena Thanks for hurting me del coreografo Enzo Cosimi con i danzatori Paola Lattanzi, Elisabetta Di Terlizzi, Alice Raffaelli.

Thanks for hurting me, la terza tranche del progetto Sulle passione dell’anima, é dedicata all’esperienza emozionale e sensoriale del dolore.  Il dolore inteso come processo di purificazione che permette di santificare l’uomo e di allontanarlo dalla vita, permette di aprirsi ai  segreti del mondo. L’avvento del nichilismo ha annullato ogni valore metafisico in un sistema votato al dominio planetario della tecnologia e della scienza. Quindi il dolore viene estirpato dalla vita perché non abita più persone ma strumenti. Dal mutato rapporto col dolore sorge una nuova koinè del pensiero, che celebra il mondo virtuale, la velocità e la narcosi, in una sola parola, la fuga. La  drammaturgia del lavoro  si serve come complice dell’universo Kafkiano attraverso visioni, viaggi della mente necessari per imbastire una scrittura del  corpo sincretica dove il dolore insegna ad ascoltare e a trasmettere l’unicità dell’essere umano.

Enzo Cosimi è uno dei più autorevoli coreografi di danza contemporanea italiana, autore di oltre 40 produzioni per i più prestigiosi festival e teatri internazionali. Nel 2006 firma la regia e la coreografia della Cerimonia di apertura dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, protagonista l’étoile Roberto Bolle e 250 interpreti.

MAGGIORI INFO 

THANKS FOR HURTING ME
Kafka. Un tributo postumo

Regia, coreografia, scene e costumi Enzo Cosimi
interpretazione e collaborazione alla coreografia Paola Lattanzi,
Elisabetta Di Terlizzi, Alice Raffaelli
video Stefano Galanti
disegno luci Matteo Crespi, Enzo Cosimi
musica a cura di Enzo Cosimi e Stefano Galanti
testi Giulia Roncati

produzione Compagnia Enzo Cosimi, MIBACT, Regione Lazio
con il sostegno per la residenza di Amat, artedanzae20/DanceHaus
e di Festival Quartieri dell’Arte di Viterbo

AS-SAGGI DI DANZA #10 – Enzo Cosimi

AS-SAGGI DI DANZA #10 – Enzo Cosimi

Sfrontato, crudo, iperrealistico. Sono queste le parole chiave per descrivere il genio creativo di un coreografo/regista italiano, giudicato tra i più autorevoli della scena contemporanea: Enzo Cosimi. Un ritratto della danza che lascia senza fiato, che stupisce, che spesso non piace perché apparentemente retro, e invece corre in parallelo ai nostri tempi così velocemente da farne spavento l’ingente somiglianza.

Sebbene la storia della compagnia omonima decorra a partire dagli ultimi anni, il percorso formativo e professionale del coreografo romano ha inizio nei primi ’80, quando cioè viene creato Calore, che debutta nella Capitale (1982) ed è interpretato dal suo primigenio ensemble, il Gruppo Occhèsc. Così sconvolgentemente ironico, sexy e denunciante da non poter rimanere una pietra miliare, relegata al solo periodo di nascita: il Progetto RIC.CI. (Reconstruction Italian Contemporary Choreography anni ottanta-novanta), infatti, ha voluto “restaurarlo” perché anche le generazioni più prossime potessero goderne e farne proprio il messaggio, attuale tanto quanto trentaquattro anni fa.

Al fianco di Calore si annoverano ben più di 40 ulteriori produzioni, tra le cui più recenti vi sonoSopra di me il diluvio (2014), Fear Party e La bellezza vi stupirà (2015), quest’ultima inserita nel progetto Ode alla bellezza – 3 creazioni sulla diversità. Ma anche Corpo Hominis e Estasi (2016), che puntano la lente d’ingrandimento su due temi assai scottanti della società odierna: omosessualità e trasgressioni. Una realtà vomitata addosso agli spettatori senza freni inibitori, con un gusto coreografico che oscilla tra l’oscenità (anche verbale) e una particolare abilità nell’oltrepassare delicatamente i limiti etico-morali.

Enzo Cosimi gioca con la contemporaneità senza farsi scrupoli, riuscendo a renderla persino accattivante quando corrosiva, deleteria quando ironica. E il risultato appare agli occhi del pubblico assai efficace grazie anche alla bravura dei performer che – da più o meno anni – lo accompagnano nel cammino di crescita professionale, provenendo peraltro da plurimi ambienti dell’arte e dello spettacolo. Basti pensare che da alcuni anni Cosimi è coreografo residente alla Scuola Civica Paolo Grassi di Milano, nonché il suo talento ha dato vita a produzioni di personalità rappresentanti l’eccellenza nazionale e internazionale, quali Miuccia Prada, Luigi Veronesi, Richie Hawtin, Aldo Tilocca, Louis Bacalov, Aldo Busi, Daniela Dal Cin, Robert Lippok e Fabrizio Plessi, col quale nel 1987 creò Sciame, il primo lavoro di video danza italiano.

Un artista eclettico, provocatorio, che intende difendere a spada tratta la visione di una danza tellurica, rimbombante, a tratti insopportabile. Ma solo perché urla una verità per certi versi scomoda. E ogni tanto “specchiarsi” in una pièce da palcoscenico non è del tutto sbagliato.

 

Foto

Enzo Cosimi / Calore © Viola Berlanda

[embedyt] http://www.youtube.com/watch?v=zjzVNKyDX2U[/embedyt]